venerdì 30 dicembre 2022

COSTITUZIONE (LEGGE FONDAMENTALE) DELL’UNIONE DELLE REPUBBLICHE SOCIALISTE SOVIETICHE (Approvata dall’VIII Congresso (straordinario) dei Soviet dell’URSS il 5 dicembre 1936)

Da: http://www.dircost.unito.it - FONTE: P. Biscaretti di Ruffia – G. Crespi Reghizzi, La Costituzione sovietica del 1977, Giuffrè, Milano, 1990, pp. 460 ss. 


Capitolo I.

Ordinamento sociale.

1. L’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche è uno Stato socialista di operai e di contadini. 

2. La base politica dell’URSS è costituita dai Soviet dei deputati dei lavoratori, sorti e consolidatisi in seguito al rovesciamento del potere dei proprietari fondiari e dei capitalisti e alla conquista della dittatura del proletariato. 

3. Tutto il potere nell’URSS appartiene ai lavoratori della città e della campagna, rappresentati dai Soviet dei deputati dei lavoratori. 

4. La base economica dell’URSS è costituita dal sistema socialista dell’economia e dalla proprietà socialista degli strumenti e dei mezzi di produzione, affermatisi come risultato della liquidazione del sistema capitalista dell’economia, dell’abolizione della proprietà privata degli strumenti e dei mezzi di produzione e dell’eliminazione dello sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo. 

5. La proprietà socialista nell’URSS assume forma di proprietà statale (patrimonio di tutto il popolo), oppure forma di proprietà cooperativo-kolchoziana (proprietà dei singoli kolchoz, proprietà dei consorzi cooperativi). 

6. La terra, il sottosuolo, le acque, le foreste, le officine, le fabbriche, le miniere, le cave, i trasporti per ferrovia, per via d’acqua e per via aerea, le banche, i mezzi di comunicazione, le grandi imprese agricole organizzate dallo Stato (sovchoz, stazioni di macchine e trattori, ecc.), nonchè le imprese comunali e il complesso fondamentale delle abitazioni nelle città e nei centri industriali, sono proprietà dello Stato, cioè patrimonio di tutto il popolo. 

7. Le imprese sociali nei kolchoz e nelle organizzazioni cooperative, con le loro scorte vive e morte, la produzione fornita dai kolchoz e dalle organizzazioni cooperative, come pure i loro edifici sociali, costituiscono la proprietà sociale, socialista, dei kolchoz e delle organizzazioni cooperative. 
In conformità allo statuto dell’artel’ agricolo, ogni famiglia (dvor) kolchoziana, oltre al reddito fondamentale ricavato dall’economia sociale del kolchoz, ha in uso personale un piccolo appezzamento di terra attiguo alla casa e, in proprietà personale, l’azienda ausiliaria impiantata su tale appezzamento, la casa di abitazione, del bestiame produttivo, il pollame e l’attrezzatura agricola minuta. 

8. La terra occupata dai kolchoz è assegnata loro in uso gratuito e non sottoposto a termine, cioè in perpetuo. 

9. Accanto al sistema socialista dell’economia, che è la forma dominante dell’economia nell’URSS, è ammessa dalla legge la piccola economia privata dei contadini non associati e degli artigiani, fondata sul lavoro personale ed escludente lo sfruttamento di lavoro altrui. 

10. Il diritto di proprietà personale dei cittadini sui redditi del proprio lavoro e sui propri risparmi, sulla casa di abitazione e sull’azienda domestica ausiliaria, sugli oggetti dell’economia domestica e di uso quotidiano, sugli oggetti di consumo e comodità personali, come pure il diritto di successione ereditaria nella proprietà personale dei cittadini, sono tutelati dalla legge. 

11. La vita economica dell’URSS è determinata e indirizzata da un piano statale dell’economia nazionale, in vista dell’accrescimento della ricchezza sociale, dell’elevamento incessante del livello materiale e culturale dei lavoratori, del consolidamento dell’indipendenza dell’URSS e del rafforzamento della sua capacità difensiva. 

12. Il lavoro nell’URSS è obbligo ed impegno d’onore di ogni cittadino idoneo al lavoro, secondo il principio: «chi non lavora, non mangia». 
Nell’URSS si attua il principio del socialismo: «da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo il suo lavoro». Capitolo II. 

Ordinamento statale. 

lunedì 26 dicembre 2022

La dissoluzione dell’URSS e i suoi reali responsabili - Alessandra Ciattini

Da: https://www.lacittafutura.it - Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia alla Sapienza, collabora con https://www.unigramsci.it ed è editorialista de la citta futura. 




Generalmente si sostiene che l’URSS è crollata in modo pacifico e a causa di coloro che detenevano alte cariche nello Stato. È vero? 


La questione della dissoluzione dell’URSS è stata rapidamente accantonata persino da quelli che, nonostante tutto, continuano a definirsi comunisti, anche perché non è certo facile fare i conti con le sconfitte e con gli aspetti più dolorosi della propria storia.

Proprio per questo due luoghi comuni su questo tema continuano a circolare sconfessati e ripetuti assai spesso: tale processo è stato sostanzialmente pacifico e i suoi promotori sono da identificarsi in coloro che detenevano alte cariche nello Stato sovietico e nel PCUS. Per esempio, scrive  Giovanna Cigliano per il Mulino: “La leadership di Gorbaciov, insignito nell’ottobre 1990 del premio Nobel della pace, ha contribuito inoltre in modo significativo alla modalità prevalentemente pacifica della dissoluzione, diversa da quanto accaduto su scala ridotta nella ex Jugoslavia…”. Nonostante quest’affermazione l’autrice è costretta poi a sottolineare che circa 25 milioni di russi furono esclusi dalla Federazione russa, si accesero di conflitti etnici locali e regionali e un grande quantitativo di armi, convenzionali e nucleari, dislocate sul territorio rimasero prive di controllo. 

La seconda tesi, insieme alla prima, viene ampiamente smentita da un interessantissimo e documentatissimo libro che per sorte mi è capitato tra le mani e di cui è autore il professor José Antonio Egído, di origine basca, dottorato in Sociologia conseguito presso la Università della Provenza (Francia). Il titolo del libro, in corso di pubblicazione, è ¿Porqué cayó la URSS y nació la Rusia actual? E il suo scopo è proprio quello di rispondere a questa domanda, ispirandosi a un’opera precedente di due studiosi marxisti statunitensi, Roger Keeran e Thomas Kenny, Socialism Betrayed: Behind the Collapse of the Soviet Union (2010). Ho scelto di trattare solo questi due temi del densissimo libro di Egído per il fatto che essi sono stati abbandonati nel dimenticatoio, ma mi riservo in futuro di intervenire ancora sulla questione generale della scomparsa dell’Unione Sovietica, perché è anche da questo tragico evento che è scaturito l’attuale drammatico conflitto nel cuore della cosiddetta pacifica Europa.

mercoledì 21 dicembre 2022

Tra autarchia e dipendenza? - Alessandra Ciattini

 Da: https://www.altrenotizie.org - Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia alla Sapienza, collabora con https://www.unigramsci.it ed è editorialista de la citta futura. 

Leggi anche: Crisi ucraina: un primo bilancio delle sanzioni contro la Russia - Andrea Vento 

Il neomercantilismo tedesco alla prova della guerra - Joseph Halevi 

La dittatura della finanza e il mercato del gas – Andrea Fumagalli

Vedi anche: "Il prezzo del gas è in aumento da marzo 2021" - Giorgio Bianchi intervista Demostenes Floros


E’ noto quanto sostenevano gli antichi: gli dei accecano coloro che vogliono perdere. Questa considerazione si attaglia perfettamente alle élites del cosiddetto occidente collettivo che, per smania di potere e per megalomania, sono accecate e non vedono l’abisso verso il quale si stanno dirigendo a capofitto. Questa catastrofe - o meglio una liberazione per noi - non ci farebbe versare nessuna lacrima se ahimè, del tutto nolenti, non fossimo ad esse legati; pertanto, se non ci sganciamo presto subiremo la loro stessa sorte. Per sottrarci a questo destino non voluto - e del resto evitabile se ci animassero il buon senso e il raziocinio - dovremmo risvegliarci dal torpore che appesantisce la nostra mente distratta e affaticata.

 

Uno dei motivi più ripetuti fino all’ossessione dai media dominanti è quello della necessità di raggiungere l’indipendenza, in particolare non dipendere più dalle risorse energetiche russe. In realtà i nove pacchetti di sanzioni varati dall’Unione europea, formata dagli europeones, vogliono tagliare molte altre dipendenze, che purtroppo per le suddette élites sono ineliminabili (per es. la Francia usa per le sue centrali uranio trattato in Russia), fatto che è quanto mai evidente a chi vuol vedere.

Questa questione, che ricorda l’autarchia fascista, a causa della quale si dovette fare il caffè con la cicoria, può essere affrontata da un punto di vista filosofico e da un punto di vista empirico.

lunedì 19 dicembre 2022

Nietzsche filosofo del male: ieri come oggi - Paolo Ercolani

Da: AccademiaIISF - Paolo Ercolani (www.filosofiainmovimento.it) insegna filosofia all'Università di Urbino Carlo Bo. 

                                                                            

venerdì 16 dicembre 2022

Il XX congresso decide di potenziare la Democrazia popolare e consultiva in Cina - Alessandra Ciattini

Da: https://www.lacittafutura.it/ - Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza, collabora con https://www.unigramsci.it ed è editorialista de la Città Futura.

Leggi anche: Sulla dibattuta natura della società cinese - Alessandra Ciattini 


Quali sono i volti della democrazia? Come funzionano le democrazie popolari e consultive? 


La riconferma di XI Jinping al potere dovrebbe essere dovuta al fatto che il PCC vuole mantenere una continuità politica in una fase di instabilità internazionale, di rallentamento economico, che riguarda persino la Cina rispetto ai decenni precedenti, allo scontento per la politica Covid zero sia interno che sia esterno, perché danneggia chi commercia con il paese, alla politica aggressiva dell'imperialismo statunitense per mettere in crisi lo sviluppo tecnologico endogeno. Collocato nel contesto dell’incerta situazione mondiale, con la pandemia, la guerra di Ucraina, in una fase che sembra ripetere il momento delle crisi, delle guerre e delle ipotetiche rivoluzioni, segnalato a suo tempo da Lenin, anche lo status quo interno della Cina potrebbe ricevere pericolosi contraccolpi, se si pensa in particolare alla questione Taiwan.

Xi Jinping è riuscito a contornarsi dei suoi alleati grazie alla battaglia contro la corruzione, ai pensionamenti di coloro che hanno raggiunto i 68 anni; il 65% dei 270 membri del Comitato Centrale sono stati sostituiti dal 2017, il 66% dei 25 membri del Comitato Permanente del Politburó è stato rinnovato.

Vorrei riflettere sulla forme della democrazia popolare cinese, dando per scontato che il confronto con la cosiddetta democrazia liberale che, come dimostra il suo forte processo di degenerazione degli ultimi decenni, non può pretendere di essere migliore di quella cinese, mentre il confronto con “l’autogoverno dei produttori”, non rinnegato né dai comunisti né dai cinesi, i quali appunto non hanno abbandonato il progetto comunista, può presentare qualche problematicità; problematicità che sarà certamente affrontata dato che, come dicono gli stessi dirigenti cinesi, il paese si trova nella fase primaria del socialismo e che deve far partecipare alla vita politica un miliardo e 400 milioni di persone. Del resto, essi stessi e Xi riconoscono che il progetto comunista non vuol dire solo l’incremento delle forze produttive, ma anche creazione di una nuova forma di società, in cui lo sviluppo complessivo sia la condizione per lo sviluppo di tutti. Qui il mio pensiero va alla tematica dell’uomo nuovo, presente sin da Marx nella tradizione marxista, ma ampiamente ripresa da Ernesto Che Guevara, il quale è stato tra i primi a riconoscere quanto sia faticoso e lungo nel tempo costruire una società pienamente socialista.

Secondo le cifre pubblicate dal giornale cinese People Daily un terzo dei delegati al congresso veniva dalla base, il 27% di questa erano donne, un aumento de 2,9% rispetto al precedente congresso celebrato nel 2017, il 3,7% contadini, il 8,4 % erano operai e l’ 11,6 erano professionali e tecnici, mentre 264 delegati rappresentavano 40 minoranze etniche. I quasi 3.000 delegati hanno scelto i componenti della Commissione centrale di disciplina e ispezione e il Comitato centrale, che nei prossimi 5 anni costituirà il più importante organo di direzione del partito, che potrà approvare le risoluzioni, le nomine e i piani quinquennali del Politburó.

lunedì 12 dicembre 2022

"Critica e decostruzione del concetto di supremazia della democrazia occidentale attraverso un’analisi aggiornata della categoria di imperialismo" - Francesco Cori

Da: Università Popolare Antonio Gramsci - https://www.unigramsci.it - https://www.facebook.com/unigramsci - francesco cori insegna storia e filosofia.


Prima lezione: 
La concezione teorica dell’imperialismo, i suoi effetti in Russia e nel terzo mondo. Le prime tappe della lotta al colonialismo attraverso l’azione della Terza Internazionale

                                                                           

Seconda lezione: 
Le lotte anticoloniali nel secondo dopoguerra e l’evoluzione delle democrazie in occidente. I tentativi di controffensiva degli stati imperialisti - https://www.youtube.com/watch?v=Sl_vkqiacVo&t=4s 

Terza lezione: 
Diritti civili ed emancipazione sociale in oriente e in occidente nel secondo dopoguerra - https://www.youtube.com/watch?v=5u5dmKyCqqg&t=4s 

Quarta lezione: 
Il conflitto di classe in Europa e nel mondo di fronte alla crisi dell’egemonia del dollaro. Prospettive ed orizzonti per una democrazia sostanziale all’affacciarsi del mondo multipolare - https://www.youtube.com/watch?v=2_pAkkg7deg 

sabato 10 dicembre 2022

I PRINCIPI DEL PRINCPIO - Pierluigi Fagan

Da: PoliTo Culture - https://pierluigifagan.wordpress.com - Pierluigi Fagan pensatore indipendente sul tema della complessità, nella sua accezione più ampia: sociale, economica, politica e geopolitica, culturale e soprattutto filosofica [cosa si intende per “complessità” è specificato qui].

Leggi anche: DILEMMI MULTIPOLARI https://www.facebook.com/pierluigi.fagan

LA LOTTA CONTRO L’ORTODOSSIA - GIORGIO PARISI 

In filosofia, "princìpio" ha il dop­pio significato di "inizio" e "fonda­ mento/i". Pierluigi Fagan indaga sull'ipotesi che noi siamo capitati in una nuova fase del mondo: qua­li dovrebbero essere i fondamenti di questo nuovo inizio? Ambiente, demografia, economia, tecnologia, politica e geopolitica, sistemi men­tali umani sono tutti capitoli di al­trettante variabili in movimento che dovranno trovare ordine e struttura. Su quali basi? A quali fini? 

                                                                          

giovedì 8 dicembre 2022

L’Onu oggi serve a qualcosa? - Alessandra Ciattini

Da: https://www.lacittafutura.it - Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia alla Sapienza, collabora con https://www.unigramsci.it ed è editorialista de  la citta futura.

Leggi anche: Cosa sta succedendo dentro l’ONU? 

Gli eventi degli ultimi tempi hanno dimostrato che, stanti le attuali relazioni internazionali, l’Onu non ha nessuna possibilità di risolvere i numerosi problemi dell’umanità. 

In questi ultimi tempi ci sono state varie votazioni nell’assemblea generale delle Nazioni Unite (Nu) con diversi risultati che analizzeremo brevemente in questo articolo, corredandolo con una rapida riflessione sulla funzione ormai a mio parere, e non solo, puramente decorativa di questa istituzione che aveva destato molte speranze alla fine della devastante Seconda guerra mondiale. 

Cominciamo con la questione del micidiale bloqueo statunitense verso Cuba, che nell’attuale situazione internazionale, non sembra destinato ad essere eliminato, come del resto non credo avranno risposta le giustissime rivendicazioni dei palestinesi riconosciute, ma mai attuate da numerosissime risoluzioni della stessa Onu.

Come sottolinea Prensa Latina, lo scorso 4 novembre una straordinaria maggioranza di paesi (185) ha votato contro le disumane ed illegittime restrizioni che impediscono a Cuba di svilupparsi, di soddisfare i bisogni della sua popolazione, colpendo anche gli interessi di paesi terzi. Ovviamente hanno votato contro gli Usa e il loro fedelissimo alleato, Israele. Si sono invece astenuti l’Ucraina e il Brasile. La votazione è stata preceduta dai discorsi dei rappresentanti di vari paesi, che hanno condannato e criticato con varie modalità le misure coercitive unilaterali (questo è il loro nome tecnico) imposte a Cuba e al mondo dagli Usa. Il ministro degli esteri cubano, Bruno Rodríguez, ha ricordato che sono passati tre decenni da quando l’Assemblea generale delle Nu ha votato questa risoluzione, ricevendo il sostegno universale. Ha anche fatto presente che, durante i primi 14 mesi dell’amministrazione di Biden, il totale dei danni provocati a Cuba dal bloqueo equivalgono a 6 miliardi e 364 milioni di dollari, ossia a circa 15 milioni di dollari al giorno. Ha inoltre rimarcato le conseguenze extraterritoriali di queste misure, che non solo provocano emigrazioni illegali dall’isola caraibica, ma colpiscono la sovranità degli altri paesi, che intendono commerciare con Cuba, e impediscono l’attracco di navi terze ai suoi porti. Purtroppo la risoluzione non è vincolante, ma esprime l’opinione della maggioranza delle nazioni del mondo, nel quale gli Usa stanno perdendo sempre più consenso.

martedì 6 dicembre 2022

Oskar Lafontaine: “L’Europa paga la codardia dei suoi stessi leader”

Da: https://www.marx21.it - Art. originale https://deutsche-wirtschafts-nachrichten.de - Traduzione di Marco Pondrelli per Marx21.it - 

Oskar_Lafontaine è un politico tedesco ex presidente della SPD prima e della Linke poi.




Il Deutsche Wirtschaftsnachrichten parla con Oskar Lafontaine del declino economico della Germania, della guerra per procura tra Russia e Nato in Ucraina e del perché chiede il ritiro delle truppe americane dalla Germania


Deutsche Wirtschaftsnachrichten: Cosa succede ora che i gasdotti Nordstream 1 e Nordstream 2 sono stati fatti saltare?

Oskar Lafontaine: L’esplosione dei due gasdotti è una dichiarazione di guerra alla Germania ed è patetico e vile che il governo tedesco voglia nascondere l’incidente sotto il tappeto. Dice di sapere qualcosa, ma non può dirlo per motivi di sicurezza nazionale. I passeri lo fischiano dai tetti da molto tempo: Gli Stati Uniti hanno eseguito direttamente l’attacco o almeno hanno dato il via libera. Senza la conoscenza e l’approvazione di Washington, non sarebbe stato possibile distruggere gli oleodotti, che costituiscono un attacco al nostro Paese, colpiscono la nostra economia nel profondo e vanno contro i nostri interessi geostrategici. È stato un atto ostile contro la Repubblica Federale – e non solo verso di essa, ma anche – che chiarisce ancora una volta che dobbiamo liberarci dalla tutela degli americani.

Deutsche Wirtschaftsnachrichten: Nel suo nuovo libro “Ami, it´s time to go!” lei chiede il ritiro delle truppe americane dalla Germania. Non è irrealistico?

Oskar Lafontaine: Naturalmente non accadrà da un giorno all’altro, ma l’obiettivo deve essere chiaro: il ritiro di tutte le strutture militari e delle armi nucleari statunitensi dalla Germania e la chiusura della base aerea di Ramstein. Dobbiamo lavorare con costanza verso questo obiettivo e allo stesso tempo costruire un’architettura di sicurezza europea, perché la NATO, guidata dagli Stati Uniti, è obsoleta, come ha riconosciuto nel frattempo anche il Presidente francese Emmanuel Macron. Questo perché la NATO ha smesso da tempo di essere un’alleanza difensiva, ma piuttosto uno strumento per rafforzare la pretesa degli Stati Uniti di rimanere l’unica potenza mondiale. Tuttavia, dovremmo formulare i nostri interessi, che non sono affatto congruenti con quelli degli Stati Uniti.

domenica 4 dicembre 2022

La Libertà nella Storia - Alessandro Barbero

Da: Alessandro Barbero - La Storia siamo Noi - Alessandro Barbero è uno storico, scrittore e accademico italiano, specializzato in storia del Medioevo e in storia militare. 


                                                                             

venerdì 2 dicembre 2022

HEGEL: SCOPERTA GRANDIOSA (E GRANDE OCCASIONE) - Paolo Ercolani

Da: https://www.ilfattoquotidiano.it - Paolo Ercolani (www.filosofiainmovimento.it) insegna filosofia all'Università di Urbino Carlo Bo.

Vedi anche: Marx, il liberalismo e la maledizione di Nietzsche*- Paolo Ercolani 

Un altro Nietzsche - Domenico Losurd

Social? Soggetti in rete, oggetti nella realtà - Paolo Ercolani 

Karl Popper, La società aperta e i suoi nemici - Paolo Ercolani

Leggi anche: I fondamenti filosofici della società virale: Nietzsche e Hayek dal neoliberalismo al Covid-19 - Paolo Ercolani 


Mi è capitato più volte di utilizzare una frase di Hegel per spiegare ai miei studenti il senso generale della filosofia: “Tutto ciò che è noto, in quanto noto, spesso non è conosciuto”.
Non è soltanto l’indicazione che l’essenza - o la “verità” - delle questioni si trova in profondità. Quindi un invito ad andare oltre l’apparenza e la superficie delle cose. 

Ma è soprattutto la messa in guardia dal non scambiare una semplice informazione, che magari diamo per assodata perché entrata nella nostra consuetudine interpretativa, con la più complessa (e faticosa) conoscenza, che invece spesso è destinata a traumatizzare e smentire le nostre convinzioni. 

Non è forse l’essenza del nostro tempo, con la mole sterminata di informazioni che ci invadono durante tutta la giornata, quella in cui corriamo maggiormente il rischio di scambiare l’informazione (ciò che leggiamo al volo e distrattamente su un social network) con la conoscenza (ciò che siamo andati effettivamente a studiare)?! Non è sempre la nostra epoca, quella in cui gli algoritmi ci conducono inesorabilmente verso informazioni che devono confermare le nostre convinzioni di partenza?! 

Hegel, fra le altre moltissime cose, insegnava proprio questo. Ma il problema è che spesso ha subito travisamenti da parte di interpreti autorevoli. Penso a Popper, il filosofo della scienza che vide nel suo pensiero i semi e i fondamenti del totalitarismo novecentesco. O in Italia a Bobbio, che lo lesse come un pensatore il cui lascito più influente fu l’idolatria dello Stato e - in generale - un certo dogmatismo rispetto alla complessità del reale. 

Da questi e altri travisamenti, ne derivò una sorta di maledizione di Hegel, agevolata dal fatto che si trattava di un pensatore terribilmente complesso e di ostica lettura. 

Eppure sarebbe ben ora di rivederla quella maledizione, soprattutto perché molti nel buttare nel cestino Hegel aprirono le porte alla magnificazione di Nietzsche. 

Quel Nietzsche la cui essenza del pensiero stava nel relativismo assoluto, nel nichilismo più disperante e nell’anti-umanismo più pericoloso per le sorti della nostra specie. 

Basti solo pensare a questa frase di Nietzsche, specularmente opposta a quella di Hegel con cui ho iniziato l’articolo: “Non esistono fatti, ma soltanto interpretazioni”. Non descrive forse perfettamente la degenerazione in cui siamo piombati nell’epoca dei social, quella in cui ciascuno è titolare di una propria interpretazione affermata alla stregua di una verità?! Non è forse la base interpretativa per mettere in discussione qualunque fondamento di ragionevole certezza (si tratti della scienza, dei docenti o in generale delle figure competenti e professionali che una volta svolgevano il ruolo di mediatori fra il popolo e il sapere)?! 

Mi rendo conto che può sembrare una questione da specialisti, ma in questo snodo epocale che sostituì Nietzsche con Hegel - a partire dai primissimi decenni del Novecento - si è giocato tutto il declinare della nostra società e umanità verso una dimensione irrazionale, nichilistica e ipercompetitiva. 

Quel Dio che è “morto”, annunciato da Nietzsche, non fu altro che Hegel e, con lui, un tempo in cui il pensiero era sistematico e la ragione aveva ancora una prevalenza sugli istinti e sulla volontà di potenza. Ucciso Dio, si spalancavano le porte alla deificazione dell’uomo, cosa che all’epoca sfociò nel nazifascismo e oggi nei deliri dei transumanisti. 

Ecco perché credo vada vissuta col massimo entusiasmo questa notizia della scoperta di oltre quattromila pagine di manoscritti sulle lezioni di Hegel (https://tg24.sky.it/.../2022/11/29/germania-hegel-filosofia). Non tanto perché si tratta della scoperta filosofica (ma direi culturale in senso lato) più importante del secolo, quanto piuttosto perché potrebbe essere l’occasione per ripensare i fondamenti teorici del nostro Occidente. Rimettere al centro la ragione, il pensiero metodico e sistematico, nonché una visione della società in cui la relazione prevalga sull’antagonismo, potrebbe salvare l’umanità da quella deriva di autodistruzione dell’umano che è sotto gli occhi di tutti noi. 

P.s. Per chi volesse approfondire le tesi qui esposte in maniera assertiva e lapidaria, può consultare il mio libro sull’argomento: https://ilmelangolo.com/prodotto/nietzsche-liperboreo/