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mercoledì 16 febbraio 2022

Una definizione di “politica economica” - Emiliano Brancaccio

Da: https://www.emilianobrancaccio.it/didattica - Emiliano Brancaccio è docente di Politica economica all’Università degli Studi del Sannio di Benevento. Autore di saggi pubblicati da riviste accademiche internazionali, ha promosso il “monito degli economisti” contro le politiche europee di austerity e l’appello per un ”piano anti-virus”, pubblicati sul ”Financial Times”. Sua è la rubrica Eresie su RAI Radio 1. Tra le sue pubblicazioni, L'austerità è di destra (2012); Il discorso del potere (2019); il manuale Anti-Blanchard Macroeconomics (2020); Non sarà un pranzo di gala. Crisi, catastrofe, rivoluzione, Meltemi edizioni; Democrazia sotto assedio. La politica economica del nuovo capitalismo oligarchico, PIEMME edizioni; www.emilianobrancaccio.it - https://www.facebook.com/emiliano.brancaccio.3

Vedi anche: Catastrofe o Rivoluzione - Incontro con Emiliano Brancaccio autore di "Non sarà un pranzo di gala" 

There is (no) alternative: pensare un’alternativa. Dibattito con Olivier Blanchard e Emiliano Brancaccio 

Regolamentare il mercato - Daron Acemoglu, Emiliano Brancaccio 

Critica economica della riforma della scuola - Emiliano Brancaccio 

Però c’è un problema... - Emiliano Brancaccio

L’ex capo economista del Fondo Monetario Internazionale ha sostenuto che per scongiurare una futura “catastrofe” serve una “rivoluzione” keynesiana della politica economica. 

La sua tesi viene qui sottoposta a esame critico sulla base di un criterio di indagine scientifica del processo storico definito “legge di riproduzione e tendenza del capitale”. Da questo metodo di ricerca scaturisce una previsione: la libertà del capitale e la sua tendenza a centralizzarsi in sempre meno mani costituiscono una minaccia per le altre libertà e per le istituzioni liberaldemocratiche del nostro tempo. 

Dinanzi a una simile prospettiva Keynes non basta, come non basta invocare un reddito. 

L’unica rivoluzione in grado di scongiurare una catastrofe dei diritti risiede nel recupero e nel rilancio della più forte leva nella storia delle lotte politiche: la pianificazione collettiva, intesa questa volta nel senso inedito e sovversivo di fattore di sviluppo della libera individualità sociale e di un nuovo tipo umano liberato. 

Una sfida che mette in discussione un’intera architettura di credenze e impone una riflessione a tutti i movimenti di lotta e di emancipazione del nostro tempo, tuttora chiusi nell’angusto recinto di un paradigma liberale già in crisi. (E. Brancaccio, Non sarà un pranzo di gala. Crisi, catastrofe, rivoluzione. Meltemi editore, 2020.)


Una definizione di “politica economica” 

L’economista neoclassico Lionel Robbins definì la politica economica come “il corpo dei principi dell’azione o dell’inazione del governo rispetto all’attività economica” (Robbins 1935). 

Tra gli esponenti delle scuole di pensiero critico, Federicò Caffè ha proposto la seguente definizione di politica economica: “la disciplina che cerca le regole di condotta tendenti a influire sui fenomeni economici in vista di orientarli in un senso desiderato” (1978). 

Si tratta di definizioni molto generali, che in astratto possono valere per diversi tipi di sistemi economici, siano essi capitalistici oppure anche pianificati. Quali sono le differenze tra economia politica e politica economica? 

La moderna disciplina dell’economia politica sorge alla fine del Diciottesimo secolo con le riflessioni di Adam Smith sull’avvento del capitalismo concorrenziale. In questo senso, l’economia politica esamina in primo luogo il funzionamento “impersonale” del sistema capitalistico quando è lasciato alle forze del mercato e non è sottoposto a interventi delle autorità di governo. 

La politica economica, invece, può esser concepita come disciplina autonoma nel senso che indaga principalmente sulle cause e sui possibili effetti dell’intervento delle autorità di governo sul funzionamento stesso del sistema economico. 

Naturalmente questa è una partizione molto semplificata: a ben guardare, fin dalle sue origini l’economia politica non ha mai potuto fare a meno di occuparsi anche dell’azione del governo, così come la politica economica non può mai prescindere dallo studio dei meccanismi del mercato. 

Economia politica e politica economica sono quindi discipline strettamente intrecciate: le differenze tra di esse sono sfumate e rappresentano più che altro delle convenzioni. 

Un possibile criterio generale di distinzione, comunque, può consistere nel dichiarare che l’economia politica elabora soprattutto analisi di tipo positivo (o descrittivo), nel senso che suggerisce una o più interpretazioni del modo in cui il sistema economico funziona. La politica economica, invece, è orientata principalmente in senso normativo (o prescrittivo), dal momento che aiuta a individuare gli strumenti necessari a modificare il funzionamento del sistema economico per orientarlo verso obiettivi politici ben determinati, come ad esempio la piena occupazione, la riduzione delle disuguaglianze, e così via. 

Potremmo dire, in altre parole, che mentre l’economia politica tende a occuparsi di “ciò che è”, la politica economica si concentra soprattutto su “ciò che deve essere”. 

Leggi tutto: https://www.emilianobrancaccio.it/wp-content/uploads/2022/02/Appunti-di-Politica-economica-2022.pdf


giovedì 2 giugno 2022

Oltre l’Ucraina, le segrete cause materiali della guerra - Emiliano Brancaccio

 Da: https://www.econopoly.ilsole24ore.com - Emiliano Brancaccio è professore di Politica economica presso l'Università del Sannio - www.emilianobrancaccio.it 

Leggi anche: Guerra in Ucraina, intervista a Emiliano Brancaccio - Daniele Nalbone

La narrazione della guerra è ormai polarizzata su due opposte retoriche. Putin e i suoi giustificano l’aggressione all’Ucraina con l’urgenza di denazificare il paese e salvaguardare il diritto di autodeterminazione delle popolazioni filo-russe. Il governo USA e gli alleati NATO, invece, sostengono sia doveroso partecipare più o meno direttamente alle operazioni belliche per tutelare la sovranità di un paese libero e democratico aggredito. Queste due propagande, pur contrapposte, risultano dunque uguali nel richiamarsi continuamente ai diritti, alla lealtà, all’ideologia, all’integrità delle nazioni, alla protezione dei popoli. Come se nelle stanze del potere si discutesse solo di tali nobili argomenti. Mai d’affari. 

Che in un tale bagno di idealismo affondino i rozzi propagandisti che vanno per la maggiore non suscita meraviglia. Più sorprendente è il fatto che nel medesimo stagno si siano calati anche studiosi interpellati dai media: filosofi, storici, esperti di geopolitica e di relazioni internazionali, economisti mainstream. La ragione di fondo, a ben guardare, è di ordine epistemologico. I più sembrano infatti accontentarsi di una metodologia di tipo aneddotico. Ossia, una serie di fatti giustapposti, una concezione della storia come fosse banalmente costituita dalle decisioni individuali dei suoi protagonisti, una sopravvalutazione delle spiegazioni ufficiali di quelle decisioni. E sopra ogni cosa, una espressa rinuncia: mai pretendere di ricercare “leggi di tendenza” alla base dei conflitti militari. Da Allison Graham a Etienne Balibar, nessuno osa oggi parlare delle “tendenze” su cui invece indagavano i loro grandi ispiratori, da Tucidide ad Althusser. [1]

La conseguenza di questo involuto metodo di analisi è che nel dibattito prevalente si avverte la pressoché totale assenza di indagini dedicate agli interessi materiali sottesi ai movimenti di truppe e cannoni. Manca cioè un esame delle tendenze strutturali che alimentano i venti di guerra di questo tempo.

giovedì 3 dicembre 2020

Catastrofe o Rivoluzione - Incontro con Emiliano Brancaccio autore di "Non sarà un pranzo di gala"

Da: I Pettirossi - Emiliano Brancaccio è docente di Politica economica all’Università degli Studi del Sannio di Benevento. Autore di saggi pubblicati da riviste accademiche internazionali, ha promosso il “monito degli economisti” contro le politiche europee di austerity e l’appello per un ”piano anti-virus”, pubblicati sul ”Financial Times”. Sua è la rubrica Eresie su RAI Radio 1. Tra le sue pubblicazioni, L'austerità è di destra (2012), Il discorso del potere (2019), e il manuale Anti-Blanchard Macroeconomics (2020).
   

                                                                                                          

Crisi, rinascita o catastrofe?

Le crisi possono essere opportunità di rivoluzionare il mondo, ma bisogna avere gli strumenti per poter pensare una simile alternativa, per scongiurare che il futuro si trasformi in catastrofe. In occasione dell'uscita del suo ultimo libro "Non sarà un pranzo di gala" (Meltemi), insieme alla rivista Kritica economica (https://www.kriticaeconomica.com), abbiamo invitato Emiliano Brancaccio a parlare di capitalismo, crisi, Europa, democrazia. (https://m.facebook.com/iPettirossi/?locale2=it_IT)


martedì 6 settembre 2022

Speculatori e guerrafondai. Così restiamo prigionieri sul gas - Emiliano Brancaccio

Da: https://www.lanotiziagiornale.it - Emiliano Brancaccio è docente di Politica economica all’Università degli Studi del Sannio di Benevento.

Leggi anche: Oltre l’Ucraina, le segrete cause materiali della guerra - Emiliano Brancaccio 

La battaglia del gas. Con la mossa russa in gioco la nostra sopravvivenza - Alberto Negri 




L’aumento del prezzo del gas? Brancaccio: “La causa principale può essere sintetizzata così: gli speculatori scommettono sui guerrafondai” 


L’aumento del prezzo del gas? “La causa principale può essere sintetizzata così: gli speculatori stanno scommettendo sui guerrafondai”. È chiaro sul punto Emiliano Brancaccio, docente di politica economica presso l’Università del Sannio e protagonista di dibattiti con alcuni tra i massimi esponenti della teoria e della politica economica internazionale, tra cui Mario Monti, Olivier Blanchard, Daron Acemoglu.

“I professionisti della finanza – continua il professore ed intellettuale ora in libreria con “Democrazia sotto assedio (Piemme) – giocano sulla previsione che i venti di guerra non si placheranno, e che il conflitto con la Russia sia destinato a durare. L’idea prevalente è che i paesi europei della NATO sono pronti a sostenere i costi della transizione necessaria per fare a meno dell’energia russa in tempi relativamente brevi”.

Cosa comporta tutto questo? 

Questa politica europea, così avventurista e forzata, suscita forti aspettative di aumento dei prezzi dell’energia e quindi crea enormi occasioni di guadagno speculativo: i professionisti sui mercati si fanno prestare denaro, comprano gas, attendono che il prezzo salga, lo rivendono, restituiscono i prestiti e si tengono i guadagni netti. Il risultato è che il prezzo esplode, a livelli anche superiori rispetto a quelli causati dalla sola guerra.

Il governo Draghi spinge per un tetto europeo al prezzo del gas. Per quale motivo non si riesce ad attuare? 

lunedì 31 gennaio 2022

Però c’è un problema... - Emiliano Brancaccio

Da: Università degli Studi del Sannio Benevento - Emiliano Brancaccio è docente di Politica economica all’Università degli Studi del Sannio di Benevento. Autore di saggi pubblicati da riviste accademiche internazionali, ha promosso il “monito degli economisti” contro le politiche europee di austerity e l’appello per un ”piano anti-virus”, pubblicati sul ”Financial Times”. Sua è la rubrica Eresie su RAI Radio 1. Tra le sue pubblicazioni, L'austerità è di destra (2012); Il discorso del potere (2019); il manuale Anti-Blanchard Macroeconomics (2020); Non sarà un pranzo di gala. Crisi, catastrofe, rivoluzione, Meltemi edizioni; Democrazia sotto assedio. La politica economica del nuovo capitalismo oligarchico, PIEMME edizioni;  www.emilianobrancaccio.it - https://www.facebook.com/emiliano.brancaccio.3   



"[..] Dalla fisica alla chimica, dalla medicina all’economia, abbiamo talvolta assecondato l'idea rassicurante di una pace perpetua tra gli scienziati. Forse l’abbiamo fatto perché pensavamo che fosse l’unico modo per dare un’immagine della scienza che apparisse forte, solida, e in quanto tale inattaccabile dalle cricche degli stregoni e degli impostori. Forse abbiamo pensato che questa idea di scienza pacificata fosse l’unico modo per salvaguardare il popolo dalle blandizie dei maghi e delle fattucchiere, dalla minaccia sempre incombente di un nuovo pensiero magico, di un nuovo oscurantismo.. Se è andata così, saranno state anche ottime intenzioni, beninteso. Io sono tra coloro che ritengono che l’avvento di un nuovo oscurantismo sia oggi un rischio reale, una minaccia concreta. Che va combattuta. Però c’è un problema. Il problema è che questa idea rassicurante, di una scienza pacificata, di una cittadella accademica senza conflitto interno, è falsa. E soprattutto, è un’idea profondamente sbagliata. Il motivo ce lo ha spiegato, con grande chiarezza, Imre Lakatos [..]" 

                    L'intervento del Prof. Brancaccio inizia al m. 1:49:54 - 

                                                    

sabato 16 febbraio 2019

There is (no) alternative: pensare un’alternativa. Dibattito con Olivier Blanchard e Emiliano Brancaccio

Da: Emiliano Brancaccio - http://www.emilianobrancaccio.it/

Fondazione Feltrinelli, Milano, 19 dicembre 2018 - There is (no) alternative: pensare un'alternativa. Dibattito con Olivier Blanchard (Peterson Institute, già capo economista del Fondo Monetario Internazionale) ed Emiliano Brancaccio (Università del Sannio, autore del saggio "Anti-Blanchard"). Modera Pietro Raitano.
              
                                                 
Confronto interesante tra  Brancaccio e Blanchard che, però, prende realmente quota solo, a partire dalla parte finale dell'intervento di Blanchard (49,18) e dai secondi interventi dei due interlocutori  e, ancora, dalle domande intelligenti, del pubblico alle quali  però non ci sembra sia stata data una risposta esaustiva e convincente. (il collettivo) 

                          

venerdì 14 luglio 2023

“La ragione capitalistica genera i mostri della guerra” - Frida Nacinovich intervista Emiliano Brancaccio

Da: https://www.sinistrasindacale.it - Emiliano Brancaccio è professore di Politica economica presso l'Università del Sannio - www.emilianobrancaccio.it 

Professore di Politica economica e docente di Economia politica ed Economia internazionale all’Università del Sannio a Benevento, Emiliano Brancaccio è diventato negli ultimi vent’anni uno dei più influenti studiosi del pensiero economico cosiddetto critico, o meglio eterodosso. Lo stesso, confindustriale Sole24ore lo fotografa come un economista di “impostazione marxista, ma aperto a innovazioni ispirate dai contributi di John Maynard Keynes e Piero Sraffa”. Sulla guerra, sul conflitto armato fra Russia e Ucraina (più Occidente), in corso da un anno e mezzo, Brancaccio ha un’idea chiara: “Questo non è uno scontro di civiltà. È uno scontro fra capitalismi. È necessario esaminare le basi economiche di questi conflitti per comprenderli e per cercare di interromperli. Se non ci soffermiamo sui fattori economici, non ci capiremo niente dei venti di guerra di questo tempo”. Nel secolo del finanz-capitalismo, dominante sul pianeta da quarant’anni e passa, anche i conflitti armati devono essere letti con le lenti del pensiero economico. Altrimenti c’è il rischio di perdersi nella propaganda di un’informazione a senso unico, da entrambe le parti, o di riflessioni antropologiche incapaci di cogliere le ragioni alla base non solo di questa guerra ma delle guerre in generale. Allora ringraziamo il professor Brancaccio per avere risposto ad alcune nostre domande.


Il suo ultimo libro si intitola ‘La guerra capitalista’, scritto assieme ai colleghi Stefano Lucarelli e Raffaele Giammetti (Mimesis 2022). Può spiegarcene la genesi?

Nel dibattito prevalente sulla guerra c’è una grave lacuna: manca un’interpretazione economica dei conflitti militari. I commentatori di grido assecondano le narrazioni dei comandanti in capo, che richiamano alti valori e nobili principii per tentare di giustificare i massacri in corso. Da un lato, gli atlantisti insistono sull’esigenza di difendere la libertà dell’Ucraina aggredita. Dall’altro lato, gli avversari dell’imperialismo occidentale avallano l’interpretazione putiniana, secondo cui la guerra si è resa necessaria per tutelare la sicurezza territoriale della Russia contro l’avanzata della Nato a est. In questo tipo di spiegazioni c’è qualcosa di vero, beninteso. Ma nel complesso tali narrazioni sono essenzialmente “idealistiche”, perché non prendono in considerazione le basi economiche, “materiali”, dello scontro in atto. La conseguenza è un dibattito sulla guerra assolutamente ingenuo e fuorviante. Il nostro libro nasce dall’urgenza di rilanciare un’interpretazione più smaliziata, diciamo pure “materialista”, della guerra moderna.  

martedì 21 dicembre 2021

Critica economica della riforma della scuola - Emiliano Brancaccio

Da: Manifesto Nuova Scuola - Emiliano Brancaccio è professore di Politica economica presso l'Università del Sannio - www.emilianobrancaccio.it

Vedi anche: Carla Maria Fabiani intervista Roberto Finelli: "DAL PROBLEM SOLVING AL THEORY BUILDING" - https://www.youtube.com/watch?v=oxNB7HjEsTc 


Incontro con il prof. Emiliano Brancaccio (Università del Sannio) per discutere sulle esigenze economiche che imporrebbero una riforma radicale della scuola. Una necessità in vista della ripresa del paese o una strumentale operazione politico-ideologica? 
(A cura di  G. Carosotti e S. Arangino)

                                                                            

martedì 9 febbraio 2021

Genova City Strike intervista Emiliano Brancaccio sul suo libro "Non sarà un pranzo di gala: crisi catastrofe, rivoluzione"

Da: Stella Rossa TV - Emiliano Brancaccio è docente di Politica economica all’Università degli Studi del Sannio di Benevento. Autore di saggi pubblicati da riviste accademiche internazionali, ha promosso il “monito degli economisti” contro le politiche europee di austerity e l’appello per un ”piano anti-virus”, pubblicati sul ”Financial Times”. Sua è la rubrica Eresie su RAI Radio 1. Tra le sue pubblicazioni, L'austerità è di destra (2012), Il discorso del potere (2019), e il manuale Anti-Blanchard Macroeconomics (2020).


                                                                           

mercoledì 4 novembre 2020

CATASTROFE O RIVOLUZIONE - Emiliano Brancaccio

 Da: https://www.ilponterivista.com - Anticipazione del nuovo libro di Emiliano Brancaccio con Giacomo Russo Spena, “Non sarà un pranzo di gala. Crisi, catastrofe, rivoluzione”, Meltemi edizioni (in uscita il 12 novembre). - Emiliano Brancaccio è professore di Politica economica presso l'Università del Sannio - www.emilianobrancaccio.it  

Leggi anche: Le contraddizioni delle soluzioni “keynesiane” al problema della disoccupazione e la sfida del “piano del lavoro” - Riccardo Bellofiore

Ideologia ed Apparati Ideologici Statali Di Louis Althusser (Appunti per una ricerca) Traduzione di Bassi Gianmarco 

Su Piketty e il “suo” capitale del nuovo secolo - Francesco Schettino

La socializzazione degli investimenti: contro e oltre Keynes - Riccardo Bellofiore 

IL MARX DI DAVID HARVEY - Giorgio Cesarale 

intervista a Emiliano Brancaccio*- Giacomo Russo Spena

Vedi anche: There is (no) alternative: pensare un’alternativa. Dibattito con Olivier Blanchard e Emiliano Brancaccio 

Ascanio Bernardeschi intervista Emiliano Brancaccio: https://www.lacittafutura.it/video/intervista-a-emiliano-brancaccio

L’ex capo economista del Fondo monetario internazionale ha sostenuto che per scongiurare una futura “catastrofe” serve una “rivoluzione” keynesiana della politica economica. La sua tesi viene qui sottoposta a esame critico sulla base di un criterio di indagine scientifica del processo storico definito «legge di ripro­duzione e tendenza del capitale». Da questo metodo di ricerca scaturisce una previsione: la libertà del capitale e la sua tendenza a centralizzarsi in sempre meno mani costituiscono una minaccia per le altre libertà e per le istituzioni liberaldemocratiche del nostro tempo. Dinanzi a una simile prospettiva Keynes non basta, come non basta invocare un reddito. L’unica rivoluzione in grado di scongiurare una catastrofe dei diritti risiede nel recupero e nel rilancio della più forte leva nella storia delle lotte politiche: la pianificazione collettiva, intesa questa volta nel senso inedito e sovversivo di fattore di sviluppo della libera in­dividualità sociale e di un nuovo tipo umano liberato. Una sfida che mette in discussione un’intera architettura di credenze e impone una riflessione a tutti i movimenti di lotta e di emancipazione del nostro tempo, tuttora chiusi nell’an­gusto recinto di un paradigma liberale già in crisi


Prologo

Per scongiurare una futura “catastrofe” sociale serve una “rivoluzione” della politica economica. Così parlò Olivier Blanchard, già capo economi­sta del Fondo monetario internazionale, in occasione di un dibattito e un simposio ispirati da un libretto critico a lui dedicato (Blanchard e Brancac­cio 2019; Blanchard e Summers 2019; Brancaccio 2020). Che un grande cardinale delle istituzioni economiche mondiali adoperi espressioni così av­venturistiche è un fatto inusuale. Ma l’aspetto davvero sorprendente è che tale fatto risale a prima del tracollo causato dal coronavirus. Tanto più dopo la pandemia, allora, diventa urgente cercare di capire se l’evocazione blanchardiana del bivio “catastrofe o rivoluzione” sia mera voce dal sen fuggita o piuttosto segno di svolta di uno spirito del tempo che inizia a muovere da farsa a tragedia. A tale interrogativo è dedicato questo scritto.

A chi intenda cimentarsi nella lettura, sarà utile lanciare un avvertimento. Sebbene intessuto di fili accademici, questo saggio risulterà estraneo alle pratiche discorsive dell’ordinario comunicare scientifico. Qui si cercherà in­fatti di rinnovare un antico esercizio, eracliteo e materialista: di intendere logos come scienza. Scienza non parziale ma generale, per giunta, quindi ine­vitabilmente colma di vuoti come un formaggio svizzero. Su questi vuoti, prevediamo, gli specialisti contemporanei avvertiranno insofferenza mentre sarà indulgente l’osservatore avvezzo alla critica e alla crescita della cono­scenza (Lakatos e Musgrave 1976). Costui è consapevole che solo una visio­ne generale consente di visualizzare quei vuoti, e quindi crea le premesse per tentare di perimetrarli e superarli.

mercoledì 2 marzo 2022

Guerra in Ucraina, intervista a Emiliano Brancaccio - Daniele Nalbone

Da: https://www.micromega.net - Daniele Nalbone Giornalista di Micromega. Autore di Slow Journalism, chi ha ucciso il giornalismo? (ed. Fandango Libri) - 

Emiliano Brancaccio è docente di Politica economica all’Università degli Studi del Sannio di Benevento. Tra le sue pubblicazioni, L'austerità è di destra (2012); Il discorso del potere (2019); il manuale Anti-Blanchard Macroeconomics (2020); Non sarà un pranzo di gala. Crisi, catastrofe, rivoluzione, Meltemi edizioni; Democrazia sotto assedio. La politica economica del nuovo capitalismo oligarchico, PIEMME edizioni; www.emilianobrancaccio.it - https://www.facebook.com/emiliano.brancaccio.3 

Leggi anche: Intervista a Sergio Romano: “L’Ucraina sia neutrale come la Svizzera” - Umberto De Giovannangeli

Stavolta l’atlantismo è nudo. Come il re - Alberto Negri 

Vedi anche: Sara Reginella - Come i media hanno occultato per 8 anni i massacri in Donbass e la nazificazione dell'Ucraina - https://www.youtube.com/watch?v=u81GzZsBT2Y&t=1s


Un nuovo ‘whatever it takes’ per salvare la pace in Europa è possibile. Sancire la fine dell’espansionismo NATO e UE a est. Ma vedo troppi elmetti in testa e cervelli già spenti, tra putiniani senza ritegno e atlantisti senza memoria”.


Micromega è tra le primissime testate ad aver fornito una cronaca diretta dell’attacco delle truppe russe all’Ucraina, con Valerio Nicolosi nostro inviato a Kiev [qui tutti i podcast dall’assedio di Kiev]. Ma oltre alla cronaca serve l’analisi. Per questo intervistiamo Emiliano Brancaccio, economista e oggi intellettuale di riferimento del pensiero critico in Italia, che di guerra – economica e non solo – ha ampiamente trattato nel suo ultimo libro: Democrazia sotto assedio [Qui una recensione]. Brancaccio propone una linea alternativa di gestione della crisi internazionale.


Professor Brancaccio, le forze politiche italiane sono schierate contro la Russia. Non mancano però i filo-russi che elogiano l’attacco di Putin come segno di spregiudicata realpolitik. Lei cosa pensa?

La Russia si è macchiata di un’infamia di cui noi occidentali siamo stati cattivi maestri per anni, dalla Jugoslavia all’Iraq: ossia, aggredire altri paesi per distruggere e controllare. Putin è anche ricorso alle tipiche ipocrisie che abbiamo usato noi nel recente passato per giustificare le peggiori nefandezze, quando ha definito l’assalto all’Ucraina una mera “operazione di polizia”. Elogiare l’invasore russo che imita il peggio del militarismo occidentale sarebbe dunque un atto inverecondo. Per le stesse ragioni, però, non si può dar credito a quei politici nostrani che in queste ore non riescono a far meglio che proporci linee d’azione più ispirate a Rambo che alla diplomazia. In un momento così cupo, il ceto politico italiano dovrebbe piuttosto interrogarsi sulle proprie responsabilità storiche.

Di quali responsabilità parla?

martedì 19 luglio 2022

"Crisi, catastrofe, rivoluzione". Una conversazione con Emiliano Brancaccio.

Da: https://www.iltascabile.com - Emiliano Brancaccio è docente di Politica economica all’Università degli Studi del Sannio di Benevento. Autore di saggi pubblicati da riviste accademiche internazionali, ha promosso il “monito degli economisti” contro le politiche europee di austerity e l’appello per un ”piano anti-virus”, pubblicati sul ”Financial Times”. Sua è la rubrica Eresie su RAI Radio 1. Tra le sue pubblicazioni, L'austerità è di destra (2012); Il discorso del potere (2019); Il manuale Anti-Blanchard Macroeconomics (2020); Non sarà un pranzo di gala. Crisi, catastrofe, rivoluzione, Meltemi edizioni; Democrazia sotto assedio. La politica economica del nuovo capitalismo oligarchico, PIEMME edizioni; www.emilianobrancaccio.it - https://www.facebook.com/emiliano.brancaccio.3

Vedi anche: Catastrofe o Rivoluzione - Incontro con Emiliano Brancaccio autore di "Non sarà un pranzo di gala"

There is (no) alternative: pensare un’alternativa. Dibattito con Olivier Blanchard e Emiliano Brancaccio

Regolamentare il mercato - Daron Acemoglu, Emiliano Brancaccio 


Continuano le conversazioni della redazione con intellettuali capaci di aiutarci a leggere la guerra in corso, alla ricerca di uno scambio con punti di vista che possano restituire la complessità e la portata di quanto sta accadendo. L’intervista di oggi è con l’economista Emiliano Brancaccio, Professore di politica economica presso l’Università degli Studi del Sannio, a Benevento, tra i principali esponenti delle scuole di pensiero economico critico. Seguiamo Brancaccio da quando siamo venuti a conoscenza dei suoi lavori più recenti: Democrazia sotto assedio. La politica economica del nuovo capitalismo oligarchico (Piemme, 2022) e Non sarà un pranzo di gala. Crisi, catastrofe, rivoluzione (Meltemi, 2020), due saggi capaci di individuare le tendenze generali della fase storica che stiamo attraversando: su scala globale, una centralizzazione del potere in sempre meno mani che conduce inevitabilmente a una contrazione dello spazio democratico.

Ci interessava in particolare la sua capacità di portare un punto di vista radicale in sedi istituzionali che, da profani, immaginiamo restie alla critica che invece Brancaccio sa esercitare. Siamo partiti allora dalla guerra in Ucraina, come abbiamo già fatto con Marco D’EramoAlfonso Desiderio e Maria Chiara Franceschelli, ma siamo arrivati a toccare un’ampia rete di aspetti macroeconomici e politici della contemporaneità, e ne abbiamo approfittato per farci chiarire alcuni punti delle sue analisi. Il risultato è una conversazione ambiziosa, dallo sguardo ampio, ma che speriamo possa servire a orientarci, in modo molto pragmatico, a capire se e come possiamo sperare di avere voce in capitolo sul nostro futuro. (https://www.iltascabile.com)

venerdì 11 giugno 2021

Regolamentare il mercato - Daron Acemoglu, Emiliano Brancaccio


- There Is No Alternative - 

Primo incontro "Tassare i capitali" con Manon Aubry Capogruppo GUE/NGL al Parlamento Europeo e James K. Galbraith University of Texas. - https://www.youtube.com/watch?v=svhlGrngDoo 

Secondo incontro "Programmare lo sviluppo. Missione nuova economia" con Mariana Mazzucato, Professor University College London e autrice di Missione economia. Una guida per cambiare il capitalismo, Editori Laterza 2021 e Paul De Grauwe, London School of Economics. - https://www.youtube.com/watch?v=ocgnq_wH2e8

Terzo incontro "Regolamentare il mercato" con Daron Acemoglu MIT Boston e Emiliano Brancaccio Università del Sannio: 

                                                                           

domenica 13 ottobre 2019

CLASSE (lotta di) - Emiliano Brancaccio

Da: l’Espresso, 7 ottobre 2018 - http://www.emilianobrancaccio.itEmiliano Brancaccio è professore di Politica economica presso l'Università del Sannio.
Leggi anche: Classe, lotta di classe e prostituzione - Gianfranco Pala


Credo che la cosiddetta sinistra abbia smesso di comprendere il capitalismo da quando si è lanciata in una frettolosa abiura di Marx. Un errore su cui tuttora persevera e che altri invece non commettono. Tra gli estimatori di Marx troviamo oggi, paradossalmente, le testate della grande finanza internazionale: dal Financial Times, secondo cui «Marx è più rilevante che mai», all’Economist, che si avventura a esortare «governanti di tutto il mondo: leggete Marx!».

L’interesse dei circoli finanziari per Marx riguarda soprattutto la sua “legge di tendenza” verso la centralizzazione dei capitali. La centralizzazione è l’esito di una incessante lotta tra capitali per la conquista dei mercati, che porta al fallimento dei più deboli o alla loro acquisizione da parte dei più forti, sfocia nella “espropriazione del capitalista da parte del capitalista” e alla fine determina una concentrazione del capitale in sempre meno mani. E’ il lato cannibalesco del capitalismo, che richiama l’opera bruegeliana “I pesci grandi mangiano i pesci piccoli” e che trova oggi importanti conferme empiriche. Si tratta di una tendenza cruciale, che aiuta ad afferrare i nodi politici di questa fase storica. L’orrido sovranismo piccolo-borghese non è altro, in fondo, che la reazione dei capitali nazionali in affanno contro una devastante centralizzazione trainata dai capitali più forti e ramificati a livello globale. E’ pura lotta di classe in senso marxiano ma è tutta interna alla classe capitalista, con il lavoro totalmente zittito.

La cosiddetta sinistra non capisce quasi nulla di tutto questo. Per anni si è crogiolata nella pia illusione di un capitalismo ormai pacificato, proiettato verso il sol dell’avvenire della democrazia azionaria. E oggi risulta spiazzata da una lotta tra capitali sempre più feroce, che diffonde nel resto della società i semi della barbarie. Una nuova sinistra dovrebbe in primo luogo comprendere che il silenzio a cui è stato ridotto il lavoro ha reso ingovernabile la bestia capitalista. Tra le tante minacce alla civiltà di cui si parla, questa è l’unica tangibile. 

venerdì 4 febbraio 2022

Le «competenze cognitive» che snaturano la scuola - Ernesto Galli della Loggia

 Da: https://www.corriere.it - Ernesto Galli della Loggia è uno storico e accademico italiano, editorialista del Corriere della Sera. 

Leggi anche: Scuola, non mercato - Teachers For Future Italia 

https://www.tecnicadellascuola.it/le-competenze-non-cognitive-diventano-didattica-la-camera-approva-si-insegnera-come-gestire-stress-empatia-pensiero-critico-e-creativo/amp 

Vedi anche: Però c’è un problema... - Emiliano Brancaccio 

LO STATO DELLE COSE. Produzione, riproduzione e uso dei saperi nell’era del digitale.


Nel linguaggio di Marx, tutto ciò può essere interpretato come un ulteriore espandersi della sussunzione reale del lavoro - e non solo del lavoro, ma di tutti gli aspetti dell'esistenza umana - al capitale. Quest'ultimo non si limita più ad appropriarsi delle conoscenze o delle competenze tecniche e culturali per sfruttarle ai suoi fini, ma vuole formare un tipo di essere umano che sia spiritualmente adattabile alle sue esigenze. 

D'altra parte, crediamo sia un processo in atto da decenni, e di cui Pasolini già parlava negli anni settanta nella sua denuncia del "genocidio culturale". Era un romantico? Forse, o almeno in parte, ma ci vedeva lungo. 

I marxisti non possono essere romantici, i quali spesso sono reazionari, ma un po' di romanticismo seppure razionalizzato crediamo sia alla base anche del pensiero critico comunista. Infatti il romanticismo è anche un sentimento che ricerca il meglio del passato per poter leggere il presente. Possiamo sbagliare, ma il pensiero dialettico ambisce al superamento del presente anche facendo tesoro del passato: negare il presente è possibile alla luce del sentimento del passato, ma non per un ritorno ad esso bensì per un suo superamento che comprenda anche il passato. 

Le tendenze dei nuovi programmi scolastici introducono insegnamenti motivazionali e di gestione dello stress al fine di far sì che il soggetto, terminati gli studi, possa rimanere attivo e motivato e capace di accettare e sopportare lavori discontinui, sottoretribuiti e inferiori alle aspettative e alle competenze acquisite. Se volessero veramente ridurre il disagio dovrebbero consentire ai bambini e ai giovani delle aree svantaggiate e/o con famiglie a basso reddito, di avere accesso gratis a un corso di lingua, uno sport, ripetizioni di studio, una vacanza retribuita, oltre che un supporto alle famiglie. Ma questo sarebbe un mondo civile che con il capitalismo è impossibile, in quanto i fini del capitalismo sono semplicemente altri. Il cerchio si chiude. (il collettivo) 

Le «competenze cognitive» che snaturano la scuola - Ernesto Galli della Loggia, 02 febbraio 2022

Tutto ciò — come accade spesso in Italia — grazie proprio a chi in teoria dovrebbe vegliare sulle sue sorti: al centro una cricca di alti burocrati ed «esperti» scervellati, sopra di loro un ministro in realtà loro succube perché ormai da anni sempre privo di qualunque autorità culturale e peso politico, e infine un Parlamento dove regnano l’incompetenza e la demagogia.

È stata infatti la Camera nei giorni scorsi ad approvare all’unanimità (all’unanimità: ecco dove vanno a finire i propositi «conservatori» della destra: nel consentire a quanto di più culturalmente eversivo si possa immaginare) una proposta di legge mirata «all’introduzione sperimentale delle competenze non cognitive nel metodo didattico». Che cosa significa questa astrusa formulazione delle «competenze non cognitive», che cosa sono (mi piacerebbe sapere quanti degli oltre trecento deputati che hanno espresso il loro sì ne avessero una qualche vaga idea)? e che cosa c’entrano la scuola e il «metodo didattico»? Detto in breve vuol dire che d’ora in avanti nel corso del loro insegnamento i docenti dovranno fare in modo, secondo i fautori, d’inculcare e/o d’incrementare negli alunni quei comportamenti positivi e di adattamento che rendono capaci di far fronte alle evenienze più varie della vita quotidiana. E quindi addestrare all’«autocontrollo», alla «stabilità emotiva», all’«empatia», alla «fiducia in se stessi» e alla «resilienza», a «gestire le emozioni e lo stress», a «comunicare», a «prendere decisioni» e a «risolvere problemi». Sono queste per l’appunto le cosiddette soft skills, al cui insegnamento/propagazione dovrebbe piegarsi la scuola per formare il carattere degli allievi. Ma non è questo ciò che in realtà la scuola ha sempre fatto? Sì, ma attenzione: finora essa lo ha fatto attraverso i saperi delle sue varie discipline, dispensando ai giovani le più disparate conoscenze e lasciando che poi nell’animo di ognuno di essi quelle conoscenze, i libri letti, i pensieri e le emozioni nati nell’aula scolastica durante ogni ora di lezione, s’incontrassero con la sua indole, la sua fantasia, il suo animo e fecondandole dessero vita a quella cosa che si chiama la personalità. Finora insomma la scuola è stata convinta che a formare il carattere dei giovani a lei affidati, a plasmare il loro modo di sentire e quindi d’essere, fosse essenzialmente la cultura che si acquisiva per il suo tramite. In ognuno di quei giovani in modo libero e spontaneo, secondo vie misteriose destinate a restare tali a garanzia per l’appunto della libertà e della spontaneità. E la migliore pedagogia ha sempre tenuto per fermo a questa concezione libera e spontanea della formazione umana nell’ambito dell’istituzione scolastica. Mai la scuola si è proposta di formare un tipo standard di individuo, di persona modellata secondo specifiche decise in precedenza come se fosse una macchina.

mercoledì 18 ottobre 2023

Guerra capitalista e condizioni economiche per la pace - Emiliano Brancaccio

Da: transformitalia - Emiliano Brancaccio è professore di Politica economica presso l'Università del Sannio - www.emilianobrancaccio.it 

                                                                              

lunedì 11 luglio 2022

Il governo della guerra attacca la scuola - Luca Cangemi

 Da: https://agoraxxisecolo.blogspot.com - Luca Antonio Cangemi Docente di Filosofia e Storia, dottore di ricerca in Scienze Politiche, fa parte della segreteria nazionale del Partito Comunista Italiano.

Leggi anche: Un blocco imperialista digitale? - Luca Cangemi

L’ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO NEL PROCESSO DI RISTRUTTURAZIONE DEL CAPITALISMO ITALIANO - Franceco Spedicato

Le «competenze cognitive» che snaturano la scuola - Ernesto Galli della Loggia

Scuola, non mercato - Teachers For Future Italia

Vedi anche: Però c’è un problema... - Emiliano Brancaccio 

Alessandro Barbero s'infiamma contro la "Buona Scuola"

Critica economica della riforma della scuola - Emiliano Brancaccio 

"Avete reso l'Università un'azienda...". Il discorso di tre neodiplomate alla Scuola Normale di Pisa 


Studi, ministro, studi…. il grido (inascoltato) di Romano Luperini, uno dei maggiori studiosi della Letteratura Italiana , dopo un’altra manifestazione d’approssimazione del ministero dell’istruzione (in questo caso la “traccia” su Verga alla maturità), stigmatizza significativamente un’atmosfera cialtronesca e confusa che avvolge il dicastero guidato da Patrizio Bianchi. Impossibile citare tutto: dal disastro culturale e organizzativo dei concorsi alle mille inadempienze anche gravissime, basti pensare alle questioni della sicurezza (e non solo rispetto al Covid …). E poi un’insopportabile e quotidiana pratica della menzogna propagandistica su ogni capitolo della vita della scuola; tanto per dirne una ancora aspettiamo le scuse per l’annuncio settembrino “tutte le cattedre sono coperte” dopo un anno scolastico tormentato dalla ricerca spasmodica di supplenti…


Questi aspetti vergognosi sono significativi di caratteristiche consolidate delle classi dirigenti italiane (anche quelle che in ogni frase pronunciano almeno tre volte la parola innovazione ...) eppure non ci devono distrarre rispetto al cuore del disegno politico che il governo Draghi sta realizzando, senza annunci, contro la scuola pubblica nel nostro paese. Un disegno coerentemente ed efficacemente reazionario.

Questo disegno era chiarissimo sin dall’insediamento di Draghi ma dopo l’inizio della guerra ha avuto una fortissima accelerazione, anche a costo di forzature istituzionali pesantissime (decreto e doppia fiducia su materie tra l’altro tipicamente contrattuali).

In che cosa consiste questo disegno? 

Sostanzialmente si tratta di portare a compimento un’organica controriforma della scuola in pista da più di due decenni ma rallentata dalla resistenza (e dalla complessità) del mondo dell’istruzione. Una controriforma delineata nei pensatoi padronali (Fondazione Agnelli, Fondazione scuola della compagnia San Paolo, Associazione TreLLLE, servizio studi di Confindustria...) che si pone tre obiettivi fondamentali : il ridimensionamento della scuola statale come parte essenziale dell’attacco al welfare residuo ma soprattutto al lavoro pubblico, una funzionalizzazione totalizzante del ruolo dell’istruzione alle esigenze del sistema delle imprese, la neutralizzazione di ogni istanza critica di quello che, con tutti i suoi limiti e le sue ferite, è lo spazio pubblico più importante del paese (che cosa è rimasto di pubblico o anche solamente di sociale in tante periferie o in tanti piccoli centri, in tutto il territorio nazionale, se non la scuola?). 

Questo disegno controriformatore ha trovato nel PNRR il suo ariete principale. Tutti i provvedimenti di intervento del mondo della scuola vengono imposti come strumentali all’utilizzo dei fondi del PNRR e neanche lo scandalo dei bandi per gli asili nido ha bloccato questo meccanismo infernale, che dovrebbe suggerire un’analisi critica assai più radicale dello stesso strumento del PNRR che sta svolgendo il medesimo ruolo dei vecchi fondi di aggiustamento strutturale del FMI nell’imporre politiche neoliberali estreme. E' così nel disegno di legge sugli ITS (Istituti Tecnici Superiori, la formazione post-diploma) che appalta direttamente a imprese e fondazioni un pezzo di istruzione pubblica (persino nel reclutamento del personale!). 

E' così -soprattutto- nel decreto-legge 36/2022 (denominato appunto “Ulteriori misure urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza”), a cui si faceva riferimento prima: passano contro gli insegnanti interventi pesantissimi massacrando il contratto (senza alcun confronto con le organizzazioni sindacali e con il plauso del centrosinistra) in materie come orario di lavoro, formazione, reclutamento. Sono interventi che destrutturano e umiliano la funzione docente (basti pensare alla formazione a premi), limitano la libertà d’insegnamento, colpiscono le condizioni concrete di lavoro, prefigurano una scuola del (prossimo) futuro pronta a sfornare la manodopera flessibile e acritica che desiderano gli industriali. 

A chiarire ulteriormente il quadro Bianchi parla di “ri-addestrare” gli insegnanti. Infine, con il decreto si tagliano migliaia di cattedre, in aggiunta a quelle che il ministro (nelle pause dei congressi in cui parla di centralità dell’istruzione…) ordina ai suoi uffici di tagliare in via amministrativa, in silenzio. E così le risorse della scuola possono essere destinate alle spese militari. 

Quest’attacco alla scuola si incrocia-significativamente- nei tempi, nei contenuti e negli obiettivi con altre iniziative del governo dello stesso segno, in particolare con la proposta dell’”autonomia differenziata “ che anch’essa tende a destrutturare lo stato e in particolare ogni intervento pubblico sul piano economico-sociale e a colpire il contratto nazionale di lavoro. 

Che cosa fare di fronte a quest’attacco? Alcune risposte di mobilitazione vi sono state, nonostante il periodo conclusivo dell’anno scolastico, a febbraio avevamo assistito a un’importante ripresa di mobilitazione studentesca, in particolare sulla questione dell’alternanza scuola /lavoro (di straordinaria rilevanza anche simbolica). Tra chi lavora e studia nella scuola italiana vi sono ancora energie significative che possono dare vita, alla ripresa delle lezioni, a lotte importanti. 

Decisivo è però lo sforzo di mettere in campo un collegamento tra la difesa della scuola pubblica e una battaglia più generale contro la guerra e contro le politiche di massacro sociale. Dobbiamo lavorare a questa connessione, capace di dare profondità e respiro alla mobilitazione, di allargarne i confini e di rafforzarne l’impatto, di rompere la cappa bellicista che grava anche sul dibattito politico e sul conflitto sociale. È un compito senz’altro difficile e faticoso, ma possibile e necessario. 

martedì 9 settembre 2014

La sfida della modernità - Emiliano Brancaccio

     Emiliano Brancaccio risponde a 5 domande sull’attualità politico-economica: anche la Germania é in recessione? quali sono le prospettive dell’eurozona? su quali basi Draghi sostiene che l’uscita dall’Euro provocherebbe una grande inflazione? uscire dall’Euro comporta rischi per i salari? il liberoscambismo è in crisi? L’intervista si conclude con una riflessione sui rapporti tra la crisi dell’eurozona, la tendenza alla centralizzazione dei capitali e le condizioni per un recupero e un aggiornamento della categoria della modernità. Una occasione per mettere in luce i rischi di un ritorno all’antica triade “Dio, patria e famiglia”, nonché per evidenziare l’arretratezza del rimontante slogan “piccolo è bello” e per esporre una critica costruttiva agli ultimi lavori di Domenico Losurdo sul nesso tra lotte di classe e lotte per la liberazione nazionale.

http://www.emilianobrancaccio.it/