martedì 30 aprile 2019

Alienazione e rivoluzione (digitale) - Enrico Donaggio

Da: Nexa Center for Internet & Society - https://nexa.polito.it/mercoledi-114
Enrico Donaggio, Università degli Studi di Torino - Dipartimento di Filosofia e Scienze dell'Educazione - filosofia morale.
Vedi anche: OFFICINA MARX - https://vimeo.com -
                    "Le nuove forme di controllo sociale nella società artificiale" - Renato Curcio -
                      DEMENZA DIGITALE* - Manfred Spitzer** -
                                                                         
                                        Il video (e la lezione) inizia solo al minuto 7,10...
                                                                         

"Questi dispositivi, questi strumenti, le innovazioni tecnologiche più rilevanti e più potenti della rivoluzione digitale, sono più potenti di noi (Dislivello Prometeico).

Farla finita con quella retorica in base alla quale tutto ciò che passa attraverso uno smartphone è autentico. Che sarebbe una sorta di cattivo surrogato di ciò che è realmente autentico cioè le relazioni umane dirette. 

Le relazioni umane sono complicatissime, pesanti, difficili. Le relazioni con le cose sono infinitamente più semplici." 

mercoledì 24 aprile 2019

La NATO non è un’alleanza - Alessandra Ciattini

Da: https://www.lacittafutura.it - Alessandra Ciattini insegna Antropologia culturale alla Sapienza.


Gli Stati Uniti hanno bisogno delle basi militari per mantenere il loro dominio imperialista sul mondo. L’occupazione dei paesi che ospitano le sue basi si fonda sulla Nato. Cosa sta alla base della smodata ambizione Usa? 


La NATO non è un’alleanza, costituisce piuttosto un’occupazione militare di quei paesi che furono ‘liberati’ dagli alleati nel corso della Seconda Guerra Mondiale” (di fatto vinta dallo sforzo immane dell’Unione Sovietica), il cui scopo è sempre stato quello di orientare in senso filostatunitense la politica europea e di impedire il sorgere nel nostro continente di governi ostili alla superpotenza oggi in seria crisi.

Questo concetto è ben spiegato da Manlio Dinucci, il conduttore della contro-celebrazione della NATO, il quale scrive sul Manifesto che la “Nato è un’organizzazione sotto il comando del Pentagono… è una macchina da guerra che opera per gli interessi degli Stati Uniti, con la complicità dei maggiori gruppi europei di potere”, la quale può esser giustamente accusata di essersi macchiata di crimini contro l’umanità.
Da qui ha preso le mosse il recente convegno internazionale sul 70° anniversario della NATO, tenutosi a Firenze lo scorso 7 aprile [1], a cui hanno partecipato circa 600 persone, venute da tutta Italia e mostrando che nel nostro paese non tutti si identificano con la politica supinamente allineata dei nostri governi (di vari colori) ai voleri statunitensi, che – dopo il dissolvimento dell’Unione Sovietica e dei suoi stretti alleati – hanno scatenato sanguinose guerre e conflitti ancora in atto

martedì 23 aprile 2019

Per una lettura di Marx - Stefano Garroni


Da: Stefano GarroniDialettica riproposta, a cura di Alessandra Ciattini, (Dialettica riproposta - Stefano Garroni - lacittadelsole).Stefano Garroni  è stato un filosofo italiano. 




    Indice:


Nota dell’editore 









                                     




Novità e storia 

Solitamente si pensa che la grandezza di uno scienziato o di un filosofo stia in ciò che ha detto, nella parola nuova che ha introdotto, nell’“inedito” che da lui ha inizio.

Si tratta, naturalmente, di un concezione romantica, in un certo senso, oziosa, da “anima bella” e, quello che più conta, di una concezione, che non riconosce il ruolo della storia, dei lunghi, complessi e contraddittori processi, senza cui in realtà non vi sarebbe “nuovo”.

Perché, non inganniamoci, ciò che veramente è serio nella scienza e nella filosofia non ha origine diversa, se non nei problemi, difficoltà e contraddizioni, che gli uomini realmente esistenti incontrano nella loro “fatica di vivere”.

Ed infatti è certo che lo scienziato e il filosofo sono in un certo senso uomini comuni, che conoscono le comuni gioie e sofferenze, aspirazioni, sconfitte, insomma, che vivono nella stessa drammaticità ed incertezza, opacità, in cui vivono gli uomini normalmente.

Tuttavia, come Kant, Hegel e Marx ci hanno appreso, questo ha di caratteristico, di proprio, il filosofo moderno: di essere appunto un uomo, che vive insieme agli altri, che non si considera diverso dagli altri, ma che cerca di capire, le contraddizioni, le difficoltà in cui è immerso, le quali sono poi le contraddizioni, le dissonanze, le disarmonie, di cui vive la società di cui egli è parte.

lunedì 22 aprile 2019

ITIS Galileo [25 aprile 2012] - Marco Paolini

Da: elpanda1986 - Marco_Paolini è un drammaturgo, regista, attore, scrittore e produttore italiano. 
Vedi anche: Ausmerzen - Marco paolini
   "      "     : La scienza moderna fra Bacon e Galilei*- Enrico Bellone** 

                                                                         


domenica 21 aprile 2019

Psicologia dell'ex comunista: a proposito di Isaac Deutscher e della «più grande illusione» - Sergio Luzzato

Da: http://www.controlacrisi.org/ - Isaac Deutscher, Profilo dell’ex comunista. Originalmente pubblicato su «The Reporter» nell’aprile 1950, il testo è tratto da A. Saitta, Storia e miti del ‘900, Laterza, Bari 1960, pp. 671-86 (traduzione di Chiara Frugoni).

Ingiustamente dimenticato, il testo che segue – risalente al 1950 – meriterebbe di figurare in un’antologia letteraria della guerra fredda; ma di una guerra fredda particolare, quella che alcuni spiriti magni provarono a combattere, con le sole armi della finezza critica e dell’onestà intellettuale, contro entrambi gli eserciti in lotta: contro i marxisti di stretta osservanza staliniana e contro i liberali di zelante obbedienza maccartista. Si tratta dunque di pagine datate, tanto meglio intelligibili quanto più esattamente le si collochi nella stagione culturale di una guerra senza quartiere fra comunisti e anticomunisti. Eppure sono pagine così felicemente concepite da restare valide quand’anche sottratte alle minute circostanze della loro genesi; sono pagine (avrebbe detto Gramsci) da leggere für ewig.

Nella sua prima versione a stampa, il testo fu pubblicato dalla rivista americana «The Reporter» come recensione di un libro che andava facendo scalpore sulle due sponde dell’Atlantico: Il Dio che è fallito, cosmopolita testimonianza di sei intellettuali – Arthur Koestler, Ignazio Silone, Richard Wright, André Gide, Louis Fischer, Stephen Spender – sulla loro esperienza di adesione e poi di rigetto del comunismo.1 A sua volta, il testo della recensione del «Reporter» corrispondeva al tenore di una conferenza «riservata» che Isaac Deutscher aveva tenuto, durante l’inverno 1949-50, ai docenti dell’università di Harvard.

Ricostruire le singolari vicende di questa lecture è il modo migliore per rendere conto delle sue implicazioni politiche e culturali. Invitando il giornalista e storico polacco – da un decennio emigrato a Londra, dove si era affermato come collaboratore fisso dell’«Economist» e dell’«Observer»2 – a testimoniare lui stesso sul comunismo, l’università di Harvard intendeva probabilmente, nel pieno della stagione maccartista, portare acqua al mulino dell’anticomunismo. In effetti, la reputazione americana di Deutscher era soprattutto legata alla recente pubblicazione di una sua severissima biografia di Stalin.3 Peccato che per un uomo come Deutscher (la cui militanza politica, nella Polonia degli anni Trenta, era stata segnata dalla duplice matrice del trockijsmo e del sionismo), la volontà di denunciare i crimini del comunismo non equivalesse al proposito di alimentare la propaganda anticomunista. Al contrario, il ragionamento sotteso al suo Stalin consisteva proprio in una rivalutazione, di contro alla degenerazione staliniana, dei meriti originari dell’ideologia marxista e della rivoluzione sovietica.

sabato 20 aprile 2019

OFFICINA MARX

Da: https://vimeo.com/pois - http://marxdialecticalstudies.blogspot.com/ - Marx. Dialectical Studies


Ciclo di incontri in occasione del bicentenario della nascita di Karl Marx tenutosi nel 2018 presso le Stanze della Memoria a Siena.


Primo incontro: UN NUOVO MARX - https://vimeo.com/326331071
(Introduzione al ciclo di Roberto Fineschi)

Secondo incontro: IL SOGNO DI UNA COSA - https://vimeo.com/326285923
(Interventi: [0/18] Mario Pezzella, [18/35] Roberto Fineschi, [35/fine] Alberto Burgio.)

Terzo incontro: ATTUALITA' DI MARX - https://vimeo.com/325820213
(Interventi: [0/36] Alfonso Iacono, [36/fine] Alberto Petrucciani.)

Quarto incontro: TRADURRE MARX - https://vimeo.com/325846600
(Interventi: [0/44] Enrico Donaggio, [44/fine] Peter Krammerer.)



venerdì 19 aprile 2019

Cosmopolitismo - Luciano Canfora

Da: Palazzo Ducale - Luciano Canfora è un filologo classico, storico e saggista italiano. 

                                                                        

giovedì 18 aprile 2019

Assange è Colpevole di Aver Rivelato al Mondo Intero l'Anima Malvagia dell'Imperialismo a Stelle e Strisce - Federico Pieraccini


Da: https://www.lantidiplomatico.it - federico-pieraccini, independent freelance writer specialized in international affairs, conflicts, politics and strategies.
Leggi anche: http://misionverdad.com/trama-global/las-10-filtraciones-mas-importantes-de-wikileaks?



Julian Assange è stato arrestato a Londra, portato via dalla Polizia Inglese dopo che il presidente dell’Ecuador, Lenin Moreno, ha dato il via libera all'espulsione dell’editore di Wikileaks. La vicenda di Assange è tragica ma allo stesso modo estremamente efficace nel dimostrare come il vero giornalismo sia ormai bandito in Occidente e quanto coordinamento ci sia tra politici, giornalisti, agenzie di stampa e think tank per silenziare persone scomode al potere Statunitense come Julian Assange e la sua fondazione Wikileak
 


Assange ha due colpe enormi: aver pubblicato materiale autentico sui crimini guerra commessi degli Stati Uniti in Iraq ed aver contribuito, con la pubblicazione delle mail della Clinton, di Podesta e del DNC a rivelare al mondo intero il malaffare nella politica domestica USA con la frode ai danni di Bernie Sanders nelle primarie Democratiche.
Due vicende che colpiscono le fondamenta su cui si basa la retorica del ‘American exceptionalism’, ovvero la perfetta Democrazia di cui gli americani si vantano e le ‘Guerre giuste’ o ‘umanitarie’ come vengono definite da media e politici, ansiosi di accontentare i produttori bellici che spesso risultano essere anche gli editori dei giornali e i maggiori donatori ai partiti politici.
Rilasciare dei video in cui si vedono soldati Statunitensi trucidare ridendo decine di iracheni da un elicottero di guerra (Apache), nonostante fosse evidente che si trattasse di civili disarmati, è una delle più forti dimostrazioni che mai avremmo potuto avere di quanto sia falsa, artefatta e propagandistico il concetto di ‘guerra umanitaria’ o del ‘R2P’ (diritto di proteggere).
Nell’era della comunicazione in cui viviamo, quel video, quelle immagini, quelle risate, furono un messaggio molto potente contro le menzogne quotidiane a cui veniamo sottoposti. 

mercoledì 17 aprile 2019

Questioni relative allo sviluppo e alla persistenza nel socialismo con caratteristiche cinesi - Xi Jinping

Da: https://medium.com - http://www.marx21.it -
Discorso tenuto dal Presidente della Repubblica Popolare Cinese, Segretario generale del Partito Comunista Cinese Xi Jinping di fronte al Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese nel 2013 e pubblicato il 1/4/2019 su Qiushi (“cercare la verità”), rivista teorica del Partito Comunista Cinese.

1. Il socialismo con caratteristiche cinesi è socialismo e non un’altra dottrina.

I principi di base del socialismo scientifico non possono essere persi: se sono persi, non è socialismo. Il nostro partito ha sempre sottolineato che il socialismo con caratteristiche cinesi non solo aderisce ai principi di base del socialismo scientifico, ma conferisce anche le caratteristiche distintive cinesi secondo le condizioni dei tempi. Ciò significa che il socialismo con caratteristiche cinesi è socialismo, non qualcos’altro. La chiave per l’implementazione della dottrina in un Paese dipende dal fatto che possa risolvere i problemi storici che affliggono tale Paese. In una povera e debole nazione, calpestata dai tempi, una varietà di dottrina e di pensiero sono stati provati, non passando attraverso la strada capitalista, il riformismo, il liberalismo, il darwinismo sociale, l’anarchia, il pragmatismo, populista e il sindacalismo, ecc., È il marxismo-leninismo e il pensiero di Mao Zedong che hanno portato il popolo cinese ad uscire dalla lunga notte e ad istituire una nuova Cina: è il socialismo con caratteristiche cinesi che ha fatto sviluppare rapidamente la Cina.

Per non parlare del passato, a partire dal periodo di riforma e apertura, soprattutto dopo la disintegrazione dell’Unione Sovietica e i drastici cambiamenti nell’Europa orientale, l’opinione pubblica internazionale di sparlare della Cina non si è mai interrotta. Le varie “teorie del crollo della Cina” non sono mai terminate. Tuttavia, invece di far crollare la Cina, la forza nazionale complessiva della Cina sta aumentando di giorno in giorno e gli standard di vita delle persone sono in costante miglioramento. Sia la storia che la realtà ci dicono che solo il socialismo può salvare la Cina: solo il socialismo con caratteristiche cinesi può sviluppare la Cina! Questa è la conclusione della storia e la scelta della gente.

Negli ultimi anni, alcuni media nazionali ed esteri hanno messo in discussione che la Cina non sia più uno Stato socialista, che è un “socialismo capitalista”. Alcuni hanno addirittura detto di essere “capitalismo di stato”, “nuovo capitalismo burocratico.” Questi discorsi sono completamente sbagliati.

martedì 16 aprile 2019

La teoria marxiana dell’esercito industriale di riserva come teoria della politica economica - Guglielmo Forges Davanzati

Da: http://www.consecutio.org/ - Guglielmo Forges Davanzati Università del Salento, è un economista italiano.

1. Premessa

Ammesso che se ne possa dare una definizione univoca, la c.d. eterodossia, in Economia Politica, non è affatto scomparsa nell’Università italiana. Ciò che realmente è scomparso è il marxismo, come diretta conseguenza del processo di depoliticizzazione del discorso economico. La deriva tecnocratica che ha prepotentemente investito la teoria economica (e l’insieme delle scienze sociali) ha generato tre esiti: i) la Storia del pensiero economico intesa come tecnica archivistica; ii) la teoria economica neoclassica declinata come tecnica econometrica; iii) parte dell’eterodossia (la teoria sraffiana) intesa come critica tecnica a una teoria neoclassica non più esistente o comunque non più dominante. Il resto è divenuto indicibile e, non a caso, questo saggio su Marx è pubblicato in una rivista di Filosofia[1].


2. Introduzione

È ben noto che Marx, opponendosi alla teoria malthusiana della sovrappopolazione assoluta, considera la sovrappopolazione relativa – o esercito industriale di riserva (EIR) – una condizione necessaria per la riproduzione capitalistica. Ed è ben noto che, opponendosi a Malthus, Marx considera la sovrappopolazione relativa come prodotto del capitalismo, non la risultante di un dato di natura: «una sovrappopolazione operaia è il prodotto necessario della accumulazione ossia dello sviluppo della ricchezza su base capitalistica, questa sovrappopolazione diventa, viceversa, la leva dell’accumulazione capitalistica e addirittura una delle condizioni d’esistenza del modo di produzione capitalistico. Essa costituisce un esercito industriale di riserva disponibile che appartiene al capitale in maniera così completa come se quest’ultimo l’avesse allevato a sue proprie spese, e crea per i mutevoli bisogni di valorizzazione di esso il materiale umano sfruttabile sempre pronto, indipendentemente dai limiti del reale aumento della popolazione» (Marx 1972, 82). Una estensione di questa tesi, in parte sviluppata da Kalecki, fa riferimento al ruolo che l’EIR esercita nella sfera propriamente politica: in altri termini, le sue fluttuazioni non determinano solo l’andamento dei salari, modificando il potere contrattuale dei lavoratori nel mercato del lavoro, ma contribuiscono a determinare anche – e soprattutto – la forza contrattuale dei lavoratori nella sfera politica, ovvero la loro capacità di incidere sulla politica economica. Questa tesi verrà utilizzata in questo saggio per mostrare come la teoria marxiana dell’esercito industriale di riserva può essere letta come una teoria della politica economica: il decisore politico non massimizza una funzione del benessere sociale, né agisce esclusivamente per l’acquisizione di consenso (come nella modellistica dominante), ma assume provvedimenti di politica economica – qui, in particolare, di politica del lavoro – per fini ridistributivi[2]. Ne segue che, ad esempio, un aumento del tasso di disoccupazione riduce il potere contrattuale dei lavoratori sia nel mercato del lavoro sia nella sfera politica, rendendo possibili politiche di ridistribuzione a favore del Capitale. Si osservi che, in questa prospettiva teorica, non si sta stabilendo una direzione di causalità univoca fra tasso di disoccupazione e decisioni di politica economica. Può accadere anche il contrario, ovvero che una iniziale misura ridistributiva a vantaggio del capitale indebolisca i lavoratori e renda possibili ulteriori misure di ridistribuzione a favore del capitale: detto diversamente, la relazione fra le variabili considerate è dinamica e biunivoca, secondo un approccio di causazione circolare cumulativa, stando al quale una variabile può essere, al tempo stesso, causa ed effetto di un’altra variabile. Questo presuppone – come verrà mostrato – che il “modello” non è strutturato nella tradizionale forma di una una variabile esogena che determina una variabile endogena. In altri termini, la prima è causa della seconda, così come la seconda è causa della prima. 

lunedì 15 aprile 2019

Lo straniero come portavoce di Platone nei dialoghi: diversità “etnica” e alterità “filosofica” - Francesco Fronterotta

Da: AccademiaIISF - Francesco+Fronterotta è titolare della cattedra di Storia della Filosofia antica presso l'Università "La Sapienza" di Roma.
Vedi anche: La Repubblica di Platone - Francesco Fronterotta
                                                                        

venerdì 12 aprile 2019

Con le bombe su Belgrado moriva l’Europa e nasceva l’Unione Europea - Sergio Cararo

Da: http://contropiano.org - Sergio Cararo è direttore di http://contropiano.org 

 A Bologna si è tenuto il convegno nazionale: “Le bombe sulla Jugoslavia venti anni dopo”, organizzato dal Coordinamento nazionale Jugoslavia presso il centro “Katia Bertasi”.

Particolarmente interessanti gli interventi della delegazione dei lavoratori della Zastava di Kragujevac sulla situazione sociale della Serbia e le condizioni capestro degli operai della grande fabbrica “acquisita” dalla Fiat, di Sergio Bellavita (Usb), del presidente del Forum di Belgrado Zivadin Jovanovic, dello studioso Michael Chossudovski, del responsabile esteri del Partito Socialista dei Lavoratori della Croazia, di Carlo Pona e Alberto Tarozzi attivi nel gruppo degli Scienziati contro la guerra. 

Pubblichiamo qui di seguito il contributo di Sergio Cararo al convegno a nome della redazione di Contropiano:

I bombardamenti delle potenze della Nato su Belgrado e la Federazione Jugoslava venti anni fa sono stati uno spartiacque nella storia europea più recente. La velocità con cui è stata rimossa quella guerra e il silenzio sul ventesimo anniversario,  confermano oggi quanta falsa coscienza e quanti scheletri ci siano nell’armadio delle forze liberali e progressiste europee che vorrebbero rappresentare l’alternativa alle forze reazionarie che vengono crescendo in Europa.

Con i bombardamenti  su Belgrado, una capitale europea, possiamo affermare con le parole dello scrittore Peter Handke, che “è morta l’Europa ed è nata l’Unione Europea”.

Ma quale è stata la colpa della Federazione Jugoslava alla quale per 78 giorni sono stati bombardate le città, le fabbriche come a Kraugujevac e Pancevo, i ponti sul Danubio, le ferrovie mentre transitavano i treni, con centinaia di morti, di feriti, di profughi che nessuno ha voluto vedere?

giovedì 11 aprile 2019

Il "Buco Nero"... - Luca Perri

Da: https://www.facebook.com/luca.perri? - luca-perri (1986) è dottorando in astrofisica all’Università dell’Insubria e all’Osservatorio di Brera e astronomo dell’Osservatorio di Merate.  https://www.youtube.com/watch?v=_I7kkK42Ihw
Vedi anche: https://www.raiplay.it/video

   Arrivo tardi, come al solito.
La foto di destra l’avrete oramai vista tutti. Già la chiamano la foto del secolo.
È la prima foto mai scattata di un buco nero.
Più o meno.

Più o meno perché non è davvero una foto, ma un’elaborazione grafica di dati radio. E più o meno perché il buco nero è letteralmente il cerchietto nero al centro della ciambella, e quindi non si vede davvero. Ma non si vede non per nostri limiti tecnologici, è che non si può vedere: un buco nero è infatti una regione dello spazio (spaziotempo, a fare i pignoli) in cui l’attrazione gravitazionale di una massa risucchia tutto, luce compresa. Nulla sfugge né può sfuggire (Hawking passamela questa, per il momento). Con “nulla” intendiamo anche la luce che ci fa vedere le cose, trasportando informazioni come un postino spaziale.

Il buco nero che (non) vedete è quello di una galassia chiamata Messier 87, o M87, o Virgo A, o ancora NGC 4486. Questo perché a noi astrocosi piace un sacco complicarci una vita già piena di disagi e solitudine dando tanti nomi diversi e complicati alla stessa cosa, manco fossimo un Cracco in Galleria Duomo a Milano.
- Cameriere, mi scusi... cos’è di preciso questo “Trionfo ghiacciato di nettare olmeco e centrifuga di latte in fantasia di cialda dolce e pioggia di nocciolo” da 15 euro?
- Un cornetto Algida. 

mercoledì 10 aprile 2019

"Albert Einstein, scienziato e pacifista" - Antonio Gargano

Da: AccademiaIIS Antonio Gargano è un filosofo italiano. Docente presso l'Università degli studi "Suor Orsola Benincasa", Scienze della Formazione. 

 
                           PERCHÈ LA GUERRA? - Carteggio Albert Einstein - Sigmund Freud    

                                                                   

martedì 9 aprile 2019

EPITAFFIO PER L’URSS: UN OROLOGIO SENZA MOLLA - Christopher J. Arthur✴

Da: http://web.tiscalinet.it/visavis/arretrati.htm - Traduzione di Fabio Ciabatti - Ringraziamenti dell’autore: Questo saggio è stato presentato al nono Simposio sulla Teoria Marxista, tenuto all’Università di Bergamo nel giugno 1998. Ringrazio, per i loro attenti commenti e per le loro critiche, tutti coloro che hanno partecipato alla discussione, e cioè Riccardo Bellofiore, Tony Smith, Geert Reuten, Patrick Murray, Fred Moseley, PaulMattick Jr. e Martha Campbell. Mi rincresce di non aver potuto rispondere adeguatamente alle loro domande. (C.J.A.) 

Probabilmente si tratta del punto centrale all'origine del crollo dell'URSS e dei paesi socialisti: non vi era un vero e proprio modo di produzione, perché il sistema fabbrica (base materiale) non armonizzava il sistema della gestione per la quale è stato creato (accumulazione).
Ma c'è da riflettere sul fatto che se, come è plausibile, il modo di produzione sovietico non era né capitalistico né socialista, ma è definito da Arthur "economia amministrata", una sorta di economia formata da capitali ma senza produzione di plusvalore e senza capitalisti, "un orologio senza molle", allora c'è da chiedersi con il 1989 che cosa sia veramente crollato. 
Altro punto importante è se sia possibile evitare,  e come,  il crearsi di una "burocrazia" privilegiata quale forma di nuova borghesia. Anche questo non potrà che riproporsi in futuro. 
L'ideologia dominante ripete che il socialismo è fallito perché non può funzionare, e purtroppo questa frase è fatta propria dal 99% delle persone, compresi i lavoratori. Ma in realtà che cosa è veramente fallito? 
Se non c'era il socialismo né il capitalismo, il primo non è crollato ma è ancora tutto da costruire. (il collettivo)

Lo scritto che qui si traduce nasce dall’interesse di lunga data che Arthur nutre per la valutazione teorica dell’esperienza del socialismo reale, in particolare per quel che riguarda l’Unione Sovietica. Agli occhi di Arthur, il cui punto di partenza su tali questioni è da ricondursi alla riflessione di Trotzky e del trotzkismo, è del tutto evidente la natura non socialista dell’URSS, come anche l’impossibilità di qualificare quell’esperienza come capitalistica tout court, a causa della inoperatività della legge del valore. E’ d’altra parte chiaro che pure l’opposizione, affermata da Trotzky, tra una base “materiale” relativamente avanzata e una struttura politica “degenerata” non sta in piedi. In dialogo critico con Krassò, Hillel Ticktin, e Mészáros, la tesi di Arthur è che il fallimento del socialismo reale è dovuto, in primo luogo, al fatto che è stata distrutta la forma del capitale, ma se ne è mantenuta la base materiale. La significatività del saggio di Arthur nasce dal fatto che il problema pratico della “transizione”, ma quindi anche delle categorie con cui interpretarla e portarla avanti, non potrà non riproporsi in futuro. [R. B.]


E' importante comprendere il “crollo” dell’Urss perché il dibattito sulla natura dell’Unione Sovietica riguarda ancora la teoria e la pratica socialiste. L’analisi del socialismo non-più-realizzato ha un significato generale dal momento che, chiaramente, la lezione che se ne può trarre non riguarda unicamente la situazione russa ma è rilevante per la teoria e la pratica della transizione in generale. Infatti, essa rende più pressante una domanda: cosa è richiesto per un reale e permanente superamento del capitalismo? Chiunque sia interessato a tale questione deve imparare dalla lezione di questo tentativo fallito, e chiunque si dica marxista deve dare conto di “cosa è andato storto”, in coerenza con la teoria marxista stessa1 . Nella seconda parte di questo scritto, abbozzo alcune considerazioni su questi problemi. Nella terza parte, prendo in considerazione le opinioni di Istvàn Mészàros, contenute nel suo più voluminoso lavoro, Beyond Capital (Oltre il capitale). Ma per prima cosa fissiamo la scena per la nostra analisi della transizione dal capitalismo all’Urss, affrontando la questione della dialettica tra forma e contenuto. 

mercoledì 3 aprile 2019

Scienza e politica in Kant e Hegel - Stefano Garroni

Da: Stefano GarroniDialettica riproposta, a cura di Alessandra Ciattini(Dialettica riproposta - Stefano Garroni - lacittadelsole).Stefano Garroni  è stato un filosofo italiano. 



    Indice:


Nota dell’editore











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È facile comprendere come, quali che siano le tesi, che vengono sostenute a proposito del rapporto scienza – politica, a loro fondamento ci debba essere un certo modo di pensare il rapporto ragione – comportamento pratico. Sappiamo, anche, che la storia filosofica presenta tesi diverse e perfino incompatibili in proposito. Probabilmente è vero anche, però, che, in epoca moderna (dunque, in questo ambito, mi disinteresso del pensiero classico), le due posizioni possibili ed auto-esclusive, circa il rapporto ragione – comportamento pratico, sono state assunte e sviluppate rispettivamente da Kant e da Hegel.

Chiunque, dunque, voglia (o abbia voluto) porsi il primo problema (del rapporto scienza – politica), sul piano logico, deve aver affrontato dapprima l’altra questione, quella del rapporto fra ragione e comportamento pratico: lo scopo di questo scritto è esattamente ricostruire – assai schematicamente in vero – il pensiero in proposito dei due classici citati, che sono ancora una volta Kant ed Hegel.

I – Una curiosa contraddizione in cui viviamo (ma, forse, curiosa non è l’aggettivo esatto, dati i guasti che ne derivano dal punto di vista sia politico, che morale), è quella di scambiare ciò che è nuovo per noi, – nel senso che capita per la prima volta nella nostra esperienza, con ciò che è oggettivamente nuovo, – nel senso che si presenta per la prima volta (nella misura in cui ciò sia di fatto possibile) all’esperienza storica o obiettiva.

La medicina contro tale errore, la terapia contro l’ideologia del novismo, ovviamente è lo studio della storia, attraverso cui possiamo scoprire la piena attualità di certi testi, scritti secoli addietro.

Dico “attualità”, nel senso che quei testi sanno chiarirci i termini di problemi odierni molto meglio di quanto non faccia tanta parte della letteratura contemporanea (che generalmente non è scientifica, ma sì ideologica). Veniamo al punto.