**Cheng Enfu è un membro dell'Accademia Cinese delle Scienze
Sociali e presidente della Associazione Mondiale per l’Economia Politica (World
Association for Political Economy). ----- Ding Xiaoqinè vice direttore del Centro di Economia Politica
Socialista con Caratteristiche Cinesi presso la Shanghai University of Finance
and Economics, ricercatore post-dottorato presso l'Accademia cinese delle
scienze sociali, e segretario generale della Associazione Mondiale per l’Economia
Politica (World Association for Political Economy).
Questo articolo è stato tradotto dal cinese all’inglese da
Shan Tong (Università di Scienze Politiche e Giurisprudenza della Cina
Orientale) e, successivamente, dall’inglese all’italiano ad opera di Francesca
Cirillo ed Andrea Genovese.
Il rapido sviluppo economico della Cina negli ultimi anni è
stato spesso definito con aggettivi quali “miracoloso” [1]. Parlare di un "Beijing
Consensus" o di un "modello cinese" è diventata ormai prassi
comune nei dibattiti accademici.
Ma, come abbiamo scritto altrove, “forti problemi teorici
sono iniziati ad emergere per quanto riguarda l'esistenza, il contenuto, e le
prospettive del modello Cina” [2]. La domanda chiave, quindi, è la
seguente: quale tipo di teoria economica e quale strategia sono alla base di
questo "miracolo”? Il modello cinese è stato variamente descritto,
alternativamente, come una forma di neoliberismo, o come un nuovo
tipo di keynesismo. Riteniamo che i grandi progressi recenti
registrati nello sviluppo del paese siano i risultati dei progressi teorici nel
campo dell’Economia Politica, verificatisi all’interno dello stesso contesto
cinese; al contrario, i principali problemi che hanno accompagnato lo sviluppo
della Cina riflettono l’influenza dannosa del neoliberismo occidentale.
Il presidente Xi Jinping ha sottolineato la necessità di
sostenere e sviluppare una politica economica Marxiana per il XXI secolo,
adattata alle esigenze e alle risorse della Cina. Il bollettino di una
conferenza sullo stato dell’Economia cinese del Comitato Centrale del Partito
Comunista (tenutasi nel Dicembre 2015), ha riaffermato, di conseguenza,
l'importanza degli otto grandi principi della "Economia Politica
Socialista con Caratteristiche Cinesi".
Questi principi e le loro applicazioni sono discussi nel
seguito, insieme ad alcuni commenti sulle possibili interpretazioni,
attualmente oggetto di dibattito intellettuali cinesi.
Scopo di questo articolo è quello di chiarire il modello
teorico ufficiale che sta alla base del “miracolo” economico cinese,
utilizzando, a tal fine, i termini e i concetti prevalenti nella Cina odierna.
1. Sostenibilità guidata da Scienza e Tecnologia
Una premessa fondamentale delle teorie di economia politica
elaborate da Marx sostiene che le forze di produzione, in ultima analisi,
determinano i rapporti di produzione, dando origine ad una dialettica costante
che modella la sovrastruttura dell’ideologia e delle istituzioni giuridiche e
politiche. Allo stesso tempo, i rapporti di produzione che prevalgono in un
determinato stadio di sviluppo finiscono per diventare vincoli che impediscono
l’ulteriore sviluppo di altre modalità produttive. All’interno di questo
processo le forze di produzione rappresentano gli elementi più dinamici,
rivoluzionari e attivi della società; gli esseri umani che sviluppano
costantemente le tecnologie più avanzate e nuove modalità organizzative
rappresentano la forza motrice della produzione. Oggi lo sviluppo della
produttività comporta tre elementi essenziali sostanziali: la forza-lavoro, gli
strumenti ed i macchinari, i materiali. A questi si accompagnano tre ulteriori
elementi fortemente interrelati: la scienza e la tecnologia, la gestione,
l’istruzione. Tra questi, la scienza e la tecnologia tendono a guidare i
cambiamenti decisivi che portano all’ulteriore sviluppo delle forze di
produzione.
Il principio della sostenibilità, ispirato dalla scienza e
dalla tecnologia, è fondamentale nello studio della politica economica della
Cina. Questo principio enfatizza il fatto che la liberazione e lo sviluppo
delle forze di produzione costituiscano la missione principale del Socialismo
nei suoi stadi primari. Come modello economico, il Socialismo richiede un certo
livello di sviluppo materiale e tecnologico alla sua base. Questo principio
sottolinea che la crescita della popolazione, lo sfruttamento e l’allocazione
delle risorse, l'ambiente debbano sostenersi a vicenda. In pratica, secondo il
quadro economico-politico ufficiale della Cina, questo significa la costruzione
di una società dalle tre caratteristiche fondamentali: una società qualitativamente
avanzata, da raggiungere attraverso il controllo e la riduzione della
popolazione; una società efficientemente avanzata, cui pervenire
attraverso la conservazione delle risorse; una società in cui l’ambiente sia protetto
e tutelato. Tutto ciò richiede continua innovazione come forza motrice.
L'accento sull’innovazione sostenibile è particolarmente
importante oggi. Storicamente, il “collo di bottiglia” che ha limitato lo
sviluppo economico e sociale cinese è stato rappresentato dalla carenza di
forze motrici dell'innovazione. Dal 1998 al 2003, la produzione di alta
tecnologia della Cina non solo dipendeva in larga misura da materiali
importati, ma è stata anche in gran parte gestita da imprese e da investitori
stranieri. Ad esempio, nel 2003, le imprese cinesi dipendenti da investimenti
stranieri rappresentavano circa il 90% delle esportazioni del paese di
computer, componenti e periferiche, ed il 75% delle sue esportazioni di
attrezzature elettroniche e per le telecomunicazioni [3]. Da allora, il governo
cinese ha prestato maggiore attenzione alla politica dell' innovazione.
Solo se i diritti di proprietà intellettuale saranno
protetti a tutti i livelli le imprese cinesi e l’economia nel suo complesso
potranno sfruttare i vantaggi commerciali derivanti dall’utilizzo di marchi
riconosciuti e da progressi tecnici in alcuni settori, così come soddisfare gli
standard tecnici internazionali necessari per l’esportazione [4]. Nel clima
economico attuale, solo se riconosciamo all'innovazione il ruolo di prima forza
motrice dello sviluppo, possiamo proteggere il paese da vari rischi: risolvere
la difficoltà connesse all’eccesso di capacità produttiva; realizzare la
trasformazione strutturale e l'aggiornamento dell'economia; tenere il passo con
il ritmo dello sviluppo scientifico e tecnologico globale. Solo se affidiamo
all'innovazione il compito primario di promuovere lo sviluppo e la usiamo per
trasformare le forze produttive esistenti, coltivarne di nuove, rivitalizzare
quelle vecchie, e creare le condizioni affinché possano emergerne di nuove
costantemente, possiamo infondere forti stimoli allo sviluppo sostenibile
dell'economia e della società.
Dovremmo, al tempo stesso, abbandonare quelle vecchie idee
prevalenti nel discorso economico cinese come “produrre non è vantaggioso come
l’acquistare, che a sua volta non è altrettanto vantaggioso quanto la rendita”,
“utilizzare il mercato per l'acquisizione delle tecnologie” e così via, e
affrontare la questione dell’innovazione originale, dell'innovazione integrata,
e della ri-innovazione, introducendo e assorbendo l’innovazione nell’economia.
Dovremmo stabilire un sistema che combini governo, mercato e tecnologia, al
fine di trasferire spontaneismo economico nei processi di “atomizzazione”
produttiva. Durante questo processo, l’effetto determinante della scienza e
della tecnologia deve essere pienamente compreso, e dovremmo, a livello
strategico, riconoscere l'importanza della scienza e della tecnologia nel
guidare la distribuzione delle risorse [5].
2. Orientare la produzione per migliorare la vita delle persone
Uno dei principi dell’economia politica è la teoria dello
scopo della produzione. Nel Capitalismo, l'obiettivo diretto e finale della
produzione è quello di accumulare la maggiore quota possibile di plusvalore o
profitto privato; in questo contesto, la produzione di valore d'uso ha lo scopo
di servire la produzione di plusvalore o profitto privato. A questo proposito,
c'è una differenza sostanziale tra il Capitalismo e il Socialismo. Nel
Capitalismo, che persegue il profitto dei pochi, l’accumulo si verifica su
scala mondiale, mentre la grande maggioranza delle masse popolari vivono in
povertà [6]. In contrasto con questo modello, l’obiettivo diretto e ultimo
della produzione nel Socialismo è quello di soddisfare i bisogni materiali e
culturali delle persone. La produzione di nuovo valore e di plusvalore
“pubblico” ha l'obiettivo di servire la produzione di valore d’uso che rifletta
obiettivi della produzione orientati al popolo ed ai suoi bisogni primari.
L'Economia Politica del Socialismo con Caratteristiche
Cinesi deve seguire il principio di organizzare la produzione per migliorare il
tenore di vita e soddisfare le esigenze primarie del popolo. Questo principio
sottolinea che la principale contraddizione nel Socialismo nella sua prima fase
è quella tra o crescenti bisogni materiali e culturali del popolo, e
l'arretratezza della produzione sociale. Questa discrepanza può essere superata
solo attraverso lo sviluppo rapido e costante delle capacità produttive; questo
è il compito primario del Socialismo nelle sue fasi iniziali. Questo sviluppo
deve avere il popolo al centro, con la prosperità collettiva come
obiettivo-guida. Il nostro obiettivo deve essere una società in cui tutte le
persone contribuiscano alla soddisfazione dei bisogni umani nella misura in cui
essi sono in grado, e godano di un accesso alle risorse materiali, sociali, e
spirituali di cui hanno bisogno per il pieno sviluppo del loro potenziale umano
in accordo, naturalmente, con le esigenze di sostenibilità ambientale [7].
Il punto di vista per il quale il miglioramento
delle condizioni di vita del popolo equivale allo sviluppo è
un’articolazione del principio dello scopo della produzione e dello sviluppo
economico socialista. Dobbiamo continuare a rendere lo sviluppo economico il
nostro compito centrale e insistere sull’idea strategica di dare allo sviluppo
economico primaria importanza. Dobbiamo perseguire l’innovazione come elemento
fondamentale per questo cambiamento favorendo in tal modo lo sviluppo cinese e
permettendogli di raggiungere livelli più elevati. Tuttavia, il punto di partenza
e il punto di arrivo dello sviluppo della produzione e dell’economia deve
essere quello di migliorare le condizioni di vita delle persone; ci dovremmo
quindi porre l'obiettivo di costruire una società benestante a tutto tondo.
Ogni piano di miglioramento delle condizioni di vita del popolo deve cercare di
soddisfare sette criteri: creazione di ricchezza e distribuzione del reddito;
alleviamento della povertà; occupazione; diritto alla casa; istruzione; accesso
alle cure mediche; sicurezza sociale. Nelle attuali circostanze di
rallentamento della crescita e di sviluppo dei mercati interni, questi criteri
devono essere soddisfatti attraverso il coordinamento della necessità di
sviluppo economico e di sviluppo sociale.
Migliorare le condizioni di vita del popolo è un compito
senza fine, relativamente al quale emergono continuamente nuove sfide. Dobbiamo
adottare misure più mirate e dirette, aiutare i lavoratori a risolvere le loro
difficoltà e promuovere il loro benessere attraverso le istituzioni statali e la
società civile. Dobbiamo valutare realisticamente gli effetti delle nostre
azioni sugli standard di vita, assicurando che i servizi pubblici creino una
affidabile “rete di sicurezza”.
3. La precedenza
della proprietà pubblica sui diritti della proprietà nazionale
Le tensioni di base tra una produzione sempre più orientata
a servire scopi sociali e la proprietà privata capitalista danno luogo ad
ulteriori contraddizioni e possibili crisi. Queste includono il conflitto tra
la gestione e la pianificazione delle imprese private e il caos del mercato, la
disparità tra l’espansione indefinita della produzione e la relativa carenza di
domanda reale, ed il verificarsi di periodiche bolle, fenomeni di panico nei
mercati, recessioni. Gli antagonismi di classe che derivano da queste
contraddizioni hanno storicamente ispirato movimenti di massa per sostituire la
proprietà privata dei mezzi di produzione con la proprietà pubblica.
L'economia politica contemporanea cinese salvaguarda il
principio dei diritti di proprietà privata, ribadendo, tuttavia, il predominio
della proprietà pubblica. Nel contesto del relativo sottosviluppo delle forze
produttive proprio degli stadi primari del Socialismo, lo sviluppo economico ha
richiesto che ad una proprietà pubblica dominante fossero affiancate forme
diversificate di proprietà privata: “Le imprese private nazionali ed estere
possono essere sviluppate fatto salvo il presupposto della priorità – sia in
termini qualitativi che quantitativi – dell'
economia pubblica” [8]. Questo principio sottolinea la continua necessità di
rafforzare e sviluppare l’economia pubblica, favorendo, al contempo, anche lo
sviluppo dei settori privati dell’economia, assicurando che tutte le forme di
proprietà compensino le proprie mutue carenze attraverso una reciproca
promozione ed uno sviluppo coordinato. Cionondimeno, il ruolo centrale della
proprietà pubblica deve essere salvaguardato, così come il settore statale deve
conservare un carattere dominante nell'economia. Questo rappresenta una
garanzia istituzionale per tutti i cinesi rispetto al fatto che essi
condivideranno, a livello collettivo, i frutti dello sviluppo; al tempo stesso,
ciò è una garanzia importante del consolidamento del ruolo-guida del partito e
del sistema socialista cinese.
Il principio mette in risalto una differenza fondamentale
tra l'economia socialista ed il sistema economico capitalistico moderno, in cui
la proprietà privata è dominante. Se gestita correttamente, la proprietà
pubblica può non solo avere una integrazione organica con l'economia di
mercato, ma anche ottenere, come risultato finale, una maggiore equità ed
efficienza rispetto a quella cui è possibile pervenire tramite la proprietà
privata. Nel frattempo, dovremmo anche notare chiaramente che attualmente il
mondo è ancora diviso in stati-nazione e che la proprietà statale rimane una
forma adeguata di proprietà socialista.
Allo stato attuale, dobbiamo essere guidati dall'idea che il
settore statale agisca come fondamento dell'economia socialista, e che
l'obiettivo delle riforme orientate a promuovere la proprietà mista non è
quello di minare alle fondamenta l'impresa di proprietà statale, ma di
rafforzarla. Dobbiamo imparare dagli errori passati della riforma del settore
statale, che hanno permesso ad una élite ristretta di accumulare enormi fortune
attraverso la cattiva gestione di fondi pubblici. Abbiamo bisogno di
concentrarci sullo sviluppo di nuovi strumenti di proprietà mista con la
partecipazione di capitali pubblici. Il modello collettivo e cooperativo delle
economie cinesi rurali ha bisogno di ulteriori investimenti. Nuove politiche
devono essere introdotte per migliorare la vitalità, la competitività, e la
gestione del rischio dell'economia pubblica. Il governo dovrebbe controllare e
regolare le imprese private, sia in patria che all'estero, e non solo
supportarle, al fine di trarne benefici generali, riducendo al minimo i loro
effetti negativi. La Cina dovrebbe incoraggiare e guidare le imprese private ad
attuare le riforme che consentano ai lavoratori di accumulare partecipazione
azionaria, in modo che sia il capitale che il lavoro possano trarre benefici
che siano realmente a vantaggio della prosperità collettiva.
4. Il primato del
lavoro nella distribuzione della ricchezza
In ogni economia capitalista, i lavoratori salariati sono
pagati solo in base alla loro forza lavoro, e non per il valore delle merci che
producono. In queste condizioni, il salario specifico che un lavoratore
guadagna è associato con la sua posizione e le sue prestazioni. E mentre in
alcuni settori delle economie capitaliste, la presenza di organizzazioni
collettive del mondo del lavoro può limitare il tasso di sfruttamento e fornire
l'apparenza di una equa distribuzione della ricchezza, il potere dominante
resta quello fornito dalla proprietà privata dei mezzi di produzione ai datori
di lavoro.
La distribuzione della ricchezza nell'economia socialista
cinese deve essere guidata dalle esigenze del lavoro; non da quelle del
capitale. Dobbiamo lottare contro lo sfruttamento e la polarizzazione. Le
disuguaglianze nei redditi devono essere colmate, e crescita economica e
aumenti nella produttività del lavoro dovrebbero tradursi in aumenti salariali
per tutti i cittadini. E’ di vitale importanza, dunque, stabilire un solido e
scientifico meccanismo per determinare i livelli salariali, così come un
meccanismo di indicizzazione dei salari.
Dobbiamo mettere in pratica l’idea che solo attraverso la
costruzione di istituzioni atte a garantire che i benefici della crescita della
Cina siano equamente distribuiti si potrà fornire al popolo un senso di scopo
comune rispetto al progetto di sviluppo economico. Dobbiamo rafforzare lo
slancio dello sviluppo e promuovere l'unità popolare, avanzando gradualmente e
costantemente verso la prosperità collettiva. Solo se l'allocazione delle
risorse si concentrerà sul benessere collettivo, la produzione sociale potrà
essere effettuata in modo sano e costante e la superiorità del sistema
socialista potrà essere realizzata nella pratica.
L'adesione ad una idea di sviluppo condiviso coinvolge
principalmente i problemi di sostentamento del popolo e della prosperità
collettiva; tra questi, il problema della distribuzione della ricchezza è
sicuramente il più rilevante. Infatti, oggi, la cattiva distribuzione della
ricchezza è il più grande ostacolo alla prosperità collettiva. Abbiamo
assistito a un grave declino della quota di lavoro del PIL (da circa il 53% nel
1990 al 42% nel 2007). La presenza di un crescente “esercito industriale di
riserva”, la segmentazione del mercato del lavoro, e le massicce
privatizzazioni delle imprese statali hanno significativamente depresso il
potere e indebolito la solidarietà interna alla classe operaia [9]. In Cina
oggi, le disuguaglianze nella distribuzione della proprietà e nel reddito sono
grandi e in crescita, con un coefficiente di Gini nazionale superiore a quello
degli Stati Uniti. Il più ricco 1% delle famiglie cinesi controlla un terzo di
tutte le attività economiche; un dato simile a quello osservabile negli Stati
Uniti. Dobbiamo notare che l’indice principale di polarizzazione tra ricchi e
poveri non è fornito dal reddito da salari, ma dalla ricchezza, cioè, dal
patrimonio netto delle famiglie [10].
Negli ultimi dieci anni, i documenti ufficiali hanno
sottolineato l'importanza di implementare misure per affrontare il problema
della disuguaglianza nei redditi, ma ciò si è rivelato controverso. In genere,
alcuni articoli rintracciabili nella stampa cinese persino elogiano i ricchi
come motori della crescita economica e come modelli di comportamento sociale, i
quali, in tal modo meriterebbero di detenere una quota sproporzionata di
ricchezza del paese. Questa idea, oggi assai popolare, ma dal potenziale
altamente distruttivo, sostiene che l'attuale divario tra ricchi e poveri è un
problema banale, non correlato allo sviluppo su larga scala delle economie
non-pubbliche, e che la vera preoccupazione è ora la cosiddetta “trappola del
reddito medio” [11].
In realtà, è stato il neoliberismo ad inventare il concetto
di “trappola del reddito medio”, e a trascinare i paesi dell'America Latina in
esso. Ha inoltre contribuito affinché le economie ad alto reddito, come gli
Stati Uniti, il Giappone e l'Unione Europea, precipitassero in una crisi
finanziaria, e paesi a basso reddito, come quelli dell'Africa sub-sahariana
restassero impantanati in prospettive di sviluppo lento a lungo termine.
L'economista Mylene Gaulard scrive quanto segue:
La crescita economica cinese ha rallentato dal 2002.
Molte ricerche sulla “trappola del reddito medio” stanno mantenendo un occhio
vigile sulla possibilità o meno, da parte della Cina, di unirsi al gruppo di
nazioni ad alto reddito con il suo PIL pro capite. La maggior parte delle
ricerche paiono esprimere scetticismo dovuto all'aumento del costo salariale,
per l'esattezza, all'aumento del costo unitario del lavoro, che comporterebbe
la perdita di competitività internazionale. Tuttavia, a causa del fatto che
l'aumento del costo unitario del lavoro non sembra così rischioso come la
diminuzione dell'efficienza del capitale, dovremmo consultare l' analisi
marxista per comprendere meglio questo problema. [12]
La Cina deve prestare attenzione agli insegnamenti di Deng
Xiaoping, espressi alla fine del secolo scorso, per risolvere i problemi del
divario tra ricchi e poveri e per raggiungere la prosperità collettiva,
sviluppando un meccanismo per la ricchezza e la distribuzione del reddito
basato sul primato del lavoro [13].
5. Il principio del
mercato guidato dallo Stato
Il carattere anarchico del mercato capitalistico, e la
spinta del singolo capitalista ad innovare al fine di ridurre i costi del
lavoro, portano periodicamente alle crisi di sovrapproduzione, delle quali sono
i lavoratori a soffrire maggiormente. Tali crisi possono essere a breve o a
lungo termine, a seconda del grado di fattori “non di mercato” presenti, in
particolare dal livello di condizioni monopolistiche. In un’economia di mercato
capitalistica, questa legge proporzionale si basa principalmente su tali
aggiustamenti spontanei, e il ruolo della regolamentazione statale è
relativamente limitato.
Al contrario, nell'economia socialista cinese, il mercato è
guidato dallo Stato; non il contrario. Marta Harnecker ha sostenuto che, senza
la pianificazione partecipativa non può esistere il Socialismo, non solo a
causa della necessità di porre fine all’anarchia della produzione
capitalistica, ma anche perché solo attraverso l'impegno di massa la società
può veramente appropriarsi dei frutti del suo lavoro. Gli attori da coinvolgere
nella progettazione partecipata varieranno in base ai diversi livelli di
proprietà sociale [14]. Questi principi di un “mercato guidato dallo stato”
sottolineano che una società socialista è in grado di sviluppare un’economia di
mercato in modo pianificato e proporzionato, e che il ruolo fondamentale svolto
dal mercato nell’allocazione delle risorse deve dispiegarsi sotto la stretta
supervisione del governo.
Nel dare al mercato un ruolo determinante nella allocazione
generale delle risorse, promuovendo al contempo il ruolo regolatore del
governo, ogni sforzo deve essere fatto per affrontare i problemi connessi ai
meccanismi imperfetti di mercato, al rischio di un eccessivo intervento
pubblico, e, sull’altro versante, a quello di una scarsa vigilanza
regolamentativa. Per raggiungere questo obiettivo, dobbiamo avanzare riforme
orientate al mercato che riducano significativamente l'assegnazione diretta
delle risorse da parte del governo e permettano a questa allocazione di
verificarsi in base alle regole del mercato (in base a prezzi e concorrenza)
per ottenere la massima efficienza. I compiti e le funzioni del governo sono
principalmente di mantenere una politica macroeconomica stabile, di rafforzare
i servizi pubblici, per garantire una concorrenza leale e rafforzare la
sorveglianza del mercato, per promuovere la prosperità collettiva e correggere
o compensare le carenze del mercato.
Dobbiamo continuare a cercare di combinare il sistema di
base del socialismo con un’economia di mercato. In questo modo, saremo in grado
di trarre il massimo vantaggio di entrambi gli aspetti. Va riconosciuto che
nell’economia cinese, le leggi dell' auto-regolamentazione del mercato svolgono
un ruolo determinante per quanto riguarda l’allocazione delle risorse in generale,
ma queste comunque operano in modo diverso rispetto ai mercati capitalistici.
In un’economia capitalistica, il funzionamento del mercato decide l’allocazione
delle risorse in maniera autonoma. Al contrario, in un’economia socialista, il
governo usa il controllo dei prezzi, le sovvenzioni, il razionamento, e le
altre politiche per assicurare che l’allocazione delle risorse sia pianificata
e proporzionata. Abbiamo bisogno, quindi, di esaminare meglio il ruolo
determinante del mercato e la sua integrazione nei piani del governo. Dovremmo
approfittare dei benefici che il mercato è in grado di offrire e, allo
stesso tempo correggere le inefficienze nei meccanismi di regolamentazione sia
dello Stato che del mercato stesso, pervenendo così ad un duplice approccio
[15]. Ovviamente, visto che l'economia cinese socialista di mercato si basa sul
primato della proprietà pubblica, la forza e la portata della regolamentazione
in settori quali la legislazione, la politica fiscale, amministrazione, e
l'etica superano la capacità di regolamentazione dei governi nelle economie di
mercato capitalistiche. Le prestazioni senza precedenti dell'economia cinese
negli ultimi decenni sono la prova convincente della maggiore capacità del
governo di guidare lo sviluppo.
Non dobbiamo negare l'oggettività della programmazione
statale, della pianificazione e della regolamentazione, e ritenere che concetti
quali la “legge di regolamentazione statale”, la “legge di pianificazione”, e
altre simili leggi fondamentali perdano di validità esclusivamente perché esse
possano tramutarsi in eventuali azioni sbagliate a causa della implementazione
da parte di attori umani. Sposando questa logica, si dovrebbe ugualmente
convenire che, poiché anche nell'attività di mercato esiste un elemento umano,
nozioni come la “legge di regolamentazione del mercato” e la “legge del valore”
siano ugualmente non applicabili. Dopo tutto, il mercato è determinato dal
comportamento umano. L'azione economica umana nel mercato regola l’impresa, la
natura delle merci, i prezzi e la concorrenza. Pertanto, sia le leggi di
regolamentazione del mercato che quelle di regolamentazione statale si basano
su attività umane, nella forma e nel contenuto. Buoni ed efficaci approcci alla
micro- e alla macroeconomia richiedono che tutti i lavoratori nelle imprese e
il governo cerchino di fornire i propri contributi individuali in sintonia con
le attività economiche oggettive in cui gli esseri umani partecipano.
6. Uno sviluppo
rapido e ad alte prestazioni
Il tasso di crescita economica ottimale dovrebbe
essere determinato in modo da massimizzare le prestazioni economiche. Un tasso
di crescita relativamente basso, caratterizzato da un insufficiente uso delle
risorse, inibisce la piena occupazione, l' accumulazione di ricchezza e il
benessere pubblico. Eppure, un tasso di crescita più elevato, con un utilizzo
delle risorse estensivo piuttosto che intensivo è
altrettanto dannoso per la sostenibilità ecologica e per la giustizia
distributiva [16]. Qualsiasi indice basato sul Prodotto Interno Lordo (PIL) va
analizzato dialetticamente. Valutato in isolamento, qualsiasi approccio di
misurazione della crescita incentrato unicamente sul PIL è inadeguato: dobbiamo
prestare attenzione non solo alla crescita fine a sé stessa, ma anche al tipo
di crescita verso il quale ci stiamo indirizzando, in quali aree essa si
concentra, e a quali costi.
L'economia cinese dovrebbe dare la priorità alle
prestazioni, piuttosto che alla velocità. Dal 1980 fino al 1990, la crescita
economica è stata la priorità assoluta del governo cinese; il PIL è stato
quadruplicato nel corso di tale periodo. Entro il 2020, si prevede che il PIL
ed il PIL pro-capite doppieranno gli analoghi indicatori misurati nel 2010. Dal
2013, a seguito di trenta anni di crescita rapida quasi ininterrotta, la Cina è
entrata in una nuova fase che noi chiamiamo la “nuova normalità”. La crescita
ha subito un rallentamento, e l' economia cinese si sta trasformando da un
ampio modello a forte crescita in un modello ad alte prestazioni.
Per raggiungere una crescita economica stabile, dovremmo
preoccuparci, anzitutto, di effettuare riforme strutturali per quel che
concerne l'economia dell'offerta. Le ragioni principali per il crescente
rallentamento dei tassi di crescita dell'economia cinese sono: la mancata
riforma delle strutture necessarie per sostenere lunghi periodi di crescita
estensiva; la dipendenza di queste ultime dagli input di materie prime; il
consumo di risorse primarie; i bassi livelli di innovazione. I cambiamenti
della situazione economica, sia in patria che all'estero richiedono un
aggiornamento urgente dell'economia cinese: da uno sviluppo rapido ad
uno sviluppo di alta qualità [17]. Il mercato del lavoro
cinese dovrebbe cambiare ed imbracciare una divisione maggiormente
diversificata del lavoro, con una struttura più flessibile.
7. Sviluppo
equilibrato con coordinamento strutturale
Uno dei principi di economia politica della Cina è la legge
di distribuzione proporzionale del lavoro sociale (o “legge proporzionale” in
breve), che governa la contraddittoria dialettica tra produzione sociale e la
domanda, insieme alla necessità di coordinare lo sviluppo per l'intera economia
nazionale. Tale legge richiede che il lavoro sociale complessivo di persone,
strumenti e materiali dovrebbe essere distribuito proporzionalmente in base
alla domanda, al fine di mantenere un equilibrio strutturale tra le diverse
industrie ed i diversi settori. Nella riproduzione sociale, la produzione e la
domanda mantengono un equilibrio dinamico nella loro struttura di valore
massimizzando la produzione, riducendo al minimo, al contempo, l’utilizzo di
lavoro. Il coordinamento strutturale generalizzato dell'economia si riflette,
tra gli altri, nella crescente razionalizzazione e raffinatezza delle
infrastrutture industriali, nel commercio estero, nella gestione aziendale,
nell'innovazione tecnologica.
Questo principio di equilibrio strutturale coordinato è
essenziale per l’economia politica cinese contemporanea. Esso fa parte del suo
più ampio obiettivo di promuovere l'evoluzione dell’industria cinese da un
livello medio-basso livello ad un livello medio-alto. Nel contesto di crescente
modernizzazione, un equilibrio dovrebbe essere mantenuto tra i settori
primario, secondario e terziario, ed all’interno di ciascun settore. Le
strutture economiche delle province, delle città e delle regioni dovrebbero
essere diversificate; il commercio estero dovrebbe coinvolgere una quota
maggiore di prodotti nuovi e ad alta tecnologia dei marchi nazionali. Le grandi
imprese cinesi dovrebbero mantenere la quota maggiore del commercio,
coesistendo con imprese più piccole ed imprese straniere. Per quanto riguarda i
prodotti ad alta tecnologia, la percentuale di tecnologie di base possedute e
la proporzione dei diritti di proprietà intellettuale detenuti sul mercato
mondiale dovrebbero essere aumentate. Nel mercato, la domanda e l’offerta
dovrebbero mantenere un equilibrio dinamico, con l'offerta leggermente
superiore alla domanda. Lo sviluppo dovrebbe servire l’economia reale e
l’economia virtuale non deve essere eccessivamente sviluppata. Le attività di
industrializzazione, informatizzazione, urbanizzazione e modernizzazione
agricola dovrebbero essere condotte in stretto coordinamento.
Al momento, dobbiamo adattare le nostre teorie, le nostre
linee guida e le politiche per lo sviluppo economico a quella che chiamiamo
“nuova normalità”. Dobbiamo concentrarci sul rafforzamento delle riforme
strutturali dell'offerta, e, al contempo, incrementare moderatamente la domanda
lorda e riformare i principali settori dell'economia, con particolare
attenzione alla riduzione della eccessiva capacità strutturale. Dovremmo gradualmente
ridimensionare la capacità e le riserve, ridurre l'indebitamento delle imprese,
e promuovere l'innovazione per ridurre i costi e rafforzare i segmenti deboli
del sistema produttivo. I miglioramenti devono essere effettuati anche nella
qualità e l'efficienza delle catene logistiche, degli approvvigionamenti, e
nell’efficacia degli investimenti. E’ anche importante accelerare lo sviluppo
di fonti energetiche eco-compatibili e la dare impulso ad una crescita
sostenibile. Dobbiamo abbandonare la persistente idea sbagliata secondo la
quale finché si eliminano surplus economici dovuti ad interventi
amministrativi, gli eccessi di capacità produttiva e le sovrapproduzioni
causati dal mercato possano essere bilanciati automaticamente senza alcun
intervento attivo del governo. Questo errore neoliberista e le sue conseguenze
non sono solo la ragione principale per il grande eccesso di capacità
produttiva presente nell'economia cinese, ma rappresenta anche una violazione
dello spirito del Socialismo cinese.
8. Sovranità
economica e apertura
Un principio finale è quello di aprire l'economia al
commercio e agli investimenti. Secondo questo principio, tale apertura è
vantaggiosa per la crescita economica sia in patria che per quel che concerne
le attività commerciali con l’estero, favorendo l'ottimizzazione
nell’allocazione delle risorse e il miglioramento delle interazioni tra
industria e tecnologia. Le modalità di tali aperture, unitamente alla loro
gamma e portata, dovrebbero essere discusse, decise ed attuate in modo
flessibile e rispondente alle condizioni complesse e mutevoli dell'economia
nazionale e globale. I paesi emergenti ed in via di sviluppo dovrebbero sempre
dedicare particolare attenzione alle loro strategie e tattiche nel momento in
cui si aprono ai paesi sviluppati, dati i rischi e le incertezze insiti in un
rapporto così disuguale.
Una politica economica socialista con caratteristiche cinesi
deve concentrarsi, di conseguenza, sul principio della sovranità economica. La
Cina dovrebbe insistere sulla politica statale di apertura bidirezionale che
integra la politica nazionale e internazionale, sviluppando un’economia aperta
di livello superiore traendo vantaggio dai mercati nazionali ed esteri. Ciò
comporta l’impostazione di una politica commerciale volta a identificare e
sfruttare opportunità reciprocamente vantaggiose, proteggendo nel contempo lo
sviluppo della Cina e proteggendo il paese da rischi per la sicurezza economica
nazionale. Essa richiede una politica che dia uguale importanza al contributo straniero
in economia sia in termini di input che in termini di output,
ed in grado di sfruttare sia i latecomer advantages che i pioneer
advantages in diversi settori dell’economia [18]. Per fare ciò, la
Cina dovrebbe costruire imprese internazionali governate da tre livelli di
controllo: il pacchetto azionario, le tecnologie chiave e gli standard
tecnologici, unitamente ai marchi dovrebbero rimanere, saldamente, in mani
cinesi. Allo stesso tempo, è importante non cadere nelle tradizionali trappole
riconducibili alla teoria dei vantaggi comparati [19], e, al
contempo, sviluppare teorie e strategie volte a trarre vantaggi dai diritti di
proprietà intellettuale.
Nell'immediato futuro, dovremmo concentrarci sull'apertura
di diverse regioni al commercio estero, utilizzando i loro punti di forza
specifici al fine di evitare una inutile concorrenza tra regioni per lo stesso
tipo di commercio, soprattutto quando determinate attività economiche si
sposano naturalmente con le caratteristiche di alcune regioni piuttosto che con
altre. La Cina dovrebbe fare il miglior uso possibile delle sue importazioni ed
esportazioni, non importando prodotti che potrebbero essere altrettanto
facilmente prodotti in ambito nazionale, né esportando prodotti per i quali
esiste una domanda interna non soddisfatta. E' altrettanto importante aumentare
il livello di distribuzione internazionale, traendo il massimo da competenze e
tecnologie straniere per lo sviluppo di capacità di produzione internazionale
ed attività manifatturiere. Zone di libero scambio ed investimenti
infrastrutturali devono essere negoziati con partner strategici. Nel complesso,
la Cina ha bisogno di giocare un ruolo più forte nella governance economica
globale.
Un'ulteriore sfida è quella di distribuire in modo efficace gli
investimenti esteri cinesi per garantirsi benefici ottimali. Ciò vale anche per
le riserve cinesi di valuta estera. A questo proposito è importante imparare il
più presto possibile dall'esperienza delle economie sviluppate (Giappone, Corea
del Sud, Stati Uniti) nelle loro relazioni commerciali con partner stranieri.
Il problema delle fusioni “decapitanti” è da evitare quando le aziende in
crescita e le industrie dall'estero cercano di entrare nel mercato cinese [20].
La Cina deve impegnarsi a rimanere aperta al commercio estero, al fine di
approfondire e ampliare la qualità e la crescita della propria produzione
economica. Una componente chiave di questa strategia è l’iniziativa “Una
Cintura, una Via” [21]. Questo progetto di investimento di massa deve andare
di pari passo con lo sviluppo di una nuova architettura finanziaria globale,
come incarnata da istituzioni quali la Banca Asiatica per gli Investimenti
Infrastrutturali ed il Fondo per la Via della Seta. Queste istituzioni
rappresentano punti di riferimento nel più ampio progetto di rafforzare e
sostenere il successo economico della Cina.
Note e Riferimenti Bibliografici
[1] La ricerca per questo articolo è stata supportata dal
progetto 16NKS081 della Fondazione Nazionale di Scienze Sociali della Cina, e
dal progetto 211 della Shanghai University of Finance and Economics. Eventuali
richieste di chiarimenti vanno indirizzate Ding Xiaoqin (autore principale
dell’articolo).
[2] Enfu
Cheng, Xiangyang Xin, “Fundamental Elements of the China Model,”International
Critical Thought 1, no. 1 (March 2011): 2–10.
[3] Martin
Hart-Landsberg and Paul Burkett, “China, Capitalist Accumulation, and Labor,”Monthly Review 59, no.
1 (May 2007): 17–39.
[4] Xiping
Han and Lingling Zhou, “A Review of the Theory of Advantage of Intellectual
Property Rights and Its Application Value,”Journal of Economics of Shanghai
School 11, no. 3 (2013): 1–9.
[5]
Chengxun Yang and Yu Cheng, “The Evolution to Consciousness of Resource
Allocation: The Ternary Mechanism—Rethinking the Lessons of Dialectics
of Nature by Engels,”Journal of Economics of Shanghai School 13,
no. 4 (2015): 31–43.
[6] Harry
Magdoff and John Bellamy Foster, “China and Socialism: Editors’ Foreword”, Monthly Review 56,
no. 3 (2004): 2–6.
[7] Pat
Devine, “Question 1: Why Socialism?”Science & Society 76, no. 2
(2012): 151–71.
[8] Enfu
Cheng and Xiangyang Xin, “Fundamental Elements of the China Model,”International
Critical Thought 1, no. 1 (2011): 2–10.
[10] Secondo Reference News del 17 Ottobre
2015, l’ultimo Hurun Wealth Report mostra che 2015 il numero di miliardari in
China (596) ha superato quello degli Stati Uniti (537). Questo numero non
include i miliardari di Hong Kong, Macao e Taiwan.
[11] Secondo Hu Shuli (direttrice di Caixin, gruppo
editoriale cinese specializzato nella analisi finanziaria ed economica), una
volta che un paese è entrato nella sua fase di reddito medio – considerando
l’esportazione di merci ad alta intensità di lavoro come il settore di crescita
tradizionale e rappresentativo di una tale condizione – i costi del lavoro
cominciano ad aumentare e si perde vantaggio competitivo; considerando la
riduzione del divario tecnologico, se si mira a incrementare il tasso di
produzione non ci si può più basare sul modello “studio e riproduzione dei
prodotti”, ma bisogna avviare un processo di riconversione ricorrendo
all’innovazione. Se non si procede in questo modo, si cade tra i due poli dei
paesi a basso reddito e di quelli ricchi. Per evitare queste circostanze,
settori liberisti cinesi hanno richiesto, più volte, un processo
di riforme strutturali per trasformare il modello di crescita
economica, lavorando sui punti seguenti: la competizione e la
deregolamentazione economica creativa; università con un alto livello di
ricerca; un sistema di mercato con una forza lavoro dinamica e che si basi
su investimenti con un certo margine di rischio; un sistema finanziario
con un mercato di private equity e Securities (Nota
a cura dei traduttori)
[12] Mylene
Gaulard, “A Marxist Approach of the Middle-Income Trap in China,”World
Review of Political Economy 6, no. 3 (2015): 298–319.
[13]
Xinghua Wei, “The Persistence, Development, and Innovation of the Economic
Theories on Socialism with Chinese Characteristics,”Studies on Marxism,
10 (2015): 5–16.
[14] Marta
Harnecker, “Question 5: Social and Long-Term Planning?” Science & Society
76, no. 2 (2012): 243–66.
[15]
Guoguang Liu and Enfu Cheng, “To Have a Comprehensive and Accurate
Understanding of the Relationship between Market and Government,”Studies on
the Theories of Mao Zedong and Deng Xiaoping, no. 2 (2014): 11–16.
[16] La crescita estensiva si basa sul maggiore utilizzo dei
fattori produttivi; la crescita intensiva si basa sulla crescita della
produttività ottenuta tramite l'introduzione di innovazioni (Nota dei
traduttori).
[17] Dal 2002 al 2011, il PIL cinese è aumentato ad un
tasso superiore al 9%. Il PIL è cresciuto al 7.7% nel 2012 e nel 2012; il
tasso di crescita è poi sceso al 7.4% nel 2014 e al 6.9% nel 2015. Nei
primi sei mesi del 2016, il PIL è cresciuto ad un tasso annualizzato
equivalente del 6.7%. Nonostante questo rallentamento, la Cina rimane, tra le
maggiori economie mondiali, quella che esibisce il miglior tasso di crescita.
Il Fondo Monetario Internazionale stima che la Cina sia responsabile di un
quarto dell’intera attività economica mondiale.
[18] Per latecomer advantages (letteralmente, vantaggio
del ritardatario) si intendono i vantaggi ottenibili da una impresa (o, più
in generale, da un sistema paese) dalla penetrazione in mercati che utilizzano
tecnologie e modalità di produzione mature (acquisibili, dunque, a costi
maggiormente accessibili). Al contrario, per pioneer advantages(letteralmente, vantaggio
del pioniere) si intendono i vantaggi ottenibili da una impresa (o,
più in generale, da un sistema paese) dalla penetrazione in nuovi mercati o
dalla produzione di nuovi prodotti (utilizzando, dunque, nuove tecnologie che
presuppongono, tuttavia, maggiori investimenti). (Nota dei traduttori)
[19] La teoria dei vantaggi comparati fu
elaborata dall’economista britannico David Ricardo. Secondo tale teoria (assai utilizzata
in ambiti liberoscambisti, fortemente criticata dal pensiero economico
critico), ogni paese può trarre vantaggio dal commercio internazionale. (Nota
dei traduttori)
[20] Per “fusione decapitante” si intende, in ambito cinese,
un processo innescato ad opera di una azienda volto ad eliminare dal mercato
(tramite acquisizione) di un potenziale concorrente o una impresa in possesso
di particolari tecnologie di interesse (Nota dei traduttori).
[21] Sul progetto “Una Cintura, una Via”, si veda anche il
seguente articolo:http://contropiano.org/documenti/2016/10/05/treno-cina-rotterdam-seta-084337
Versione originale: http://monthlyreview.org/2017/01/01/a-theory-of-chinas-miracle
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