domenica 31 dicembre 2023

Perchè i "liberali" odiano la Democrazia? - Carlo Galli

Da: OttolinaTV - Carlo_Galli (Università di Bologna) è un politico, accademico e filosofo politico italiano.
Vedi anche: Vedi anche: Marx e la storia del pensiero politico - Carlo Galli
Marx e la dialettica - Roberto Fineschi, Carlo Galli

Il video ha inizio al m. 2,05 
                                                                           

sabato 23 dicembre 2023

La fine della democrazia moderna - Stefano G. Azzarà

Da: Stefano G. Azzarà - Stefano G. Azzarà insegna Storia della filosofia politica all’Università di Urbino. È segretario alla presidenza dell’Internationale Gesellschaft Hegel-Marx. Dirige la rivista “Materialismo Storico”(materialismostorico - http://materialismostorico.blogspot.com). È impegnato in un confronto tra le grandi tradizioni filosofico-politiche della contemporaneità: liberalismo, conservatorismo, marxismo.


Intervento al Workshop della Fondazione Feltrinelli su "La sinistra di fronte al cambiamento antropologico del XXI secolo", 19 ottobre 2023, tavola rotonda con Luigi Vergallo (Fondazione Feltrinelli), Marc Lazar (Sciences Po), Patrizia Dogliani (Università di Bologna), Stefano Azzarà (Università di Urbino), Simona Colarizi (Università degli Studi di Roma "La Sapienza"), Donald Sassoon (Queen Mary University of London).

                                                                             

mercoledì 20 dicembre 2023

Perché conquistare Gaza? - Alessandra Ciattini

Da: https://futurasocieta.com - Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni - Membro del Coordinamento Nazionale del Movimento per la Rinascita Comunista) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza di Roma. 

Leggi anche: Chi sono i veri responsabili del caos nel Medio Oriente? - Alessandra Ciattini 

La politica di Bibi Netanyahu è davvero fondata solo sull’idea del grande Israele, parola la cui etimologia non è chiara, espressa nel Genesi, secondo cui la Terra ad esso promessa sia da identificare con ciò che Geova promise ai discendenti di Isacco figlio di Abramo? Mi dispiace per i culturalisti che ancora oggi si attardano a vedere ovunque guerre di religione, di civiltà, di valori (tra i quali il cinico Blinken), ma gran parte delle cause stanno altrove e ad esse fa in parte riferimento il sempre aggiornato Giacomo Gabellini. Ho già accennato al fatto che il cosiddetto Occidente collettivo ha avuto bisogno dalla fine dell’Impero ottomano di mantenere divisi gli arabi, di collocare uno Stato gendarme in Medio Oriente per ragioni strategiche ed economiche e soprattutto per contrastare la formazione di un Movimento panarabo aconfessionale a sfondo socialista, cui accordò la sua fiducia inizialmente anche l’Unione Sovietica. Per riassumere, la guerra dei sei giorni del 1967, che segnò la messa in crisi di vari regimi arabo-socialisti, e la Rivoluzione islamista in Iran del 1979 questo movimento, che aveva un carattere antimperialista e nazionalista, benché sia Nasser che Gheddafi si richiamassero ad un socialismo generico, fu sconfitto e sostituito dall’islamismo nelle sue varie forme.

A parere di Scott Ritter, ex ispettore delle Nazioni Unite, che considera Israele, violatore di 62 risoluzioni dell’Organismo internazionale, un nemico degli USA e il vero terrorista in questo gioco al massacro, in realtà le azioni militari contro Gaza non si dispiegano secondo un piano pensato dal corrotto Netanyahu, che vuole mettersi al riparo da gravi incriminazioni con riforme istituzionali.

venerdì 15 dicembre 2023

Vita, conquiste e disfatte di Napoleone - Alessandro Barbero

Da: Alessandro Barbero Fan Channel - Alessandro Barbero è uno storico, scrittore e accademico italiano, specializzato in storia del Medioevo e in storia militare.


«Chi ha paura d'essere battuto sia certo della sconfitta». Napoleone Bonaparte è stato il fondatore del Primo Impero francese e un grande condottiero. Queste sue parole dimostrano perché seppe conquistare il potere in Francia e sottomettere buona parte d'Europa, creando una leggenda che non si è spenta nemmeno dopo la sua morte, avvenuta il 5 maggio del 1821.
                                                                         

martedì 12 dicembre 2023

Le caratteristiche economiche della questione palestinese - Francesco Schettino

Da: https://contropiano.org - Questo contributo è uscito anche su marxismo oggi.it e lantidiplomatico.it - 

Francesco Schettino (Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli) è un economista italiano. 


Gli eventi del 7 ottobre e quelli che sono avvenuti nelle settimane appena successive sono stati senza dubbio caratterizzati da un livello di violenza senza precedenti.

Per quanto l’attacco palestinese sia stato sicuramente enfatizzato e strumentalmente caricato di brutalità con notizie che al momento non sono state in gran parte verificate (parliamo di stupri, decapitazioni di bambini israeliani ecc.)1, di certo, per mano di Hamas, degli altri gruppi che hanno organizzato l’attacco e dello stesso esercito israeliano2 che è intervenuto, molto sangue è stato sparso3.

Nelle settimane immediatamente successive, la rappresaglia contro Gaza e Cisgiordania è stata estremamente violenta determinando una quantità di vittime che al 27.11.2023 è così contabilizzata secondo l’Osservatorio per i diritti umani Euro-Med: il 61% delle vittime non sono uomini adulti. 8.176 sono bambini e 4.112 donne.

Peraltro, delle 20.000 morti accertate, il 92% sono civili e più dell’80% della popolazione di Gaza (circa 1,7 milioni di abitanti) è stata sfollata dalle proprie case e vive in luoghi non sicuri e pieni di enormi difficoltà, in primis il reperimento di cibo. In altri termini nei primi 50 giorni di aggressione israeliana quotidianamente, in media, sono stati uccisi 167 bambini e 377 civili. Si immagini che in una situazione per alcuni versi simile, quella del conflitto ucraino-russo, in meno di 2 anni di guerra sono stati uccisi meno di 10.000 civili.

Insomma, l’enorme aggressività ha colpito intimamente chi ha provato a conoscere i fatti non abbandonandosi ciecamente alla propaganda dei media occidentali che, monoliticamente allineati alle volontà dei governi, tutti o quasi filo-israeliani, ha tentato di nascondere una verità che via via, divenendo enorme, ha iniziato a sgretolare il muro granitico di silenzio tirato su dalle borghesie occidentali.

Le oceaniche, per certi versi inattese, reazioni di piazza che si sono viste in tutto il mondo – persino in luoghi inusuali come Washington DC e Londra – hanno interpretato questa spinta emotiva a mettere fine a un massacro che avrà una eco al momento del tutto imprevedibile.

domenica 10 dicembre 2023

Italiani sonnambuli: il report Censis fotografa una società cieca dinanzi ai presagi - Andrea Carli

 Da: https://amp24.ilsole24ore.com - Andrea Carli Redattore 


Il 57esimo rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese fotografa una società italiana cieca dinanzi ai presagi. L’inversione di ciclo dell’occupazione, il rallentamento della crescita, la crisi demografica, il ritorno della guerra, le incognite sul welfare: sono tutti temi che suscitano preoccupazione, ma che la maggior parte degli italiani preferisce ignorare


Una società italiana affetta da sonnambulismo, che si mette una mano davanti agli occhi e ignora i presagi. È quella che viene raccontata dal 57esimo rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese, un appuntamento oramai di routine, un’occasione per cogliere i contorni della fase che stiamo affrontando.

Italiani sonnambuli

Il primo punto che viene fuori, che è poi il filo rosso che accompagna l’intera indagine, è quello che vede gli italiani ciechi dinanzi ai presagi. A partire dalla crisi demografica : nel 2050 avremo quasi 8 milioni di persone in età lavorativa in meno. Siamo intrappolati nel mercato dell’emotività: per l’80% degli italiani il Paese è in declino, per il 69% più danni che benefici dalla globalizzazione, e adesso il 60% ha paura che scoppierà una guerra mondiale e secondo il 50% non saremo in grado di difenderci militarmente. Ancora: ripiegati nel tempo dei desideri minori: non più alla conquista dell’agiatezza, ma alla ricerca di uno spicchio di benessere quotidiano. L’economia dopo la fine dell’espansione monetaria? Record di occupati, ma crescita in rallentamento. Intanto monta l’onda delle rivendicazioni dei diritti civili individuali e delle nuove famiglie (è favorevole all’eutanasia il 74% dei cittadini). E nella siderale incomunicabilità generazionale va in scena il dissenso senza conflitto dei giovani, esuli in fuga (sono più di 36.000 gli expat di 18-34 anni solo nell’ultimo anno).

Il rallentamento della crescita e le sue conseguenze

Il segno negativo davanti alla variazione del Pil nel secondo trimestre dell’anno (-0,4%) e poi la stagnazione dell’economia registrata nel terzo trimestre (0,0%) certificano una nuova fase di incertezza, che peraltro ancora non incorpora gli effetti del conflitto in Medio Oriente. Tra il primo e il secondo trimestre di quest’anno si sono ridotti dell’1,7% gli investimenti fissi lordi (in particolare nelle costruzioni: -3,3%). Molte delle attese di rafforzamento del sistema produttivo si sono riversate sulle potenzialità del Pnrr, che secondo le stime raggiungerà alla fine del 2023 una percentuale di completamento pari al 50%, rispetto a una tabella di marcia che prevedeva il 74%.

venerdì 8 dicembre 2023

Se questo è uno Stato. Intervista a Primo Levi - Gad Lerner

Da: https://www.doppiozero.com - Orig. «L’Espresso», XXX, 30 settembre 1984, n.39 - Gad Lerner  è un giornalista, conduttore televisivo e saggista italiano.

Leggi anche: Quattro ore a Chatila - Jean Genet 

28 Mi commuove rileggere trentanove anni dopo questa intervista a Primo Levi. Non solo per la sua perdurante, impressionante attualità e il coraggio intellettuale che la innerva. Ma perché ricordo come fosse ieri le circostanze in cui prese forma. Telefonai a Primo Levi dalla redazione di L’Espresso per proporgli una riflessione sui rapporti difficili fra Israele e Diaspora ebraica quando non erano ancora passati due anni dalla sua adesione a un testo di condanna dell’invasione israeliana del Libano che aveva suscitato polemiche per lui dolorose. Mi oppose un cortese ma netto rifiuto: “Basta, non ne voglio più parlare”. Un’ora dopo fu lui a telefonare: “Ci ho ripensato, perché non provarci? Con l’impegno suo di pubblicare solo nel caso l’esito della conversazione mi risulti soddisfacente. Altrimenti non se ne fa nulla”.

Presi il treno e andai a casa sua in corso Re Umberto a Torino. Non una, ma due volte. Perché dopo averne ricevuta una prima stesura, e avere operato qualche correzione, Levi preferì che ci rivedessimo per soppesare insieme domande e risposte, ben conoscendo la sensibilità dei lettori di parte ebraica cui l’intervista era specialmente destinata. Fu allora che inserì quell’inciso autocritico preventivo – “fai presto tu, ebreo italiano in poltrona, a decidere per noi!” – e smussò ogni asprezza lessicale (“Indignazione? Parliamo, più pacatamente, di disapprovazione”) nel sostenere una tesi che sarebbe riuscita comunque difficile da digerire per gli interlocutori cui si rivolgeva: l’eclissi (“spero momentanea”, aggiunse) di Israele quale centro unificatore dell’ebraismo.

Una previsione sbagliata forse c’è in quel testo di Primo Levi risalente alla fine estate del 1984: quando indicò come poco verosimile una crescita del fanatismo religioso all’interno della società israeliana. Oggi un seguace di quel rabbino estremista, Meir Kahane, che Levi citava con ripulsa, ricopre l’incarico di ministro della Sicurezza nazionale nel governo Netanyahu. Un’eventualità che peraltro Levi prendeva in considerazione: “Si può temere un contagio fra khomeinismo islamico e integralismo religioso in Israele”.

lunedì 4 dicembre 2023

Sviluppo capitalistico e Guerra. Un testo illuminante di Gianfranco Pala

 Da: https://www.lantidiplomatico.it - https://www.marxismo-oggi.it - 

Gianfranco Pala (1940 - 2023), Economista italiano. Docente di Economia alla Sapienza di Roma.  Direttore della rivista LA CONTRADDIZIONE (https://rivistacontraddizione.wordpress.com). Studioso marxista tra i più rigorosi. 


Nel periodo che stiamo vivendo, complesso e difficile da comprendere in tutti i suoi aspetti, è forse utile riprendere analisi scientifiche marxiste già pubblicate in un recente passato (2005), e poco diffuse in quanto politicamente in opposizione alle logiche della visibilità elettorale come priorità esclusiva. “Lo sviluppo economico capitalistico e la guerra” di Gianfranco Pala, ex docente di Economia Politica alla Sapienza di Roma, ora scomparso, aveva messo in luce il rapporto di capitale, la sua necessaria estensione nel mercato mondiale e la guerra, quale sua specifica modalità di rapina del plusvalore ai danni dei paesi dominati, nella gerarchia mondiale mistificata nel termine “globalizzazione”. Nell’imperialismo del capitale finanziario, ormai transnazionale, nella sua unità dialettica con la politica, la guerra è contrasto tra stati il cui fine è costituito dal vantaggio economico, oltre che essere merce. Scarso rilievo se costerà alle popolazioni già sfruttate per appartenenza di classe, anche in termini di perdita di diritti umani e civili o di sofferenze e morti, sterminio, genocidio. La tragica attualità di questa analisi può aiutare a formare una coscienza collettiva più consapevole, e sperabilmente più pronta a lottare contro la distruttività di questo sistema, incapace ormai di riprodursi se non mediante una costante e progressiva violenza senza confini.  (Carla Filosa) 

gfp.278 - Athanor xvi-9, Meltemi, Roma 2005 [in Mondo di guerra]

LO SVILUPPO ECONOMICO CAPITALISTICO E LA GUERRA
la crisi dell’accumulazione mondiale e il trasferimento di plusvalore

N.B.: La guerra è sviluppata prima della pace:
modo in cui attraverso la guerra e negli eserciti, ecc.,
determinati rapporti economici come lavoro salariato, macchine, ecc.,
si sono sviluppati prima che all’interno della società borghese.
Anche il rapporto tra forze produttive e scambio
diviene particolarmente evidente nell’esercito.
[Karl Marx, Lf, q.M, f.21]

di Gianfranco Pala

Marx, in conclusione dell’inedita Introduzione del 1857, lasciata nei manoscritti dedicati ai Lineamenti fondamentali della critica dell’economia politica, al primo punto di un “notabene: alcuni punti che sono da menzionare qui e non devono essere dimenticati” pose la questione della <guerra> (riportata nell’esergo qui posto a mo’ di occhiello). Non era la prima volta che lui con Engels – ne testimonia il loro carteggio – si occupavano della questione militare. Lo stretto legame tra economia guerra – ossia tra lo sviluppo delle forze produttive, la base della produzione materiale e sociale, e la loro inesorabile esigenza di estensione all’intero mercato mondiale in continuo allargamento – rappresentò sempre un “punto che non doveva essere dimenticato”. Il tema si connetteva inevitabilmente al carattere della violenza di classe, nell’epoca moderna quella della borghesia capitalistica e imperialistica; senonché, come osservò Engels, dal 1876 allorché cominciò a scrivere l’Anti-Dühring, nel primo capitolo della ii sezione dedicato all’oggetto e metodo dell’economia politica, “la violenza non fa che proteggere lo sfruttamento, ma non lo causa”; e che la “base” di quello “sfruttamento è il rapporto tra capitale e lavoro salariato e che questo è sorto per via puramente economica e niente affatto per via di violenza”. Già nell’Ideologia tedesca, in particolare verso la fine del paragrafo 4 della i sezione rivolta a Feuerbach, Engels e Marx esponevano in fieri la loro "concezione della storia" che “sembra contraddetta dal fatto della conquista. Finora erano considerate forze motrici della storia la violenza, la guerra, il saccheggio, la rapina, ecc.”, facendo l’esempio della “distruzione di un’antica civiltà a opera di un popolo barbaro”: ogni riferimento a fatti bellici attualissimi non è qui per niente casuale. Per cui i due osservavano che “niente è più comune dell’idea secondo la quale fino a oggi nella storia non si è trattato altro che di prendere”. Marx, in una nota agli inizi del Capitale, aveva già scritto che “comicissimo è il sig. Bastiat, il quale si immagina che gli antichi greci e romani vivessero soltanto di rapina. Ma se si vive di rapina per molti secoli, ci dovrà pur essere continuamente <qualcosa da rapinare>, ossia l’oggetto della rapina dovrà continuamente essere riprodotto”. Anche nelle epoche precedenti, dunque, c’era “un processo di produzione, quindi un’economia, la quale costituiva il fondamento materiale del loro mondo, esattamente come l’econo­mia borghese costituisce il fondamento materiale del mondo contemporaneo. Il medioevo non poteva vivere del cattolicesimo, e il mondo antico non poteva vivere della politica. D’altra parte, già don Chisciotte ha ben scontato l’errore di essersi illuso che la cavalleria errante fosse ugualmente compatibile con tutte le forme economiche della società” [c, i.1(4)]. Chi è il don Chisciotte o, peggio perché meno poetico, il Bastiat attuale che, tra i politici e gli economisti moderni, “illuminati” alla Keynes o cupi tipo “neo-con” (i neoconservatori made in Usa, guerrafondai quasi tutti provenienti dalla lotta “sinistra” all’Urss staliniana), crede di trovare nella rapina della guerra imperialistica il grimaldello per il rilancio dell’economia mondiale? Panzane!

domenica 3 dicembre 2023

Il gas di Gaza - Alessandra Ciattini

Da: https://www.marx21.it - Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza di Roma. Collabora con https://www.lacittafutura.it - https://www.unigramsci.it 

Leggi anche: Chi sono i veri responsabili del caos nel Medio Oriente? - Alessandra Ciattini

Non molto si parla di un aspetto assai importante dell’attuale guerra genocida in Medio Oriente, che non scuote il mondo anche se, seguendo questo andazzo, qualunque popolo, trovandosi nel luogo meno opportuno e nel momento meno favorevole, potrebbe essere vittima di questa follia omicida. In particolare, mi sto riferendo come al solito alla questione dell’energia. Infatti, occorre ricordare che nella regione orientale del mar Mediterraneo si trovano grandi riserve di gas naturale e una parte consistente di esse sono dislocate nella zona costiera della cosiddetta Frangia di Gaza, ora oggetto di distruzioni massicce con la conseguente uccisione dei suoi inermi abitanti. Ma ciò non basta al governo israeliano che, per bocca di uno dei suoi ministri, è giunto a prefigurare il lancio di una bomba atomica tattica per liberarsi definitivamente dei palestinesi, evidentemente senza nemmeno pensare alle conseguenze che questa azione scellerata avrebbe sugli stessi israeliani.

Questa attitudine mentale è condivisa dal vergognoso articolo di Ernesto Galli della Loggia (mai si era arrivati a tanto ai nostri giorni,) pubblicato sul Corriere della sera, che considera la guerra un male necessario dal quale alla fine scaturirebbe il bene, anche violando “qualche trattato internazionale” (una bazzecola) (https://www.corriere.it/opinioni/23_novembre). Infatti, a suo parere la cosiddetta guerra dei trent’anni in Europa avrebbe dato alla luce la meravigliosa democrazia nella quale viviamo e dei cui frutti avvelenati quotidianamente ci nutriamo, tra i quali la guerra appunto. Credo, dunque, che il ragionamento dell’esimio e ormai anziano professore vada rovesciato: è questa finta e volgare democrazia, che ormai non nasconde più lo sfruttamento più spietato e l’avidità più esasperata, a generare le guerre attuali. Voglio anche rassicurarlo del fatto che noi non ci dimentichiamo la storia; per esempio, sappiamo che la Nato non fu fondata per difendere la democrazia, ma per costruire un baluardo contro l’Unione Sovietica in attesa di una sua tanto auspicata crisi; sappiamo anche che non siamo stati liberati dagli amerikani, ma da loro occupati e addomesticati. 

Lo Stato di Israele, che giustamente si lamenta di tutto il male che ha ricevuto dalla cristianissima Europa, ma che purtroppo ha molto appreso da essa (persino la politica sanguinaria e di sterminio), mantiene naturalmente il monopolio della ricchezza energetica mediterranea, che non intende in nessun modo condividere con i palestinesi, popolo come si è visto costituito da “animali umani”.

venerdì 1 dicembre 2023

TESTIMONIANZA DA GAZA