mercoledì 30 novembre 2022

Il nuovo governo Meloni: un diverso approccio alle relazioni internazionali e in particolar modo con la Cina? - Alessandra Ciattini

Da: https://www.lacittafutura.it - Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia alla Sapienza, collabora con https://www.unigramsci.it ed è editorialista de  la citta futura.

Leggi anche: L’eradicazione della povertà estrema in Cina - Alessandra Ciattini



Europeista e atlantista, il governo Meloni volgerà le spalle alla Cina? 


Affrontando la questione delle conseguenze derivate dall’affermazione nella destra nelle elezioni dello scorso 25 settembre in Italia sulla politica internazionale del paese, in primo luogo occorre sottolineare che dobbiamo fare i conti con un’astensione dal voto del 36% degli elettori; fatto che mostra una alquanto scarsa fiducia nei partiti politici che hanno governato il paese in questi ultimi anni. 

Analizziamo poi brevemente i dati elettorali. Il partito di estrema destra Fratelli d’Italia, guidato da Giorgia Meloni, membro dell’Aspen Institute, ha conquistato la maggioranza dei seggi in Parlamento: nel 2018 aveva solo il 4,4% alla Camera e il 4,3% al Senato. La Lega di Matteo Salvini, sempre di destra, ha dimezzato i suoi voti, passando dal 17,5% al 9% cedendoli alla Meloni. È in calo anche il partito del magnate plurindagato Silvio Berlusconi che si attesta all’8%.

Quanto, invece, al cosiddetto centrosinistra, il Partito Democratico ha subito una meritata débacle, perdendo circa un milione di voti e ottenendo solo il 19%, non allontanandosi dai risultati del 2018. L’Alleanza Sinistra/Verdi deve accontentarsi di un modesto 3,6%. Nonostante abbia perso una parte importante, il Movimento 5 Stelle, con un atteggiamento critico ma inefficace e ambiguo verso le scelte del governo di Mario Draghi verso la guerra per procura tra Ucraina e Russia, ha guadagnato inaspettatamente il 15%, dimezzando tuttavia i consensi ricevuti nel 2018. Il terzo polo formato da Azione e Italia Viva, una costola ultraliberista del PD, si colloca all’8%. Quanto all’alleanza Sinistra/Verdi il risultato è paragonabile a quello di Liberi e Uguali (con l’unica differenza dei Verdi al posto dei bersaniani di Art.1). Rispetto al 2018 il risultato (3,6%) è leggermente al rialzo: quattro anni e mezzo fa LeU ottenne il 3,3%. Ci sono poi altre formazioni politiche di entrambi i settori (destra e sinistra), ma che non saranno ammesse in parlamento per l’esiguità dei voti conseguiti. 

Per quanto riguarda, invece, l’analisi sociologica del voto (reddito, occupazione, età), si può affermare che il cosiddetto centrosinistra e il terzo polo hanno conquistato voti nei collegi a reddito più alto, con maggiore numero di occupati e di laureati; invece i 5 Stelle si sono affermati nel meridione, nei settori più poveri con una più alta percentuale di disoccupazione e tra i giovani. Il centrodestra è riuscito a ottenere un voto trasversale anche se ha ricevuto sostegno in particolare dagli anziani. 

domenica 27 novembre 2022

HEBE DE BONAFINI, UNA MADRE SENZA COMPROMESSI - Gianni Minà

Da: https://www.facebook.com/giannimina38 - https://ilmanifesto.it/hebe-cosi-lotto-una-madre - https://www.kulturjam.it

Gianni Minà è un giornalista, scrittore e conduttore televisivo italiano. E' stato editore e direttore della rivista letteraria Latinoamerica e tutti i sud del mondo dal 2000 al 2015 ed è stato direttore della collana di Sperling & Kupfer Continente desaparecido, dedicata a realtà e autori latinoamericani. Ha pubblicato numerosi libri sull'America Latina.

Leggi anche: Pace - Gianni Minà 

Per chi volesse continuare a sostenere Mina’s Rewind, volto alla digitalizzazione di tutto l’archivio audiovisivo storico inedito: https://www.produzionidalbasso.com/project/mina-s-rewind/  


Qualche giorno fa è scomparsa Hebe de Bonafini, una madre che ha trasformato la sua vita in pietra di inciampo per i collusi con la dittatura argentina. A fine anni ‘90 la intervistai per un programma televisivo che andava in onda nel cuore della notte, ma che mi lasciava molto tempo a disposizione per affrontare la complessità delle persone che hanno segnato un’epoca. Non fu un’intervista facile davanti a questa donna argentina con un carico di dolore immenso. 


Le Madri di Plaza de Mayo davanti alla Casa Rosada sono una delle immagini più angosciose del secolo scorso per chi ha una vera coscienza democratica. Fu dal 30 aprile 1977, da quando una feroce dittatura sottrasse loro e mai più restituiti un figlio, un nipote, un fratello, che queste donne si riunivano ogni giovedì della settimana. Donne che volevano sapere che fine avevano fatto i loro cari e che questo atto più crudele di un assassinio dichiarato sia rimasto impunito anche con il ritorno della democrazia. 

Con il ritorno e il fallimento di Peron e del suo regime, con l’uscita di scena di Isabel Peron prese il potere Videla il capo dell’Esercito che, insediandosi alla Casa Rosada, fece scattare, lo stesso giorno in una repressione selvaggia, una dittatura sanguinaria durata 7 anni. Le forze di repressione arrivavano, bloccavano il traffico, creavano una zona proibita, poi arrestavano o torturavano. I vicini tenevano la radio accesa per non sentire le urla. Si seppe ben presto che i desaparecidos erano più di 30mila, due generazioni di ragazzi. Spesso era sufficiente il numero di telefono trovato sull’agenda di un compagno di scuola per condannarli al nulla: “Non pianga signora, lo prendiamo per interrogarlo, poi glielo rendiamo” erano soliti dire. 

I due figli di Hebe de Bonafini non gliel’hanno più resi: 

venerdì 25 novembre 2022

“La logica del capitale. Ripartire da Marx” - Roberto Fineschi

Da: https://www.letture.org - https://www.sinistrainrete.info - Roberto Fineschi è docente alla Siena School for Liberal Arts. Ha studiato filosofia e teoria economica a Siena, Berlino e Palermo. Fra le sue pubblicazioni: Marx e Hegel (Roma 2006), Un nuovo Marx (Roma 2008) e il profilo introduttivo Marx (Brescia 2021). È membro del comitato scientifico dell’edizione italiana delle Opere complete di Marx ed Engels, dell’International Symposium on Marxian Theory e della Internationale Gesellschaft Marx-Hegel für dialektisches Denken. (http://marxdialecticalstudies.blogspot.com - https://www.facebook.com/roberto.fineschiMarx. Dialectical Studies  - laboratoriocritico.org!). 

(In questo video Roberto Fineschi, intervistato nel luglio 2022, parla del significato e dell’attualità del pensiero di Marx: https://www.raicultura.it/filosofia/articoli/2022/07/Lattualita-del-pensiero-di-Marx--8fa878ba-e675-418f-9c06-e8facc429af3.html?fbclid=IwAR0Z3anAKHAeuGpHHVuFyrlSZxutAWMWRvADzm5_CgBR0TFPvtX2JoL8CXk). 


 Prof. Roberto Fineschi, Lei è autore del libro La logica del capitale. Ripartire da Marx edito dall’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici: quali condizioni consentono oggi una nuova lettura dell’opera di Karl Marx?

Le condizioni sostanziali sono due. La prima è di carattere scientifico: la nuova edizione storico-critica delle opere di Marx ed Engels (la seconda Marx-Engels-Gesamtausgabe, MEGA2) sta mettendo a disposizione per la prima volta nella storia della ricezione marxiana una serie di testi fondamentali prima inaccessibili. Essi hanno cambiato la faccia di alcune delle opere fondamentali di Marx come i cosiddetti Manoscritti economico-filosofici del ‘44L’ideologia tedesca e, soprattutto, Il capitale. Il Marx che possiamo leggere oggi non è quello che è stato letto fino ad oggi.

La seconda è di carattere storico-politico. Senza esprimere sommari giudizi sulla storia novecentesca, è un dato di fatto che qualunque movimento politico organizzato ha bisogno di una dottrina certa e immutabile su cui basare la propria azione. Il marxismo inevitabilmente aveva ingessato il pensiero di Marx. L’ortodossia sovietica aveva poi finito per influenzare anche le posizioni anti-sovietiche o eclettiche. Al di là della valutazione che si voglia dare di queste esperienze (e sarebbe insensato liquidarle con sufficienza), è evidente che il venir meno di questo contesto nel suo complesso ha senz’altro permesso un più libero approccio al testo di Marx.

 Quali nuove interpretazioni un’analisi filologicamente rigorosa della teoria marxiana?

In primo luogo non bisogna cadere nell’ingenuità di cancellare le interpretazioni passate semplicemente perché non avevano tutti i testi a disposizione. Si tratta di un complesso e stratificato dibattito secolare che ha prodotto risultati importanti e, date certe premesse, credo anche definitivi. Lo stesso testo di Marx, soprattutto per il suo carattere incompiuto, permette sicuramente anche letture multiple che possono trovare appigli importanti nel testo. Detto questo, credo che, grazie ai testi ora disponibili, sia possibile un tentativo di ricostruzione più filologico di ciò che Marx ci ha lasciato. Una testualità più precisa a mio parere permette di considerare alcune delle interpretazioni storiche, anche quelle sviluppate fino alle estreme conseguente, come in sé coerenti, ma forse meno corrispondenti alle intenzioni marxiane.

mercoledì 23 novembre 2022

Democrazia in salsa ucraina - Alessandra Ciattini


Da: https://www.altrenotizie.org - Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza, collabora con https://www.unigramsci.it ed è editorialista de la Città Futura.


Anche i nostri media, che ogni giorno cercano di convincerci della democraticità del governo ucraino, del suo leader e della loro appartenenza al “mondo libero”, non hanno potuto tralasciare la notizia secondo la quale, riappropriatosi di alcuni territori prima occupati dai russi (Kharkov e ora Kherson), il governo ucraino ha dato avvio a una spietata caccia ai collaborazionisti pro-russi, considerati traditori della patria, anche se si sono limitati ad accettare cibo e aiuto dagli invasori, con i quali evidentemente debbono avere spesso strette relazioni per la comune lingua e cultura d’origine.


D’altra parte, purtroppo per i nostri influencer, il fatto che l’Ucraina non sia rispettosa dei diritti umani è stato messo in evidenza anche da un recente pronunciamento della nostra Corte di Cassazione che, in data 3 marzo 2022, con l’ordinanza n. 7047, “ ha ritenuto fondata la richiesta di protezione internazionale ed umanitaria presentata da un cittadino ucraino, obiettore di coscienza, che si è sottratto al servizio di leva in Ucraina per evitare di essere coinvolto in azioni di guerra e di essere costretto a commettere crimini di guerra o contro l’umanità”. Nella nota all’ordinanza si può leggere anche che dall’inizio del conflitto nel Donbass ”oltre 26.000 cittadini ucraini sarebbero stati sottoposti nel loro paese ad azioni giudiziarie per aver evitato, in vario modo, il servizio militare”. Tuttavia, la nota riconosce che entrambi i contendenti (russi e ucraini) sono responsabili di gravi violazioni e di crimini di guerra (https://www.gazzettaamministrativa.it/servizicu/bancadatigari/viewnews/5898d8095428ee310bf7fa3da1864ff7 ).

lunedì 21 novembre 2022

L’Africa al centro dello scontro tra potenze - Marco Santopadre

Da: https://pagineesteri.it - Marco Santopadre, giornalista, già direttore di Radio Città Aperta di Roma, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e del Nord Africa. Collabora con il Manifesto, Catarsi e Berria. Scrive, tra le altre cose, di Spagna e movimenti di liberazione nazionale.

L’Africa al centro dello scontro tra potenze
 L’invasione russa dell’Ucraina ha rinfocolato il conflitto tra le diverse potenze impegnate nel continente africano. Di fatto l’Africa è diventata la principale arena della competizione tra le diverse potenze e le rispettive multinazionali alla ricerca di risorse, sbocchi economici, corridoi, alleanze politiche, militari e commerciali.

L’Africa, un’arena sempre più affollata
Negli ultimi anni il numero di paesi in gara per il controllo delle risorse e dei territori africani è costantemente cresciuto. Alle tradizionali potenze coloniali – in particolare Francia e Gran Bretagna – rimaste a spadroneggiare nonostante la conquista dell’indipendenza formale da parte dei paesi africani a partire dagli anni ’60 del secolo scorso, si sono uniti ben presto gli Stati Uniti, interessati a condizionare i nuovi governi contro l’influenza dell’Unione Sovietica sulle correnti nazionaliste e progressiste e a perseguire i propri interessi economici e geopolitici.
Dopo il crollo dell’Urss, l’Africa si è gradualmente affollata di nuovi attori, protagonisti di una spoliazione del continente più o meno vorace, man mano che le potenze coloniali originarie perdevano posizioni. La Cina, la Russia e la Turchia sono entrate prepotentemente nell’agone, approfittando del rinnovato risentimento delle popolazioni africane e di alcuni governi nei confronti del dominio neocoloniale e perseguendo strategie di penetrazione di diverso tipo. Mentre Pechino consolida la sua egemonia economica, basata sulla realizzazione di grandi infrastrutture, Mosca forza le tappe offrendo assistenza militare e armi a governi e aziende alle prese con l’insorgenza islamista o semplicemente con i movimenti di opposizione. Da parte sua il sultano Erdogan si propone come partner alla pari in nome delle comune osservanza musulmana e di una presunta fratellanza terzomondista.
Ma se si guarda soprattutto il fronte degli investimenti e dei partenariati, risalta la crescente presenza nell’agone africano di molti altri paesi: dall’India al Giappone, dall’Indonesia alla Corea del Sud per quanto riguarda l’Asia, a praticamente tutti i paesi arabi – in particolare Arabia Saudita, Emirati Arabi e Qatar – fino al Canada e all’Australia. 

sabato 19 novembre 2022

Tutto un altro mondo. Dove va l'Italia? - Lucio Caracciolo

Lucio Caracciolo è un giornalista e accademico italiano fondatore e direttore della rivista italiana di geopolitica Limes (https://www.limesonline.com)


Tutti i video del Festival ►https://bit.ly/Limes_Genova_2022

                                                                         

giovedì 17 novembre 2022

GORBACIOV E LA CONTROVERSA STAGIONE DELLE RIFORME - Luciano Beolchi

Da: alternative per il socialismo, N. 65, Castelvecchi ed. - Luciano Beolchi Università degli studi Milano.

Leggi anche: GORBACIOV E IL MONDO DI OGGI - Leonardo Masella 

EPITAFFIO PER L’URSS: UN OROLOGIO SENZA MOLLA - Christopher J. Arthur 


Il riformismo sovietico ha una lunga storia, pressochè ignorata dagli studiosi occidentali. Basti pensare che il ruolo dei Soviet, l’organo Istituzionle che dà il nome allo stato – Unione Sovietica - e attraverso cui si esercita il potere costituzionale del popolo, era stato modificato già tredici volte solo nei precedenti quindici anni prima che Gorbaciov, scomparso lo scorso 30 agosto, ne promuovesse la quattordicesima modifica nel 1987.

In tempi recenti, dopo quello di Kruscev, il tentativo più consistente di riforme si deve al Primo Ministro Alexsej Kosygin, negli anni sessanta ed era incentrato su una riforma delle imprese e della gestione dell’economia non molto diversa da quella poi avviata da Gorbaciov e che conosciamo come Perestrojka (ricostruzione o ristrutturazione).

Jurij Andropov, successore di Brežnev alla guida del Pcus, alla fine degli anni Settanta aveva commissionato uno studio per calcolare il Pil sovietico secondo criteri qualitativi occidentali, con l’integrazione del concetto di valore aggiunto e non più solamente basato sul volume della produzione: in base a quello studio l’Urss si vide sorpassata da Germania e Giappone1. 

Più o meno negli stessi anni, nel 1983, si pubblicò il documento noto come Manifesto di Novosibirsk, con una tesi suggestiva che Gorbaciov riprese pari pari nel suo libro Perestrojka, senza peraltro citare né la fonte né l’origine. È la tesi secondo cui la crisi economica dell’Urss sarebbe dipesa dal fatto che il sistema dei rapporti di produzione fosse notevolmente arretrato rispetto al livello di sviluppo delle forze produttive. Quindi proprio un eccesso di forze produttive a fronte di un’incapacità di un loro pieno utilizzo all’interno dei rapporti esistenti poteva spiegare compiutamente la situazione economica dell’Urss.

Nel 1985 Alexandr Jakovlev, tornato da poco dal Canada dove aveva ricoperto la carica di ambasciatore, elaborò un documento di indirizzo ben diverso intitolato “Gli imperativi dello sviluppo politico” che venne inviato a Gorbaciov e che costituì un abbozzo di quello che diventerà in seguito il programma della Glasnost (trasparenza). Un secondo documento che svilupperà le stesse tesi e quelle della Perestrojka fu sviluppato nel 1986. 

Insieme a Jakovlev, Grigorijj Javlinskij, tutt’ora sulla breccia come capo del partito d’opposizione liberale Jabloko, cominciava in quegli stessi anni, tra 1982 e1983, a esporre i principi di un passaggio rapido e violento dal sistema socialista a quello capitalista, quelli che poi sarebbero confluiti nel Programma dei Cinquecento giorni, sostanzialmente attuato da Boris Eltsin nel modo che portò al primo disastro dell’economia russa tra 1991 e 1994. Entrambi assunsero ruoli decisivi nella gestione dell’economia sotto Gorbaciov e conservarono la loro posizione con El’tsin che presto li sostituì con i più spregiudicati Egor Gajdar e Anatolij Chubajs, di orientamento decisamente filoliberista, mascherato dietro la cosiddetta “economia socialista di mercato”.

Il Manifesto di Novosibirsk corrisponde alla relazione della sociologa ed economista Tatyana Zaslavskaya (1927-2013) “Sul miglioramento dei rapporti di produzione del socialismo e dei compiti della sociologia economica” presentata al seminario scientifico “Il Meccanismo sociale dello Sviluppo Economico”) che si tenne appunto a Novosibirsk nell’aprile del 1983. 

Il manifesto si apriva con queste considerazioni sul peggioramento dell’economia sovietica: “Per decenni lo sviluppo sovietico è stato caratterizzato da tassi elevati e grandi stabilità. Ciò ha involontariamente ispirato l’idea che quelle caratteristiche fossero organiche per un’economia socialista pianificata. Tuttavia, nel corso degli ultimi dodici-quindici anni lo sviluppo dell’economia nazionale ha iniziato a mostrare una tendenza verso una notevole diminuzione del tasso di crescita del reddito nazionale. Se nell’VIII Piano quinquennale la crescita media era del 7.5% e nel IX del 5.8%, nel X è scesa al 3.8% e nei primi anni dell’XI è stata del 2.5% (con la crescita della popolazione in media dello 0.8% annuo). Ciò non garantisce né il tasso di crescita richiesto nel tenore di vita delle persone, né un intenso ammodernamento tecnico della produzione.”

Gorbaciov e le carte vincenti

martedì 15 novembre 2022

Crisi ucraina: un primo bilancio delle sanzioni contro la Russia - Andrea Vento

Da: https://www.marxismo-oggi.it - Andrea Vento. 3 novembre 2022 - Gruppo insegnanti di Geografia Autorganizzati. 

Leggi anche: A 30 anni dalla caduta del Muro di Berlino. Una sintesi storico-geopolitica della fase post-bipolare. - Andrea Vento 


Il 6 ottobre scorso l'Unione Europea ha varato l'ottavo pacchetto di misure sanzionatorie contro Mosca1 con il dichiarato fine di fiaccare l'economia russa e indurre Putin ad un accordo di pace da posizioni di debolezza o, addirittura, costringere le truppe impegnate nell'Operazione Militare Speciale alla sconfitta militare, grazie anche alle ingenti forniture militari di Usa e Ue ormai giunte ad oggi a 100 miliardi di dollari. Massiccio sostegno che, sommato al supporto di intelligence degli Usa e del Regno Unito, stanno mettendo in difficoltà sul campo le forze militari russe.

Rispetto alle previsioni dei governi occidentali che hanno accompagnato il varo del primo pacchetto di sanzioni introdotte dalla Ue e dagli Usa il 23 febbraio scorso, a seguito del riconoscimento delle Repubbliche Popolari del Donbass che ha preceduto di un giorno l'Operazione Militare Speciale, quale risulta l'effettiva entità dell'impatto delle sanzioni sull'economia russa e sulle sue relazioni internazionali? 

La recessione che avrebbero causato alla Russia dalla previsione del Fmi ad aprile di un pesante -8,5% per il 2022, si è più che dimezzata a -3,5% nel World Economic Outlook di ottobre della stessa istituzione, passando per il -6,0 di luglio, a testimonianza della capacità di tenuta e di resilienza dell'economia russa (tab. 1). Mentre a livello internazionale, seppur oggetto di condanna da parte di una Risoluzione dell'Assemblea Generale dell'Onu del 3 marzo per l'invasione dell'Ucraina votata da 141 Paesi su 193, la Russia, appare tutt'altro che isolata appurato che solo 37 Paesi (pari al 19% del totale) dopo 7 settimane dal 24 febbraio2, avevano aderito alle sanzioni promosse dagli Stati Uniti e imposte da questi ultimi anche all'Ue (carta 1). Anzi, la Russia, isolata verso occidente, ha ridisegnato la propria carta geopolitica approfondendo le relazioni economiche, commerciali e politiche non solo con le potenze emergenti (Cina e India) e regionali asiatiche (Pakistan e Turchia), ma anche con i Paesi africani e latinoamericani, contrari all'adozione delle sanzioni (carta 2).

domenica 13 novembre 2022

I laboratori ucraini e la guerra di distruzione di massa - Alessandra Ciattini

Da:  la Città FuturaAlessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza, collabora con https://www.unigramsci.it ed è editorialista de la Città Futura



Purtroppo il conflitto nel cuore dell’Europa continua a intensificarsi, lasciando spazio a poche speranze di pace.



Qualche giorno fa la Federazione Russa ha chiesto al Consiglio di sicurezza dell’Onu di costituire una commissione incaricata di investigare su qualcosa di più di un’ipotesi: la violazione da parte degli Stati Uniti e dell’Ucraina delle convenzioni internazionali, che proibiscono ai laboratori biologici di svolgere attività mirate alla individuazione di agenti patogeni, che potrebbero produrre armi di distruzione di massa. Questi laboratori si troverebbero in Ucraina e sarebbero finanziati dagli Usa (ovviamente ve ne sono molti altri sparsi per il mondo). La commissione dovrebbe essere formata da 15 membri e dovrebbe riferire i risultati della sua indagine alla fine di novembre nella sede delle UN a Ginevra.

Commentando questo evento, i nostri telegiornali hanno affermato a chiare lettere “Nessuno crede alla Russia”. Purtroppo per loro, il 9 marzo passato al Senato federale degli Usa la ormai famosa Victoria Nuland ha ammesso la presenza di laboratori di ricerca biologica in Ucraina, in particolare a Kiev e Odessa, e si è dichiarata preoccupata che i russi possano porli sotto il loro controllo. Nonostante ci siano voci negli Usa che smentiscono questa notizia, l’Organizzazione mondiale della sanità ha invitato il governo ucraino a distruggere gli agenti patogeni che potrebbero “fuggire” dai laboratori e provocare gravi disastri.

venerdì 11 novembre 2022

"Karl Marx. Gli anni giovanili" - Regia: Lev Kulidzhanov


"Karl Marx. Gli anni giovanili è uno sceneggiato biografico in sette puntate frutto di una coproduzione tra Unione Sovietica e Repubblica Democratica Tedesca. Andò in onda nel 1980 ed ebbe un grande successo in URSS, dove gli sceneggiatori e il regista furono insigniti del premio Lenin. 
Minore risonanza ebbe in RDT, dove fu trasmesso in orario pomeridiano per non dar risalto a un'opera che Honecker in persona aveva in qualche modo cercato di boicottare perché rappresentava un'immagine di Marx non corrispondente all'idea che se ne tratteggiava nelle biografie ufficiali." 

Titoli originali: "Карл Маркс. Молодые годы" "Karl Marx. Die jungen Jahre
Interpreti principali: Ventseslav Kisëv (attore bulgaro, Karl Marx), Renate Blume (attrice tedesco-orientale, Jenny von Westphalen). 
Sceneggiatura: Anatolij Grebnëv e Boris Dobrodeev. 
Regia: Lev Kulidzhanov
Prima puntata e, di seguito, l'intera serie:
                                                                             

seconda puntata: https://youtu.be/vbahBZpMu8M