sabato 25 luglio 2020

MAX WEBER. Una riflessione sul destino dell'Occidente e sui limiti del capitalismo contemporaneo - Francesco Fistetti

Da: Nuovo Quotidiano di Puglia (Brindisi) - https://www.facebook.com/francesco.fistetti.5 -francesco fistetti insegna Storia della Filosofia Contemporanea, Università di Bari.
Leggi anche: "Liberalismo" così la storia declina una idea in movimento. - Francesco Fistetti


Gabbie d'acciaio. Così in occidente l'uomo scopre tutti i suoi limiti.

Il 14 giugno 1920 moriva Max Weber, stroncato dalla spagnola, la prima delle pandemie influenzali del XX secolo che provocò milioni di vittime. Aveva appena finito di correggere le bozze dell’immane lavoro in cui aveva riformulato l’impianto dei “concetti fondamentali della sociologia”, e che costituisce il primo capitolo di quello straordinario testo fondativo della moderna sociologia che è Economia e società (pubbicato postumo). 

Poligrafo eccezionale, innovatore nei più diversi rami del sapere (dalla storia economica alla scienza politica, dalla filosofia del diritto alla teoria della conoscenza, dallo studio delle religioni all’indagine etica e antropologica sulle forme di vita), unisce in sé, in una sorta di ‘concordia discors’, la passione concretissima del ricercatore e una rara capacità di muoversi nel deserto di ghiaccio delle astrazioni filosofiche. 

Per avere un’idea approssimativa del personaggio, basterà richiamare quanto ebbe a dire di se stesso nel discorso pronunciato nel 1895 all’università di Friburgo:”Io sono un membro della classe borghese, mi sento tale e sono stato educato alla sua visione del mondo e ai suoi ideali”. Due anni dopo formulava la domanda fondamentale che attraverserà tutta la sua produzione culturale: che cosa ha realizzato l’èra del capitalismo? E la risposta resterà identica fino alla fine della sua vita: l’èra del capitalismo non ha portato né potrà portare la felicità al mondo, ma ha creato l’uomo occidentale moderno. 

Sulla messa in evidenza dei tratti morfologici dell’uomo occidentale, il cui “volto spirituale” è stato modellato dalla grande industria, fino al punto di non essere più riconoscibile, si arrovellerà gran parte della ricerca weberiana. Tutta L’etica protestante e lo spirito del capitalismo (1904/1905) verterà sulla nascita di un tipo umano assolutamente inedito, proteso alla professione come vocazione (Beruf): si tratta del tipo umano che è una componente strutturale dello “spirito” capitalistico. 

lunedì 20 luglio 2020

Covid e la fine del sogno americano - Alessandro Carrera

Da: https://www.doppiozero.com - Alessandro Carrera è uno scrittore, saggista, traduttore e cantautore italiano, dirige dal 2001 il programma di italiano presso l'Università di Houston (Texas). Di Alessandro Carrera, doppiozero ha pubblicato l'ebook  Bob Dylan
Leggi anche: Intervista a Noam Chomsky - a cura di CJ Polychroniou 
                       Il fallimento dell’America - Cornell West 
                       Stiamo vivendo la prima crisi economica dell’Antropocene - Adam Tooze


 Houston, 16 luglio 2020    

L’ultimo giorno normale della mia vita è stato il 6 marzo 2020, l’ultima lezione che ho tenuto in classe. Ciò che ha salvato la mia università dalla pandemia, allora, è stato lo spring break, la vacanza di primavera che cominciava la settimana dopo. Tempo pochi giorni, e si è visto che tornare in classe non era più possibile. Io stavo insegnando un corso sulla biopolitica. Parlavamo e abbiamo continuato a parlare via Teams di Michel Foucault, Hannah Arendt, Giorgio Agamben, Roberto Esposito, Antonio Negri, Michael Hardt, Paolo Virno, Donna Haraway, Judith Butler, Anthony Kwame Appiah, Slavoj Žižek e altri ancora. Ancora prima che la pandemia raggiungesse il Texas, ogni settimana trovavo, senza neanche doverlo cercare troppo, qualche articolo di giornalismo investigativo che mettevo a disposizione degli studenti e sembrava scritto apposta per il mio corso. 

Se Achille Mbembe parlava di necropolitica e di necropotere, di schiavitù e di colonialismo come stati di eccezione permanente, e del modo in cui le popolazioni soggette potevano essere controllate verticalizzando il loro spazio (non entrerò in particolari perché non è questo il punto che voglio discutere, ma da qui devo partire), ecco che un articolo del New York Times veniva a puntino e riportava il discorso all’America. Se Warren Montag faceva partire la necroeconomia da Adam Smith (il tranquillo presupposto secondo il quale, in un mondo retto dalla “mano invisibile del mercato” – versione capitalista della Divina Provvidenza – qualcuno dovrà essere sacrificato, anzi molti, ma in ultima analisi lo faranno con gioia – sì, sto semplificando), ecco che trovavo subito tutte le informazioni che volevo su due casi di necroeconomia americana che tenevano banco prima dell’attuale pandemia. Il primo era il dilagare di decessi causati da oppioidi (180.000 morti nel corso di vari anni), prescritti da dottori che non sono sempre privi di scrupoli, no, semplicemente sanno che i loro pazienti non possono permettersi né cure costose né chirurgie, possono solo prendere oxycontin e un giorno o l’altro morire di overdose. Il secondo è il deterioramento dell’acqua potabile, sempre nelle zone più povere del paese, dovuto all’invecchiamento delle infrastrutture che nessuno rinnova, e che causano malattie dalle quali i poveri in questione non possono permettersi di guarire. Eravamo perfino arrivati a discutere il primo dei due tristemente famosi interventi di Agamben all’inizio della pandemia (“Vogliono imporci lo stato di eccezione!”), anzi gliel’avevo tradotto io prima ancora che uscisse in inglese. Non mi pareva il caso di dichiararmi né a favore né contro. Facevo solo notare che i media, se vogliono, possono terrorizzarci con qualunque cosa. Se ogni inverno la televisione dedicasse quattro ore su ventiquattro a chi in quella giornata è morto d’influenza, l’influenza sarebbe un problema nazionale, no? Sulle successive prese di posizione di Agamben (“Insegnare online è come sottoscrivere fedeltà al fascismo!”) al momento preferisco sorvolare.

sabato 18 luglio 2020

Intervista a Noam Chomsky - a cura di CJ Polychroniou

Da: http://www.sinistraineuropa.it - Intervista a Noam Chomsky a cura di CJ Polychroniou*- Truthout - La traduzione in italiano è stata curata da Giuseppe Volpe per Znetitaly - Questa intervista è stata leggermente revisionata a fini di chiarezza e lunghezza.
Leggi anche: Telesur intervista Noam Chomsky - Alessandra Ciattini 



L’epidemia globale di COVID-19 induce molti a pensare che un nuovo ordine economico e politico sia inevitabilmente in corso. Ma è così?
Negli Stati Uniti, la classe abbiente che ha prosperato sotto Donald Trump, non affonderà senza fare tutto il possibile per assicurare che le pressioni popolari per riforme radicali siano bloccate, dice l’intellettuale pubblico di fama mondiale Noam Chomsky. 

Chomsky ci ricorda anche che l’aperto razzismo si è intensificato sotto Trump e che la violenza della polizia è un sintomo del suprematismo bianco sottostante che piaga la società statunitense. Nel frattempo le politiche antiambientaliste di Trump e la sua demolizione dei trattati sul controllo delle armi stanno portando il mondo ancor più in prossimità di un olocausto ambientale e nucleare. 
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E’ stato sostenuto da molti, da diverse provenienze, che il COVID-19 ha segnato una svolta. Condividi questa idea o stiamo parlando di una situazione temporanea con un ritorno all’approccio da ‘ordinaria amministrazione’ come scenario più probabile una volta che la crisi sanitaria sia finita? 

venerdì 17 luglio 2020

La genealogia della catastrofe Italiana - Alessandra Ciattini

Da: https://www.lacittafutura.it/Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni) insegna Antropologia culturale alla Sapienza di Roma.
Collabora con: https://www.unigramsci.it/https://www.facebook.com/unigramscihttps://www.lacittafutura.it/


Quali sono le scelte politiche che ci hanno condotto all’attuale drammatica condizione?

Penso che un’azione politica importante da intraprendere sia quella di demistificare l’insistente discorso con cui l’ideologia dominante, trasmessa quotidianamente dai vari telegiornali, talk show etc., a cui purtroppo attinge la maggior parte della gente comune, ci fa credere che tutto è sotto controllo e che potremo tornare alla soddisfacente situazione prepandemia, se ci fideremo ciecamente dei nostri governanti.

Nulla di più falso, perché il prima era già di per sé catastrofico per una serie di fattori, riconosciuti da tutti anche se non adeguatamente collegati al presente, quali la disoccupazione di massa, la precarizzazione del lavoro, che non assicura ai precari una vita degna, lo sfascio delle infrastrutture (non solo il ponte di Genova), la polarizzazione delle classi sociali con relativo aumento delle disuguaglianze, la crisi di istituzioni importanti per la dinamica democratica come la scuola e l’università, lo svuotamento culturale della politica ridotta a miserevole opportunismo. Si pensi che dalle elezioni del 2018, 31 senatori hanno cambiato partito e non solo una volta, mentre 62 deputati hanno fatto lo stesso, in particolare al senato tre senatori del M5 stelle sono passati alla Lega, mostrando eufemisticamente di avere le idee molto confuse.

Tale svuotamento e tale confusione mentale, radicati nell’opportunistica convinzione che non ci sia più una destra e una sinistra, sta ad indicare sempre più che la vera politica si fa altrove e che i “rappresentanti del popolo” sono solo degli insignificanti fantocci, ma che taluno prende ancora sul serio come mostra lo spazio che la TV di Stato accorda loro. Non è un caso che taluno abbia definito Giuseppe Conte una specie di maggiordomo privo di qualsiasi forza di convinzione [1].

Naturalmente la catastrofe italiana, i cui aspetti indicherò in maniera sommaria, si inscrive nella dinamica complessiva del sistema capitalistico e la sua crisi esplosa nel 2007-2008 così descritta da Luciano Gallino: “Al fine di superare la stagnazione dell’accumulazione del capitale in America e in Europa, una situazione evidente già negli anni ‘70 del secolo scorso, i governi delle due sponde dell’Atlantico hanno favorito in ogni modo lo sviluppo senza limite delle attività finanziarie, compendiandosi nella produzione di denaro fittizio. Questo singolare processo produttivo ha il suo fondamento nella creazione del denaro dal nulla tramite il credito, vuoi per mezzo della gigantesca diffusione di titoli totalmente separati dall’economia reale, quali sono i “derivati”, a fronte dei quali…non prende corpo alcuna compravendita di beni e servizi…” (Il colpo di Stato di banche e governi, 2013: 3).