Da: https://www.lacittafutura.it - Scuola e Università - Approfondimenti teorici (Unigramsci) -
Alessandra Ciattini insegna Antropologia culturale alla Sapienza.
Leggi anche: https://ilcomunista23.blogspot.com/2018/09/il-governo-del-cambiamento-e.html -
https://ilcomunista23.blogspot.com/2018/08/una-scuola-anticostituzionale-ovvero.html -
Il testo: http://www.aaccademia.it/scheda-libro? (*)
Finalmente
un libro
(Ai confini della docenza. Per la critica dell’Università, a cura di R. Bellofiore e G. Vertova, Accademia University Press, Torino 2018)
che riporta alla ribalta il problema cruciale dell’università, sempre trattato sottovoce dai politici, dagli intellettuali e dai suoi stessi operatori (docenti, personale tecnico-amministrativo, studenti). Non da Confindustria e dalla sua Associazione Treelle, forse coloro che hanno più insistito su di esso, anche perché hanno le loro potenti casse di risonanza e hanno sviluppato idee molto chiare sul problema.
(Ai confini della docenza. Per la critica dell’Università, a cura di R. Bellofiore e G. Vertova, Accademia University Press, Torino 2018)
che riporta alla ribalta il problema cruciale dell’università, sempre trattato sottovoce dai politici, dagli intellettuali e dai suoi stessi operatori (docenti, personale tecnico-amministrativo, studenti). Non da Confindustria e dalla sua Associazione Treelle, forse coloro che hanno più insistito su di esso, anche perché hanno le loro potenti casse di risonanza e hanno sviluppato idee molto chiare sul problema.
A
mio parere, quattro sono gli elementi importanti del libro, cui in
questa sede potrò solo accennare brevemente:
1)
la devastazione prodotta
a partire dal 2000 (Riforma Berlinguer) dalle continue “riforme”
dell’Università;
2) l’analisi della stretta relazione tra la
specificità del capitalismo italiano e il modello di Università che
si è voluto impiantare;
3) il ruolo della Banca
mondiale e
del Fondo
monetario internazionale
nella riorganizzazione dell’educazione superiore a livello mondiale
con l’imposizione del modello anglo-statunitense [1];
4) l’inchiesta
innovativa svolta presso l’Ateneo di Bergamo,
sovvenzionata dalla FLC-CGIL nazionale e provinciale e non sostenuta
dal Consiglio di amministrazione dello stesso; inchiesta, il cui
obiettivo è stato quello di analizzare, a tutti i livelli, le
condizioni di lavoro nell’università (con l’esclusione degli
addetti al portierato e alle pulizie), chiedendo agli intervistati se
queste rendono possibile il raggiungimento dei obiettivi stabiliti
dalla legge per l’Università.
Sarebbe
qui impossibile riassumere tutte le criticità messe in evidenza dai
gruppi di discussione, appositamente organizzati, ma credo che,
nonostante gli sforzi fatti dal personale per far funzionare al
meglio l’ateneo, l’università non può ormai assolvere al
compito assegnatole dalla Costituzione. E ciò perché si parte dal
presupposto – condiviso dai curatori – che, in
seguito agli stravolgimenti summenzionati,
essa non mira più alla formazione di un agente
politico critico,
ma a quella di lavoratori immediatamente impiegabili nel ristretto e
immiserito mercato italiano del lavoro. Nelle parole degli
intervistati l’università italiana contemporanea offre la
“preparazione di esecutori” e, in particolare per quanto riguarda
la laurea triennale, “è coerente con la domanda delle imprese, per
un profilo generico di lavoratore alfabetizzato, anche in inglese e
in informatica” (Garibaldo F. e Rebecchi E., L’Università
riparta da sé, in op. cit., p. 153).
Un’impostazione
che non spinge le imprese ad innalzare in senso qualitativo le loro
attività produttive, prefigurando trasformazioni future cui
risponderebbe meglio un lavoratore dotato di “quel sapere critico e
generalistico che solo è in grado di garantire ai soggetti… la
capacità di rimodulare le proprie nozioni e le proprie capacità nel
corso del tempo” (Bellofiore, La nuova Università. Supermarket
delle competenze, in op. cit., p. 8). D’altra parte, il nostro
sistema produttivo, basato essenzialmente su piccole e medie imprese,
caratterizzate da “bassa intensità tecnologica” (Forges
Davanzati, G., La ristrutturazione del capitalismo italiano, la nuova
Università di classe e il ruolo della valutazione, in op. cit., p.
46), non ha mai brillato per l’impegno nella ricerca innovativa ed
ha basato la sua competitività sui bassi prezzi e sulle svalutazioni
monetarie.
Per
riassumere, il risultato dell’applicazione delle linee direttive
alla riorganizzazione dell’Università ha condotto
all’aziendalizzazione di
questa istituzione, che ne distorce le finalità politiche e sociali
di ampio respiro, all’immiserimento dell’attività
di apprendimento, che non favorisce la concentrazione e la
rielaborazione personale delle conoscenze acquisite e ostacola la
formazione dell’invano decantato pensiero
critico,
alla burocratizzazione,
che rende faticosa e farraginosa ogni attività; questo ha
significato, anche per il blocco del turn over [2], il trasferimento
di molti compiti amministrativi ai docenti, che si trovano così
oberati di compiti per i quali non sono preparati e che potrebbero
essere svolti con più profitto da un personale adeguato.
A
ciò, possiamo aggiungere l’incertezza
gestionale e organizzativa,
dato che ogni impiegato dà spesso una sua lettura delle regole, la
quale rende difficile e complicata l’utilizzazione dei fondi sempre
più scarsi, l’ideazione di attività didattiche innovative,
l’impiego delle malfunzionanti attrezzature e degli spazi, anche
per la scarsezza di tecnici e di custodi.
Come
ci ricordano Riccardo Bellofiore e Giovanna Vertova, in un’università
così trasfigurata, non è più possibile, come invece sarebbe
auspicabile e necessario, “studiare con lentezza”, dato che “i
ritmi di studio [sono] pensati come ritmi di lavoro”, fondati
sul cosiddetto
credito formativo universitario,
che “converte il tempo di lavoro da tempo di formazione critica in
tempo di lavoro alienato” (Bellofiore e Vertova, L’Università
del sapere pesato e venduto un tanto al chilo, in op. cit., p. 27).
Credito formativo che, al contempo, secondo il Sistema europeo per
l’accumulazione e per il trasferimento dei crediti (ECTS) rende
misurabili e comparabili il
volume dell’apprendimento conseguito dallo studente e il carico di
lavoro ad esso associato nello
“spazio europeo dell’educazione superiore”.
Tutto
ciò fa del sapere una merce pesata e venduta un tanto al chilo e
dello studente, privato della certezza dello sbocco lavorativo
soprattutto nell’attività di ricerca, “un precario in formazione
dentro una catena di montaggio che nega qualsiasi richiesta di
criticità” (da AA. VV., Studiare
con lentezza. L’università, la precarietà e il ritorno della
delle rivolte studentesche,
Roma 2006, cit. a p. 26). Elementi che accomunano tutte le università
del cosiddetto Occidente, compresi ovviamente i tanto elogiati atenei
statunitensi, e che corrispondono
alle mutazioni del sistema capitalistico in senso neoliberale.
Come
ben illustrato dal libro curato da Bellofiore e Vertova, tutto questo
è avvenuto nel sistema educativo globale che si trasformava
radicalmente, incorporando il privato nel pubblico secondo il
principio di “sussidiarietà”, che impone alle istituzioni
statali e a quelle private di collaborare su un piano paritetico per
il conseguimento dell’obiettivo comune: fare di esso
un’organizzazione dell’impresa e per l’impresa. Su questa linea
– come sottolinea acutamente Anna Angelucci, facendo riferimento al
sito della Presidenza del Consiglio – viene abbandonata “la
visione “adversarial” dei rapporti tra la pubblica autorità e il
business privato”, favorendo la concertazione tra pubblico e
privato,
a tutto vantaggio di quest’ultimo.
Molto
interessante è la riproposizione nel libro di un articolo di Lucio
Magri (2000), che considera la trasformazione della scuola, avviata
dalla Legge Bassanini del 1997 sulla semplificazione
dell’amministrazione pubblica, “la madre di tutte le riforme”,
da un lato, perché ha delineato i caratteri del nuovo sistema
sociale, che si andava imponendo a partire da quegli anni;
dall’altro, perché potrebbe costituire, invece, la base della
costruzione dell’uomo onnilaterale come auspicato da Gramsci, ben
consapevole che lo studio è impegno e fatica, che occorre “insegnare
ad imparare”, ripensando criticamente la relazione tra il settore
umanistico e quello scientifico. In questa concezione il sistema
formativo dovrebbe essere “lo strumento indispensabile per
costituire un soggetto, un blocco riformatore, che invece la
spontaneità sociale continuamente disgrega…” (Magri L., La madre
di tutte le riforme, in op. cit., p. 98).
Credo
che l’articolo di Magri debba essere riletto in concomitanza con il
bell’articolo del pedagogista anti-concordatario Mario Alighiero
Manacorda (2002),
giacché anch’esso descrive in maniera molto precisa il processo di
degenerazione subito dalle istituzioni educative a partire dalla
cosiddetta autonomia, voluta da Luigi Berlinguer e della quale si
vanta ancora spudoratamente. Autonomia che ha significato l’apertura
al “territorio”, ossia ai poteri locali, innanzitutto economici,
la riduzione dei finanziamenti, sostituiti parzialmente dai
“contributi volontari” dei genitori e dal denaro di
quegli stakeholders (portatori
di interessi), che intendono orientare l’insegnamento per ricavarne
personale addestrato al raggiungimento dei loro obiettivi produttivi.
L’apertura al “territorio” ha anche significato la costituzione
di una miriade di associazioni culturali più o meno preparate, che
offrono a pagamento corsi di tutti i tipi (dalla musica, alla
pittura, al giornalismo, all’editoria etc.), per tutti i livelli
educativi, per supplire alle deficienze della scuola e
dell’università, prospettando in molti casi fantomatiche
possibilità lavorative.
Manacorda
sottolinea anche l’incostituzionalità dell’autonomia,
perché consente ad ogni istituzione educativa di essere “coerente
con i propri principi”, ossia alle istituzioni cattoliche, per
esempio, di violare la libertà di insegnamento sancita dalla
Costituzione e di essere in linea con il Codice canonico. Coerenza
sperimentata dal Prof. Luigi Lombardi Vallauri, nipote del famoso
“microfono di Dio” [3], che nel 1998 fu allontanato
dall’Università cattolica di Milano, per aver sostenuto che le
pene infernali sono incostituzionali,
in quanto puniscono per l’eternità una colpa che per quanto grave
si è sempre svolta in un tempo limitato.
Infine,
qualche breve cenno all’interessante problema teorico analizzato
nel libro dai contributi di Augusto Graziani, Claudio Napoleoni e
Riccardo Bellofiore e che concerne la cruciale questione dello studio
del pensiero economico, osteggiato da chi, assumendo un atteggiamento
“nuovista”, ritiene sia opportuno accantonare quanto non è più
contemplato dalle teorie attuali e dominanti. Ovviamente non intendo
intervenire nel dibattito economico, ma limitarmi a sottolineare
quanto questo modo di pensare sia assai diffuso anche in altri ambiti
delle scienze sociali dove, proprio per l’ignoranza dei “classici”,
molti trasformano acriticamente le loro idee in innovazioni epocali;
in subordine, proponendo la loro immagine di una disciplina, tendono
consapevolmente o no a convincerci che essa coincida con la
disciplina stessa. E ciò ancora una volta con buona pace del
pensiero critico.
Note
[1]
Fondato sulla trasformazione del diritto all’educazione in merce,
in investimento del singolo, come del resto previsto
dall’Organizzazione mondiale del commercio. Quanto ai contenuti
precisi di alcune “riforme” v. il puntuale scritto di G. Vertova
presente nel libro (Un’analisi della Riforma Moratti. Legge
133/2008).
[2]
Che ha riguardato tutto il personale universitario e che è
certamente una delle cause della riduzione degli studenti, che fa
dell’Italia il penultimo paese europeo per il numero dei laureati.
[3]
Ossia il gesuita Riccardo Lombardi che, grazie alle sue infuocate
prediche radiofoniche, contribuì alla vittoria della DC nelle
elezioni del 1948.
(*)Una lista delle presentazioni del libro "Ai confini della docenza. Per la critica dell'università", a cura di Riccardo Bellofiore e Giovanna Vertova (disponibile, anche in ebook gratuito, su http://www.aaccademia.it/scheda-libro?aaref=1223):
✔LECCE 18 settembre
✔PADOVA 20 settembre
✔PADOVA 21 settembre
✔TORINO 4 ottobre
📆BOLOGNA 23 ottobre mattina https://www.facebook.com/…/a.16210632051…/1971816509542803/…
📆ROMA 25 ottobre mattina https://www.facebook.com/events/313913616056014/
📆ROMA 25 ottobre pomeriggio https://www.facebook.com/…/pcb.197059536…/1970594469665007/…
✔PADOVA 20 settembre
✔PADOVA 21 settembre
✔TORINO 4 ottobre
📆BOLOGNA 23 ottobre mattina https://www.facebook.com/…/a.16210632051…/1971816509542803/…
📆ROMA 25 ottobre mattina https://www.facebook.com/events/313913616056014/
📆ROMA 25 ottobre pomeriggio https://www.facebook.com/…/pcb.197059536…/1970594469665007/…
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