lunedì 7 febbraio 2011

Marxismus und Philosophie* - von Thomas Metscher -

*Da:    “Marxismo e filosofia”, pubblicato in Marxistische Blätter, n. 6 – 2010. Parte 1.

 Nel suo nocciolo concettuale, il marxismo è una forma, flosoficamente fondata, di coerente sapere comprensivo (begrifflich), che mira ad un tutto prospettico della conoscenza del mondo. Il suo scopo ultimo è il cambiamento del mondo - <cogliere nel pensiero il tutto di un mondo, allo sopo di mutare il tutto di un mondo>, cambiamento con lo scopo di pervenire ad un mondo a misura umana.

Son da rifiutare tutti i rapporti di annichilimento, di sofferenza e di asservimento. ‘Filosoficamente fondato’  è questo pensiero, pochè riflette sui propri presupposti, perché si svolge con coerenza metodologica e perviene ad un tutto della conoscenza, in quanto i suoi ragionamenti derivano ‘dai fondamenti’. E’ il concettualizzare di una totalità relazionale, sostanzialmente non metafisica (esistente oggettivamente), ma pensata come qualcosa di radicalmente storico.: come totalità di un mondo storico particolare, che può sempre essere concepito  in una prospettiva storica. 

Solo in via approssimativa, il tutto del processo storico, in  quanto successione di mondi storicamente umani, così come la serie dei processi naturali,  hanno il proprio fondamento nella storia dell’uomo. La rappresentazione di una totalità relazionale nel senso della metafisica tradizionale –come totalità dell’essente- è per il pensiero marxista da abbandonare. Tale pensiero, infatti,va inteso –e nel modo più radicale- come post-metafisico. La conoscenza della totalità delle connessoni è impossibile al di fuori della rottura storico-speculativa –come conoscenza della realtà ‘in sé’- . Non è possibile, almeno, senza un rinnovamento dei presupposti metafisici. 

domenica 6 febbraio 2011

Il significato di mito. - Stefano Garroni -

Nel numero 5-2010 di Marxistische Blätter, il compagno R. Steigenwald interviene sulla problematica del mito, con un articolo dal titolo Che cosa falsi e autentici miti dovrebbero raccontarci?
E’ interessante che il compagno inizi il suo scritto con una citazione da Thomas Mann, che riecheggia motivi freudiani: “Profondo è il pozzo del passato. Non si dovrebbe dire che è insondabile?[1]
Steigenwald si richiama ad Alfredo Bauer[2], -comunista di estrazione ebraica, che riuscì a sfuggire alla persecuzione nazi-fascista, rifugiandosi in Argentina-, per affermare che “oggi ed ora, siamo circondati da miti. Difficilmente ci troveremmo a nostro agio nel mondo, in mancanza di miti. L’insieme dei miti riporta a noi il passato. Poiché, appunto questo sono i miti: storie, che ci riportano il passato e, con ciò stesso, ci rendono comprensibile il nuovo. Le ‘scene del mito’ mostrano i  nostri dei, eroi e sapienti come essi sono e come divennero ciò, che sono per noi”. Ma cosa dobbiamo intendere col termine <mito>?
“Una pluralità di eventi e di situazioni –difficilmente riconducibili all’univocità di una definizione- si annoda nelle ramificazioni dei significati generati dall’uso del termine, la cui comparsa nelle fonti greche costituisce un avvenimento epocale: l’irruzione di un segno linguistico capace di mostrare, da una parte, la forza creatrice insita nel processo di costruzione semantica dei mondi rappresi nelle forme del pensiero orale e, dall’altra, il delinearsi, nel contesto delle loro articolazioni, di orizzonti di esperienze emblematiche, che risultano  irriducibili ai paradigmi                                                                                                 del pensiero analitico e lineare della civiltà della cultura alfabetica.” [3] 

Hegel e Feuerbach. - Stefano Garoni-


Nelle parti fin qui svolte della nostra ricerca, ci siamo imbattuti in alcune difficoltà, in qualche punto, che abbisognano di maggior chiarezza. Ad es., abbiamo visto accostare la critica, che Marx muove allo  Hegel a quella, che lo stesso muove a Feuerbach, in relazione al tema (religione e) feticismo. Il risultato di ciò è che rischia di falsarsi il senso di quelle pagine giovanili, in cui Marx fa i conti sia con la Fenomenoogia hegeliana, che col pensiero di Feuerbach appunto. Entriamo nel merito.