mercoledì 31 agosto 2022

Perché la riduzione del cuneo fiscale non è un vantaggio per i lavoratori - Guglielmo Forges Davanzati

 Da: “Nuovo Quotidiano di Puglia”, 30 agosto 2022. - Guglielmo Forges Davanzati 

Guglielmo Forges Davanzati, Università del Salento, è un economista italiano.


Vi è un diffuso consenso fra i partiti politici sulla necessità di ridurre il cuneo fiscale per rilanciare la crescita economica in Italia. La proposta è stata lanciata qualche mese fa da Confindustria e gode di un ampio credito, da Fratelli d’Italia al PD. Vediamo di cosa si tratta. 

Il cuneo fiscale è la differenza fra il salario lordo pagato dal datore di lavoro e il salario netto percepito dal lavoratore. Secondo gli ultimi dati OCSE (si vedano i rapporti periodici Taxing wages), in Italia, il peso della tassazione sul lavoro è notevolmente elevato, pari a circa il 47.9% dello stipendio. Il cuneo fiscale è la somma di due componenti principali: l’imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) e i contributi previdenziali. Il dipendente paga l’imposta e parte dei contributi, il datore di lavoro si fa carico della restante parte dei contributi previdenziali. La parte quantitativamente più consistente della differenza fra salario lordo e salario netto riguarda le aliquote INPS. La ripartizione del cuneo è pari al 16% di imposte, 7% dei contributi dei lavoratori, 24% di contributi dei datori di lavoro. Il cuneo fiscale viene quantificato sulla base della normativa fiscale e previdenziale vigente e applicata sulla retribuzione media. 

Nell’opporsi fermamente all’istituzione del salario minimo, Confindustria, da mesi, propone un abbattimento del cuneo fiscale, che avrebbe, a suo avviso, il duplice vantaggio di rilanciare la domanda interna, per effetto dell’aumento dei salari netti, e di stimolare la competitività delle imprese italiane, per effetto della compressione dei costi. Confindustria ne propone una riduzione di notevole entità (un “taglio shock” per Enrico Letta), per un ammontare pari a 16 miliardi di euro con una distribuzione di due terzi a vantaggio del lavoratore e di un terzo a favore dell’impresa. Secondo le stime dell’associazione degli imprenditori, le retribuzioni fino a 35.000 euro aumenterebbero di oltre 1200 euro, con un incremento pari a una mensilità all’anno a beneficio di circa 15 milioni di lavoratori dipendenti. 

Vi sono solide ragioni per nutrire dubbi sulle proprietà salvifiche di questa misura. Vediamole. 

domenica 28 agosto 2022

Il mondo digitale e i rischi di involuzione del Cervello dei bambini - Ernesto Burgio

Da: Polo Europeo della Conoscenza - Ernesto Burgio, pediatra e ricercatore, esperto di epigenetica e biologia molecolare. Presidente del comitato scientifico della Società Italiana di Medicina Ambientale e membro del consiglio scientifico dell’Istituto di Ricerca sul Cancro e Ambiente di Bruxelles. Author profile 

Vedi anche: Grandi Sfide | Pandemie ed ecologia - Telmo Pievani 

Dialoghi con la Scienza - Cronache dall’Antropocene - Telmo Pievani



                                                                             

venerdì 26 agosto 2022

Sei mesi di sanzioni a Putin: l’economia russa non crollerà - Francesco Lenzi + Appendice di Giacomo Gabellini

Da: https://www.ilfattoquotidiano.it (22 agosto 2022) - Francesco Lenzi è un giornalista italiano.

Vedi anche: Dottrina Monroe. L’egemonia statunitense nell’emisfero occidentale - Giacomo Gabellini


L’inflazione è alta, ma stabile da mesi. Il Pil calerà del 4-6%, il rublo sta bene e la valuta estera entra più di prima.

La caduta di Draghi, le elezioni in arrivo e il confronto sempre più acceso tra Cina e Stati Uniti stanno facendo sparire dai radar quel che accade in Ucraina: si fa presto ad assuefarsi alle notizie. La guerra sul campo, che sembra ormai diventata di posizione, offre pochi spunti e anche l’andamento dell’economia russa ha perso le prime pagine dei giornali. 

Abbiamo passato i primi mesi dell’invasione aspettando da un giorno all’altro l’imminente e fragoroso collasso dell’economia di Vladimir Putin sotto i colpi inferti dalle sanzioni. Il collasso però, dopo sei mesi di guerra, non è avvenuto e probabilmente non avverrà, mentre i costi imposti all’Europa via prezzi energetici sono assai maggiori di quelli inizialmente prospettati ai cittadini del Vecchio continente. 

L’obiettivo delle sanzioni, come detto in maniera nemmeno troppo velata da Joe Biden, era provocare una crisi economica di una portata tale da determinare un cambio politico in Russia: colpendo non solo le persone più vicine a Putin, ma anche le disponibilità estere delle principali banche russe e addirittura della banca centrale, si voleva minare la fiducia nel rublo, provocando una fuga di capitali tale che, distruggendo il valore della moneta russa, avrebbe portato l’economia all’iperinflazione. 

Nelle prime settimane di sanzioni il percorso sembrava quello: in pochi giorni il dollaro si è rivalutato oltre il 100% sul rublo, i prezzi all’import sono esplosi e l’inflazione ha iniziato a muoversi a un ritmo superiore al 2% a settimana, cioè in prospettiva ad oltre il 200% annuo. 

mercoledì 24 agosto 2022

Covid-19: le vittorie di Cuba - Intervista a Fabrizio Chiodo

Fabrizio Chiodo laureato in Chimica e tecnologie farmaceutiche nel 2008 a Palermo, ha effettuato un dottorato di ricerca in Spagna (San Sebastian) in chimica applicata (chimica ed immunologia dei carboidrati). Dal 2013 ha lavorato in Olanda in diversi Medical Centers (Leiden ed Amsterdam) su progetti personali (grant e borse di studio per progetti indipendenti) con un focus su interazioni tra patogeno ed ospite (mediate da carboidrati) soprattutto nel contesto dei vaccini. Lavora a ponte tra chimica biologica ed il sistema innato ed adattativo, sempre con un focus su carboidrati e vaccini (ma anche tumor immunology). Dal 2014 collabora attivamente con Istituto vaccini Finlay di Havana, e dal 2014 è Professore alla Facoltà di chimica di Havana. Al momento e' ricercatore al Amsterdam Medical Center e da fine 2020 e' rientrato in Italia come ricercatore a tempo indeterminato al CNR di Pozzuoli (Istituto di Chimica Biomolecolare). Su twitter è @FabrizioChiodo


Nel corso della pandemia di Covid-19, Cuba ha ottenuto grandi vittorie dimostrando al mondo l'altissima preparazione del suo personale medico e scientifico. Ne parliamo con Fabrizio Chiodo, ricercatore italiano che dal 2014 collabora con l'Instituto Finlay de Vacunas de L'Avana. 

                                                                            

ARTICOLI I vaccini cubani sono efficaci anche contro Omicron: https://bit.ly/3IpcfRB 
Scienza e tecnologia forgeranno il 2022 di Cuba secondo Díaz-Canel: https://bit.ly/3AHIolk 
L’Università dell’Alabama conferma la superiorità di Cuba nella lotta al Covid-19: https://bit.ly/3uzS1yN

lunedì 22 agosto 2022

Dottrina Monroe. L’egemonia statunitense nell’emisfero occidentale - Giacomo Gabellini

Da: la Città Futura - https://www.lacittafutura.it - Alessandra Ciattini intervista un giovane ricercatore indipendente Giacomo Gabellini, sul suo ultimo libro Dottrina Monroe. L’egemonia statunitense nell’emisfero occidentale, Diarkos 2022.



Partendo dall’enunciazione della Dottrina Monroe, avvenuta nel 1823, si finisce col ricostruire due secoli di storia del nostro mondo, giacché essa è sempre stata il fondamento, implicito o esplicito, di tutta la politica statunitense, che ha praticamente coinvolto tutte le regioni del pianeta.

Richiamandosi a un’opera assai nota di John Perkins, Confessioni di un sicario dell’economia (2004), l’autore illustra i vari metodi usati per favorire l’espansione statunitense, il cui scopo primario era ed è quello di garantire lauti profitti al capitale statunitense e ai suoi monopoli. Dall’analisi di Gabellini risulta pertanto evidente come lo Stato statunitense sia stato un semplice strumento nelle mani di voraci élite che per incrementare i loro profitti non si sono fermate dinanzi a nessuna sofferenza e distruzione che le loro scelte politiche hanno provocato e continuano a provocare.

                                                                                                                                                  


venerdì 19 agosto 2022

mercoledì 17 agosto 2022

Edward Said ha letto nella Storia il futuro della Palestina - Eliana Riva

 Da: https://pagineesteri.it - Eliana Riva Editrice, storica, giornalista, libraia

Edward Said (1º novembre 1935 – New York, 25 settembre 2003) è stato uno scrittore e docente statunitense, di padre americano di origini palestinesi e di madre palestinese, entrambi cristiani protestanti; ed egli stesso palestinese di nascita, vissuto tra la Palestina mandataria e l'Egitto fino ai 15 anni di età. Fu anglista, docente di inglese e letteratura comparata alla Columbia University, teorico letterario, critico e polemista, particolarmente noto per la sua critica del concetto di Orientalismo. Fu, tra gli altri, influenzato dalle letture di Antonio Gramsci, Frantz Fanon, Aimé Césaire, Michel Foucault e Theodor W. Adorno.

Leggi anche: PALESTINA. Economia e occupazione: dal Protocollo di Parigi ad oggi. - Francesca Merz
Chiarezza - Shlomo Sand
Israele/Palestina. Alle radici del conflitto - Joseph Halevi
Antisemitismo e antisionismo sono collegati tra loro? - Alessandra Ciattini
https://invictapalestina.wordpress.com/2016/07/12/stato-attuale-ed-origine-del-conflitto-tra-israele-e-la-palestina-breve-riassunto-per-le-scuole-medie/
Quattro ore a Chatila - Jean Genet 
Cade la maschera di Israele e anche la nostra - Alberto Negri
Bauman: "Gaza è diventata un ghetto, Israele con l'apartheid non costruirà mai la pace" - Antonello Guerrera
Vedi anche: La Nakba - Joseph Halevi


Pagine Esteri, 26 luglio 2021 –
 “L’unica decisione che sarà necessario prendere per quanto riguarda la conoscenza della Storia è se dovremo insegnarla dall’indietro in avanti o da avanti all’indietro (Tertuliano Màximo Afonso). 



Si potrebbe cominciare raccontando del caprone e dell’acro di Weizmann oppure dell’ultima escalation militare, quella dello scorso maggio, tra Israele e Hamas; si potrebbe partire da Sheikh Jarrah o dall’occupazione israeliana del 1967. È complicato individuare un altro storico, scrittore, intellettuale che sia tanto legato al suo tempo e al suo luogo pur riuscendo ad attraversarli, superarli e ritornarvi.

Nel 1996 Edward Said scriveva, in uno dei suoi interventi meno pessimisti sul futuro, che “La scommessa stava nel trovare un modo pacifico di coesistere non come ebrei, musulmani e cristiani ma come cittadini a pari diritto in una stessa terra”.

All’inizio di luglio la Corte Suprema israeliana ha decretato la legittimità della cosiddetta Legge fondamentale o legge Stato-Nazione, che la Knesset aveva approvato nel 2018. Ha rigettato le obiezioni di chi riteneva che questa legge non fosse democratica e rispettosa delle minoranze. La legge Stato-Nazione è il provvedimento che sistema giuridicamente e rende legale la definizione di Israele come Stato della nazione Ebraica. Lo stato degli ebrei.

In Israele circa il 21% della popolazione è composta da arabi, dai palestinesi. La legge Stato-Nazione dichiara che “l’adempimento del diritto all’autodeterminazione nazionale nello stato di Israele è unico per gli Ebrei” e fa esplicito riferimento alla Terra d’Israele quale patria storica degli ebrei. La Terra d’Israele così intesa è la Palestina storica, tutta la regione, quindi che comprende ora Israele e i Territori Palestinesi Occupati. E la norma vi promuove lo sviluppo dell’insediamento ebraico.

Cosa significa tutto questo? 

lunedì 15 agosto 2022

“Perché siamo tutti in pericolo” - PIER PAOLO PASOLINI

Da: inserto Tuttolibri del quotidiano La Stampa l’8 novembre 1975. - Pier Paolo Pasolini è stato un poeta, sceneggiatore, attore, regista, scrittore e drammaturgo italiano. 


Vedi anche: Accattone - Pier Paolo Pasolini 

Uccellacci e uccellini (1966) - Pier Paolo Pasolini

Leggi anche: Il mongoloide alla Biennale - Pier Paolo Pasolini 


L’ULTIMA INTERVISTA DI PIER PAOLO PASOLINI

Sabato 1° novembre 1975, poche ore prima che Pasolini venisse assassinato, lo scrittore concesse un’intervista a Furio Colombo, il cui titolo (“Perché siamo tutti in pericolo”) fu scelto dallo stesso Pasolini.

L’intervista venne pubblicata sull’inserto Tuttolibri del quotidiano La Stampa l’8 novembre 1975. 


Pasolini, tu hai dato nei tuoi articoli e nei tuoi scritti, molte versioni di ciò che detesti. Hai aperto una lotta, da solo, contro tante cose, istituzioni, persuasioni, persone, poteri. Per rendere meno complicato il discorso io dirò «la situazione», e tu sai che intendo parlare della scena contro cui, in generale, ti batti. Ora ti faccio questa obiezione. La «situazione» con tutti i mali che tu dici, contiene tutto ciò che ti consente di essere Pasolini. Voglio dire: tuo è il merito e il talento. Ma gli strumenti? Gli strumenti sono della «situazione». Editoria, cinema, organizzazione, persino gli oggetti. Mettiamo che il tuo sia un pensiero magico. Fai un gesto e tutto scompare. Tutto ciò che detesti. E tu? Tu non resteresti solo e senza mezzi? Intendo mezzi espressivi, intendo... 

Sì, ho capito. Ma io non solo lo tento, quel pensiero magico, ma ci credo. Non in senso medianico. Ma perché so che battendo sempre sullo stesso chiodo può persino crollare una casa. In piccolo un buon esempio ce lo danno i radicali, quattro gatti che arrivano a smuovere la coscienza di un Paese (e tu sai che non sono sempre d’accordo con loro, ma proprio adesso sto per partire, per andare al loro congresso). In grande l’esempio ce lo dà la storia. Il rifiuto è sempre stato un gesto essenziale. I santi, gli eremiti, ma anche gli intellettuali. I pochi che hanno fatto la storia sono quelli che hanno detto di no, mica i cortigiani e gli assistenti dei cardinali. Il rifiuto per funzionare deve essere grande, non piccolo, totale, non su questo o quel punto, «assurdo» non di buon senso. Eichmann, caro mio, aveva una quantità di buon senso. Che cosa gli è mancato? Gli è mancato di dire no su, in cima, al principio, quando quel che faceva era solo ordinaria amministrazione, burocrazia. Magari avrà anche detto agli amici, a me quell’Himmler non mi piace mica tanto. Avrà mormorato, come si mormora nelle case editrici, nei giornali, nel sottogoverno e alla televisione. Oppure si sarà anche ribellato perché questo o quel treno si fermava, una volta al giorno per i bisogni e il pane e acqua dei deportati quando sarebbero state più funzionali o più economiche due fermate. Ma non ha mai inceppato la macchina. Allora i discorsi sono tre. Qual è, come tu dici, «la situazione», e perché si dovrebbe fermarla o distruggerla. E in che modo. Che cos’è il potere, secondo te, dove è, dove sta, come lo stani? Il potere è un sistema di educazione che ci divide in soggiogati e soggiogatori. Ma attento. Uno stesso sistema educativo che ci forma tutti, dalle cosiddette classi dirigenti, giù fino ai poveri. Ecco perché tutti vogliono le stesse cose e si comportano nello stesso modo. Se ho tra le mani un consiglio di amministrazione o una manovra di Borsa uso quella. Altrimenti una spranga. E quando uso una spranga faccio la mia violenza per ottenere ciò che voglio. Perché lo voglio? Perché mi hanno detto che è una virtù volerlo. Io esercito il mio diritto-virtù. Sono assassino e sono buono. 

Ti hanno accusato di non distinguere politicamente e ideologicamente, di avere perso il segno della differenza profonda che deve pur esserci fra fascisti e non fascisti, per esempio fra i giovani. 

mercoledì 10 agosto 2022

Pane e tulipani, ovvero così non parlò Piero Sraffa. Cronache marXZiane n. 8 - Giorgio Gattei

Da: http://www.maggiofilosofico.it - Giorgio Gattei è uno storico del pensiero economico ed economista marxista italiano. Professore di Storia del Pensiero Economico presso la Facoltà di Economia dell'Università di Bologna. 

A proposito di Smith, Ricardo, Marx e anche Sraffa. Commento pirotecnico al libro di Riccardo Bellofiore - Giorgio Gattei

DIALOGO SOPRA UN MINIMO SISTEMA DELL’ECONOMIA, a proposito della concezione di Sraffa e degli “economisti in libris” suoi discepoli * - Gianfranco Pala e Aurelio Macchioro

Vedi anche: Sraffa tra Ricardo e Marx - Riccardo Bellofiore 



I Precedenti... 
http://www.maggiofilosofico.it/cosi-parlo-saggio-massimo-cronache-marxziane-n-7/ 

1. Con l’accumulazione del profitto realizzato in moneta viene messa in gioco la sorte del pianeta Marx. Ma come procedere per comprenderlo? Vale pur sempre la regola esposta dal suo primo “mappatore” per cui, davanti ad un fenomeno complesso, «si deve sempre partire dal presupposto che le condizioni reali corrispondano al loro concetto o, ciò che significa la stessa cosa, che le condizioni reali vengano esposte solo in quanto coincidano con il tipo generale ad esse corrispondenti» – insomma che il concetto sia adeguato all’oggetto secondo la sua necessità logica, mentre le altre condizioni, che sul momento sono state trascurate, potranno poi esservi aggiunte. Ciò vale soprattutto per l’argomento conclusivo da considerare, e cioè che il pianeta Marx, a differenza di ogni altro corpo celeste, ad ogni rotazione cresce di dimensione per l’accumulazione del profitto indirizzandosi verso un esito finale, una sorte o un destino che si possono almeno congetturare. Si sa che Marx ne aveva previsto la fine per la “caduta tendenziale” del saggio generale del profitto: essendo «il vero limite della produzione capitalistica il capitale stesso», esso entra «in conflitto con i metodi di produzione a cui deve ricorrere per raggiungere il suo scopo e che perseguono l’accrescimento illimitato della produzione, la produzione come fine a se stessa, lo sviluppo incondizionato delle forze produttive sociali del lavoro», cosicché «il modo di produzione capitalistico, che è un mezzo storico per lo sviluppo della forza produttiva materiale e la creazione di un corrispondente mercato mondiale, è al tempo stesso la contraddizione costante tra questo suo compito storico e i rapporti di produzione sociali che gli corrispondono».

Ma come si è posto Piero Sraffa rispetto a questa prospettiva en marxiste? Non è dato a sapere, perché nella relazione pubblicata nel 1960, Viaggio di merci per merci, dopo aver impostato la misura del valore del Prodotto netto sul Lavoro vivo (a suo merito spetta l’aver sostituito il fallimentare “valore-lavoro” marxiano: X = K + L con il valore del Prodotto lordo X pari alla somma del valore del capitale K e del Lavoro vivo L, con il “neovalore-lavoro” dove il prezzo del Prodotto netto Y è pari al solo Lavoro vivo così che Y = L) ed averne considerato la ripartizione “polemica” tra Profitti e Salari (Y = W + P), quando avrebbe poi dovuto trattare della destinazione del profitto ad Accumulazione, previa una incursione sulla “scelta della miglior tecnica produttiva” qualora ce ne sia più d’una a disposizione su cui si è discusso anche troppo, alla maniera di un coito interrotto bruscamente si tira indietro e conclude il libro, lasciandoci orfani della sua opinione in merito all’argomento che allora andava più di moda presso gli astronomi di Cambridge che era proprio la crescita del pianeta per accumulazione, e nemmeno ce ne dà una giustificazione in una conclusione non c’è.

Eppure sappiamo, per testimonianza del discepolo Luigi Pasinetti, che egli se ne era interessato e forse ne aveva anche scritto, sebbene nulla compaia nella relazione di viaggio pubblicata: «l’impressione che ho avuto dalle numerose discussioni con Sraffa è che la sua intenzione (fosse) di eliminare volutamente dalla versione finale tutte quelle elaborazioni, che in versioni precedenti potrebbero esserci state, che potessero far apparire connessioni coi problemi di crescita economica di cui si stava occupando il gruppo post-keynesiano» di Cambridge, soprattutto i colleghi Joan Robinson e Nicholas Kaldor ma che giungevano a conclusioni con cui lui non poteva assolutamente accettare.

lunedì 8 agosto 2022

Forme della razionalità in Aristotele - Enrico Berti

Da: AccademiaIISF -  Enrico Berti (Valeggio sul Mincio, 3 novembre 1935 – Padova, 5 gennaio 2022) è stato professore emerito di Storia della filosofia presso l’Università degli Studi di Padova e massimo studioso di Aristotele in Italia. Fra le sue innumerevoli pubblicazioni ricordiamo In principio era la meraviglia (Laterza), Sumphilosophein. La vita nell’Accademia di Platone (Laterza), Storia della Metafisica (Il Mulino) e Aristotelismo (Il Mulino).

Vedi anche: Sulla meccanica aristotelica - Giorgio Israel 
Le passioni tra Heidegger e Aristotele - ENRICO BERTI
'La Fisica e Aristotele' - Carlo Rovelli, Monica Ugaglia, Diana Quarantotto
"Anthròpina phronein: la saggezza del limite" - Salvatore Natoli
Il problema del limite. La scienza e il postumano - Remo Bodei 
Aristotele: l'Amicizia - Enrico Berti
Sulla METAFISICA (Filosofia Prima) di Aristotele - Enrico Berti
Etica Nicomachea di Aristotele - Enrico Berti
L'etica in Aristotele - Enrico Berti
Fisica di Aristotele - Enrico Berti
Aristotele: "Politica" - Enrico Berti
Il linguaggio nel pensiero di Aristotele - Enrico Berti
Il realismo di Aristotele: vecchio o nuovo?*- Enrico Berti
Logos e techne nella filosofia antica*- Enrico Berti
Il principio di non contraddizione come fondamento necessario ma non sufficiente della verità. Enrico Berti
"L'idea di filosofia pratica dall'antichità ad oggi" - Enrico Berti
La questione del corpo in Aristotele - Enrico Berti
Intervista a Enrico Berti: cosa ereditiamo dalla filosofia greca

sabato 6 agosto 2022

Democrazia, bonapartismo, populismo - Michele Prospero

Da: Materialismo Storico, n°  1/2022(vol. XII)–E-ISSN 2531-9582 - https://journals.uniurb.it/index.php/materialismostorico - 
Michele Prospero  (Università di Roma “la Sapienza”) è un filosofo italiano. 


C’e un tema molto importante (quello della torsione autoritaria dei regimi politici nelle crisi di sistema) che attraversa la ricerca di Losurdo e costituisce un nucleo analitico rilevante del suo studio: dal libro della Bollati Boringhieri, Democrazia o bonapartismo, ritorna anche nell’opera postuma su La questione comunista, soprattutto nel capitolo riguardante il neopopulismo. 

Nel libro su Democrazia o bonapartismo il merito di Losurdo è quello di intrecciare la storiografia filosofica delle idee con l’analisi delle dinamiche politiche istituzionali. In particolare, Losurdo raccoglie il nucleo analitico più profondo del 18 brumaio di Marx e ne assume le categorie essenziali come fondamento possibile di un’interpretazione dei momenti critici delle democrazie occidentali. L’assunto che Losurdo sviluppa è che il bonapartismo e il populismo costituiscano fenomeni ricorrenti strutturali. Rappresentano cioè l’ombra delle democrazie di massa nelle giunture problematiche. 

Il bonapartismo emerge nell’analisi di Marx proprio a ridosso della grande crisi di modernizzazione degli istituti politici francesi che introdussero il suffragio universale maschile. Il bonapartismo e il populismo, in questo senso, sono fenomeni che riguardano la difficoltà che i ceti politici e sociali dominanti incontrano nel gestire con le risorse procedurali dell’ordinamento i grandi conflitti della modernità. In tal senso il cesarismo con la personalizzazione del potere indica l’ombra che accompagna la democrazia moderna. Losurdo coglie nel 18 brumaio un tentativo nient’affatto occasionale, ma a suo modo sistematico malgrado il taglio polemico, di evidenziare l’intreccio delle molteplici crisi che coinvolsero le istituzioni politiche della seconda repubblica francese. Vi rintraccia cioè un’interpretazione a più strati della crisi di quella esperienza di democrazia che ricomprende istituti, economia, ideologie, relazioni internazionali. Al centro della riflessione di Marx compare l’incastro della crisi economico-finanziaria, che dà un’accelerazione alla dinamica delle psicologie collettive impaurite dinanzi alla perdita di referenti politici, e della crisi istituzionale che esplode nel contrasto presidente/assemblea dovuto all’ambigua ripartizione dei poteri connaturata all’ossatura del semipresidenzialismo. Si tratta di un contrasto che esplode in tempi critici che lasciano lo scioglimento della contraddizione dell’antinomia istituzionale alla risorsa di un colpo di mano. Sull’esito della crisi politica pesò la fragilità politica degli operai, che si fecero sorprendere dagli eventi per l’assenza di capi, di una leadership adeguata, e per l’incapacità di definire le politiche di alleanze indispensabili per gestire una situazione critica di alienazione di massa. 

giovedì 4 agosto 2022

Ucraina: autodeterminazione o agronegozio? - Alessandra Ciattini

Da: la Città Futura - Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza, collabora con https://www.unigramsci.it ed è editorialista de https://www.lacittafutura.it

Leggi anche: Sulla guerra in Ucraina, dal punto di vista dell’internazionalismo. - Pietro Basso

Vedi anche: l'Economia della Guerra - Marco Veronese Passarella 



Il nazionalismo può essere di vari colori, non è certo progressivo se concede il pieno uso delle terre ai privati indigeni o stranieri.



La questione ucraina viene presentata da alcuni, persino nell’ambito della sinistra radicale, come un problema di autodeterminazione, nel senso che sarebbe assolutamente opportuno riconoscere l’autonomia e la sovranità del popolo ucraino da secoli vessato dai regimi russi succedutisi nei tempi. Si tratta di una maniera assai semplicistica di presentare la questione, e buona solo a fomentare l’attuale pericolosissima guerra. Infatti, come scrive Eric J. Hobsbawm nel suo noto Nazioni e nazionalismo (1991) una nazione non si trova in natura e non si distingue da un’altra come un topo da una lucertola, giacché essa è il risultato di complesse dinamiche storiche, di elementi oggettivi (fattori linguistici, territoriali, etnici) ed elementi soggettivi (sentirsi per esempio italiani). E per di più il sentimento nazionale è fluttuante, labile, cangiante, e si lega sempre a determinati interessi economici e politici. Basti ricordare che, nel nostro caso, è la borghesia che, dopo aver creato lo Stato unitario, ci ha voluto far diventare italiani a suo modo (“Fatta l’Italia, ora dobbiamo fare gli italiani”), reprimendo ogni istanza popolare.

Nel caso dell’Ucraina, si riconosce comunemente che nel suo territorio originario (Rus’ di Kiev) si costituirono le basi della grande cultura slava orientale; nel XIII secolo viene meno l’unità territoriale e la regione subisce l’invasione dei mongoli. Da quel momento essa viene suddivisa e governata da diverse potenze quali l’Austria-Ungheria, il Regno Russo, l’Impero Ottomano, la Confederazione Polacco-Lituana, che lo scapigliato Boris Johnson vorrebbe ricostituire in maniera velleitaria. Solo con la Rivoluzione d’Ottobre nasce un vero movimento nazionale, i cui obiettivi si concretano nella fondazione della Repubblica Socialista Sovietica di Ucraina, cui erroneamente secondo Putin fu riconosciuto come alle altre repubbliche il diritto alla secessione. Nonostante il boicottaggio da parte delle autorità locali in alcune repubbliche, il referendum del 1991 sul mantenimento dell’Unione Sovietica ottenne il 77,85 di “sì”. Le forze centripete, alimentate dal perpetuo desiderio di espandere a est il dominio capitalistico sulla scia di Hitler, portarono nel dicembre del 1991, con l’accordo tra Russia, Bielorussia e Ucraina, a dar vita alla Comunità degli Stati indipendenti, mentre in precedenza la maggioranza degli ucraini aveva scelto l’indipendenza, pur mantenendo rapporti privilegiati con Mosca.

martedì 2 agosto 2022

"La messa in scena come metodo della politica occidentale" - S.V. Lavrov

 Da: https://www.facebook.com/ambrusitalia - Articolo di S.V. #Lavrov, Ministro degli Affari Esteri della Federazione Russa, per il Centro internazionale d'Informazione “Izvestia”, 18 luglio 2022. 

Leggi anche: L’industria della menzogna quale parte integrante della macchina di guerra dell’imperialismo - Domenico Losurdo (2013) 

Quale idea di Occidente? Un’analisi filosofica del conflitto - Vincenzo Costa

Oggi, le Forze armate russe e le milizie della #DNR (Repubblica Popolare del #Donbass) e della #LNR (Repubblica Popolare di #Lugansk) stanno risolutamente svolgendo i propri compiti nel quadro dell’operazione militare speciale (OMS), cercando di porre fine alla palese discriminazione e al genocidio dei russi e di eliminare le minacce dirette alla sicurezza della Federazione Russa create, nel corso degli anni, dagli #StatiUniti e dai loro satelliti sul territorio ucraino. Poiché stanno perdendo sul campo di battaglia, il regime ucraino e i suoi patroni occidentali non esitano a inscenare "bagni di sangue" per demonizzare il nostro Paese presso l'opinione pubblica internazionale. Ci sono già stati #Bucha, #Mariupol, #Kramatorsk e #Kremenchuk. Il Ministero della Difesa russo, fatti alla mano, avverte ogni volta che si sta preparando la messa in scena di nuovi incidenti. 

Le scene provocatorie messe in atto dall'Occidente e dai suoi tirapiedi hanno una firma riconoscibile. Scene, peraltro, che non sono iniziate in #Ucraina, ma molto prima.