martedì 30 gennaio 2024

Hegel: un ”cane morto” molto vivace. Intervista a Vladimiro Giacché - Luca Cangianti

Da: https://www.carmillaonline.com - Luca Cangianti si è laureato prima in Filosofia e poi in Sociologia. È autore del romanzo storico-fantastico Sangue e plusvalore e coautore della raccolta di saggi Immaginari alterati. Scrive sulla webzine letteraria “Carmilla”.

 Vladimiro Giacché, presidente del Centro Europa Ricerche (CER), è un filosofo ed economista italiano. Ha studiato a Pisa (Italia) e Bochum (Repubblica Federale di Germania) come allievo della Scuola Normale Superiore (laurea, diploma e dottorato cum laude).

Vedi anche: Pensare con Hegel - Vladimiro Giacché 

È la contraddizione che muove il mondo - Vladimiro Giacché 

Leggi anche: “La contraddizione è ciò che muove il mondo” - Leo Essen intervista Vladimiro Giacché 

NOTE SUI SIGNIFICATI DI “LIBERTÀ” nei Lineamenti di filosofia del diritto di Hegel*- Vladimiro Giacché**

Quando le latrine saranno d’oro*- Luca Cangianti

Nel “Poscritto alla seconda edizione” del Capitale Marx stigmatizzava la generale disposizione a trattare Hegel da «cane morto», si professava suo discepolo ed evidenziava l’imprescindibile necessità della dialettica per afferrare il funzionamento del modo di produzione capitalistico. Tuttavia, se in Marx vediamo la dialettica al lavoro, rimane pur sempre aperta la questione di che cosa sia nello specifico. Certo, ci si può rivolgere direttamente a Hegel per togliersi la curiosità, ma il pensiero di questo filosofo è notoriamente esposto con un linguaggio spesso oscuro. Per accostarci a questo pensatore, quindi, un’opera come Hegel. La dialettica di Vladimiro Giacché (Diarkos, 2023, pp. 240, € 18,00) risulta di grande utilità. Nella nuova edizione (la prima era uscita nel 2020 in piena pandemia), l’autore ha ulteriormente semplificato il linguaggio (in verità già ampiamente chiaro), arricchito la parte antologica e aggiornato i riferimenti alle nuove edizioni critiche.

LC – Hegel viene considerato da molti il filosofo della reazione prussiana. Eppure da giovane scrive opere sovversive (che si guarda bene dal pubblicare), sostiene la necessità dell’abolizione dello stato e manda alle stampe testi politici anonimi. Poi, nel corso di tutta la vita, intreccia rapporti con rivoluzionari, liberali ed ebrei fino ad aiutare un prigioniero politico. Insomma, che tipo di filosofia è quella di Hegel? Ha ragione Marx a ritenerla rivoluzionaria o di contro Popper a sostenere che fosse reazionaria?

VG – Popper sicuramente non ha ragione. Di contro alle opere giovanili e a quanto contenuto nelle lettere, è vero che nei volumi pubblicati e specialmente nella Filosofia del diritto si avverte un adeguamento alla situazione politica vigente. Ma il tema va affrontato in termini più filosofici che politici. Il problema è come interpretiamo il rapporto tra razionale e reale. Come noto, per Hegel «ciò che è reale è razionale”. Ma questo non significa affatto che tutto ciò che esiste, per il fatto stesso di esistere, sia razionale. Uno stato cattivo può ben esistere, ma per Hegel è “non-vero”, cioè inadeguato, imperfetto. Inoltre – Engels lo ha spiegato molto bene – il nesso realtà-razionalità in Hegel non può esser considerato in termini statici: in questo senso si può dire che era razionale il feudalesimo, ma anche il capitalismo che l’ha sostituito. La filosofia di Hegel è basata sulla processualità delle cose e sulla realtà della contraddizione. Questa non è un fallimento del pensiero, ma una sfida per il pensiero, che deve essere capace di comprenderla. Una filosofia del genere non si presta a giustificare un ordine economico e giuridico immutabile. Alla base del pensiero hegeliano c’è l’inquietudine.

domenica 28 gennaio 2024

"GIORNATA DELL'AMNESIA". Lettera al fantasma di Primo Levi. - Vittorio Arrigoni

Da: https://www.facebook.com/egidia.beretta - Vittorio Arrigoni detto Vik (Besana in Brianza, 4 febbraio 1975Gaza, 15 aprile 2011) è stato un attivista, giornalista e scrittore italiano. - il blog di Vittorio Arrigoni, su Guerrilla Radio (archiviato dall'url originale il 1º maggio 2011).

Vittorio Arrigoni, Autobiografia di Vittorio Arrigoni, su Who is Guerrilla Radio, 13 gennaio 2007.
Staying Human, Al Jazeera World, 9 giugno 2011. Documentario sulla vita di Vittorio Arrigoni
Arrigoni, Vittorio, in il Manifesto.
Vittorio, Arrigoni, in il Manifesto.
Restiamo Umani - The Reading Movie, su StayHuman.tv (archiviato dall'url originale il 7 febbraio 2019).
Home page, su Fondazione Vittorio Arrigoni "Vik Utopia Onlus".

Vedi anche: La nascita dello Stato d'ISRAELE 

Leggi anche: Se questo è uno Stato. Intervista a Primo Levi - Gad Lerner 

Leggi e vedi: https://www.sensibiliallefoglie.it/salviamo-la-nostra-umanita-dalle-macerie-di-gaza-dialogo-con-samah-jabr-autrice-di-sumud-e-dietro-i-fronti 

Risale al 27 Gennaio 2007 questo scritto di Vittorio.
Rileggiamolo e meditiamo. Per dire come lui: "mai più, mai più a nessuno." 
(Egidia Beretta)

“Forse, quanto è avvenuto non si può comprendere, anzi, non si deve comprendere, perché comprendere è quasi giustificare” (Primo Levi) 

Primo Levi,
ascoltami, io non riesco a comprendere,
quindi non giustifico. 

Non riesco a comprendere come Israele tuteli la sua sicurezza
uccidendo (l'altro ieri) Mahran Zakariyya Abu Al Maseer, diciassettenne,
mentre era alla ricerca di un lavoro. 

Come pretende di difendere i suoi civili
impedendo ad un padre di famiglia palestinese malato di cancro
di raggiungere l'ospedale per le cure necessarie invece di morire dinnanzi ad un checkpoint (giovedì scorso) 

oppure sparando in testa ad un fedele in preghiera in una moschea (venerdì scorso) 

o gambizzando un contadino che coltiva la sua terra (sempre venerdì scorso) 

o ferendo due ragazzini e bloccando le ambulanze in soccorso (sabato scorso) 

o ancora lasciando morire i prigionieri politici palestinesi infermi nelle sue illegali prigioni (mercoledì scorso). 

Non riesco a comprendere come Israele fa valere
il diritto alla sua esistenza
sparando sulla nuca una bambina che sta andando a comprare dei dolci. 

Ma più di tutto,
Levi,
non capisco come Israele impugni la tragedia del suo Olocausto
come strategia ritorsiva contro chi critica e denuncia
il razzismo, la confisca della terra, la negazione dei diritti umani
e ogni crimine di guerra compiuto contro la popolazione palestinese.

MAI PIU':
Il senso della Shoah.
Non
MAI PIU' a me...
MAI PIU' a nessuno. 

Primo Levi credimi il giorno della memoria ha figliato
più amnesici che memori. 

Mai più campi di concentramento,
che siano essi a Guantanamo o ad Abu Ghraib. 

Mai più
comignoli che fumano cadaveri bruciati
come i cadaveri carbonizzati del migliaio di libanesi morti sotto le bombe a grappolo israeliane. 

Mai più
al ghetto di Varsavia
e accidenti, il muro dell'apartheid più il furto delle entrate fiscali riduce la Palestina proprio a quella condizione. 

Quantitativamente, l'Olocausto degli ebrei non è paragonabile alla lenta ma progressiva eliminazione dei palestinesi.
Ma la qualità di talune efferatezze,
assume raccapriccianti convergenze con i metodi di sterminio nazisti. 

La stella gialla appare sempre più simile ad una mezzaluna rossa." 

sabato 27 gennaio 2024

L'ampliamento dei Brics ulteriore passo in avanti nella ridefinizione degli assetti internazionali - Andrea Vento

 Da: https://www.marxismo-oggi.it - Andrea Vento Gruppo Insegnanti di geografia Autorganizzati


Il Bric: da aggregato geoeconomico a soggetto geopolitico

La genesi dell'acronimo Bric viene ricondotta all'economista inglese Jim O'Neil quando a fine 2001 in un documento[1], redatto in qualità di Chief Economist della Banca di investimenti Goldaman Sachs, identificò il nuovo aggregato geoeconomico composto da Brasile, Russia, India e Cina come il gruppo di Paesi che, in base a caratteristiche comuni, avrebbero verosimilmente dominato l’economia mondiale del secolo appena iniziato. Pertanto, secondo O'Neil, agli Stati Uniti per poter mantenere la leadership globale anche nel XXI secolo sarebbe stato dunque necessario inglobarli nella governance economica e finanziaria mondiale egemonizzata fino a quel momento dal sistema occidentale.

I quattro paesi risultavano, infatti, accomunati da alcune caratteristiche simili da consentir loro nell'arco di alcuni lustri di posizionarsi nei piani alti della graduatoria delle potenze economiche mondiali: la condizione di economie in via di sviluppo, una popolazione numerosa, un vasto territorio, abbondanti risorse naturali strategiche e prospettive di forte crescita del PIL e della quota nel commercio mondiale.

La tesi sostenuta da O'Neal non venne, tuttavia, pienamente percepita nella sua portata strategica negli ambienti di Washington, in quegli anni, peraltro, impegnati nella ridefinizione dell'assetto geopolitico mediorientale con gli interventi militari in Afghanistan e Iraq. Finì, invece, per fornire un inaspettato input aggregativo per i quattro paesi che fino ad allora avevano scarsamente cooperato dal punto di vista economico[2] e geopolitico, i quali, a partire dal settembre 2006, iniziarono ad effettuare annualmente riunioni informali a margine dell'Assemblea generale dell'Onu.

giovedì 25 gennaio 2024

Il mondo di Lenin. Passaggio a Oriente - Luca Cangemi

Da: https://www.girodivite.it - Luca Antonio Cangemi Docente di Filosofia e Storia, dottore di ricerca in Scienze Politiche, fa parte della segreteria nazionale del Partito Comunista Italiano. 

Leggi anche: Lenin - Opere complete 

Sulla Nostra Rivoluzione*- Vladimir Lenin (1923)

LENIN - CENTRALITA' DELLA TEORIA (1996) - Stefano Garroni 

LENIN: LA RIFLESSIONE SUL PARTITO. UN USO DELLA DIALETTICA* - Stefano Garroni

RICERCHE MARXISTE - L’ambivalenza di Lenin - Stefano Garroni 

RICERCHE MARXISTE - Lenin: teoria, ideologia, burocrazia - Aristide Bellacicco 

RICERCHE MARXISTE - Materialismo dialettico, materialismo non dialettico - Aristide Bellacicco

Un “ponte sull’abisso”. Lenin dopo l’Ottobre*- Alexander Höbel

l concetto di «capitalismo di Stato» in Lenin - Vladimiro Giacché 

Lenin, 150 anni dopo la sua nascita - Atilio A. Boron 

Dialettica, oggettivismo e comprenetrazione degli opposti. Il pensiero di Lenin tra filosofia e politica*- Emiliano Alessandroni 

Il mito dell’imperialismo russo: in difesa dell’analisi di Lenin*- Renfrey Clarke, Roger Annis**

La luxemburg, Lenin e la democrazia. - Stefano Garroni. 14/06/2006 

Domenico Losurdo: Il fondamentalismo occidentale - Emiliano Alessandroni 

Esiste oggi un imperialismo europeo? - Domenico Losurdo

Il governo della guerra attacca la scuola - Luca Cangemi  

Un blocco imperialista digitale? - Luca Cangemi 

Vedi anche: Rivoluzione socialista e Rivoluzione anticoloniale - Domenico Losurdo 

PENSARE LA RIVOLUZIONE RUSSA* - Luciano Canfora 

Cento anni dalla Rivoluzione d'Ottobre - Vladimiro Giacché - Domenico Losurdo 

L'idea di socialismo: ritornare all'utopia o completare il percorso che conduce dall'utopia alla scienza? - Domenico Losurdo


Il discorso di Lenin sull’Oriente è anche il discorso di un nuovo, necessario, rapporto tra il movimento operaio dei paesi capitalistici dell’occidente e i popoli in lotta per la liberazione dal giogo coloniale. La Rivoluzione russa viene vista come il ponte tra queste due realtà. La sconfitta del movimento operaio e del marxismo in occidente pongono ora problemi enormi. 

Lenin è tornato, o forse non se è n’è mai andato in questo secolo trascorso dalla sua morte, anche se nell’ultimo trentennio l’abbattimento delle sue statue è stato uno sport abbastanza diffuso. Oggi qui e lì qualche statua viene ripristinata ma soprattutto in modo abbastanza improvviso (specie per i più distratti) riemerge il valore fondativo della frattura politica e, diremmo, epistemologica operata da Vladimir Ilic.

Se la cifra di questi nostri anni convulsi è il tendenziale rovesciamento della ri-colonizzazione (americana) del mondo, più nota sotto il nome di globalizzazione, e persino il tramonto del dominio occidentale sul globo (esito tutt’altro che scontato ma possibile), allora è necessario tornare a studiare l’iniziativa leniniana poi sviluppatisi lungo assai tortuosi sentieri ben oltre la fine del Secolo Breve (che sembra pretendere di diventare molto lungo) che di questi sconvolgimenti è, indiscutibilmente, la matrice. È come se attraverso la faglia leniniana prorompesse una nuova ondata di materiale storico incandescente, che non si può comprendere se non si torna alle caratteristiche originarie di quella frattura.

Che di frattura decisiva si tratti fu chiaro subito ai protagonisti di questa lunga storia. Il carattere “sconvolgente” e “costituente” delle idee di Lenin e degli atti del governo sovietico (sin dai primi giorni) sull’autodeterminazione dei popoli sono rilevati con stupore praticamente da tutti gli esponenti che da posizioni assai diversificate (a volte lontanissime da quelle dei comunisti) si pongono il tema dell’emancipazione delle nazioni costrette dagli europei alla condizione di colonie o semicolonie.

A Canton Sun Yat Sen fece chiudere i teatri per tre giorni alla notizia della morte di Lenin. È notissima la lettera che (siamo già nel 1930) Nehru scrive da una prigione inglese alla figlia Indira Gandhi indicando come memorabile l’anno di nascita della ragazzina (il 1917!) grazie all’opera di “un grande uomo”, ma valutazioni e attenzioni simili le troviamo in nazionalisti turchi, intellettuali persiani persino in qualche principe afghano con volontà di emanciparsi dal controllo inglese. Senza parlare ovviamente di coloro per cui militanza comunista e militanza anticoloniale da subito si identificarono.

mercoledì 24 gennaio 2024

Antonio Mazzeo: come fa la Leonardo a dire che non è implicata nei teatri di guerra?

Da: https://www.pressenza.com - Olivier Turquet. Si occupa di scrivere per raccontare la realtà da circa 40 anni. Ha collaborato con testate cartacee, radiofoniche ed elettroniche tra cui ama ricordare Frigidaire, Radio Montebeni, L'Umanista, Contrasti, PeaceLink, Barricate, Oask!, Radio Blue, Azione Nonviolenta, Mamma!. Ha fondato l'agenzia stampa elettronica umanista Buone Nuove e il giornale di quartiere Le Bagnese Times. E' stato addetto stampa di svariate manifestazioni come: l'Internazionale Umanista, Firenze Gioca, la Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza. Attualmente coordina la redazione italiana di Pressenza. Ha pubblicato Interviste per cambiare il mondo e Comunicare la Nonviolenza con Nonviolenza Raccoglie ciò che scrive su: olivierturquet.wordpress.com 

Antonio Mazzeo. Insegnante e giornalista impegnato nei temi della pace e del disarmo, dell’ambiente e della lotta alle criminalità mafiose. Ha operato per anni come cooperante nei Balcani e in America latina. Ha ricevuto il “Premio G. Bassani – Italia Nostra 2010″ per il giornalismo e nel 2020 la “Colomba d’oro per la Pace”(Archivio Disarmo) quale riconoscimento “per aver interpretato per anni la scrittura come una missione di difesa dei diritti umani e di denuncia delle ingiustizie”. Ha pubblicato numerosi saggi sui conflitti nell’area mediterranea e sulla presenza delle basi USA e NATO in Italia. E’ tra i promotori dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole. 




L’ospedale Bambin Gesù ha rifiutato una donazione natalizia di Leonardo ritenendola “inopportuna”. La Società ha commentato dicendo “In tutti i teatri di guerra in corso non c’è nessun sistema offensivo di nostra produzione” (Repubblica, 12 Gennaio).

Abbiamo fatto su questo alcune domande a Antonio Mazzeo, giornalista pacifista specializzato in questioni militari ed editorialista di Pressenza.

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Antonio, sulla base di cosa Leonardo può fare un’affermazione del genere? E con quale credibilità?

Beh, bisognerebbe chiedere ai manager di Leonardo perché si siano inventati una risposta che non trova alcun fondamento né tra i comunicati stampa emessi in tutti questi anni dalla holding armiera a capitale pubblico, né tra le relazioni ufficiali periodiche delle autorità governative sulle attività di esportazione delle aziende belliche italiane.

lunedì 22 gennaio 2024

Giacomo Leopardi. Poesia e “Ultrafilosofia”. La dialettica tra ragione, sentimento e immaginazione - Alessandra Ciattini

 Da: https://futurasocieta.com - https://www.sinistrainrete.info - Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni - Membro del Coordinamento Nazionale del Movimento per la Rinascita Comunista) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza di Roma. 

Leggi anche: PER UNA SPERANZA DI FUTURO 

STORIA DEL GENERE UMANO - Giacomo Leopardi

Vedi anche: "Leopardi legge Kant" - Massimiliano Biscuso 

Canto Notturno di un Pastore Errante dell'Asia - Giacomo Leopardi


Recensione al libro di Antonio Catalfamo, Giacomo Leopardi. Poesia e “Ultrafilosofia”La dialettica tra ragione , sentimento e immaginazione (Solfanelli, Chiesti 2023)

Per noi italiani Giacomo Leopardi è associato ai ricordi scolastici e a un non sempre comprensibile pessimismo. Eppure la profondità e la complessità del suo pensiero è dimostrata e sviscerata da numerose organizzazioni non solo italiane, ma anche internazionali come il Leopardi Studies at Oxford, il Leopardi Centre di Birminghman, il progetto “L’eredità di Leopardi” portato avanti dal Dipartimento Culture e Civiltà dell’Università di Verona, il Laboratorio della Sapienza di Roma etc. A quest’ultimo si deve una Bibliografia leopardiana, aggiornata al 2012, curata da Giuseppe Manitta. E ovviamente da un’ampia e variegata lettura critica.

Questo rinato interesse nel mondo anglosassone è scaturito dalla prima traduzione integrale dello Zibaldone, opera capitale per comprendere a fondo la concezione del mondo del grande poeta, avvenuta nel 2012.

In questo scenario è più che benvenuta la pubblicazione del libro di Antonio Catalfamo, da segnalare alla su menzionata Bibliografia, che rivede le precedenti interpretazioni della riflessione leopardiana, aggiungendo un suo originale contributo sulla relazione tra poesia e filosofia in essa. In particolare, Catalfamo prende le mosse dalla nota interpretazione di Benedetto Croce, che si è centrato sui “Grandi Idilli”, scritti tra 1828 e il 1830, nei quali scopre l’autentica vena poetica e lirica del poeta, misconoscendo la sua sofferta filosofia, depositata anche negli scritti in prosa, e intende la prima come effusione catartica dei dolorosi sentimenti del poeta.

sabato 20 gennaio 2024

Dopo un decennio il mondo scopre gli Houthi - Enrico Campofreda

Da: https://enricocampofreda.blogspot.com - Enrico Campofreda 

Leggi anche: La guerra di Israele contro Gaza riassume l'intera storia del colonialismo europeo - Hamid Dabashi 

Vedi anche: Il Conflitto in Medio Oriente si è già allargato - Alberto Negri

Ora che la merce internazionale torna a circumnavigare l’Africa come ai tempi della Compagnìa delle Indie, con l’aumento di tempi e costi che incidono sul suo affarismo, certa mediologia a orologeria scopre i ribelli Houthi, i loro attacchi, la conseguente pericolosità e in coda, molto in coda, la guerra che costoro combattono da un decennio contro le truppe governative e contro le petromonarchie più potenti foraggiate dagli Usa, sauditi ed Emirati arabi. Così uno dei conflitti irrisolti nel patchwork della guerra frazionata in Medioriente che ha prodotto 380.000 vittime, soprattutto fra la popolazione civile bombardata dagli F16, come in questi giorni sono colpite dai Tomahawk le piattaforme di lancio Houthi. Si tratta degli attacchi-difensivi (sic) americano e britannico per placare gli assalti alle navi mercantili e l’uso di razzi iraniani e cinesi da parte dei miliziani sciiti che vogliono fermare Israele e i suoi alleati dai massacri di gazesi. E’ un alibi dei guerriglieri sciiti per entrare in scena da protagonisti in un’area di crisi sempre più ampia? Sì. Per quanto questa componente stia praticando la propria guerra, fra il disinteresse del mondo, appunto da un decennio. E’ un impegno di prossimità a favore dell’Iran? Sicuramente. Poiché l’Occidente statunitense ed europeo lo ‘scontro economico’ con Teheran lo attua da tempo usando l’arma dell’embargo che impoverisce i consumatori iraniani ma pure quelli del vecchio continente, cioè tutti noi. Un esempio inconfutabile riguarda il costo del gas, che avremmo potuto e potremmo ricevere dall’Iran a prezzi decisamente inferiori di quelli conosciuti, anche prima della crisi ucraina, col metano russo. E’ la strategia - politica e militare - a influenzare l’economia o è quest’ultima a determinare la geopolitica? Lo sono entrambi, visto che il legame è storicamente strettissimo. Ma in epoca di globalizzazione tutto è diventato accelerato, pericoloso, tragico. E le guerre scatenano mattanze causate dalla deflagrazione delle bombe e dei mercati che colpiscono la popolazione, mentre al solito i ceti dirigenti e finanziari s’ingrassano.   

giovedì 18 gennaio 2024

CHE COSA FANNO I FILOSOFI OGGI? - Norberto Bobbio

Da: https://www.facebook.com/riccardo.bellofiore.3 - [N. Bobbio, in AA.VV. Che cosa fanno i filosofi oggi?, Bompiani, Milano 1982] - Norberto Bobbio (Torino, 18 ottobre 1909 – Torino, 9 gennaio 2004) è stato un filosofo, giurista, politologo, storico e senatore a vita italiano. 

Leggi anche: "DEMOCRAZIA" - Norberto Bobbio 

Ascolta anche: Hegel e noi - Norberto Bobbio


«I due mali contro cui la ragione filosofica ha sempre combattuto e deve combattere ora più che mai, sono, da un lato, il non credere a nulla; dall'altro, la fede cieca. Insomma tener viva la fede nella ragione contro coloro che non credono neppure nella ragione, che io chiamo i meno che credenti, e contro coloro che credono senza ragionare, cioè i più che credenti. Questo è il compito umile, molto umile ma necessario, della filosofia: un compito da sentinella, più che presuntuosamente da 'guida'. La sentinella che deve stare ad ascoltare l'avvicinarsi del nemico, da qualunque parte provenga, e dare l'allarme prima che sia troppo tardi.»

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CHE COSA FANNO I FILOSOFI OGGI? 

Una delle ragioni per cui oggi la filosofia è in angustia è che queste risposte globali, semplici, riduttive, sono diventate sempre più difficili e meno credibili. Sempre più difficili perché per dare risposte globali bisognerebbe padroneggiare tutte le conoscenze particolari prodotte dalle ricerche scientifiche in questi ultimi duecento anni: matematica, fisica, biologia, psicologia, ecc., il che non è possibile ad alcuna mente umana per quanto possente.

Non si può fare alcun paragone fra le conoscenze che bisognava padroneggiare per arrivare a una sintesi comprensiva al tempo di Platone, e le conoscenze che dovrebbe riuscire a padroneggiare oggi il filosofo per dare quella risposta globale che da lui si attende (e che lui pretende). Gli ultimi a illudersi di poter dare questa risposta globale sono stati i positivisti del secolo scorso, da Comte a Spencer.

Quando dopo la guerra, negli anni quaranta, i neopositivisti hanno tentato di riprendere l'antico ideale dell'unità del sapere, attraverso la Enciclopedia delle scienze unificate, il tentativo è rapidamente fallito. Sempre più difficile, ho detto, e sempre meno credibile. Incredibile razionalmente, nel senso in cui si dice che si crede vera o si respinge come falsa una teoria scientifica. Nessuno oggi sarebbe disposto a credere razionalmente che il mondo è il prodotto dello Spirito assoluto, come ancora credeva Croce e credevano i crociani. Così è per il materialismo storico; una delle ragioni di crisi del marxismo come filosofia, è proprio nell'estrema semplificazione, o riduzione, delle sue risposte ai problemi ultimi: la struttura e la sovrastruttura, le forme di produzione, i rapporti di produzione, il passaggio da una forma di produzione a un'altra, tutto perfettamente al suo posto, come in quei puzzle dei bambini in cui tutte le tessere varino al loro posto unicamente perché il disegno è già precostituito. 

martedì 16 gennaio 2024

Gli attuali intellettuali nella post-democrazia neoliberista: Fedez e Greta Thunberg - Paolo Massucci

Da: https://www.lacittafutura.it - Paolo Massucci, Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni.

Leggi anche: Lo stato attuale della democrazia - Paolo Massucci - 

Considerazioni epocali - Paolo Massucci - 

Filosofie del lavoro e sviluppi del movimento operaio - Paolo Massucci - 

LIBERTA’ COME ILLUSIONE NELLA CULTURA DECADENTE - Paolo Massucci


Le contraddizioni del sistema capitalistico incontrastato hanno prodotto una profonda retrocessione della democrazia che si riflette anche nell’inconsistenza ed involuzione della comunicazione. 


Il Ministero dell'Istruzione, nel 2022 con il governo Meloni, ha cambiato nome in Ministero dell'Istruzione e del Merito, per evidenziare e dare rilevanza al concetto di "merito". L'accostamento dei termini "istruzione" e "merito" suona però abbastanza cacofonico, se non altro perché essi si riferiscono a piani semantici diversi e non rapportabili tra loro: il primo termine consiste in un mezzo, mentre il secondo sarebbe un risultato, auspicabile, ottenibile mediante il primo. Lo Stato può -e dovrebbe- curare la qualità e l'estensione dell'istruzione, mentre il merito sta alla capacità del singolo se ha saputo ben utilizzare il mezzo, cioè l'istruzione ricevuta. Così per coerenza, analogamente, dovremmo avere il Ministero dello Sport e del Risultato, il Ministero del Turismo e degli Alberghi Pieni, il Ministero della Difesa e della Guerra Vinta, il Ministero delle Imprese e del Profitto, il Ministero dell'Economia e della Crescita del PIL (o, meglio ancora, semplicemente il Ministero dell’Abbondanza, di orwelliana memoria, come nel famoso romanzo 1984 di Orwell del 1949). 

domenica 14 gennaio 2024

Il Conflitto in Medio Oriente si è già allargato - Alberto Negri

Da: OttolinaTV - Alberto Negri è giornalista professionista dal 1982. Laureato in Scienze Politiche, dal 1981 al 1983 è stato ricercatore all'Ispi di Milano. Storico inviato di guerra per il Sole 24 Ore, ha seguito in prima linea, tra le altre, le guerre nei Balcani, Somalia, Afghanistan e Iraq.

                                                                           

giovedì 11 gennaio 2024

PER UNA SPERANZA DI FUTURO - Antonio Minaldi

Da: https://www.pressenza.com/it - https://noteblockrivista.blogspot.com - Antonio Minaldi, militante nei movimenti fin dal 68. Esponente del movimento studentesco del 77 e fra i fondatori dei COBAS SCUOLA nell'87. Si occupa di attualità politica e di studi di filosofia collaborando con varie riviste.
Alessandra CiattiniAlessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni - 


È stato recentemente pubblicato, col titolo “Semi di un mondo futuribile. Note sparse su alcuni problemi internazionali del nostro tempo” l’ultima fatica di Alessandra Ciattini, studiosa e militante politica stimata e a tutti nota nell’ambito della sinistra marxista e radicale


È stata recentemente pubblicata, col titolo Semi di un mondo futuribile. Note sparse su alcuni problemi internazionali del nostro tempo (Multimage, 2023), l’ultima fatica di Alessandra Ciattini, studiosa e militante politica stimata e a tutti nota nell’ambito della sinistra marxista e radicale.

Si tratta di una raccolta di articoli e di saggi che l’autrice, come viene detto già nel titolo, ha dedicato, con uno sguardo proteso a 360 gradi, ai problemi e alle più scottanti questioni che riguardano gli assetti geopolitici del nostro tempo.

Quello che subito colpisce l’attenzione del lettore è la grande competenza sempre messa in mostra, e la specifica conoscenza, delle materie trattate e dei fatti presi in considerazione, sempre suffragati da una dovizia di dati e di precisi riferimenti e rimandi, evidentemente frutto di studio e di attente ricerche, ma anche, come nel caso del Sudamerica ed in particolare delle vicende che riguardano Cuba, di una conoscenza personale acquisita attraverso anni di scambi personali e di viaggi, motivati da una scelta di militanza politica che imponeva il bisogno di andare a verificare di persona senza accontentarsi di ciò che si può acquisire dalla semplice lettura a distanza.

mercoledì 10 gennaio 2024

L. Canfora e C. Esposito, "Marx e i suoi scolari".

Da: Costantino Esposito • Conversazioni - Luciano Canfora, filologo, storico, saggista, professore emerito dell’Università di Bari, membro del Consiglio scientifico dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana e direttore della rivista Quaderni di Storia, Dedalo Edizioni. (Luciano Canfora Podcast) - 
Costantino Esposito. Dipartimento di Filosofia, Letteratura, Storia e Scienze Sociali [FLESS]Università degli Studi di Bari «Aldo Moro» - 

                                                                        

sabato 6 gennaio 2024

COME ABBIAMO VENDUTO L’UNIONE SOVIETICA E LA CECOSLOVACCHIA PER BORSE DI PLASTICA. - André Vltchek

Da: https://www.facebook.com/giorgio.bianchi.100 - Andre Vltchek (29 dicembre 1963-22 settembre 2020) è stato un analista politico, giornalista e regista americano di origine sovietica. Vltchek è nato a Leningrado, ma in seguito è diventato cittadino americano naturalizzato dopo aver ottenuto asilo lì a vent'anni. Ha vissuto negli Stati Uniti, Cile, Perù, Messico, Vietnam, Samoa e Indonesia. Vltchek ha coperto i conflitti armati in Perù, Kashmir, Messico, Bosnia, Sri Lanka, Congo, India, Sud Africa, Timor orientale, Indonesia, Turchia e Medio Oriente. Ha viaggiato in più di 140 paesi, e ha scritto articoli per Der Spiegel , quotidiano giapponese The Asahi Shimbun , The Guardian , ABC News e il quotidiano della Repubblica Ceca Lidové novizio. Dal 2004, Vltchek ha lavorato come senior fellow presso l' Oakland Institute. 

Leggi anche: Ecco perché sono comunista - André Vltchek


Da mesi c’è una storia che voglio condividere con i giovani lettori di Hong Kong. Ora sembra essere davvero il momento appropriato in cui infuria la battaglia ideologica fra l’Occidente e la Cina e, di conseguenza, Hong Kong e il mondo intero ne soffrono. 

Voglio dire che non c’è niente di nuovo in questo, che l’Occidente ha già destabilizzato moltissimi paesi e territori, ha fatto il lavaggio del cervello a decine di milioni di giovani. 

Io lo so, perché nel passato ero uno di loro. In caso contrario, mi sarebbe impossibile comprendere che cosa sta ora succedendo ad Hong Kong. 

Sono nato a Leningrado, una bella città nell’Unione Sovietica. Ora si chiama San Pietroburgo, e il paese è la Russia. La mamma, artista e architetto, è per metà russa e per metà cinese. La mia infanzia era divisa tra Leningrado e Pilsen, una città industriale nota per la sua birra, all’estremità occidentale di quella che fu la Cecoslovacchia. Papà era uno scienziato nucleare. 

Le due città erano diverse. Entrambe rappresentavano qualcosa di essenziale nella pianificazione comunista, un sistema che ci veniva insegnato, dai propagandisti occidentali, a odiare. 

Leningrado è una delle città più stupende al mondo, con alcuni dei più grandi musei, teatri dell’opera e del balletto, spazi pubblici. In passato fu la capitale russa. 

Pilsen è minuta, con soli 180.000 abitanti. Ma quando ero piccolo contava parecchie biblioteche eccellenti, cinema d’arte, un teatro dell’opera, teatri d’avanguardia, gallerie d’arte, il giardino zoologico, con cose che non si potevano trovare, come ho realizzato in seguito (quando era troppo tardi), nemmeno nelle città statunitensi da un milione di abitanti. 

Ambedue le città, una grande e una piccola, avevano eccellenti trasporti pubblici, vasti parchi e foreste che lambivano le periferie, nonché eleganti caffè. Pilsen aveva innumerevoli impianti da tennis, stadi di calcio e persino campi da badminton. 

La vita era bella, significativa. Era ricca. Non ricca in termini di denaro, ma ricca dal punto di vista culturale, intellettuale e salutare. Essere giovani era divertente, con il sapere libero e facilmente accessibile, con la cultura ad ogni angolo, e sport per tutti. Il ritmo era lento: abbondanza di tempo per pensare, apprendere, analizzare. 

Ma era era anche il culmine della guerra fredda. 

giovedì 4 gennaio 2024

La guerra di Israele contro Gaza riassume l'intera storia del colonialismo europeo - Hamid Dabashi

 Da: https://www.middleeasteye.net - Hamid Dabashi è Hagop Kevorkian Professor di Studi iraniani e Letteratura comparata alla Columbia University nella città di New York, dove insegna Letteratura comparata, Cinema mondiale e Teoria postcoloniale. 


La ragione per cui i sionisti hanno il pieno sostegno dei leader europei e statunitensi è perché la spinta genocida a “sterminare tutti i bruti” è radicata nel profondo della loro psiche. 

Mentre milioni di palestinesi intrappolati a Gaza rischiavano la fame e l’omicidio di massa , l’esercito invasore israeliano si è assicurato di filmarsi mentre si godevano “complessi di ringiovanimento”, dove venivano prodigati con “concerti, poltrone massaggianti, buffet e altro ancora”.
È surreale vedere gli israeliani coccolati mentre massacrano i palestinesi nella loro stessa patria.
Questa è la pratica genocida del colonialismo di insediamento, che risale almeno a Bartolomé de las Casas nel suo Breve resoconto della distruzione delle Indie (1552). In esso, ha documentato per i posteri la feroce brutalità degli spagnoli, che massacravano gli “indiani selvaggi” in un’orgia di violenza. Gli israeliani stanno facendo lo stesso con i palestinesi.

Nell’America del Nord e del Sud, in Australia, in Asia e in Africa, i coloni-colonialisti europei hanno lasciato dietro di sé le prove delle loro pratiche genocide psicotiche.

Secondo alcuni storici, la tratta transatlantica degli schiavi europea potrebbe aver dimezzato la popolazione africana. Gli Stati Uniti , il Canada, l’Australia, la Nuova Zelanda e molte colonie africane furono tutte costruite sullo sterminio, sullo spostamento e sull’internamento sistematici degli abitanti originari.

Nel colonialismo di insediamento israeliano ora in violenta manifestazione a Gaza e nel resto della Palestina, il colonialismo europeo è all’altezza della sua omicida infamia ed è tornato sulla scena globale con una vendetta.

martedì 2 gennaio 2024

Oppressione ed emancipazione della donna - Alessandra Ciattini

Da: https://futurasocieta.com - Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni - Membro del Coordinamento Nazionale del Movimento per la Rinascita Comunista) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza di Roma.

Leggi anche: L’INFERIORITÀ DELLA DONNA TRA NATURA E CULTURA - Alessandra Ciattini

L’ingannevole abbaglio della libertà sessuale*- Alessandra Ciattini 

CULTURA O IDEOLOGIA?*- Alessandra Ciattini 

Il rispetto delle differenze culturali: relativismo o antirelativismo?*- Alessandra Ciattini 

LE RADICI STORICO-ANTROPOLOGICHE DELLA NOZIONE DI FETICISMO*- Alessandra Ciattini

Laicità e cultura*- Alessandra Ciattini 

NEOLIBERISMO E POSTMODERNISMO: ALLEATI TRA LORO, MA NOSTRI NEMICI* - Alessandra Ciattini 

Il feticismo da un punto di vista antropologico. - A.Ciattini, S.Garroni


Il recente e tragico fatto di cronaca, che ha visto l’uccisione di un’altra giovane donna da parte del suo fidanzato, un giovane probabilmente depresso e fortemente disorientato – condizione assai diffusa nella società contemporanea –, ha fatto ritornare alla ribalta l’irrisolto problema dell’oppressione della donna e della sua emancipazione, ma a mio parere è stato mal posto e interpretato – come avviene da molto tempo – in maniera strumentale.

In primo luogo, stupiscono le espressioni del tipo: è possibile che nella modernità postindustriale accadano fatti di questo genere che fanno riaffiorare forme primitive di comportamento legate ad un supposto mai scomparso patriarcato? Stupiscono perché non colgono che gli avanzamenti scientifici, tecnologici, sociali, politici avvenuti negli ultimi decenni sono stati dialetticamente accompagnati da forme di profondo imbarbarimento delle relazioni umane, legate soprattutto alla cancellazione di molti diritti conquistati in precedenza dai lavoratori, allo svuotamento dei cosiddetti valori democratici, al drammatico squilibrio tra le varie regioni del mondo, dalla costante violazione dei diritti più elementari, dalla formazione di un’oligarchia internazionale che ci governa e ci plasma a suo piacimento. Insomma da arretramenti sostanziali documentati per esempio dalla volgarità dei falsimedia, dalla perenne presenza della violenza sempre più spietata sia nei prodotti subculturali che nella vita reale, dalla continua riproposizione della mercificazione dell’essere umano e in particolare della donna (si veda l’uso della sessualità nella pubblicità), ai quali questa società offre due sole alternative tra loro collegate: vendere o comprare. E come si sa si vendono e si comprano solo oggetti.

Una prima osservazione: chiamare in causa il patriarcato, che rappresenta solo una forma storica di famiglia, vuol dire eternizzare qualcosa che eterno non è, è decontestualizzare e destorificare, evitando così di mettere in questione la struttura della società attuale. Atteggiamento che caratterizza lo schema esplicativo di tanti altri fenomeni oggi sconvolgenti e rilevanti, come si fa abitualmente nel caso dei conflitti attuali, il cui inizio è stabilito arbitrariamente senza nessuna contestualizzazione storica per assecondare un certo blocco di potere a vantaggio di un altro. Oppure esso segna un ipocrita moralismo, ben espresso dalle parole della Meloni, che attribuisce a tutti indifferentemente la responsabilità dell’accaduto, cadendo quindi nella lapalissiana contraddizione “tutti colpevoli, nessuno colpevole”.