mercoledì 29 novembre 2023

Calvino è stato marxista. In memoriam - Roberto Fineschi

Da: La città futuraRoberto Fineschi è docente alla Siena School for Liberal Arts. Ha studiato filosofia e teoria economica a Siena, Berlino e Palermo. Fra le sue pubblicazioni: Marx e Hegel (Roma 2006), Un nuovo Marx (Roma 2008) e il profilo introduttivo Marx (Brescia 2021). È membro del comitato scientifico dell’edizione italiana delle Opere complete di Marx ed Engels, dell’International Symposium on Marxian Theory e della Internationale Gesellschaft Marx-Hegel für dialektisches Denken. (http://marxdialecticalstudies.blogspot.com - https://www.facebook.com/roberto.fineschi - Marx. Dialectical Studies - laboratoriocritico.org!). 


Presento qui, in occasione della ricorrenza del centenario della nascita e in forma estremamente schematica, alcune idee che sto sviluppando in uno studio di carattere organico sulla “filosofia” di Italo Calvino che uscirà l’anno prossimo. (R.F.)

1. Italo Calvino, sanremese cui “capitò” di nascere a Cuba, è stata una figura di intellettuale tra le più grandi della storia italiana recente, tra i pochi con un ampio respiro internazionale e universalmente apprezzato per originalità e profondità. Viaggiatore del mondo, parigino di adozione, ebbe notoriamente forti legami con il territorio toscano: oltre a morire infaustamente proprio a Siena nel 1985, amò profondamente il litorale prossimo a Castiglion della Pescaia, scenario di alcune delle sue opere; vi passò per molti anni l’estate nella sua residenza immersa nella pineta di Roccamare e scelse la cittadina toscana come luogo per la propria sepoltura.

Al di là della memorialistica locale, mero pretesto per avviare il discorso, è altro il ricordo che vorrei rievocare. Se sempre viene a ragione ricordato il periodo della sua militanza politica diretta come membro del Partito Comunista Italiano - interrotta con le dimissioni del 1957 in seguito ai fatti ungheresi e alla timidezza con cui il PCI procedeva con la destalinizzazione -, meno frequentemente tale esperienza viene collegata a ragioni teoriche e filosofiche - oltre che, ovviamente, pratiche - che lo spinsero a questa adesione e che restarono vive ben al di là del fatidico ‘56. Queste ragioni spingono a sostenere - questa la tesi - non solo che Calvino sia stato e rimasto comunista nell’arco della sua vita, ma che le sue posizioni possano essere identificate come “marxiste”, ovviamente intendendo con questo termine una adesione in senso ampio ad alcune linee di ragionamento derivate da Marx, sulle quali, pur mutando accenti e priorità, non ha mai cambiato idea. Ancora più arditamente credo si possa sostenere che, dieci anni prima della “crisi del marxismo” degli anni Settanta, Calvino ne avesse anticipato i tratti di fondo oggettivi e soggettivi e pure i vicoli ciechi di alcuni dei suoi esiti; ne trasse conseguenze pratiche coerenti dal suo punto di vista, con una sospensione di giudizio che non significò affatto fine della ricerca o assenza di posizionamento critico-intellettuale; si trattò piuttosto di una epochè attiva, inquirente, pungolo costante volto a stimolare la realtà per rendere visibile l’invisibile, dire il non detto. Credo si possa affermare che, in questo senso, non ci fosse intento più realistico del suo interesse per l’utopia e il mondo fantastico-invisibile.

sabato 25 novembre 2023

Chi sono i veri responsabili del caos nel Medio Oriente? - Alessandra Ciattini

Da: https://www.marx21.it - Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza di Roma. Collabora con https://www.lacittafutura.it - https://www.unigramsci.it 

Leggi anche: Tutte le ragioni per cui stiamo con la Palestina - Alessandra Ciattini  

Antisemitismo e antisionismo sono collegati tra loro? - Alessandra Ciattini  

Chiarezza - Shlomo Sand 

Israele/Palestina. Alle radici del conflitto - Joseph Halevi

PALESTINA. Economia e occupazione: dal Protocollo di Parigi ad oggi. - Francesca Merz

Bauman: "Gaza è diventata un ghetto, Israele con l'apartheid non costruirà mai la pace" - Antonello Guerrera

Edward Said ha letto nella Storia il futuro della Palestina - Eliana Riva 

Vedi anche: La nascita dello Stato d'ISRAELE

La Nakba - Joseph Halevi 

Le reazioni dei governi del cosiddetto occidente collettivo e i loro super-controllati portavoce mediatici hanno il potere – come hanno già fatto per la guerra NATO-Ucraina – di stabilire dove comincia la storia, stabilendo ovviamente che il momento iniziale dello scontro è avvenuto il giorno che a loro fa può comodo; scelta che permette ad essi di nascondere le loro numerose e precedenti violazioni dei tanto celebrati diritti umani e del diritto internazionale spesso con la complicità dell’ONU. Nello stesso tempo un’altra loro collaudata tecnica, impiegata da secoli da tutti coloro che debbono aver ragione a tutti i costi, consiste nella demonizzazione dell’avversario, ossia Hamas, coinvolgendo in questo tutta la popolazione della Palestina, e diffondendo notizie sempre più macabre e terribili, ma non verificate, come la decapitazione di inermi lattanti. Già in passato erano state diffuse simili informazioni quando furono a suo tempo additati a pubblico ludibrio i soldati iracheni, che in Kuwait avrebbero strappato dalle incubatrici alcuni neonati per farli morire sul pavimento durante la prima guerra del Golfo. La fonte della notizia non era una povera profuga ma addirittura la figlia dell’ambasciatore del Kuwait a Washington.

La demonizzazione di Hamas può esser fatta senza problemi perché non si ricorda – come ha fatto in questi giorni Seymour Hersch – che è stato proprio Israele a finanziare questa organizzazione terroristica (non meno terroristica dello stesso Israele) con lo scopo di creare divisioni all’interno della comunità palestinese, favorendo la contrapposizione con Al Fatah, altra fazione sconfitta alle elezioni del 2006, con l’obiettivo di ostacolare in tutti modi la formazione di uno Stato degli abitanti originari della regione, nonostante i numerosi accordi in questo senso.

Ormai dovremmo saperlo tutti, sono queste operazioni psicologiche (psyop), di guerra informatica, attacco informativo etc., di cui un buon esempio fu il CPI istituito da Woodrow Wilson nel 1917 [1], il cui scopo è alimentare un consenso tra le masse mondiali disorientate e stremate dalla cosiddetta policrisi o meglio crisi sistemica capitalistica, che sembra attorcigliarsi ogni giorno di più attorno ai nostri esausti corpi, stringendoci nelle sue spinose spire.

martedì 14 novembre 2023

E’ morto il compagno Gianfranco Pala, un marxista rigoroso. - Francesco Schettino

Da: https://contropiano.org - Francesco Schettino (Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli) è un economista italiano. 

Ascolta anche: https://gemininetwork.it/yesterdays-papers-in-memoriam-gianfranco-pala-roma-1940


E’ deceduto dopo una lunga malattia il compagno Gianfranco Pala. 83 anni, economista e studioso marxista tra i più rigorosi. Per anni ha curato la pubblicazione della rivista “La Contraddizione” (https://rivistacontraddizione.wordpress.com) che è stata un punto di riferimento, analisi e documentazione marxista.

Negli anni Novanta ci siamo confrontati spesso in forum pubblici con Gianfranco Pala facendo tesoro di alcune sue tesi come la lettura della crisi capitalistica dei primi anni ‘70 come crisi tuttora irrisolta. Ed anche dei suoi lavori sul rapporto tra Stato ed economia. Non sempre siamo giunti alle medesime conclusioni, ma è stato sempre un confronto di merito e di valore, utilissimo per rielaborare un punto di vista comunista che cercasse di stare all’altezza, appunto, della “contraddizione”.

Sulla vita e il contributo di Gianfranco Pala pubblichiamo un ricordo curato da Francesco Schettino che lo ha affiancato per anni e ha collaborato all’esperienza della rivista “La Contraddizione”.

Alla sua compagna di sempre, Carla Filosa, e alla figlia giunga l’abbraccio della nostra redazione. ( Redazione Contropiano)

In memoriam – Gianfranco Pala (Roma, 1940)

di Francesco Schettino 

Pala ha speso la propria vita innanzitutto nell’affermazione della correttezza della teoria del valore (e del plusvalore) così come scoperta da Marx, «che è divenuta legge peculiare dello sviluppo del moderno modo di produzione capitalistico e della società borghese da esso generata » (Engels 1883) e che «ha subitamente gettato un fascio di luce nell’oscurità in cui brancolavano prima, in tutte le loro ricerche, tanto gli economisti classici che i critici socialisti» (Engels, ibidem).

sabato 4 novembre 2023

Come siamo arrivati alla situazione attuale - Emiliano Gentili e Federico Giusti

Federico Giusti è delegato CUB nel settore pubblico, collabora coi periodici Cumpanis, La Città futura, Lotta Continua ed è attivo sui temi del diritto del lavoro, dell'anticapitalismo, dell'antimilitarismo. - Emiliano Gentili, docente alla scuola secondaria, è un attivista e uno studioso di problematiche economiche e sociali. 


Premessa: come siamo arrivati alla situazione attuale? 

Le condizioni di vita e di lavoro sono decisamente peggiorate dopo la pandemia. Anche gli strumenti di controllo sulle maestranze sono stati intensificati e con essi le norme, i codici di comportamento, l'obbligo di riservatezza e fedeltà aziendale. 

I mesi pandemici hanno rappresentato una svolta anche se la stragrande maggioranza di noi era impegnata a salvarsi la vita, a scappare da luoghi affollati nella ricerca di qualche dispositivo di protezione individuale, lavorando in smart con decurtazioni economiche o perfino rinunciando a settimane di salario per evitare i contagi. 

Dalla pandemia in poi gli aiuti statali alle imprese sono stati strumenti indispensabili per scongiurare la crisi, o meglio per rinviarne gli effetti deflagranti e tamponare una situazione economica e sociale devastante. Ma negli anni pandemici numerose aziende di determinati settori hanno accumulato enormi profitti e distribuito maggiori dividendi tra gli azionisti, mentre crescevano le disuguaglianze economiche, sociali e salariali ma anche la ricchezza indirizzata ai profitti. 

Si diffondono ammortizzatori sociali (di scarsissima entità), sgravi e aiuti alle imprese, deboli piani statali di sostegno al reddito familiare… e da lì prendono le mosse le politiche di bonus, che ormai dominano a livello locale modificando radicalmente modalità e prospettive del welfare, individualizzando le prestazioni erogate attraverso il ricorso alla monetizzazione o a dei servizi che poi si traducono in buoni alimentari, sconti in bolletta, sgravi fiscali alle imprese, fino al taglio delle tasse sul lavoro. 

Questa premessa è indispensabile per comprendere da dove inizi la recrudescenza di una crisi sistemica, percepibile in realtà già da molti anni ma nascosta dietro l’illusione che delocalizzando le produzioni o costruendo un variegato sistema di appalti e subappalti all'ombra del pubblico e del privato si sarebbe raggiunto un fondamentale obiettivo: la riduzione del costo del lavoro. Come? Creando una forza lavoro di serie A e una di serie B, destinando intere filiere produttive alla gestione indiretta attraverso il sistema delle cooperative (vere o spurie che fossero\siano), creando un mix tra delocalizzazioni, appalti al ribasso, riduzione del costo del lavoro, incrementando i ritmi, alimentando un sistema di controllo sulle maestranze (fino all’inserimento nel codice penale di nuovi reati che prevedono pene pesanti e sono costruiti ad arte contro i picchetti davanti ai cancelli dei magazzini logistici) e diffondendo, in tal modo, paura e rassegnazione. E al contempo anche nella Pubblica Amministrazione venivano introdotti un clima da caserma e l'obbligo di fedeltà aziendale. 

Lo stravolgimento dello Statuto dei lavoratori è servito anche a questo, a facilitare i licenziamenti individuali senza l'obbligo della riassunzione, eccezion fatta per casi veramente eccezionali, e in fondo anche gli aumenti delle malattie professionali e degli infortuni, nonché l’alto numero di morti sul lavoro,sono la conseguenza di questo stato di cose. 

Questa premessa, allungatasi in corso di scrittura, si rende indispensabile per capire cosa è realmente accaduto nei luoghi di lavoro e come siamo arrivati alla situazione odierna per focalizzare l'attenzione sulle singole questioni era prima necessaria qualche considerazione preliminare. 

mercoledì 25 ottobre 2023

EMERGENZA ADOLESCENTI IN ITALIA - Massimo Ammaniti e Stefano Vicari

Massimo Ammaniti Dipartimento di Psicologia Dinamica e Clinica Facoltà di Psicologia 1, Università di Roma “La Sapienza”. - 
Stefano Vicari Neuropsichiatria Infantile, Facoltà di Medicina, Università Cattolica del Sacro Cuore. Dirige l’Unità Operativa Complessa di Neuropsichiatria Infantile dell’IRCCS Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma.
Vedi anche: https://ilcomunista23.blogspot.com/2017/02/genitori-in-difficolta-nel-tempo-della.html  
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              

mercoledì 18 ottobre 2023

Guerra capitalista e condizioni economiche per la pace - Emiliano Brancaccio

Da: transformitalia - Emiliano Brancaccio è professore di Politica economica presso l'Università del Sannio - www.emilianobrancaccio.it 

                                                                              

domenica 15 ottobre 2023

La guerra in Ucraina, e non solo... - Alessandra Ciattini intervista Fabrizio Casari

Da: la Città Futura - Fabrizio Casari, direttore del sito https://www.altrenotizie.org 


Altrenotizie è un sito che pubblica informazioni e notizie ignorate dai media egemoni e quindi fa un po’ quello che anche noi ci proponiamo di fare. Abbiamo discusso insieme a Fabrizio della complessa situazione attuale, in particolare dei seguenti temi: la valenza politica dei referendum nei territori russofoni, la gravissima questione energetica che colpisce soprattutto l’Europa, la scellerata politica degli Stati Uniti, volta all’indebolimento della Russia, ma anche contro la stessa Europa, in particolare contro la Germania, la cui potenza economica disturba le produzioni statunitensi. In sintesi si potrebbe affermare che gli Stati Uniti, o meglio le grandi corporazioni che li governano, vogliono impedire la costituzione dell’Eurasia, ossia la saldatura tra l’Europa più avanzata tecnologicamente e economicamente con la grande potenza euroasiatica detentrice di straordinarie risorse minerarie, energetiche, agricole, delle quali non possiamo certo fare a meno. (https://www.lacittafutura.it)

                                                                        

giovedì 12 ottobre 2023

La nascita dello Stato d'ISRAELE

 Da: Alessandro Barbero (Il Regno di Israele non è mai esistito, mag 2021) - Nova Lectio (La nascita dello Stato d'ISRAELE: una storia mai risolta, mag 2021) 

Leggi anche: https://www.ilcircolo.net/lia/2014/07/31/la-mappa-che-non-era-bugiarda-il-post-e-la-scopiazzatura-di-giovanni-fontana/


Una premessa: Il Regno di Israele non è mai esistito - Alessandro Barbero


Qualche dato storico a noi più vicino: La nascita dello Stato d'ISRAELE: una storia mai risolta  


Per un ulteriore approfondimento da Alessandra Petrini (https://www.facebook.com/alessandra.petrini.71): 
Voglio consigliare alcuni testi che possono essere illuminanti su una questione che viene narrata in maniera vergognosa e imbarazzante dai nostri media, pare anche senza verifica delle fonti. Ci provo con i libri su cui ho studiato prima di andare a Betlemme e dintorni e con quelli che continuano ad accompagnare il mio viaggio dentro questa causa. (A.P.)

STORIA
SI CHIAMAVA PALESTINA, DI Cecilia Dalla Negra (Aut Aut edizioni): la storia dei palestinesi dalla Nakba a oggi, con il racconto di testimonianze dirette raccolte dall' autrice, giornalista esperta del territorio e della sua Storia. Un ottimo inizio sul tema, forse il migliore.
STORIA DELLA PALESTINA MODERNA. UNA TERRA, DUE POPOLI di Ilan Pappé (Einaudi): come dice lui "il racconto che prova ad affiancare le narrazioni degli sfruttatori e degli sfruttati, degli invasori e degli invasi", ricco di documenti in ebraico, arabo e lingue europee. Il più denso, completo, finora inarrivato.
LA PULIZIA ETNICA DELLA PALESTINA, di Ilan Pappé (Fazi Editore): il racconto del piano Daleth, il programma con cui nel 1948 la leadership del futuro stato d'Israele iniziò la Nakba, la cacciata di circa 250.000 palestinesi dalle loro case. Atroce.
LA PALESTINA NEI TESTI SCOLASTICI DI ISRAELE. IDEOLOGIA E PROPAGANDA NELL' ISTRUZIONE, di Nurit Peled-Elhanan (Edizioni Gruppo Abele): testo pazzesco che analizza in maniera molto approfondita la diffusione dell' ideologia sionista nelle scuole israeliane, come viene narrata la Palestina storica a coloro che a diciotto anni si arruoleranno obbligatoriamente nell' esercito. Illuminante.
L'INDUSTRIA DELL' OLOCAUSTO. LO SFRUTTAMENTO DELLA SOFFERENZA DEGLI EBREI, di Norman G. Finkelstein (BUR): libro per pochissime persone, almeno solo quelle che hanno capito la distinzione tra ebreo e sionista. L'autore, figlio di sopravvissuti ad Auschwitz, compie un' analisi rigorosa e talvolta eccessivamente tecnica di come sia stata strumentalizzata la tragedia dell' Olocausto per fini politici, attraverso troppi documenti e tanti esempi. Libro molto amaro che mi suggerì di leggere Alessandra Capone.
HAMAS, di Paola Caridi(Feltrinelli): l' autrice è una giornalista e storica che vive in Medio Oriente. Il libro racconta la nascita di Hamas e il suo evolversi fino alla vittoria delle elezioni gazawe nel 2006 e al conseguente governo, la sua presa sul popolo e le sue rivendicazioni. Giustificare probabilmente non si può, capire si deve. 

CRITICA
LA QUESTIONE PALESTINESE di Edward W. Said (Il Saggiatore): il fatto che uno dei più grandi intellettuali del '900 non sia studiato nelle scuole europee la dice lunghe sulle nostre limitazioni culturali. Said è stato un uomo di lettere, un musicista, un professore della Columbia University, ma soprattutto è stato un palestinese. Questo libro, più di altri, aiuta a narrare la storia del suo popolo e la sua peculiare identità scardinando tutte le gabbie interpretative con cui le guarda l' Occidente. La prefazione gliel'ha scritta Robert Fisk. Di lui andrebbe letta tutta l'opera. Insostituibile.
DIETRO I FRONTI. CRONACHE DI UNA PSICHIATRA PSICOTERAPEUTA PALESTINESE SOTTO OCCUPAZIONE di Samah Jabr (Sensibili alle foglie): l'autrice raccoglie i suoi scritti dal 2003 al 2017 , un lavoro clinico che racconta a più voci il trauma transgenerazionale della vita sotto occupazione e che non può trascendere dal contesto socio-politico su cui si innesta. Devastante.
DIECI MITI SU ISRAELE, di Ilan Pappè- aridaje (Tamu Edizioni): dieci clamorose fandonie (e non ho detto cazzate) su cui Israele ha fondato e mantiene salda l'oppressione della Palestina, smontate una per volta. Forse è il caso di dire che l'autore che tanto cito è israeliano.
GAZA E L' INDUSTRIA ISRAELIANA DELLA VIOLENZA, di E Bartolomei, D. Carminati, A. Tradardi (DeriveApprodi Editore): libro un po' vecchio rispetto al ritmo delle guerre a Gaza- è del 2015, ma molto importante per capire il modello concentrazionario che delinea la più grande prigione all' aperto del mondo, le diverse sfumature di violenza attuate e il complesso militare e industriale che gli sta alle spalle.
RAPPORTO ONU: PRATICHE ISRAELIANE NEI CONFRONTI DEL POPOLO PALESTINESE E QUESTIONE DELL'APARTHEID pubblicato da Progetto Palestina: un rapporto, appunto, che vuole dimostrare attraverso il diritto internazionale e l'analisi dei quattro gruppi in cui sono stati frammentati i palestinesi che Israele è colpevole di crimine di apartheid. 

VOCI DA
RESTIAMO UMANI, di Vittorio Arrigoni (Manifestolibri): la testimonianza diretta di un ragazzo italiano a Gaza durante i giorni dell' operazione militare Piombo Fuso. Non era un ragazzo qualunque. Il libro è molto prezioso, può essere considerato un classico ormai.
WALKING THE LINE. PALESTINA E ISRAELE LUNGO IL CONFINE CHE NON C'E', testi di Cecilia Dalla Negra e Chicco Elia, foto di Gianluca Cecere (Milieu Edizioni): un incontro che è diventato un viaggio e poi un progetto, lungo una frontiera concettuale e una frontiera eccessivamente fisica, dentro i territori della West Bank. Senza orrore, pieno di dolore, ma anche di resistenza e vita.
PALESTINA E PALESTINESI, di Alternative Tourism Group - ATG - Sverige: pubblicato a Beith Sahour e in vendita presso il Bethlem Peace Center a Betlemme, è una guida turistica dei territori che racconta ogni luogo unendo passato e presente, tra la cruda verità dell' occupazione e la bellezza dei luoghi. Meglio di qualsiasi Lonely Planet, non passerebbe i controlli all' aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. Si trova in alcune biblioteche (tipo a Torino c'è) e forse circola ancora la copia che mi rubarono da Necci a Roma tanti anni fa.
THE PASSENGER- PALESTINA, pubblicato da Iperborea Casa Editrice: l'ultimo arrivato della collana, uscito un paio di settimane fa, in lettura. Segue la linea di tutti gli altri volumi pubblicati, mixando reportage letterari, inchieste, fotografie e saggi. Non sta deludendo le aspettative. 

LETTERATURA- e ne metto pochi
UNA TRILOGIA PALESTINESE, di Mahmud Darwish (Feltrinelli): Josè Saramago disse che Darwish è "il poeta più grande del mondo". Aveva ragione. Solo che noi europei non lo conosciamo, nonostante questo, nonostante i premi internazionali. In questo volume tre gioielli che attraversano la tristezza dell' esilio, l' invasione israeliana di Beirut nel 1982, la poesia e la lingua araba. "Le tristezze dei vincitori sono inganno e ipocrisia, segnale non di progresso quanto piuttosto d' inferiorità. Hanno partorito le tristezze della Storia e te le hanno rovesciate addosso. Mentre a te viene chiesto di non essere triste". Darwish è la Palestina, è lacrime e viscere, poesia e cuore.
LA TERRA DEGLI ARANCI TRISTI E ALTRI RACCONTI di Ghassan Kanafani ( associazione culturale Amicizia Sardegna- Palestina): sono racconti brevi e completi, crudi e molto dolorosi, che toccano i vari aspetti della diaspora palestinese. Kanafani è stato uno dei più grandi scrittori di questo popolo, ucciso nel suo ufficio, insieme alla sua nipotina, da una bomba del Mossad.
OGNI MATTINA A JENIN, di Susan Abulhawa (Feltrinelli): forse il romanzo più letto sul tema, è la storia di una famiglia palestinese che si intreccia con la Storia della Palestina in circa sessant' anni. Una sorta di casa degli spiriti senza poteri soprannaturali, attraverso guerre, esilio, attesa eterna di una svolta.
SHARON E MIA SUOCERA di Suad Amiry (Feltrinelli): lei è la vera autrice palestinese pop. La protagonista Umm Salim dà voce a un romanzo che è un diario di guerra e vita quotidiana tragicomico e pieno di humor, tale da far incazzare e riflettere tantissimo chi lo legge. 

FUMETTI E GRAPHIC NOVEL
FILASTIN. L'ARTE DI RESISTENZA DEL VIGNETTISTA PALESTINESE NAJI AL- ALI (Eris Edizioni): è il vignettista che ha creato Handala, il bambino palestinese che ha voltato le spalle al mondo perché il mondo le ha voltate a lui. Svelerà il suo volto quando la Palestina sarà libera. Naji Al - Ali è stato assassinato nel 1987 a Londra.
GAZA 1956 e soprattutto PALESTINA di Joe Sacco (Mondadori): reportage perfetti e, sopratutto il secondo, capolavoro del genere. Indispensabili. 

ALBO ILLUSTRATO
SALAM E I BAMBINI CHE VOLEVANO GIOCARE, di Gianluca Straderini (Red Star Press - Hellnation Libri): libro utopico e dolcissimo sul rapporto tra il muro dell' apartheid e i bambini.

martedì 10 ottobre 2023

L’incubo americano - Alessandra Ciattini

Da: la citta futura - Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia alla Sapienza, è Docente UniGramsci (https://www.unigramsci.it) ed è editorialista de la citta futura. 


Ormai nessuno può negare che la masse popolari statunitensi vivano in condizioni da Terzo mondo, tuttavia, nello stesso tempo dobbiamo notare che molti lavoratori di quel paese ricominciano a lottare per migliorare le loro condizioni di vita. 


Non si può negare che, nonostante i suoi indefessi difensori, il capitalismo in generale e quello statunitense in particolare abbiano perso legittimità, dal momento che ormai nessuno, tra le gente comune, si aspetta di veder migliorare le propria condizione di vita. Invitiamo chi nutrisse ancora qualche pervicace illusione a cercare un qualche video sulla povertà negli USA, per esempio girato tra i circa 70.000 senza tetto che vivono nella multietnica città di Los Angeles, o tra coloro che sono costretti anche con i figli a vivere in macchina, magari esponendosi al pericolo di essere assaliti.

Le statistiche ci dicono che il 65% degli statunitensi non ha risparmi e, pertanto, se si ammala, se gli muore un familiare, se come di questi tempi l’inflazione sale, rischia di finire in mezzo alla strada, mangiando cibo-spazzatura, che lo fa diventare obeso e quindi ancora più esposto alle malattie.

Si tenga presente che il salario orario minimo dal 2009 è di 7 dollari e 25 centesimi, ragione per la quale per sopravvivere e per pagare un affitto (cresciuto del 30%) 29 milioni di statunitensi sono costretti a svolgere due o tre lavori, incominciando la mattina alle 6 per terminare alle 11 della notte. Si tratta di lavoratori che non possono curarsi, riposarsi, mangiare in maniera adeguata, occuparsi dei loro figli continuativamente e che per queste condizioni di vita disumane soffrono di disturbi mentali, di difficoltà di concentrazione, mancano di lucidità, finendo spesso col far uso di droghe. Alcuni commentatori hanno osservato che assai spesso i centri delle città e i quartieri poveri negli USA sono popolati da veri e propri zombi, ossia da persone che vagano sperdute con la mente offuscata. Un piccolo appartamento nelle grandi città arriva a costare 3.000 dollari al mese, se non si paga regolarmente si viene sfrattati senza pietà e diventa difficilissimo trovare un’altra casa.

Nell’ultimo anno i prezzi dei servizi e dei prodotti basici sono aumentati del 7,1%, il cibo del 15%, la benzina del 65,7%, il trasporto del 14%; oggi una famiglia statunitense per vivere deve sborsare circa 500 dollari in più al mese. Dal 1979 in poi, con l’avvento del neoliberalismo, gli aumenti salariali sono andati estinguendosi, la crescita annuale media è scesa allo 0,7%. A ciò aggiungiamo le forti differenze di reddito tra le famiglie bianche, quelle di origine africana, latina o asiatica, le quali ovviamente sono state più colpite dalla grave crisi che ormai si trascina da molti anni.

Benché i neri costituiscano soltanto il 13,6% della popolazione statunitense, essi sono il 37% di coloro che vivono per la strada; gli ispanici nella stessa condizione sono aumentati tra il 2020 e il 2022 del 16%.

domenica 8 ottobre 2023

Heidegger e la bomba atomica: ovvero la scienza deve pensare - Gianni Vattimo, Massimo Zucchetti

Da: https://contropiano.orgGianni Vattimo (Torino, 4 gennaio 1936 – Rivoli, 19 settembre 2023), è stato un filosofo e politico italiano. Tra i massimi esponenti della corrente postmoderna, è teorizzatore del pensiero debole. 
Massimo Zucchetti docente universitario, antifascista, candidato al premio Nobel nel 2015 per la fisica. - 

In realtà, Heidegger – nella trattazione che questa frase contiene – non ha affatto intenzioni denigratorie nei confronti della scienza. Se mai, si tratta – come vedremo – di una delimitazione: una definizione dell’ambito entro il quale, secondo il filosofo, ama muoversi la scienza, descrivendo quei confini naturali che è poi la scienza stessa a darsi.

Heidegger, anzi, riflette se questi comodi confini siano giustificati, e sulle ragioni per le quali la scienza, invece, dovrebbe pensare, o perlomeno essere aiutata a farlo.

Sotteso a questa affermazione vi è in realtà il dibattuto concetto di neutralità della scienza. Scienza che secondo alcuni – come ad esempio lo scienziato atomico Werner Heisenberg [D. C. CASSIDY, Un’estrema solitudine. La vita e l’opera di Werner Heisenberg, Torino, Bollati Boringhieri, 1996, p. 126] dovrebbe occuparsi della ricerca, dell’avanzare della conoscenza tecnica del genere umano, del “progresso”, applicando il metodo scientifico, che tanti successi e miglioramenti materiali ha apparentemente portato all’umanità negli ultimi secoli.

L’indubbio successo del metodo scientifico, e dello “spingere avanti la frontiera della conoscenza”, fraintesa essere quella esclusivamente materiale, ha portato al nascere di una sorta di franchigia, quasi un territorio franco: la ricerca, la scienza, si occupano di acquisire nuove conoscenze, che risulteranno comunque – assommate – in un progresso, contribuiranno in qualche modo al “Progresso”, quello con la P maiuscola: dovrebbero quindi essere libere da legacci ideologici ed impacci morali?

Spingendo all’estremo questo ragionamento scientista, così comune nella concezione di molti scienziati applicati, ogni scoperta, ogni nuova frontiera della “conoscenza” aperta, valgono di per sé.

giovedì 5 ottobre 2023

Considerazioni epocali - Paolo Massucci

Da: https://www.lacittafutura.it - Paolo Massucci, Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni. 


Il timore per il futuro premia in Europa i partiti conservatori, allorché si si teme che i partiti progressisti faranno pagare ai lavoratori i costi della riconversione energetica: in ogni caso la soluzione dei problemi ambientali dentro il capitalismo, lo stesso che li produce, rimane poco credibile.


Oggi il panorama dei partiti politici europei si divide tra un polo di centro-sinistra progressista e un polo conservatore di centro-destra. Dal punto di vista della filosofia politica, il primo si può definire neoliberista e semilibertario. Nello specifico, libertario sulle questioni morali, sessuali, religiose, ma autoritario e invasivo, sin nei dettagli, sulla vita economica e sugli scambi in denaro e merce dei cittadini, in un modello di “uguaglianza” estremamente burocratizzata dei diritti civili formali e dimenticanza dei diritti sociali: pari diritti alla nascita, pari diritti “astratti”. La libertà in campo etico favorisce le trasformazioni culturali, aprendo al mercato – quindi all’espansione capitalistica – nuovi bisogni e nuovi spazi.

D’altra parte i partiti dell’area di centro-sinistra hanno abbracciato il tema del “cambiamento climatico”, con particolare riguardo alla questione della produzione di anidride carbonica, responsabile dell’effetto serra (fattore fondamentale, ma tuttavia non unico del reale e gravissimo dissesto dell’ecosistema terrestre in corso), conducendo una complessa, difficile e obiettivamente ambiziosa impresa a medio termine di transizione in ambito tecnologico-digitale, che dovrebbe in teoria salvare il pianeta, spostando sì gli equilibri tra diversi capitali, ma senza intaccare il capitalismo in quanto tale, né la crescente drammatica polarizzazione della ricchezza nella popolazione europea e mondiale.

mercoledì 27 settembre 2023

STORIA EUROPEA - Luciano Canfora, Franco Cardini

Da: ScipioneTV - Il video proviene dal canale Università dell'Età Libera  ( / @universitadelletalibera-pe7659). - 
Luciano Canfora, filologo, storico, saggista, professore emerito dell’Università di Bari, membro del Consiglio scientifico dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana e direttore della rivista Quaderni di Storia, Dedalo Edizioni. (Luciano Canfora Podcast)
Franco Cardini, è professore emerito di Storia medievale presso l'Istituto di Scienze Umane e Sociali (Firenze, oggi aggregato alla Scuola Normale Superiore di Pisa), saggista e blogger italiano (https://www.francocardini.it).          

                                                                          

domenica 24 settembre 2023

Prospettiva: Ridurre i rischi della guerra nucleare: il ruolo degli operatori sanitari. -

Da: https://www.nejm.org art. originale https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMp2308547?query=TOC&cid=NEJM%20eToc,%20September%2021,%202023%20DM2285141_NEJM_Non_Subscriber&bid=1808161300 - Di: (Kamran Abbasi, MD, Parveen Ali, Ph.D., M.Sc.N., Virginia Barbour, MB, B.Chir, D.Phil., Kirsten Bibbins-Domingo, Ph.D., MD, Marcel GM Olde Rikkert, MD, Ph.D., Andy Haines, F.Med.Sci., Ira Helfan, medico, Richard Horton, MB, Cap.B., Bob Mash, Ph.D., MB, Ch.B., Arun Mitra, MB, BS, Carlos Monteiro, MD, Ph.D., Elena N. Naumova, Ph.D., et al.)*.


Nel gennaio 2023, il Comitato per la Scienza e la Sicurezza del Bulletin of the Atomic Scientists ha spostato le lancette dell'Orologio del Giorno del Giudizio in avanti a 90 secondi prima della mezzanotte, riflettendo il crescente rischio di una guerra nucleare. Nell'agosto 2022, il Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres ha avvertito che il mondo si trova ora in "un'epoca di pericolo nucleare che non si vedeva dall'apice della Guerra Fredda". Il pericolo è stato sottolineato dalle crescenti tensioni tra molti Stati dotati di armamento nucleare. In qualità di redattori di riviste mediche e sanitarie di tutto il mondo, invitiamo i professionisti della salute ad allertare l'opinione pubblica e i nostri leader su questo grave pericolo per la salute pubblica e per i sistemi essenziali di supporto alla vita del pianeta - e a sollecitare azioni per prevenirlo.

Gli attuali sforzi per il controllo degli armamenti nucleari e la non proliferazione sono inadeguati a proteggere la popolazione mondiale dalla minaccia di una guerra nucleare per progetto, errore o errore di calcolo. Il Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (TNP) impegna ciascuna delle 190 nazioni partecipanti "a perseguire negoziati in buona fede su misure efficaci relative alla cessazione della corsa agli armamenti nucleari in tempi brevi e al disarmo nucleare, e su un trattato sul disarmo generale e completo sotto un rigoroso ed efficace controllo internazionale". I progressi sono stati deludentemente lenti, e l'ultima conferenza di revisione del TNP nel 2022 si è conclusa senza una dichiarazione concordata. La modernizzazione degli arsenali nucleari potrebbe aumentare i rischi: ad esempio, i missili ipersonici riducono il tempo disponibile per distinguere tra un attacco e un falso allarme, aumentando la probabilità di una rapida escalation.

sabato 23 settembre 2023

Migrazioni. Non c’è “una” soluzione - Sergio Cararo

Da: https://contropiano.org - Sergio Cararo, Rete dei Comunisti, Direttore di CONTROPIANO.

Leggi anche: La migrazione come rivolta contro il capitale*- Prabhat Patnaik**

"CRISI DISUGUAGLIANZE E POVERTÀ" - Sergio Cararo intervista Francesco Schettino - 

La complessità del fenomeno migratorio e le sue determinanti*- Alessandra Ciattini 


Gli arrivi di migranti in Italia, che fanno parlare arbitrariamente la destra e gli idioti di “invasione”, sono un sicuramente un dato rilevante sul piano nazionale, ma che diventa relativo sul piano globale.

I migranti e rifugiati arrivati in Italia nel 2023 sono circa 130.000, partiti soprattutto dalle coste della Libia e della Tunisia. In gran parte si tratta di migranti africani e mediorientali, una cifra più o meno pari allo 0,23% della popolazione italiana.

Per avere un termine di paragone, va segnalato che i rifugiati interni alla sola Africa sono circa 36 milioni, in pratica il 44% dei rifugiati a livello mondiale.

Milioni di persone che sono state costrette a spostarsi per le guerre, la siccità, le violenze tribali. I paesi che ospitano il maggior numero di rifugiati sono Turchia Iran, Colombia, Germania e Pakistan.

Le Nazioni Unite calcolano che dal 2014 a oggi più di 2,6 milioni di persone hanno attraversato il Mediterraneo in fuga da guerre, violenze e povertà e dirette in Europa. Più di 29.100 sono morti in mare.

venerdì 22 settembre 2023

Irrilevanza delle Nazioni unite, cambiare o morire. - Alberto Negri

Da: https://www.facebook.com/alberto.negri.9469 - Alberto Negri è giornalista professionista dal 1982. Laureato in Scienze Politiche, dal 1981 al 1983 è stato ricercatore all'Ispi di Milano. Storico inviato di guerra per il Sole 24 Ore, ha seguito in prima linea, tra le altre, le guerre nei Balcani, Somalia, Afghanistan e Iraq.  Tra le sue principali opere: “Il Turbante e la Corona – Iran, trent’anni dopo” (Marco Tropea, 2009) - “Il musulmano errante. Storia degli alauiti e dei misteri del Medio Oriente” (Rosenberg & Sellier, marzo 2017) - “Bazar Mediterraneo” (GOG edizioni, Dicembre 2021)

Lrggi anche: L’Onu oggi serve a qualcosa? - Alessandra Ciattini 

Dal 2030 il mondo sarà meraviglioso secondo l’Agenda Onu - Alessandra Ciattini

Cosa sta succedendo dentro l’ONU?


ASSEMBLEA GENERALE.

Ma l’Onu serve ancora? Disperata la risposta del segretario generale Guterres: «O si avvia una riforma o è la rottura, le istituzioni rischiano di essere parte del problema». 

Irrilevanza dell’Onu e irrilevanza anche di Biden che tenta di corteggiare il Sud globale con appelli che cadono in un vuoto fragoroso. Così i giornali americani, dal New York Times al Wall Street Journal sintetizzano cosa accade all’Assemblea generale delle Nazioni Unite dove le sedie vuote fanno clamore: da Xi Jinping a Putin, da Macron a Sunak, fino al premier indiano Narendra Modi, reduce da un G20 a Nuova Delhi che ha proiettato l’India nel novero delle grandi potenze internazionali. Sono assenti a New York i leader di quattro dei cinque membri del Consiglio di sicurezza, un segnale non confortante in un clima bellico e di tensioni geopolitiche ai massimi livelli dai tempi della guerra fredda. 

Ma l’Onu serve ancora? La risposta dello stesso segretario generale Antonio Guterres è quasi disperata: “o si avvia la riforma delle Nazioni Unite o è la rottura, le istituzioni invece di essere la soluzione rischiano di diventare parte del problema”. Cambiare o scomparire, questo è il messaggio. Da tempo le Nazioni Unite non rispecchiamo più la transizione caotica da un mondo unipolare – dominato da una sola potenza – a uno multipolare con diversi centri di potere. E quando le istituzioni Onu diventano lo specchio della realtà è per squadernare una narrativa assai diversa fa quella del Nord globale. Come sottolinea la rivista francese “Le Grand Continent” negli ultimi trent’anni nelle votazioni all’Assemblea generale soltanto il 14% degli stati ha votato con gli Usa mentre la grande maggioranza dei consensi è stata raccolta da proposte russe e cinesi. 

mercoledì 13 settembre 2023

Dire Io - L’estraneità dell’Io e la via verso l’altro - Donatella Di Cesare

Da: Filosofi lungo l'Oglio - Donatella Di Cesare è una filosofa, editorialista e saggista italiana; professoressa ordinaria di Filosofia Teoretica all'Università "La Sapienza" di Roma. https://www.filosofilungologlio.it 

                                                                            

domenica 10 settembre 2023

Dal laissez-faire al laissez-mourir - Alessandra Ciattini

Da: la citta futura - Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia alla Sapienza, è Docente UniGramsci (https://www.unigramsci.it) ed è editorialista de la citta futura. 



Sembra proprio che siamo arrivati al redde rationem: come sfuggiremo alla policrisi innestata da molteplici fattori. I vulnerabili saranno destinati a pagare per tutti? 

Che alcuni tra i padroni del mondo pensino che la soluzione ai gravi problemi (ecologici, sociali, politici) del nostro pianeta sia una sorta di eugenetica, magari applicata con l’aiuto della guerra, non credo possa essere smentito. Certo, sino ad oggi mancano prese di posizione ufficiali che potrebbero solo suscitare orrore e raccapriccio tra la popolazione. Ma con la scusa che è lecito esprimere liberamente le proprie idee (chiamiamole così), qualsiasi esse siano, utilizzando però la censura quando si tratta di contrastare i propri nemici, esse circolano e vengono diffuse, anzi celebrate, come per esempio la necessità di introdurre la pratica dell’eutanasia nel nostro paese, già in uso in altri, senza domandarci come e a che scopo potrebbe essere surrettiziamente usata. L’eutanasia viene presentata come una scelta di massima libertà, presupponendo astrattamente che un individuo profondamente sofferente e magari isolato sia pienamente consapevole delle sue scelte anche estreme.

Dietro questa concezione della finta libertà senza limiti sta l’individualismo sfrenato che illude gli individui che possono essere completamente liberi, sganciati dalle regole sociali, che possono drogarsi, ubriacarsi, praticare il sesso nelle sue più variegate forme, quando la libertà che conta è quella di coloro che gestiscono il potere economico, militare e politico, i quali possono tranquillamente lasciare gli altri a baloccarsi con questi diversivi, da loro stessi non disdegnati, cui viene tolta la dimensione umana e sociale più profonda. D’altra parte, la tanto ricercata e propagandata trasgressività si fonda su un assurdo: non seguire una regola è anch’essa una regola, quella di non seguire regole, come del resto “vietato proibire” implica sempre l’esistenza di un’autorità che proibisce di proibire. Paradossi logici che fanno pensare pochi, ma che non tormentano i sonni degli autodichiarati anarco-libertari.