lunedì 16 aprile 2012

LA CRISI EUROPEA OLTRE L’IDEOLOGIA DEL MERCATO - Paolo Massucci -

Inserendoci nel dibattito attuale sulla cosiddetta “crisi dell’Euro” ci proponiamo, pur senza pretesa di completezza, di coglierne alcuni punti essenziali, per poter ampliare il ragionamento al di là della preponderante informazione massificata, basata su ”l’ideologia del mercato”, fuorviante per una effettiva comprensione del processo storico sottostante. Si tratta evidentemente di un compito ostico, soggetto ad errori e fraintendimenti e certamente parziale e provvisorio, in quanto si tenta di “afferrare” una fase della storia in tumultuoso corso di svolgimento, il cui terreno sembra continuamente “muoversi sotto i piedi”. L’attuale crisi appare comunque di proporzione “storica”: è in atto un profondo e drammatico processo di riorganizzazione del sistema capitalistico, il cui esito purtuttavia non può essere né noto né certo.
Siamo vicini al collasso del sistema capitalistico? Al momento è poco probabile, mentre siamo di fronte, almeno in Europa, ad una profonda ristrutturazione dei rapporti di potere, nel segno della scomparsa dei modelli cosiddetti “democratici” del funzionamento della politica e dei modelli cosiddetti “sociali” di redistribuzione delle ricchezze, la scomparsa dunque dei diritti, pur parziali, conquistati dai lavoratori nel secolo scorso. Ma lo scenario futuro rimane imprevedibile.

Quale è il principale fattore di questa incertezza, di questa instabilità, di fronte alle politiche economiche imposte dai poteri dei grandi azionisti dei capitali finanziari? Esso è, in ultima analisi, la possibilità e la capacità di reazione della società stessa (la classe lavoratrice in senso ampio), è l’imprevedibilità della storia, il fattore uomo, cioè la libertà dell’agire umano, la “risposta all’azione”. Se non ci fosse saremmo di fronte alla fine della storia!

Per una discussione sugli svolgimenti politici ed economici in atto in Europa sono stati utilizzati prevalentemente il “6° Quaderno dell’Associazione Marxista Politica e classe” di Contropiano (per la Rete dei Comunisti) del febbraio 2012, intitolato “La mala Europa - Quali alternative ai diktat dell’Unione Europea? Analisi, proposte e movimenti di lotta a confronto”, la rivista Il Mulino (numero 1/12), dell’Istituto Cattaneo di ricerca sociologica, politica, economica e la rivista di geopolitica Limes 2/2012.

lunedì 9 aprile 2012

Zygmunt Bauman - La società individualizzata - Il Mulino, Bologna, 2002 -


 Se questa è la fotografia (terribile) della situazione attuale non ci resta che trarne le dovute conclusioni . E qui cominciano i problemi... come contrastare, anzi come combattere e vincere una battaglia che, appare evidente, è enormemente sbilanciata a favore del nostro nemico mortale: il potere del capitale? Chiaramente questa non è problematica risolvibile a livello individuale o di piccolo gruppo e neanche, come lo stesso Bauman evidenzia, a livello locale, nazionale. Se il potere ormai si esprime globalmente sarà lì che lo scontro dovrà giocarsi. E solo se sapremo costruire solide organizzazioni a livello internazionale ci si potrà confrontare col nemico da pari a pari. Starà alla capacità delle organizzazioni dei lavoratori  trovare fronti comuni di lotta che superino i vincoli di un  perdente localismo.

 Ma noi ancora annaspiamo, insultandoci e, peggio, massacrandoci in assurde dispute intestine additando i nostri stessi compagni come i peggiori nemici da abbattere. (c'è ancora chi inneggia a Stalin maledicendo Trockij  e viceversa... ridicolo). C'è da credere che ci sia lo zampino del nemico nel favorire tutto ciò... personalmente credo sia arrivato il momento di accantonare simili dispute e pensare seriamente a costruire Altro, che non vuole dire necessariamente nuovo, di nuovo sotto il sole c'è davvero poco. Altro significa, per esempio, recuperare quanto (tanto) di buono il movimento comunista ha saputo teorizzare nel corso della sua breve storia, rielaborarlo alla luce della situazione attuale e, possibilmente, evitare di rifare gli errori che hanno segnato le nostre dure sconfitte (allora sì, l'analisi dei comportamenti  giusti e sbagliati dei protagonisti della nostra storia passata può aver senso). Ma Altro significa anche  la consapevolezza che le idee che il movimento esprime sono il portato di un lungo cammino che vuole superare i confini, nobili ma limitati, della stessa lotta di classe, perché è dell' emancipazione di tutti che stiamo parlando.  Ma, per l'appunto da dove ri-partire? Io credo che ripartire dallo studio, soprattutto lo studio della storia, che è anche storia di civiltà, di scienza, di cultura, sia un percorso vincente. Un'altra via sarà quella di difendere il lavoro dalle bordate distruttive del potere finanziario. Chi l'ha detto che le regole del gioco che stiamo giocando siano le uniche possibili? Seguitare a giocare con regole simili significa condannarsi a priori alla sconfitta. Perché, per esempio, non rilanciare sostenendole richieste quali il ripristino di una scala mobile e l'abolizione del precariato? Perché non imporre dei limiti, sia in basso che in alto, alle pensioni, agli stipendi  ai salari? In nome di una equità che sia anche giustizia? Io, noi, pensiamo che ciò sia possibile, e che, semplicemente, serva che se ne ri-cominci a parlare. Ci dicono che bisogna flessibilizzare e precarizzare di più e noi gli rispondiamo  che vogliamo un lavoro certo con una retribuzione dignitosa che ci consenta di dedicarci alla nostra vita ai nostri figli in altri termini alla nostra felicità. Dobbiamo tornare a pretendere quelle cose che sono necessarie, per tutti, alla vita: una scuola pubblica valida, una sanità pubblica degna, una previdenza giusta, che ci garantisca una vecchiaia il più lieve possibile...  Ci diranno che allora se ne andranno dove le loro regole saranno possibili, e noi gli risponderemo di andare pure dove vogliono ma scalzi e nudi, perché solo così gli sarà permesso d'andare... (Il collettivo)


 Zygmunt Bauman e la sua società individualizzata