martedì 20 novembre 2012

Sul rapporto struttura/sovrastruttura. - Stefano Garroni -



Appartiene alla vulgata marxista la tesi, secondo cui la distinzione struttura/sovrastruttura vada intesa nel senso che, in questa coppia, l’elemento attivo e determinante sia la struttura, la quale trova nella sovrastruttura il proprio riflesso corrispondente.

Lo schematismo riduzionistico della tesi è talmente evidente da far sì che coloro, che la sostengono, precisino, tuttavia, che il riflesso sovrastrutturale non è solo un effetto passivo, dacché ha la capacità, a sua volta, di agire sulla struttura, influendo in qualche modo sulle sue modalità di esistenza.

La debolezza della tesi sembra essere così esprimibile: se l’insieme struttura/sovrastruttura è affermato come un insieme necessario (nel senso che, data una certa struttura, ne consegue una certa sovrastruttura, secondo la formula ), dunque, se nell’insieme in questione solo una delle componenti (la struttura) è parte attiva, che determina la seconda componente (ovvero la sovrastruttura o parte passiva), tuttavia, in modo del tutto inatteso –perché inconseguente-, si afferma poi una capacità della sovrastruttura di rovesciarsi in parte attiva, che plasma in qualche modo la struttura, la quale a questo punto è divenuta parte passiva.

In altre parole, se in un primo momento la struttura plasma la sovrastruttura, determinando anche i modi di reciproca relazione fra gli elementi che la compongono; se, dunque, in questa fase, la necessità dell’insieme è lo stesso che la necessità della struttura, successivamente, invece, si implica una necessità propria della sovrastruttura, capace perfino di agire su quella che prima era l’unica componente attiva.

Osservando la questione dal punto di vista della modalità logica, sembra possibile sostenere che la tesi in questione sia una sorta di disordinato e inconseguente tentativo di combinare accidentalitàe necessità – il piano dell’accidentalità –ovvero di ciò, che è così e così, ma che potrebbe anche non esserlo- si identifica con quello sovrastrutturale e il piano della necessità con quello della struttura. Almeno in un primo momento, dacché poi –lo abbiamo visto- l’accidentale si scopre necessario, mentre il necessario si scopre invece in qualche misura accidentale.

La fonte specificamente teorica dell’equivoco sta nell’errata interpretazione delle espressioni (Bestimmung, bestimmen), che Marx usa, per definire il rapporto struttura/sovrastrutura.

Nel senso che, mentre quei termini vogliono dare il senso di un impulso verso …>, dunque, di una sollecitazione, che proviene dalla base economica a completarsi mediante rapporti sociali, giuridici e politici ecc., e di raggiungere così una adeguata realizzazione di sé ai vari livelli dell’esperienza sociale, da una certa tradizione invece –condizionata anche da preoccupazioni politiche storicamente determinate- quei termini vengono letti nel senso di un determinismo positivistico. 

venerdì 16 novembre 2012

I VARI SENSI DI ECONOMIA - Stefano Garroni -



Ciò che siamo abituati a denotare/connotare con il semplice termine economia, storicamente è stato designato e qualificato in modi diversi ed esattamente, seguendo approssimativamente un succedersi storico, Volksökonomie (economia del popolo), - Nationalökonomie (economia della nazione – in proposito si ricordi che A. Smith titolò la sua opera principale, pubblicata nel 1766, The Wealth of Nations- ), - Politischeökonomie  ed, infine, semplicemente Ökonomie.

Va da sé che queste modifiche di vocabolario non stanno ad indicare semplicemente cambiamenti terminologici, ma che al contrario testimoniano, anche, di concezioni diverse di ciò che, per noi, è semplicemente ‘attività economica’.

Comunque, è facile vedere che possiamo raccogliere i diversi nomi usati, in due classi: la prima (C1) – che comprende i tre termini –Volksökonomie, Nationalökonomie, Politischeökonomie.

Il che significa che, giusta C1, quella economica non è un’attività a sé stante, perché sempre –in qualche modo- relazionata, connessa all’insieme delle attività, che definiscono un popolo, una nazione, una società.

La seconda classe invece (C2) comprende un solo termine, vale a dire,  implica la concezione per cui quella economica è essenzialmente un’attività a sé stante, dotata di proprie regole e leggi, tanto più chiare, quanto più siano liberate da abusive, perchè estranee, intromissioni, che provengano dagli altri piani delle vita sociale.

Recentemente è un autore tedesco, che si è occupato di argomenti, assai utili per il nostro scopo, ovvero per precisare il senso delle varie espressioni, storicamente usate, per indicare.