mercoledì 31 luglio 2019

Operai e contadini - Antonio Gramsci

Da:  "L'ordine nuovo ", 3 gennaio 1920 - https://www.marxists.org


La produzione industriale deve essere controllata direttamente dagli operai organizzati per azienda; l'attività di controllo deve essere unificata e coordinata attraverso organismi sindacali puramente operai; gli operai e i socialisti non possono concepire come utile ai loro interessi e alle loro aspirazioni un controllo sull'industria esercitato dai funzionari (corrotti, venali, non revocabili) dello Stato capitalista, una forma di controllo sull'industria che altro non può significare che un risorgere dei comitati di mobilitazione industriale utile solo al parassitismo capitalista. 

Il motto "la terra ai contadini" deve essere inteso nel senso che le aziende agricole e le fattorie moderne devono essere controllate dagli operai agricoli organizzati per azienda agricola e per fattoria, deve significare che le terre a cultura estensiva devono essere amministrate dai Consigli dei contadini poveri dei villaggi e delle borgate agricole; gli operai agricoli, i contadini poveri rivoluzionari, e i socialisti consapevoli non possono concepire come utili ai loro interessi e alle loro aspirazioni, non possono concepire come utile ai fini dell'educazione proletaria, indispensabile per una repubblica comunista, la propaganda per le "terre incolte o mal coltivate". Questa propaganda non può non avere per risultato che una mostruosa diffamazione del socialismo. 

Cosa ottiene un contadino povero invadendo una terra incolta o mal coltivata? Senza macchine, senza abitazione sul luogo del lavoro, senza credito per attendere il tempo del raccolto, senza istituzioni cooperative che acquistino il raccolto stesso (se il contadino arriva al raccolto senza prima essersi impiccato al più forte arbusto delle boscaglie, o al meno tisico fico selvatico, della terra incolta!) e lo salvino dalle grinfie degli usurai, cosa può ottenere un contadino povero dall'invasione? Egli soddisfa, in un primo momento, i suoi istinti di proprietario, sazia la sua primitiva avidità di terra; ma in un secondo momento, quando s'accorge che le braccia non bastano per scassare una terra che solo la dinamite può squarciare, quando s'accorge che sono necessarie le sementi e i concimi e gli strumenti di lavoro, e pensa che nessuno gli darà tutte queste cose indispensabili, e pensa alla serie futura dei giorni e delle notti da passare in una terra senza casa, senza acqua, con la malaria, il contadino sente la sua impotenza, la sua solitudine, la sua disperata condizione, e diventa un brigante, non un rivoluzionario, diventa un assassino dei "signori", non un lottatore per il comunismo.

lunedì 29 luglio 2019

IL TEOREMA DELLE BACCANTI - da Euripide a Pasolini - CARLO SINI

Da:  Dante Channel Carlo Sini è un filosofo italiano.- CarloSiniNoema 

                   "Che cos'è l'uomo?"
                                                                    

                                                                                                                ...a seguire la seconda parte. (https://www.youtube.com/watch?v=K0lpQYFT6nA)

domenica 28 luglio 2019

Il biennio rosso (1919-20) - Matteo Saudino

Da: Matteo Saudino - BarbaSophia - matteo-saudino insegna storia e filosofia presso il liceo “Giordano Bruno” di Torino.
Leggi anche: https://www.lacittafutura.it/unigramsci/dal-biennio-rosso-allo-squadrismo-fascista

                 In Germania, Austria e Ungheria:
                                                                        
                                                                                                           
                                                                                                                     ...e in Italia:                                                                                                                                                                                                                                                                                     

sabato 27 luglio 2019

Non sappiamo più ascoltare, quindi imparare! - Paolo Ercolani

Da: http://lurtodelpensiero.blogautore.espresso.repubblica.it - Paolo Ercolani (www.filosofiainmovimento.it) insegna filosofia all'Università  di Urbino Carlo Bo.

Non so a voi, ma a me succede sempre più spesso di accorgermi che le persone non ascoltano. Le nostre conversazioni assomigliano sempre più a un dialogo fra sordi...

Chi non sa ascoltare, non comprende né impara. 

Qualunque prodotto del nostro «Io», che si tratti di un’idea, uno scritto, un lavoro manuale o altro, deriva da un sapere precedente, da un’eredità di conoscenze con cui veniamo a contatto attraverso il dialogo, la lettura o semplicemente il confronto con chi ci ha preceduti in quell’attività o ne condivide la passione.

Siamo essenzialmente animali dialoganti, insomma, tanto che il nostro «logos» (il bagaglio di idee, parole e studi che portiamo con noi) risulta sempre essere il risultato di un «dia-logos», ossia del confronto con i bagagli sapienziali altrui.

Albert Einstein non sarebbe stato in grado di elaborare la sua celebre teoria della relatività, senza trarre conoscenza e ispirazione dal dialogo con le teorie di coloro che lo hanno preceduto come anche dei suoi contemporanei, e, del resto, la sua grande scoperta non avrebbe avuto alcun senso se non ci fossero state persone pronte ad ascoltarla, farla propria, elaborarla e, per molti versi, confermarla grazie alle ulteriori informazioni conseguite in epoche successive.

mercoledì 24 luglio 2019

Parte avuta dal lavoro nel processo di umanizzazione della scimmia - Friedrich Engels (1876)

Da: https://www.marxists.org - Scritto nel maggio-giugno del 1876, come prima parte di un più lungo studio Sulle tre forme fondamentali della schiavitù, che Engels aveva promesso a W. Liebknecht per il giornale Volkstaat. Il saggio non fu mai condotto a termine, il presente scritto fu pubblicato per la prima volta nel 1896, sulla rivista Die Neue Zeit. - Trascritto da Ivan A., Dicembre 1999 -

  Il lavoro è la fonte di ogni ricchezza, dicono gli studiosi di economia politica. Lo è,accanto alla natura, che offre al lavoro la materia greggia che esso trasforma in ricchezza. Ma il lavoro è ancora infinitamente più di ciò. 

  E' la prima,fondamentale condizione di tutta la vita umana; e lo è invero a tal punto, che noi possiamo dire in un certo senso: il lavoro ha creato lo stesso uomo.

  Centinaia di migliaia di anni fa, in una fase ancora non precisabile di quell'era che i geologi chiamano terziaria, probabilmente verso la sua fine, viveva in una qualche parte della zona torrida - verosimilmente su di un grande continente ora sprofondato nell'Oceano Indiano una famiglia di scimmie antropomorfe giunta a uno stadio particolarmente alto di sviluppo. Darwin ci ha dato una descrizione approssimativa di questi nostri antenati. Erano estremamente pelosi, avevano la                                    barba, le orecchie appuntite, e vivevano in branchi sugli alberi.

A motivo anzitutto del loro modo di vivere (l'arrampicarsi porta a un impiego delle mani diverso da quello dei piedi) queste scimmie cominciarono a perdere l'abitudine di aiutarsi con le mani quando procedevano su terreno piano e ad assumere sempre più la posizione eretta. Con ciò era fatto il passo decisivo per il trapasso dalla scimmia all'uomo.

martedì 23 luglio 2019

"Operai, soldati, soviet, partito: chi fece la rivoluzione?"- Angelo D'Orsi, Guido Carpi

Da: Casa della Cultura Via Borgogna 3 Milano -
Angelo_D'Orsi, Università degli Studi di Torino - Guido Carpi (http://docenti.unior.it), Università degli Studi di Napoli "L'Orientale"

                                                                           

lunedì 22 luglio 2019

Qual è il disegno dei paesi neoliberisti per l’educazione superiore? - Alessandra Ciattini

Da: https://www.lacittafutura.it Alessandra Ciattini insegna Antropologia culturale alla Sapienza. 


 L’attribuzione di 85 milioni di euro a consorzi di università europee persegue la prospettiva liberista: università per l’élite e che per di più diano sostegno ideologico alla Unione europea. 


Non accusatemi di risalire troppo indietro nel tempo, ma vi assicuro che la trasformazione dell’università è cominciata almeno 50 anni fa’, quando sembrava che gli atenei si sarebbero aperti anche ai giovani delle classi popolari, e quando gli studenti cominciarono la stagione della contestazione, cui alcuni posero fine con un cinico allineamento.
Già nel 1968 Zbigniew Brzezinski profilava la possibilità che gli studenti della Columbia University e quelli dell’Università di Teheran (non so perché proprio questa) avrebbero potuto un giorno ascoltare nello stesso momento la lezione di uno stesso docente, senza specificare se americano o persiano. Questa possibilità non costituisce un mero sogno, ma il disegno di rimodellare l’università nell’epoca del dominio globale degli Stati Uniti ormai in acuta discussione.
Come ha cercato di mostrare un’eminente storica francese, Annie Lacroix Riz, l’Europa costituisce una creazione statunitense in funzione antisovietica e con l’appoggio alla Germania, che al dissolversi del blocco socialista, è stata premiata con l’assorbimento non solo della Repubblica democratica tedesca, ma anche con quella dei paesi del defunto Patto di Varsavia. Insomma, è stata trattata come se fosse stata una dei vincitori della guerra, essendogli stati anche condonati di fatto i debiti di guerra [1].

domenica 14 luglio 2019

La Grande Russia di Putin - Sergio Romano

Da: èStoria - Sergio Romano è uno storico, scrittore, giornalista e diplomatico italiano.
Vedi anche: Trump e la fine dell’American dream - Sergio Romano

                                                                       

sabato 13 luglio 2019

"Poiesis " e "Praxis" nella cultura occidentale - Felice Renda

Da: Università Popolare Antonio Gramsci - Felice Renda insegna Storia e filosofia.


Primo incontro: L’ambiguità della tecnica presso i Greci -
(il tema sarà sviluppato attraverso il commento di alcuni passi tratti dal Prometeo incatenato di Eschilo).
                                                                         

Secondo incontro: L’ambiguità della tecnica presso i Greci - https://www.youtube.com/watch?v=KNl_dz8M0rQ
(la lezione si articolerà in base alle riflessioni suggerite dalla lettura del primo stasimo dell’Antigone di Sofocle).

Terzo incontro: Fare produttivo, poesia, azione politica in Platone - https://www.youtube.com/watch?v=5s7gD5kTeuQ
(in cui saranno visitati alcuni brani del Protagora, della Repubblica, del Politico). -

Quarto incontro: Poiesis e Praxis in Aristotele (testo di riferimento: Fisica, Etica Nicomachea, Politica);
Contemplazione e azione nella cultura rinascimentale - (i pensatori guida saranno: Pico della Mirandola e Giordano Bruno).
https://www.youtube.com/watch?time_continue=4&v=92r1S2iXSCo

sabato 6 luglio 2019

Il socialismo e l'uomo a Cuba - Ernesto Che Guevara (1965)

Da: «El socialismo y el hombre a Cuba», in Marcha (Montevideo) 12 marzo 1965, e in Verde Olivo, aprile 1965. L'articolo, in forma di lettera, è indirizzato al giornalista Carlos Quijano direttore del settimanale uruguaiano Morena. - Ora in Ernesto Che Guevara, Scritti scelti, a cura di Roberto Massari, Erre Emme, 1993, trascrizione a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare in occasione dell'anniversario della morte di Guevara (09/10/1967) - https://www.resistenze.org 

Stimato compagno,
termino queste note mentre viaggio per l'Africa, animato dal desiderio di mantenere la mia promessa, sia pure con ritardo. Vorrei farlo affrontando il tema del titolo. Credo che possa essere interessante per i lettori uruguaiani.

Si ascolta spesso dalla bocca dei portavoce capitalistici, come argomento della lotta ideologica contro il socialismo, l'affermazione secondo cui questo sistema sociale, o il periodo di costruzione del socialismo nel quale siamo impegnati, sarebbe caratterizzato dalla negazione dell'individuo, sacrificato sull'altare dello Stato. Non cercherò di confutare questa affermazione su una base puramente teorica, ma di descrivere la realtà che oggi si vive a Cuba, aggiungendo qualche commento di carattere generale. In primo luogo, traccerò a grandi linee la storia della nostra lotta rivoluzionaria prima e dopo la presa del potere.

Come è noto, la data esatta in cui iniziarono le azioni rivoluzionarie, che dovevano culminare nel primo gennaio del 1959, fu il 26 luglio 1953. All'alba di quel giorno, un gruppo di uomini, guidati da Fidel Castro, attaccò la caserma Moncada nella provincia d'Oriente. L'azione fu un fallimento che si trasformò in disastro e i sopravvissuti finirono in carcere, per poi ricominciare, dopo essere stati amnistiati, la lotta rivoluzionaria.

Durante questa fase, nella quale esistevano soltanto dei germi di socialismo, l'uomo era il fattore fondamentale. Si faceva affidamento su di lui, come individuo, dotato di una sua specificità, con tanto di nome e cognome; e dalla sua capacità d'agire dipendeva il trionfo o il fallimento dell'azione intrapresa. 


giovedì 4 luglio 2019

La costituzione cubana e italiana a confronto - Leila Cienfuegos e Alessandra Ciattini

Da: https://www.lacittafutura.it - Alessandra Ciattini (Sapienza – Università di Roma) - 
Leggi anche: Il concetto di «capitalismo di Stato» in Lenin - Vladimiro Giacché 


La repubblica di Cuba si è dotata quest’anno di una nuova costituzione. Leggerla comparandola con la nostra potrebbe risultare particolarmente arduo per un motivo molto semplice: Cuba è un paese socialista che si è ribellato al giogo dello sfruttamento coloniale e imperialista attraverso un processo rivoluzionario sostenuto dal popolo e che, nell’ostilità dell’intero mondo occidentale, porta avanti da 60 anni tale tentativo di rinnovamento sociale; l’Italia, al contrario, appartiene alla schiera dei paesi - numericamente piuttosto esigua - che condividono una scelta di campo politico-economica di matrice opposta a quella cubana e che, attraverso il proprio complesso apparato organizzativo, militare ed ideologico, risultano in grado di influire sulle (e spesso determinare fattivamente le) sorti di interi popoli, sulle dinamiche di varia natura a livello mondiale. 
Tanto più distanti appaiono, oggi, le strutture e le scelte dei due Paesi, tanto meno c’è da illudersi che la legge di un Paese ne contenga e ne esprima in modo completo le effettive dinamiche interne e le tendenze di sviluppo. La legge è la fotografia, parziale in quanto soggiacente ai rapporti di forza, di un dato momento storico. Vi è, nell’Italia di oggi, un anelito all’attuazione effettiva e completa del dettato costituzionale del 1948 in una fase in cui esso appare sempre più quale un mero involucro vuoto, privo di effettività; e vi è, a Cuba, una necessità di misurarsi con le condizioni concrete che sono maturate attorno dal 1959 ad oggi, giacché, per quanto Cuba sia un’isola sotto embargo, la vita di un Paese non può esaurirsi a quella interna ma deve tenere in debito conto numerose dinamiche esterne.
Per tale ragione, e con tale dovuta premessa, tale comparazione si limiterà sostanzialmente agli aspetti maggiormente rilevanti.
Elaborazione
Il testo costituzionale cubano è frutto di un lavoro che risale almeno al 2011 quando, con i lineamenti di politica economica del partito, si poneva all’ordine del giorno il tema della riforma costituzionale. Un tema che, a differenza di quanto avviene in Italia, non rimane chiuso nelle aule parlamentari e, quando va bene, nei circoli dei partiti e coinvolge il popolo solo quando, eventualmente, è chiamato ad approvare o respingere il testo licenziato dal parlamento senza la maggioranza dei ⅔ (quando questa maggioranza si ottiene in seconda lettura non c’è bisogno del referendum, come successo con la riforma varata dal governo Monti). La costituzione cubana, infatti, non solo ha dovuto passare il vaglio referendario ma è stata redatta con la partecipazione stessa del popolo, tanto che oltre il 60% degli articoli hanno subito modifiche provenienti dalle oltre 783.000 proposte scaturite da 133.000 riunioni. 

lunedì 1 luglio 2019

"Lo Schelling post-hegeliano" - Paolo Vinci

Da: AccademiaIISF - Paolo Vinci (Sapienza Università di Roma - IISF)
Vedi anche: La logica di Hegel "una grottesca melodia rupestre"- Paolo Vinci                                                                                                                                                                                                                                              
                                             Secondo incontro: 


               L’idealismo tedesco nei suoi critici. 
                        Fratture e permanenze? 
                                     Schelling, Feuerbach, Marx, Schopenhauer, Nietzsche. 

(1/5) - Marco Ivaldo "Da Hegel a Nietzsche. Rileggendo Löwith"

(2/5) - Paolo Vinci - "Lo Schelling post-hegeliano"

(3/5) - Matteo d’Alfonso "Schopenhauer e la ragione pratica di Kant"

(4/5) - Roberto Finelli "Il pensiero di L. Feuerbach come limite allo sviluppo teorico di Karl Marx"

(5/5) - Marcello Musté "La volontà di potenza in Nietzsche: genesi, significato, conseguenze"