domenica 31 gennaio 2021

Per il comunismo. Il concetto di classe - Roberto Fineschi

Da: https://www.lacittafutura.it Roberto Fineschi è un filosofo italiano (Marx. Dialectical Studies).

Leggi anche: LA TEORIA MODERNA DELLA COLONIZZAZIONE - Karl Marx

Epoca, fasi storiche, Capitalismi - Roberto Fineschi

Violenza, classi e persone nel capitalismo crepuscolare - R. Fineschi

Vedi anche: OFFICINA MARX

Karl Marx. Ritorno al futuro*- Roberto Fineschi

In cerca di un soggetto storico: forme e figure - Roberto Fineschi

su Marx - Manifesta Bologna

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La crisi del Pci è dipesa anche da un’inadeguata definizione del concetto di classe. A tal fine è determinante il ruolo dei soggetti nell’attività lavorativa e le modalità del suo svolgimento. Accanto alla classe operaia dell’industria devono essere prese in considerazione oggi molte altre figure alle dipendenze di fatto del capitale per la sua valorizzazione e gli esclusi dal lavoro

Premessa

In un precedente articolo sulla crisi del Pci individuavo, tra gli altri, due punti fondamentali che credo abbiano minato le sue capacità interpretative e di reazione ai cambiamenti di fase del modo di produzione capitalistico. Il primo è una inadeguata definizione del concetto di classe, il secondo un’incapacità di individuare le dinamiche concrete di trasformazione materiale dei processi economico-sociali e del loro connesso riverbero ideologico. In questa sede vorrei riprendere la prima delle due questioni.

Nella storia del Pci la declinazione fondamentale del concetto di “classe” è consistita nell’identificazione privilegiata del soggetto antagonista nella “classe operaia”. Nella dinamica storico-politica e poi nell’evoluzione della teoria dell’egemonia, essa si è estesa a includere nel “blocco storico” i contadini, al punto che sulle bandiere rosse sventolavano la falce e il martello. Il grande valore di questa alleanza e la sua centralità in una fase determinata della storia contemporanea dettero, da una parte, grande forza a quel movimento nella fase in cui essa sembrava effettivamente incarnare la soggettualità preponderante. È invece sembrato che il declino di quelle istanze reali sancisse una crisi definitiva anche del partito che se ne dichiarava portavoce, almeno nel cosiddetto mondo occidentale avanzato. I mutamenti storici che hanno ridefinito decisamente le configurazioni determinate della lotta di classe hanno lasciato spiazzati un po’ tutti.

sabato 30 gennaio 2021

Introduzione a "Scritti politici di Rosa Luxemburg". La Rivoluzione - Lelio Basso

 Da: http://latradizionelibertaria.over-blog.it - Lelio Basso è stato un avvocato, giornalista, antifascista, politico e politologo italiano. [Tutti gli scritti di Lelio Basso li trovate su http://www.leliobasso.it/]

Leggi anche: Socialismo e rivoluzione nella concezione di Rosa Luxemburg - Lelio Basso  

Il voto alle donne e la lotta di classe (1912) - Rosa Luxemburg

Il secondo e terzo volume del Capitale di Marx - Rosa Luxemburg (1919) 

Che cosa vuole la Lega Spartaco - Rosa Luxemburg (1918) 


Una lettera di Rosa Luxemburg e la risposta di Karl Kraus ad una lettrice di "Die Fackel"

Vedi anche: Rosa Luxemburg - Angelo d'Orsi

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LINK al post originale: Introduzione 


La rivoluzione 

Le difficoltà del compito non stanno nella forza dell’avversario, nella resistenza della società borghese. (...) La difficoltà sta nel proletariato stesso, nella sua immaturità, o piuttosto nell’immaturità dei suoi capi, dei partiti socialisti. ROSA LUXEMBURG


Il metodo e la strategia di Rosa Luxemburg, che abbiamo sin qui delineato, si riferiscono in generale alla lotta di classe che si combatte nel quadro della società capitalistica con lo scopo di preparare e affrettare l’urto decisivo: vediamo ora come si articolasse questa strategia nel corso della lotta rivoluzionaria vera e propria.

Abbiamo già rilevato che uno dei più importanti contributi di Rosa Luxemburg alla teoria rivoluzionaria fu il legame stabilito fra rivoluzione e guerra piuttosto che fra rivoluzione e crisi. Abbiamo pure segnalato, come un’altra importante caratteristica della posizione luxemburghiana, il suo sforzo di operare una sintesi delle esperienze russa e occidentale: se quest’ultima poteva offrire l’esempio di una classe operaia più matura, e più direttamente partecipe alla lotta politica moderna, quindi più dotata delle qualità necessarie per diventare classe dirigente, la classe operaia russa doveva invece offrire l’esempio di un maggior vigore combattivo, di un più ricco slancio rivoluzionario, soprattutto di una minore integrazione allo Stato capitalistico e quindi di una maggiore possibilità di rottura radicale con il sistema. In altre parole, pur riconoscendo alla classe operaia tedesca e al suo partito una funzione dirigente quanto a capacità politica in vista di una futura gestione del potere e quanto a metodi di lotta in una società capitalistica avanzata, Rosa Luxemburg attendeva più facilmente dalla Russia una spinta rivoluzionaria. Nelle sue tenaci polemiche con il Partito socialista polacco, che aveva nel suo programma l’obiettivo della ricostituzione dello Stato polacco, e contro i socialisti occidentali che lo sostenevano in nome dell’antica avversione al regime zarista, essa aveva sempre affermato che era ormai un errore considerare la Russia come baluardo della reazione perché, al contrario, stavano maturando in seno alle masse russe germi rivoluzionari capaci di dare frutti copiosi [165].

venerdì 29 gennaio 2021

La Cina nel mondo multipolare: Forum della Rete dei Comunisti

La nuova via della seta. Un progetto per molti obiettivi - Vladimiro Giacché 

Dossier Cina -

Vedi anche: Socialismo con caratteristiche cinesi


               Il video inizia al m. 4,23
                                                                              

Oggi la Cina ha assunto un ruolo di primo piano nello scacchiere internazionale a vari livelli in un contesto in cui gli equilibri erano mutati già prima dell’emergenza pandemica. La Cina è il principale partner commerciale per 130 Paesi e Regioni, ha avviato una partnership strategica con la Russia e ne sta per avviare una con l’Iran, è uno dei Pezzi da Novanta del più esteso trattato di libero scambio di tutti i tempi - il RCEP - da cui sono esclusi gli Stati Uniti. È un punto di riferimento a più livelli per una serie di Stati che intendono emanciparsi da ciò che è stato chiamato “lo sviluppo del sotto-sviluppo”, entrando così in conflitto con la tradizionale sfera d’influenza sia nord-americana che europea dall'America Latina all'Africa. Allo stesso tempo il ruolo della Cina nel consorzio internazionale e specialmente in alcuni contesti - come quello africano - rimane comunque “problematico” considerato l’impatto che gli ingenti investimenti della Repubblica Popolare ed il massiccio utilizzo della propria mano d’opera in loco pone a svariati Paesi. L’articolazione dell’ambizioso progetto della “Nuova Via della Seta” - teso a proiettare la propria potenza nel mondo – al fine di trovare uno sbocco ai propri surplus di merci e soprattutto di capitale ha mandato però in fibrillazione gli altri attori geo-politici di rilievo per le conseguenze che la sua realizzazione potrebbe portare. 

Queste scelte non erano che l’ultima fase di opzioni strategiche di lungo periodo - via via rettificate nel corso del tempo anche a causa dei conflitti sociali emersi e delle lotte di potere intestine - che hanno comunque permesso alla Cina - grazie al travaso delle capacità tecnologiche e allo sfruttamento intensivo della propria mano d’opera - di sviluppare un sistema industriale moderno ed integrato. La Cina è passata da essere un paese della “periferia integrata” in un ruolo subordinato ad uno dei maggiori attori mondiali, cosa che la porta oggi oggettivamente in contrasto – volente o nolente – con i due maggiori poli imperialisti, quello statunitense e quello dell’Unione Europea. Le contraddizioni prodotte da questa “svolta” hanno prodotto in tempi diversi e su campi differenti reazioni efficaci da parte del corpo sociale – si pensi alle lotte contro la privatizzazione dei terreni agricoli e a quelle degli operai delle fabbriche che lavoravano per le multinazionali occidentali – e sviluppato alcune storture significative coeve: la polarizzazione sociale, la corruzione all’interno del Partito e dell'Esercito, la crisi ecologica e non da ultimo una certa “depoliticizzazione” delle classi subalterne a causa della permeabilità ai valori individualistici e consumistici. 

Per quanto riguarda la risposta della Repubblica Popolare, quello che sembra affermarsi oggi è la tutela della propria sovranità come un principio ispiratore che guida una diplomazia assertiva ed intransigente nei confronti delle ingerenze straniere su questioni che il paese considera vitali e che non fa sconti a nessuno. Sono lontani i tempi del bombardamento “senza risposta” dell’ambasciata cinese in Serbia durante la guerra di aggressione della NATO a fine anni Novanta! Questo atteggiamento più “duro” trova un consenso di massa ed insieme all’efficacia nel contrasto del virus e delle sue conseguenze sociali è una notevole fonte di legittimazione dell’attuale leadership, checché ne dicano gli “opinionisti” occidentali. 

Questo scontro con l’Occidente, a prescindere dalle volontà soggettive degli attori coinvolti, è una necessaria conseguenza delle contraddizioni generate dall’adozione del modo di produzione capitalista da parte della Cina, che ora si trova profondamente integrata all’interno di un sistema da anni in una crisi sistemica, che si manifesta ciclicamente in forme differenti, ma a cui sottostà una tragica incapacità di valorizzare adeguatamente il capitale. Contraddizioni che non permettono scappatoie e che non possono essere risolte con rettifiche solamente parziali rispetto al percorso intrapreso dopo la morte di Mao. 

Si è creato cosi un bivio di fronte al quale il PCC deve scegliere se la prospettiva sia quella di una politica di potenza tout court, cronicizzando le storture più evidenti prodotte al proprio interno e assumendosi il ruolo di uno dei poli della competizione inter-imperialistica, o quella di procedere – o meglio riprendere ad un livello più avanzato visto l’attuale sviluppo delle forze produttive in Cina - su una via socialista che cerchi di risolvere in positivo le contraddizioni fin qui prodotte, allontanandosi da un modello sociale irrimediabilmente in crisi. Se così fosse, diventerebbe un punto di riferimento imprescindibile per il resto del mondo, comprese le classi subalterne occidentali per ora orfane di una credibile alternativa di sistema in grado di combattere ad armi pari contro l’imperialismo statunitense ed europeo. 

giovedì 28 gennaio 2021

Che vita su Marx! Cronache MarXZiane n. 2 - Giorgio Gattei

Da: http://www.maggiofilosofico.it Giorgio Gattei è uno storico del pensiero economico ed economista marxista italiano. Professore di Storia del Pensiero Economico presso la Facoltà di Economia dell'Università di Bologna. 

Leggi anche: ECONOMIA MALATA, TEORIA CONVALESCENTE*- Marco Palazzotto intervista Giorgio Gattei

I marxisti e la Grande Guerra - Giorgio Gattei

CHE COS'È IL VALORE? - Giorgio Gattei

Vedi anche: Das Kapital nel XXI secolo* - Giorgio Gattei

Come raccontato nella Cronaca precedente [C’è vita su Marx? Cronache MarXZiane n. 1 ], il pianeta Marx è stato individuato inizialmente per via speculativa nel 1776, poi è stato visto al telescopio nel 1868 e infine nel 1968 i marxziani sono arrivati a Bologna a prelevarmi con la loro straordinaria astronave HMS (His Marxzian’s Ship) “La Grundrisse”. Dopo di allora ho vissuto per 50 anni su quel pianeta, il cui aspetto esteriore è di essere una mezza sfera coperta da una cupola trasparente come inaspettatamente dipinto (all’alba del  XVI secolo!) dal pittore fiammingo Hieronymus Bosch sulla faccia esterna del Trittico delle Delizie. E’ questa l’immagine che ho messo ad illustrazione di questa mia seconda Cronaca, ma come abbia fatto l’artista a dipingere la forma di quel pianeta prima ancora che ci si accorgesse della sua esistenza astronomica non si sa, a meno che Bosch non fosse propriamente un terrestre, bensì un marxziano già infiltrato tra noi (lascio poi alla malizia dell’osservatore decidere se nel pannello centrale del dipinto, dove è rappresentato il Giardino di quelle delizie, sia mostrata la comunanza edenica quotidiana di marxziani e marxziane di fra loro, perché su questo io non dirò niente).

Comunque, dopo l’arrivo sul pianeta Marx anch’io ho dovuto superare lo sconcerto, descritto da Ray Bradbury in Cronache marziane, che subirono i terrestri approdati nel 1999 su Marte quando, vantandosi del loro viaggio interplanetario, ricevevano dai marxiani (prima di sterminarli con una epidemia di morbillo d’importazione) la più olimpica indifferenza: «“Che cosa volete” domandò la signora Ttt. “Lei è marziana!”. L’uomo sorrise. “La parola non le è certamente familiare, dato che è una espressione in uso sulla Terra. Ma lei è la prima marziana che vediamo!”. “Marziana?” La signora Ttt inarcò le sopracciglia. “Questo pianeta si chiama Tyrr” disse lei “se proprio volete sapere il suo vero nome”. “Tyrr, Tyrr”. Il capitano Williams rise di cuore. “Che nome magnifico! Ma, mia buona donna, come mai lei parla un inglese tanto perfetto?” “Io non parlo, penso” disse la signora. “Telepatia! Buongiorno!” E sbatté loro la porta in faccia».

mercoledì 27 gennaio 2021

Per una democrazia pluralista, conflittuale e sociale - Alessandra Algostino

Da: https://volerelaluna.it - Alessandra Algostino, docente di Diritto costituzionale nell’Università di Torino, studia da sempre i temi dei diritti fondamentali e delle forme di partecipazione politica e di democrazia diretta con particolare attenzione alla loro concreta attuazione. Tra i suoi molti scritti: "Diritto proteiforme e conflitto sul diritto" (Giappichelli, Torino, 2018) e “Democrazia, rappresentanza, partecipazione. Il caso del movimento No Tav” (Jovene, Napoli, 2011). 


Qui l'intervista di Radio Quarantena a Alessandra Algostino: https://www.spreaker.com/user/11689128/210123-audio-algostino

Il quadro è fosco. La rappresentanza scivola in rappresentazione ed è surrogata dalla governabilità; il Parlamento è ridotto al ruolo di organo di ratifica; le scelte politiche sono sempre più eterodirette e incanalate in rigidi parametri economici assunti come dogmi; la discussione e la formazione di norme attraverso processi di integrazione e mediazione politica cedono alle imposizioni della governabilità; i partiti politici, da veicolo fra società e istituzioni e organizzazione in forma collettiva di rivendicazioni e visioni del mondo, divengono partiti liquidi, leggeri, catch all, appiattiti sulle istituzioni, tesi alla propria riproduzione, governati dal leaderismo, comunicanti attraverso slogan o tweets.

È un processo che parte ormai da lontano; per citare solo qualche passaggio: nel 1975 la Trilaterale lamenta l’eccesso di democrazia; degli anni Ottanta è la svolta (non solo italiana) in senso neoliberale; nel 1993 è adottato un sistema elettorale maggioritario; del 2013 è l’emblematica critica della J.P. Morgan alle Costituzioni dei paesi del Sud Europa, per la debolezza degli esecutivi e l’eccessiva tutela dei lavoratori e del diritto di protesta. Elementi eterogenei, quelli appena citati, ma che restituiscono l’intensità del processo che sta svuotando la democrazia, come democrazia politica, economica e sociale, i tre profili che, non a caso, la Costituzione associa.

Che fare? Occorre ripartire dal cuore della Costituzione, l’art. 3, secondo comma, assumendo come obiettivo «l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese», ovvero occorre mettere al centro la partecipazione come essenza della democrazia nella pluridimensionalità con la quale è scritta nella norma costituzionale. Questo significa reagire su più fronti.

La crisi del Parlamento è parte di una degenerazione più ampia della democrazia, che la revoca in dubbio anche nella sua declinazione economico-sociale. Pensiamo alla deregolamentazione nel mondo del lavoro, che contraddice la tutela dei lavoratori e l’idea stessa di una Repubblica fondata sul lavoro inteso come strumento di dignità ed emancipazione; alla contrattazione aziendale – per restare alle relazioni industriali – che sostituisce quella a livello nazionale prevista dalla Costituzione per contrapporre la forza del numero, per dirlo con Mortati, alla forza di chi possiede i mezzi di produzione; pensiamo, in senso ampio, alla regressione nella garanzia dei diritti sociali (quanto mai evidente oggi, in epoca di epidemia, in relazione, ad esempio, all’abbandono della medicina territoriale).

martedì 26 gennaio 2021

Il 30° anniversario della Prima Guerra del Golfo - Alessandra Ciattini e Giacomo Turci

Da: https://www.lacittafutura.it
Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni) insegna Antropologia culturale alla Sapienza di Roma. 
Giacomo-Turci ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore de https://www.lavocedellelotte.it 

17 gennaio 1991: 30° anniversario della Prima Guerra del Golfo: ce ne siamo dimenticati? 


Prima di ricordare l’anniversario della Prima Guerra del Golfo vogliamo menzionare un altro crimine dell’imperialismo sempre caduto il 17 gennaio, seppure qualche anno prima: l’assassinio del leader congolese Patrice Lumumba, ucciso con la complicità dell’allora Union Miniére e della Cia per la sua politica antimperialista; evento avvenuto nel 1961 che segnò la controffensiva contro il processo di decolonizzazione appena avviato

Passando all’Iraq, come si diceva, Il 17 gennaio è caduto il trentesimo anniversario dell’avvio dell’operazione Desert Storm, fase della Prima Guerra del Golfo, iniziata il 6 agosto 1990 con l’invasione del Kuwait da parte dell’Iraq di Saddam Hussein. A questo intervento rispose la controffensiva di una coalizione internazionale che, a seconda delle valutazioni sulla partecipazione dei singoli membri, andava da 31 a 40 stati – dove in ogni caso il grosso dello sforzo era sostenuto dagli Stati Uniti, con qualcosa come settecentomila truppe su quasi un milione di uomini impiegati

La prima guerra “dal vivo”, propriamente mediatica, trasmessa nelle televisioni di tutto il mondo quasi come un videogioco. Per la prima volta nella storia umana è stato possibile vedere con i propri occhi, in tempo reale, gli orrori delle guerre imperialiste. Ricordiamo in particolare i lampi di luce che illuminavano Bagdad e il terribile bombardamento del rifugio di Al Amiriya, nel quale sia erano rifugiate circa 1000 persone, donne, vecchi, bambini, con la speranza di salvarsi perché l’edificio era stato segnalato come struttura per la difesa civile. Purtroppo gli aerei statunitensi ignorarono questo fatto e circa 400 persone perirono bruciate. 

Perché questa escalation di “guerra calda” dopo un periodo relativamente lungo, dopo la guerra del Vietnam, in cui non c’erano più interventi militari diretti così imponenti da parte delle potenze imperialiste?

lunedì 25 gennaio 2021

Rosa Luxemburg - Angelo d'Orsi

Da: Angelo d'Orsi - Angelo d'Orsi è professore ordinario di Storia del pensiero politico all’Università di Torino. (https://www.facebook.com/angelo.dorsi.7


                                                                            

Leggi anche: Il voto alle donne e la lotta di classe (1912) - Rosa Luxemburg

Il secondo e terzo volume del Capitale di Marx - Rosa Luxemburg (1919) 

Che cosa vuole la Lega Spartaco - Rosa Luxemburg (1918)  

Una lettera di Rosa Luxemburg e la risposta di Karl Kraus ad una lettrice di "Die Fackel" 

La luxemburg, Lenin e la democrazia. - Stefano Garroni. 14/06/2006 -

ROSA LUXEMBURG: RIVOLUZIONARIA, DONNA, FEMMINISTA* - Antonella Marazzi

Rosa Luxemburg e Hannah Arendt sulla rivoluzione*

Il capitale «apre» i confini: accumulazione e crisi del globale in Rosa Luxemburg - MICHELE CENTO e ROBERTA FERRARI

Rosa Luxemburg e la Quarta Internazionale - Lev Trotsky*

Rosa Luxemburg e la teoria del capitalismo*- Una recensione di Paul M. Sweezy

Rosa Luxemburg critica dell’economia politica - Marco Palazzotto

ROSA LUXEMBURG. COSCIENZA, PASSIONE, AZIONE - Sebastiano Isaia

Vedi anche: "Rosa Luxeburg e Karl Liebknecht


sabato 23 gennaio 2021

Socialismo con caratteristiche cinesi

                                                                             

Xi Jinping: sui nuovi orizzonti della politica economica marxista contemporanea. 

Come usare il capitalismo nell'ottica del socialismo - Deng Xiaoping 

Sulla NEP e sul capitalismo di Stato* - Lenin 

giovedì 21 gennaio 2021

Sars-Cov-2: la “variante UK”

Da: Cross Words - https://mrzodonato.wordpress.com - Luca Ferretti, Senior Researcher in Statistical Genetics and Pathogen Dynamics, University of Oxford.

Leggi anche: "L'oblio del Covid è vicino, ma il tempo pandemico è appena iniziato" - Nicola Mirenzi intervista Telmo Pievani

                                                                              

Luca Ferretti presenta il suo nuovo paper “Early Analysis of a potential link between viral load and the N501Y mutation in the SARS-COV-2 spike protein” — come è nato, come si è sviluppato, quali risultati ha raggiunto — con un approfondimento sulla nuova “variante UK” che è molto diversa dalle altre mutazioni già individuate.

Quali sono le caratteristiche di questa mutazione? Quanto è pericolosa? Un aumento della trasmissibilità del 56% come impatterà sulla pandemia? E sui vaccini? Se avessimo eradicato il virus, questo non avrebbe avuto spazio per mutare. Quanto sono state importanti le diverse strategie di gestione della pandemia? 

Qui i link ai papers (alcuni in fase pre-print) che son stati citati:

1) “Early Analysis of a potential link between viral load and the N501Y mutation in the SARS-COV-2 spike protein” https://t.co/UvNhqdPvkN?amp=1 con Luca Ferretti

2) “Preliminary genomic characterisation of an emergent SARS-CoV-2 lineage in the UK defined by a novel set of spike mutations” https://virological.org/t/preliminary… con Andrew Rambaut

3) “Estimated transmissibility and severity of novel SARS-CoV-2 Variant of Concern 202012/01 in England” https://cmmid.github.io/topics/covid1… con Nick Davies

4) BirminghamUniversity Turnkey “S-variant SARS-CoV-2 is associated with significantly higher viral loads in samples tested by ThermoFisher TaqPath RT-PCR” https://www.medrxiv.org/content/10.11…

5) Gupta Lab Neutralising “Antibodies drive Spike mediated SARS-CoV-2 evasion” https://www.medrxiv.org/content/10.11…

6) Nervtag slides “New evidence on VUI-202012/01 and review of the public health risk assessment” https://khub.net/documents/135939561/…

7) Nextstrain “Genomic epidemiology of novel coronavirus – Europe-focused subsampling” https://nextstrain.org/ncov/ e, in particolare, la nuova variante scoperta in UK si vede chiaramente da questa visualizzazione: https://nextstrain.org/ncov/europe?f_… 

mercoledì 20 gennaio 2021

Marx quale eredità? - Francesco Totaro

Da: Società.filosofica.italiana.Bergamo - Francesco Totaro Già ordinario di Filosofia morale e pro-rettore nell’Università di Macerata. Ha insegnato presso la Scuola Superiore di Comunicazioni Sociali dell’Università Cattolica di Milano e presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. 

Leggi anche: Karl Marx(1844), Manoscritti economico-filosofici del 1844 Proprietà privata e comunismohttps://www.marxists.org/italiano/marx-engels/1844/2/Manoscritti/proprietacomunismo.html

                                                                           

martedì 19 gennaio 2021

"L'oblio del Covid è vicino, ma il tempo pandemico è appena iniziato" - Nicola Mirenzi intervista Telmo Pievani

Da: https://www.huffingtonpost.it - Telmo Pievani è Professore di Filosofia delle scienze biologiche all’Università di Padova. 

Leggi anche: Stiamo vivendo la prima crisi economica dell’Antropocene - Adam Tooze

Intervista a Noam Chomsky - a cura di CJ Polychroniou

- Un culto di morte -

Pandemia nel capitalismo del XXI secolo - A cura di Alessandra Ciattini, Marco Antonio Pirrone

Come si muove una pandemia. Il tallone d’Achille della globalizzazione

Covid: facciamo il punto - Aldo Giannuli

#iostoacasa: come la paura e la mancanza di ragione uccidono la libertà e la democrazia - Riccardo Manzotti

Caratteristiche, origini ed effetti del nuovo Coronavirus - Ernesto Burgio

Vedi anche: Social? Soggetti in rete, oggetti nella realtà - Paolo Ercolani


"Le epidemie sono l'evento che ci ricorda che la natura è esattamente indifferente alle nostre sorti. Questa 'finitudine' è difficile da accettare" 


Dice Telmo Pievani che il momento della rimozione è vicino: “L’arrivo del vaccino ha inaugurato l’ultima fase della pandemia, quella dell’oblio. Non vediamo l’ora che lo faccia la gran parte della popolazione per raggiungere l’immunità di gregge. Siamo sollevati, soddisfatti, impazienti di uscire dall’emergenza e iniziare a ripristinare i posti di lavoro, riaccendere l’economia, riprenderci la vita sociale. È comprensibile. L’uomo ha sempre fatto così. La novità è che mai prima d’ora la specie umana era diventata così numerosa, mobile e intrecciata da trasformarsi nell’ospite perfetto degli agenti patogeni. Questo ha dato inizio a quella che gli scienziati chiamano ‘l’era pandemica’. Per cui, è certo che il contagio in corso finirà in un tempo relativamente breve. Ma il tempo pandemico è appena iniziato. Dimenticarlo, trascurando ciò che possiamo fare per proteggerci, non farà altro che esporci di nuovo al rischio della prossima pandemia”.

Professore di Filosofia delle scienze biologiche all’Università di Padova, Telmo Pievani è uno fuorilegge del sapere italiano: da anni, il suo lavoro disobbedisce alla regola che informa la scuola, l’università e i pensieri non pensati di tutti noi che in quelle scuole e università ci siamo formati e deformati; la regola secondo cui da una parte (e più in alto) ci sarebbero le discipline umanistiche, dall’altra ci sarebbero quelle scientifiche: “È un peccato che in Italia ci sia ancora oggi questa barriera”, dice Pievani. Il quale, tuttavia, se n’è fregato, e ha cominciato con lo studiare fisica, e poi filosofia della scienza, e poi ancora biologia evoluzionistica, finendo per applicare la filosofia della scienza alla biologia, e creando un sapere che non c’era, un modo di guardare alla realtà che i dogmatici considerano strabico, e invece è solo meno incasellabile: basta leggere il suo ultimo libro, Finitudine (Raffaello Cortina Editore), in cui immagina Albert Camus e Jacques Monod che scrivono un romanzo insieme, il primo già reduce da La peste e il secondo avviato alla scoperta dell’Rna messaggero, la molecola chiave per il vaccino contro il Coronavirus. 


Il vaccino ci illude che tra poco finirà tutto?

Il vaccino ci aiuterà a sconfiggere il Covid ed è benvenuto.

E allora?