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sabato 12 febbraio 2022

Simone Weil: La condizione operaia

Da: https://www.facebook.com/vittori.oliva.9 - http://www.controappuntoblog.org - Simone Weil è stata una filosofa, innamorata del pensiero greco; una combattente per la giustizia e il rispetto della dignità umana, appassionata all’idea di Dio, cui corrispondere senza limiti confessionali.

Leggi anche: Simone Weil* - Riccardo Bellofiore

Cara Albertine,

mi ha fatto bene ricevere un rigo da te. Ci sono cose, mi pare, che comprendiamo solo tu e io. Tu vivi ancora; ecco, non puoi sapere come ne sia felice … La vita li vende cari i progressi che fa compiere. Quasi sempre a prezzo di dolori intollerabili… Quel che mi scrivi della fabbrica m’è andato dritto al cuore. E’ quel che sentivo io fin da quando ero piccola. Per questo ho dovuto finire con l’andarci e mi addolorava, prima, che tu non capissi. Ma quando si è dentro, come è diverso! Ora, è così che sento il problema sociale: una fabbrica, dev’essere quel che … ho sentito tanto spesso, un luogo dove ci si urta dolorosamente, duramente, ma tuttavia gioiosamente, con la vita vera. Non quel luogo tetro dove non si sa fare altro che ubbidire, spezzare sotto la costrizione tutto quel che c’è di umano in noi, piegarsi, lasciarsi abbassare al di sotto delle macchine. 

Una volta ho avvertito intensamente, in fabbrica, quel che avevo presentito con te, dal di fuori. Era la mia prima fabbrica. Immaginami davanti a un gran forno, che sputa fiamme e soffi brucianti che mi arroventano il viso. Il fuoco esce da cinque o sei fori situati nella parte inferiore del forno. Io mi metto proprio davanti, per infornare una trentina di grosse bobine di rame che un’operaia italiana, una faccia coraggiosa e aperta, fabbrica accanto a me; quelle bobine sono per il tram e per il metrò. Devo fare ben attenzione che nessuna delle bobine cada in uno dei buchi, perché vi si fonderebbe; e, per questo, bisogna che mi metta proprio di fronte al fuoco senza che il dolore dei soffi roventi sul viso e del fuoco sulle braccia (ne porto ancora i segni) mi facciano mai fare un movimento sbagliato. Abbasso lo sportello del forno, aspetto qualche minuto, rialzo lo sportello a mezzo di tenaglie, tolgo le bobine ormai rosse, tirandole verso di me con grande sveltezza (altrimenti le ultime comincerebbero a fondere) e facendo anche più attenzione di prima perché un movimento errato non ne faccia cadere mai una dentro uno dei fori. E poi si ricomincia. Di fronte a me un saldatore, seduto, con gli occhiali blu e la faccia severa, lavora minuziosamente; ogni volta che il dolore mi contrae il viso, mi rivolge un sorriso triste, pieno di simpatia fraterna, che mi fa un bene indicibile. 

Dall’altra parte, lavora una squadra di battilastra, intorno a grandi tavoli; lavoro di squadra, compiuto fraternamente, con cura e senza fretta. Lavoro molto qualificato, dove bisogna saper calcolare, leggere disegni complicatissimi, applicare nozioni di geometria descrittiva. Più lontano, un robusto giovanotto picchia con un maglio su certe sbarre di ferro, facendo un fracasso da fendere il cranio. Tutto ciò avviene in un cantuccio in fondo all’officina, dove ci si sente a casa propria, dove il caposquadra e il capo officine, si può dire, non vengono mai. Ho passato là 2 o 3 ore a quattro riprese (ci rimediavo da 7 a 8 franchi all’ora; e questo conta, sai!). 

La prima volta, dopo un’ora e mezzo, il caldo, la stanchezza, il dolore, m’han fatto perdere il controllo dei movimenti: non riuscivo più ad abbassare lo sportello del forno. Uno dei battilastra (tutti tipi in gamba) appena se n’è accorto si è precipitato a farlo in vece mia. Ci ritornerei subito in quel angolo d’officina se potessi (o almeno appena avessi riacquistato un po’ di forze). Quelle sere, sentivo la gioia di mangiare un pane dolorosamente guadagnato. 

Ma questo è stato unico, nella mia esperienza di vita di fabbrica. Per me, personalmente, lavorare in fabbrica ha voluto dire, che tutte le ragioni esterne sulle quali si fondavano la coscienza della mia dignità e il rispetto di me stessa, sono state radicalmente spezzate, in due o tre settimane, sotto i colpi di una costrizione brutale e quotidiana. E non credere che ne sia conseguito in me qualche moto di rivolta. No; anzi, al contrario, quel che meno mi aspettavo da me stessa: la docilità. Una docilità di rassegnata bestia da soma. mi pareva d’essere nata per aspettare, per ricevere, per eseguire ordini – di non aver mai fatto altro che questo – di non dover mai far altro che questo. Non sono fiera di confessarlo.
E’ quel genere di sofferenza di cui nessun operaio parla; fa troppo male solo a pensarci. 

Quando la malattia mi ha costretto a smettere, ho assunto piena coscienza dell’abbassamento nel quale stavo cadendo e mi sono giurata di subire questa esistenza fino al giorno in cui fossi giunta, mio malgrado, a riprendermi. Ho mantenuto la promessa. Lentamente, soffrendo, ho riconquistato, attraverso la schiavitù, il senso della mia dignità di essere umano, un senso che questa volta non si fondava su nulla di esterno, sempre accompagnato dalla coscienza di non aver diritto a nulla e che in ogni istante libero dalle sofferenze e dalle umiliazioni doveva essere ricevuto come una grazia, come unico risultato di favorevoli circostanze casuali. 

Due fattori essenziali entrano in questa schiavitù: la rapidità e gli ordini.
La rapidità: per “farcela” bisogna ripetere un movimento dopo l’altro a una cadenza che è più rapida del pensiero e quindi vieta non solo la riflessione, ma persino la fantasticheria. Mettendosi dinnanzi alla macchina, bisogna uccidere la propria anima, i propri pensieri, i sentimenti, tutto per otto ore al giorno. Irritati, tristi o disgustati che si sia, bisogna inghiottire, respingere in fondo a se stessi irritazione, tristezza o disgusto: rallenterebbero la cadenza. Per la gioia, è lo stesso.
Gli ordini: dal momento in cui si timbra per l’uscita, si può ricevere qualsiasi ordine in qualunque momento. E bisogna sempre tacere e obbedire. L’ordine può essere penoso o pericolosa da eseguire, o anche ineseguibile; oppure due capi possono dare ordini contradditori; non fa nulla: tacere e piegarsi. Rivolgere la parola a un capo, anche per una cosa indispensabile, anche se è una brava persona (le brave persone hanno pure i loro momenti di cattivo umore) vuol dire rischiare di farsi strapazzare. E quando capita, bisogna ancora tacere. Per quanto riguarda i propri impulsi di nervi o di malumore, bisogna tenerseli; non possono tradursi né in parole né in gesti, perché i gesti sono, in ogni momento, determinati dal lavoro. Questa situazione fa sì che il pensiero si accartocci, si ritragga, come la carne si contrae dinnanzi al bisturi. 

Non si può essere “coscienti”. Tutto questo, beninteso, riguarda il lavoro non qualificato, soprattutto quello delle donne. E attraverso tutto ciò, un sorriso, una parola di bontà, un istante di contatto umano hanno più valore delle più devote amicizie fra i privilegiati grandi e piccoli. Solo là si conosce che cos’è la fraternità umana. Ma ce n’è poca, pochissima. 

Quasi sempre le relazioni, anche fra i compagni, riflettono la durezza che, là dentro, domina su tutto. .. Volevo dirti anche questo: il passaggio da quella vita così dura alla mia vita attuale, sento mi corrompe. Capisco ora cosa succeda ad un operaio che diventa funzionario sindacale. Reagisco quanto posso. Se mi lasciassi andare, dimenticherei tutto, m’installerei nei miei privilegi senza voler pensare che sono privilegi. Sta tranquilla, non mi lascio andare. A parte questo, in quella esistenza ci ho lasciato la mia allegria, ne serbo in cuore un’amarezza incancellabile. E tuttavia, sono felice di averla vissuta…


venerdì 11 febbraio 2022

Reddito di autodeterminazione: dubbi di una femminista eretica - Giovanna Vertova

 Da: https://transform-italia.it - Giovanna Vertova, Università di Bergamo, Dipartimento di Scienze Aziendali, Economiche e Metodi Quantitativi.

Vedi anche: Il mercato del lavoro e la piena occupazione - Giovanna Vertova

Occupati, disoccupati, inattivi...*- Giovanna Vertova

Donne e crisi*- Giovanna Vertova

Il reddito di esistenza - Giovanna Vertova

Leggi anche:La questione di classe è una questione di genere - Giovanna Vertova 

POTENZIALITÀ E LIMITI DEL REDDITO DI BASE*- Giovanna Vertova 

Crisi del welfare e crisi del lavoro, dal fordismo alla Grande Recessione: un’ottica di classe e di genere. - Riccardo Bellofiore, Giovanna Vertova 

L'ALTRA METÀ DEL LAVORO - Rossana Rossanda 



Composizione VIII - Vasilij Kandinskij 

Ormai da decenni, più o meno dal pieno sviluppo del neoliberismo, è iniziata una riflessione, sia a destra che a sinistra, sull’idea che il welfare che si è venuto a creare nel secondo dopo guerra non sia, oggi, più sostenibile (destra) o non sia più in grado di creare un’adeguata rete di protezione sociale per le classi meno abbienti (sinistra). La posizione di sinistra è, inoltre, articolata su un’analisi della attuale fase capitalistica alquanto fantasiosa. L’ipotesi di base è che, da molti anni, sia in corso un declino della soggettività “lavorista”, in quanto il neoliberismo sarebbe incapace di garantire la piena occupazione, tipica del periodo storico precedente, spesso denominato fordista-keynesiano. Di conseguenza il welfare di matrice “fordista” sarebbe inadeguato a garantire le protezioni necessarie per costruire una risposta alla crescente insicurezza sociale della classe lavoratrice, in quanto concepito per una società “lavorista” e di “piena occupazione”. L’automazione dei processi di produzione (ove possibile), la rivoluzione tecnologica digitale, ultimamente il sistema Industria 4.0 concorrono a sostituire lavoratori in carne ed ossa con macchine, creando o aumentando la disoccupazione tecnologica. Per questo motivo i sostenitori di questa visione ritengono che il welfare non possa più essere legato alla condizione lavorativa1, ma andrebbe riformato per rispondere alle nuove insicurezze sociali figlie del neoliberismo. Un trasferimento monetario statale, sganciato dalla prestazione lavorativa sembra, quindi, essere la soluzione giusta per tutelare la classe lavoratrice.

martedì 21 dicembre 2021

Critica economica della riforma della scuola - Emiliano Brancaccio

Da: Manifesto Nuova Scuola - Emiliano Brancaccio è professore di Politica economica presso l'Università del Sannio - www.emilianobrancaccio.it

Vedi anche: Carla Maria Fabiani intervista Roberto Finelli: "DAL PROBLEM SOLVING AL THEORY BUILDING" - https://www.youtube.com/watch?v=oxNB7HjEsTc 


Incontro con il prof. Emiliano Brancaccio (Università del Sannio) per discutere sulle esigenze economiche che imporrebbero una riforma radicale della scuola. Una necessità in vista della ripresa del paese o una strumentale operazione politico-ideologica? 
(A cura di  G. Carosotti e S. Arangino)

                                                                            

giovedì 5 agosto 2021

Una recensione del libro di Bellofiore "Smith, Ricardo, Marx, Sraffa. Il lavoro nella riflessione economico-politica" - Giorgio Rodano

Da: https://www.facebook.com/riccardo.bellofiore.3 - https://rosa.uniroma1.it/rosa04/moneta_e_credito/article/view/17521 

Giorgio Rodano, Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Roma "La Sapienza", dove è stato titolare dell'insegnamento di Economia Politica e ha l'affidamento dell'insegnamento di Politica Monetaria. Dal 2009 è titolare degli insegnamenti di Istituzioni di Economia e di Macroeconomia presso il Corso di Laurea di Ingegneria gestionale della Facoltà di Ingegneria dell'informazione dell'università "Sapienza" di Roma. È socio della Società Italiana degli economisti e della American Economic Association. È consulente scientifico per i libri di economia per le case editrici Laterza e Carocci.

Vedi anche: Keynes e le ambiguità della liberazione dal lavoro - Riccardo Bellofiore 

Quale attualità di Claudio Napoleoni: il contributo di Politica Economica

Leggi anche: Non c'è liberazione dal lavoro senza liberazione del lavoro - Gianluca Pozzoni 

A proposito di Smith, Ricardo, Marx e anche Sraffa. Commento pirotecnico al libro di Riccardo Bellofiore - Giorgio Gattei

Pensare il proprio tempo. Ateismo positivo e uscita dal capitalismo in Claudio Napoleoni e Franco Rodano. - Riccardo Bellofiore - 



Bellofiore R. (2020), Smith, Ricardo, Marx, Sraffa. Il lavoro nella riflessione economico-politica, Torino: Rosenberg & Sellier


Complimenti a Moneta & credito, e a Carlo D'Ippoliti, che hanno scelto Giorgio Rodano come recensore del mio ultimo libro. Non avevo proprio idea di come lo avrebbe "letto", e ne ero proprio curioso.

Giorgio recensì nel 1992 il mio primo libro (*La passione della ragione. Scienza economica e teoria critica in Claudio Napoleoni*, Unicopli, Milano 1991, libro che costruì nei due anni precedenti perché me lo chiese Marzio Zanantoni) [1]. La sua recensione di quel libro - che uscì su Economia e politica, nell'agosto 1992 - sta per me nella Top 3 con quelle di Marcelo Messori e Roberto Finelli, entrambe davvero molto attente. Erano due autori che conoscevano bene il mio percorso: con Marcello avevo condiviso quasi tutto sino al 1985, e da Roberto passavo regolarmente a discutere, ospitato in via del Paradiso per tutto quel decennio.

Ma, per dirla tutta, quella di Giorgio stava al primo posto, forse proprio perché era scritta da più "distante" - e continuo a pensare che "sopprimere la distanza uccide". Il perché mi piacesse molto lo si capisce appunto dalle righe finali, queste:

«La ricostruzione di Bellofiore [delle varie fasi del pensiero di Napoleoni] è accurata, documentata e spesso illuminante, anche se è chiaro che non sempre la sua interpretazione mi convince. Bellofiore ha le sue idee, ed è inevitabile che esse ne influenzino la ricostruzione del pensiero di Napoleoni. Oltretutto, in più di un punto esse non collimano con quelle del suo maestro. Perciò non si limita a ricostruirne il pensiero; lo sottopone anche a una attenta riflessione critica. Tuttavia Bellofiore ha cura di distinguere chiaramente, in ogni capitolo, le parti in cui ricostruisce il pensiero di Napoleoni da quelle in cui presenta il suo pensiero al riguardo. E anche questa è una qualità che rende decisamente apprezzabile il suo lavoro.»

È uno stile a cui ho cercato di restare fedele, chiunque fosse l'autore o la corrente di cui scrivevo, anche quando in fondo parlavo di me. Credo che questo (il fare teoria quando si faceva storia) si applichi anche a Napoleoni, con meno attenzione forse alla distanza nel suo caso (il che rischia di creare cortocircuiti). E dovrebbe stare, a me pare, nell'abc del metodo di fare "storia a ritroso".

Questa volta, quasi trent'anni dopo (quando siamo ormai *quasi* coetanei), Giorgio chiude la sua lunga recensione così:

giovedì 24 giugno 2021

Il “lupo marxicano” - Giorgio Gattei

Da: https://www.cumpanis.net - https://sinistrainrete.info -  Giorgio Gattei è docente di Storia del pensiero economico all’Università di Bologna dal 1980, membro della Associazione Italiana per la Storia del Pensiero Economico (AISPE). 

Vedi anche: Sraffa tra Ricardo e Marx - Riccardo Bellofiore

Das Kapital nel XXI secolo* - Giorgio Gattei 

Leggi anche: Sulle intenzioni sraffiane 

DIALOGO SOPRA UN MINIMO SISTEMA DELL’ECONOMIA, a proposito della concezione di Sraffa e degli “economisti in libris” suoi discepoli * - Gianfranco Pala e Aurelio Macchioro 

A proposito di Smith, Ricardo, Marx e anche Sraffa. Commento pirotecnico al libro di Riccardo Bellofiore - Giorgio Gattei 

Tre Saggi per un pianeta (intervista a Saggio Massimo). Cronache marXZiane n. 4 - Giorgio Gattei 



Come fu che Pierino Sraffa chiuse in gabbia il “lupo marxicano”, ma lasciandoci la chiave per ridargli la libertà. ("Dianoia", giugno 2018) 



Quando nel 1988 ho letto per la prima volta Pierino e il lupo di Gianfranco Pala (dono graditissimo dell’autore) adesso ripubblicato da Franco Angeli, mi sono divertito come non mai: brillante, intelligente, irriverente, prendeva a pretesto l’omonima favola sinfonica (1936) di Serghei Prokofiev (la cui storia è riportata integralmente, a spizzichi, nel corso del libro) per servirsene come il canovaccio per narrare, come recita il sottotitolo, «come fu che Pierino (Sraffa) riuscì a catturare il lupo marxicano salvandolo dai fucili dei cacciatori, epperò facendolo rinchiudere in gabbia».

Tuttavia il libro è prolisso, zeppo di note e di due appendici che fanno quasi un volume a parte, e poi tratta di un argomento, quale la “teoria del valore-lavoro e dintorni”, che oggi pare questione d’archeologia. Ci sono, insomma, troppe parole e troppi animali, col richio che il lettore poco addentro alle segrete cose della “triste scienza” (la political economy di un tempo) finisca per perdersi in tanto zoo. Certamente una ristampa alleggerita di alcune parti polemiche (su temi che allora erano oggetto di feroci dibattiti, ma che adesso non dicono più nulla) avrebbe favorito, ma tant’è: lo si è voluto ripubblicare tale e quale. Trattandosi tuttavia di un libro importante che riporta in scena argomenti cruciali (“critici”, come avrebbe detto il lupo marxicano) che mai andrebbero dimenticati dagli economisti, azzardo un riassunto della trama e ci ricamo un po’ sopra per dar conto anche del seguito della storia di Pierino e del suo lupo, che fortunatamente non si è fermata al 1988, vigilia del più tristo 1989. Nel far ciò non ho potuto esimermi dall’imitarne la forma stilistica, favolistica e zoologica insieme, che è poi la qualità migliore del libro di Pala. E come allora mi sono divertito a leggerlo, adesso mi diverto a scriverne.

1. … l’ha chiuso in gabbia…

martedì 8 giugno 2021

Keynes e le ambiguità della liberazione dal lavoro - Riccardo Bellofiore

Da: Casa della Cultura Via Borgogna 3 Milano - Riccardo Bellofiore, Docente di Economia politica all’Università degli Studi di Bergamo, i suoi interessi sono la teoria marxiana, l’approccio macromonetario in termini circuitisti e minskyani, la filosofia economica, e lo sviluppo e la crisi del capitalismo. (Economisti di classe: Riccardo Bellofiore & Giovanna Vertova - https://www.riccardobellofiore.info)



IL LAVORO NELLA RIFLESSIONE ECONOMICO-POLITICA
Ciclo di lezioni aperte al pubblico del Corso di perfezionamento in Teoria critica della società. promosso da Casa della cultura e Università degli Studi Milano-Bicocca




Quarta lezione - Keynes e le ambiguità della liberazione dal lavoro - Riccardo Bellofiore: 

                                                                         
Leggi anche:

Il Capitale come Feticcio Automatico e come Soggetto, e la sua costituzione. - Sulla (dis)continuità Marx-Hegel. - Riccardo Bellofiore -

La socializzazione degli investimenti: contro e oltre Keynes - Riccardo Bellofiore -

Le contraddizioni delle soluzioni “keynesiane” al problema della disoccupazione e la sfida del “piano del lavoro” - Riccardo Bellofiore

Marx e la fondazione macro-monetaria della microeconomia - Riccardo Bellofiore

Crisi capitalistica, socializzazione degli investimenti e lotta all’impoverimento - Riccardo Bellofiore, Laura Pennacchi

H.G. Backhaus e la dialettica della forma di valore - Riccardo Bellofiore, Tommaso Redolfi Riva

Tra Schumpeter e Keynes: l’eterodossia di Paul Marlor Sweezy e l'ortodossia di Paul Mattick - Riccardo Bellofiore -

KEYNESISMO E MARXISMO A CONFRONTO SU DISOCCUPAZIONE E CRISI - Domenico Moro

A proposito di Smith, Ricardo, Marx e anche Sraffa. Commento pirotecnico al libro di Riccardo Bellofiore - Giorgio Gattei

CHE COS'È IL VALORE? - Giorgio Gattei* 

Vedi anche: Il Capitale dopo 150 anni. C'è vita su Marx? - Riccardo Bellofiore 

Sulla “Nuova lettura di Marx”*- Riccardo Bellofiore 


domenica 6 giugno 2021

"Covodio" - Aristide Bellacicco


 

Aristide Bellacicco (Medico) fa parte del "Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni"

Leggi anche: Epidemia e potere - Aristide Bellacicco

IL COVID-19 BUSSA ALLA PORTA DELLA BARBARIE, NON DEL SOCIALISMO. - Paolo Ercolani

ECON-APOCALYPSE: ASPETTI ECONOMICI E SOCIALI DELLA CRISI DEL CORONAVIRUS* - Riccardo Bellofiore 

Stiamo vivendo la prima crisi economica dell’Antropocene - Adam Tooze 

- Un culto di morte -

"Covodio"

Epidemiologi al secondo posto

al terzo stanno gli infettivologi 

che se la battono con i virologi

e gli statistici

ma chi c'è al primo?

Mascherinistici e distanziologi,

esperti in balistica degli sputi,

amuchinomani, manocuoristi

e ancora i gomitosalutisti

ma chi sta in testa?

No-mask, no-sex, no-vax, 

gli eroi di divani e sofà

e lo sterminio nelle RSA.

Coronascettici e complottomani,

ma chi è che vince tutte le mani?

Xenocinofobi, biopoliticanti, Leviatani,

numeratori, sottrattori, teorici

Covinternazionalisti, sfebbratori,

ristorattori e youtubbastri

ma chi prevale lassù negli astri?

Virusoubrettes, cantabalconi,

zizekkisti, spilloversaggi,

antropocenici puntaindici,

catastrofisti, menefreghisti,

cronometristi contatamponi

ma chi galleggia più su di tutti?

Pseudostatisti, vivatrumponi,

mortalitometri, confrontazionisti,

occhiopennini, necrologiomani,

tuttappostologi e terroristici

ignorantipici

ma chi è chi ride su al piano attico?

Non certo i morti sotto la terra

nè i vivi sopra, poco più in alto,

e sui barconi e sui barchini c'è gente

seria da far paura che anche lo scherzo

non fa più presa. 

Ma resti intesa

la verità la più schifosa:

dei contasoldi, plusvalorofagi,

percentualisti, borsanottambuli,

naziazionisti e finanzmafietti

capitaloschi e bigfarmacisti

e infine gli eurocravattaracci

nessun di questi ci ha perso un dollaro

né il posto fisso né gli altri averi

ed in remoti superquartieri

hanno vissuto puri e sicuri

ma hanno intascato dei gran denari

da questa strage di proletari.



Altri Brevi racconti dello stesso autore:
 

martedì 1 giugno 2021

Sraffa tra Ricardo e Marx - Riccardo Bellofiore

Da: Casa della Cultura Via Borgogna 3 Milano - Riccardo Bellofiore, Docente di Economia politica all’Università degli Studi di Bergamo, i suoi interessi sono la teoria marxiana, l’approccio macromonetario in termini circuitisti e minskyani, la filosofia economica, e lo sviluppo e la crisi del capitalismo. (Economisti di classe: Riccardo Bellofiore & Giovanna Vertova - https://www.riccardobellofiore.info)



IL LAVORO NELLA RIFLESSIONE ECONOMICO-POLITICA
Ciclo di lezioni aperte al pubblico del Corso di perfezionamento in Teoria critica della società. promosso da Casa della cultura e Università degli Studi Milano-Bicocca



Terza lezione "Sraffa tra Ricardo e Marx" - Riccardo Bellofiore:
                                                                           


sabato 22 maggio 2021

Marx: il capitale come feticcio automatico, e il capitale come rapporto sociale - Riccardo Bellofiore

Da: Casa della Cultura Via Borgogna 3 Milano - Riccardo Bellofiore, Docente di Economia politica all’Università degli Studi di Bergamo, i suoi interessi sono la teoria marxiana, l’approccio macromonetario in termini circuitisti e minskyani, la filosofia economica, e lo sviluppo e la crisi del capitalismo. (Economisti di classe: Riccardo Bellofiore & Giovanna Vertova - https://www.riccardobellofiore.info)


IL LAVORO NELLA RIFLESSIONE ECONOMICO-POLITICA 
Ciclo di lezioni aperte al pubblico del Corso di perfezionamento in Teoria critica della società. promosso da Casa della cultura e Università degli Studi Milano-Bicocca 


                                               Seconda lezione:
                                                                           

Per una lettura di Marx - Stefano Garroni 


domenica 9 maggio 2021

Scienza, salute e crisi pandemica: il contributo degli scienziati marxisti - Juan Duarte

Da: https://www.lavocedellelotte.it - Juan Duarte, Professore all’Università di Buenos Aires e curatore, per La Izquierda Diario e Ediciones IPS, di importanti lavori su scienza, salute e crisi pandemica.

Vedi anche: Ernesto Burgio: La prima pandemia dell’Antropocene - Terza Lez. Pandemia e Capitalismo del XXI secolo 

Leggi anche: Un anno di covid - Marco Bersani  

Il cosiddetto problema ambientale - Carla Filosa 

L’ecomarxismo di James O’Connor - Riccardo Bellofiore 

Natura, lavoro e ascesa del capitalismo*- Martin Empson  

Cinque risposte su marxismo ed ecologia*- John Bellamy Foster 


Qui il video della lezione: https://www.youtube.com/watch?v=I4Rux1a2fAQ


Riproduciamo di seguito una versione scritta dell’intervento di Juan Duarte, professore all’Università di Buenos Aires e curatore, per La Izquierda Diario e Ediciones IPS, di importanti lavori su scienza, salute e crisi pandemica, 

nell’ultimo appuntamento del seminario virtuale su “Pandemia e capitalismo nel XXI secolo curato dai compagni dell’Università Popolare Antonio Gramsci. 



In questa breve presentazione cercherò di mostrare alcuni possibili contributi da un punto di vista dialettico marxista per comprendere la complessità che mette in gioco la pandemia del covid-19 e per elaborare aspetti programmatici per affrontarla da una prospettiva anticapitalista e socialista. Per questo, illustrerò il lavoro di recupero e ricreazione della tradizione marxista nella scienza, ecologia e salute che abbiamo fatto come Ediciones IPS e La Izquierda Diario, concentrandoci sui contributi dei biologi marxisti Richard Lewontin e Richard Levins, e dell’equipe di Rob Wallace.

L’emergere e lo sviluppo della pandemia di coronavirus non solo ha dato origine a una crisi sanitaria, economica e sociale globale, nel contesto di una precedente crisi ecologica e climatica, ma ha anche messo in discussione le opinioni scientifiche predominanti nel campo della salute. Come sottolineano Richard Lewontin e Richard Levins, possiamo dire che la scienza ha un doppio carattere: da un lato è lo sviluppo generico della conoscenza umana, ma dall’altro è un prodotto specifico, sempre più mercificato, dell’industria capitalista della conoscenza.