Visualizzazione dei post in ordine di pertinenza per la query Vladimiro Giacché. Ordina per data Mostra tutti i post
Visualizzazione dei post in ordine di pertinenza per la query Vladimiro Giacché. Ordina per data Mostra tutti i post

domenica 17 marzo 2024

Hegel, la dialettica e il marxismo - Renato Caputo intervista Vladimiro Giacché

Da: la Città Futura - Vladimiro Giacché, è un filosofo e saggista italiano Si è occupato e si occupa principalmente di economia finanziaria e politica, storia dell'economia e della filosofia, con particolare riferimento all'idealismo tedesco e alla tradizione del marxismo. È Responsabile Studi e Marketing Strategico presso la Banca del Fucino (Gruppo Bancario Igea Banca) 
Leggi anche: Pensare con Hegel - Vladimiro Giacché 
“La contraddizione è ciò che muove il mondo” - Leo Essen intervista Vladimiro Giacché


Video-intervista a Vladimiro Giacché a partire dalla seconda edizione del suo libro: Hegel. La dialettica. Introduzione al pensiero hegeliano. Nell’intervista si affronta l’attualità del pensiero di Hegel e della dialettica, il rapporto fra il marxismo e il pensiero hegeliano e la leggenda nera liberale che vuole liquidare Hegel come ideologo dell’assolutismo prussiano. 
Inauguriamo con questa video-intervista la collaborazione fra il settimanale comunista “La città futura”(lacittafutura.it) e il canale youtube Tracce di classe (Tracce Di Classe) con un podcast dedicato alla presentazione della seconda edizione riveduta e ampliata di uno degli ultimi libri di Vladimiro Giacché fra i più importanti e autorevoli intellettuali hegelo-marxisti. 
Nell’intervista Giacché ci spiega l’importanza di tornare al pensiero di Hegel e la sua attualità. Affronta in seguito la carica rivoluzionaria della dialettica hegeliana. Si passa quindi ad approfondire l’importanza della filosofia classica tedesca e del pensiero hegeliano, in particolare per il marxismo. Si conclude, dunque, con la confutazione della leggenda nera reazionaria liberale, che ha provato a liquidare il pensiero rivoluzionario di Hegel come opera di un cane morto, in quanto sarebbe espressione dell’assolutismo prussiano.
                                                                                                 

venerdì 13 marzo 2020

Pensare con Hegel - Vladimiro Giacché

Da: https://www.lettera43.it - Vladimiro Giacché, presidente del Centro Europa Ricerche (CER), è un filosofo ed economista italiano.
Leggi anche: NOTE SUI SIGNIFICATI DI “LIBERTÀ” nei Lineamenti di filosofia del diritto di Hegel*- Vladimiro Giacché 
                       "Totalitarismo", triste storia di un non-concetto* - Vladimiro Giacché 
                        DIALETTICA E TEMPORALITÀ, l’immagine di Hegel nella Dialettica della natura di Engels* - Vladimiro Giacché
                        Il concetto di «capitalismo di Stato» in Lenin - Vladimiro Giacché 
                        Note sulla polisemia di «dialettica»: dal quotidiano alla riflessione formale Stefano Garroni 
                        Marx e Hegel. Contributi a una rilettura - Roberto Fineschi
Vedi anche:   La logica di Hegel "una grottesca melodia rupestre"- Paolo Vinci 
                       La dialettica tra Stato e società civile. A partire da Hegel e Marx - Paolo Vinci 
                       Marx e la dialettica - Roberto Fineschi, Carlo Galli



Nel libro Hegel. La dialettica (Diarkos 2020, 2018 pagine, 18 euro) il pensiero del filosofo tedesco è spiegato in termini chiari e accessibili, ripercorrendone lo sviluppo attraverso i contenuti delle opere principali, per poi offrire un rapido quadro d’insieme della fortuna delle teorie hegeliane presso i filosofi successivi. 


Il capitolo conclusivo (Pensare con Hegel) propone una lettura originale delle principali caratteristiche della filosofia hegeliana, con particolare riferimento ai concetti di “dialettica” e “contraddizione”, ed esamina alcuni importanti utilizzi successivi delle categorie hegeliane. Il testo è accompagnato da un’ampia antologia di pagine di Hegel e dei suoi critici, che consentono un confronto diretto con la filosofia del pensatore tedesco. Di seguito l’estratto. 


UNA FINE E UN INIZIO

«La fine di qualcosa»: così il grande pianista canadese Glenn Gould, rivolgendosi al pubblico prima dell’inizio di uno dei suoi più straordinari concerti, definì la musica di Bach. Il pensiero di Hegel rappresenta l’ultimo grande tentativo sistematico della storia della filosofia, un’ambizione che già la generazione di filosofi successiva abbandonò. Da questo punto di vista la filosofia hegeliana è davvero anch’essa «la fine di qualcosa». Ma d’altra parte è innegabile che il pensiero di Hegel abbia esercitato un’enorme influenza sui filosofi successivi. Alcuni aspetti della sua filosofia hanno esercitato un potente influsso sulla storia – non soltanto del pensiero – sino ai giorni nostri. La filosofia di Hegel è quindi sia una fine che un inizio.

HEGEL E NOI

martedì 30 gennaio 2024

Hegel: un ”cane morto” molto vivace. Intervista a Vladimiro Giacché - Luca Cangianti

Da: https://www.carmillaonline.com - Luca Cangianti si è laureato prima in Filosofia e poi in Sociologia. È autore del romanzo storico-fantastico Sangue e plusvalore e coautore della raccolta di saggi Immaginari alterati. Scrive sulla webzine letteraria “Carmilla”.

 Vladimiro Giacché, presidente del Centro Europa Ricerche (CER), è un filosofo ed economista italiano. Ha studiato a Pisa (Italia) e Bochum (Repubblica Federale di Germania) come allievo della Scuola Normale Superiore (laurea, diploma e dottorato cum laude).

Vedi anche: Pensare con Hegel - Vladimiro Giacché 

È la contraddizione che muove il mondo - Vladimiro Giacché 

Leggi anche: “La contraddizione è ciò che muove il mondo” - Leo Essen intervista Vladimiro Giacché 

NOTE SUI SIGNIFICATI DI “LIBERTÀ” nei Lineamenti di filosofia del diritto di Hegel*- Vladimiro Giacché**

Quando le latrine saranno d’oro*- Luca Cangianti

Nel “Poscritto alla seconda edizione” del Capitale Marx stigmatizzava la generale disposizione a trattare Hegel da «cane morto», si professava suo discepolo ed evidenziava l’imprescindibile necessità della dialettica per afferrare il funzionamento del modo di produzione capitalistico. Tuttavia, se in Marx vediamo la dialettica al lavoro, rimane pur sempre aperta la questione di che cosa sia nello specifico. Certo, ci si può rivolgere direttamente a Hegel per togliersi la curiosità, ma il pensiero di questo filosofo è notoriamente esposto con un linguaggio spesso oscuro. Per accostarci a questo pensatore, quindi, un’opera come Hegel. La dialettica di Vladimiro Giacché (Diarkos, 2023, pp. 240, € 18,00) risulta di grande utilità. Nella nuova edizione (la prima era uscita nel 2020 in piena pandemia), l’autore ha ulteriormente semplificato il linguaggio (in verità già ampiamente chiaro), arricchito la parte antologica e aggiornato i riferimenti alle nuove edizioni critiche.

LC – Hegel viene considerato da molti il filosofo della reazione prussiana. Eppure da giovane scrive opere sovversive (che si guarda bene dal pubblicare), sostiene la necessità dell’abolizione dello stato e manda alle stampe testi politici anonimi. Poi, nel corso di tutta la vita, intreccia rapporti con rivoluzionari, liberali ed ebrei fino ad aiutare un prigioniero politico. Insomma, che tipo di filosofia è quella di Hegel? Ha ragione Marx a ritenerla rivoluzionaria o di contro Popper a sostenere che fosse reazionaria?

VG – Popper sicuramente non ha ragione. Di contro alle opere giovanili e a quanto contenuto nelle lettere, è vero che nei volumi pubblicati e specialmente nella Filosofia del diritto si avverte un adeguamento alla situazione politica vigente. Ma il tema va affrontato in termini più filosofici che politici. Il problema è come interpretiamo il rapporto tra razionale e reale. Come noto, per Hegel «ciò che è reale è razionale”. Ma questo non significa affatto che tutto ciò che esiste, per il fatto stesso di esistere, sia razionale. Uno stato cattivo può ben esistere, ma per Hegel è “non-vero”, cioè inadeguato, imperfetto. Inoltre – Engels lo ha spiegato molto bene – il nesso realtà-razionalità in Hegel non può esser considerato in termini statici: in questo senso si può dire che era razionale il feudalesimo, ma anche il capitalismo che l’ha sostituito. La filosofia di Hegel è basata sulla processualità delle cose e sulla realtà della contraddizione. Questa non è un fallimento del pensiero, ma una sfida per il pensiero, che deve essere capace di comprenderla. Una filosofia del genere non si presta a giustificare un ordine economico e giuridico immutabile. Alla base del pensiero hegeliano c’è l’inquietudine.

sabato 29 luglio 2017

Quando le latrine saranno d’oro*- Luca Cangianti

*Lenin, Economia della rivoluzione, a cura di Vladimiro Giacché, il Saggiatore, 2017, pp. 521, € 29,00.    https://www.carmillaonline.com/ 


“Quando trionferemo su scala mondiale utilizzeremo l’oro per edificare pubbliche latrine” scriveva Lenin a quattro anni di distanza dalla presa del Palazzo d’Inverno. L’immagine evocava lo stravolgimento economico atteso dall’emergere di una società comunista in cui i beni principali sarebbero diventati liberi e lo stesso denaro avrebbe perso le sue funzioni di misura dei valori, di mezzo di circolazione e di tesaurizzazione. Tuttavia, aggiungeva Lenin, “quel periodo è di là da venire.” Gli scritti curati da Vladimiro Giacché in Economia della rivoluzione si collocano all’interno di questa forbice storica: in queste pagine infatti il profilo del rivoluzionario russo è quello del padre costituente e soprattutto dello statista costretto a calare la teoria marxista in un contesto emergenziale di guerra e sottosviluppo.

Vladimiro Giacché limita il suo lavoro di selezione agli scritti economici posteriori alla Rivoluzione d’Ottobre suddividendoli in tre periodi: quello riguardante i primi sei mesi di potere sovietico, il comunismo di guerra e la Nuova politica economica (Nep). Il pensiero di Lenin nel corso di queste tre fasi subisce evoluzioni, sia a causa delle emergenze del momento che per gli esiti delle sperimentazioni cui i singoli provvedimenti economici venivano sottoposti. Nei primi scritti si affrontano: i problemi sollevati dalla legge sulla socializzazione della terra che aboliva il latifondo distribuendo i campi ai contadini; il decreto sul controllo operaio che non intaccava né il diritto di proprietà né la funzione direttiva del capitalista; la nazionalizzazione del settore bancario. Gli scritti del periodo della guerra civile si focalizzano invece sulla crisi alimentare e sulle requisizioni delle eccedenze cerealicole. Nella primavera del 1918 fu infatti vietato il commercio privato del grano e istituito il monopolio statale con acquisto a prezzo fisso. Infine i contributi che vanno dal marzo 1921 allo stesso mese del 1923 sono dedicati alla Nep che sostituì le requisizioni emergenziali – volte al sostentamento degli operai e dei soldati a danno dei contadini – con un’imposta in natura, pagata la quale si riacquistava la libertà di vendere localmente i cereali.

L’intera periodizzazione è tuttavia attraversata da un filo rosso ben definito: secondo Lenin senza lo sviluppo delle forze produttive e la conseguente crescita culturale delle masse il comunismo è impossibile. 

sabato 23 novembre 2019

MES, l'intervento di Vladimiro Giacché in audizione alla Commissione Bilancio.

Da: https://www.lantidiplomatico.it - Vladimiro+Giacché, presidente del Centro Europa Ricerche (CER), è un filosofo ed economista italiano.
Leggi anche: https://www.ilsussidiario.net/news/caso-mes-cosi-leuropa-grazie-a-conte-fara-fuori-le-nostre-banche
Vedi anche: https://www.byoblu.com/2019/11/21/la-lezione-che-la-germania-non-ha-imparato-vladimiro-giacche/

Vladimiro Giacché, presidente del Centro Europa ricerche (Cer), in audizione alla Camera davanti alle commissioni Bilancio e Politiche Ue sul funzionamento del Meccanismo europeo di stabilità (Mes) e sulle sue prospettive di riforma (https://webtv.camera.it/evento/15445#) ha dichiarato come sia forse venuto il momento 

"di prendere atto che la soluzione - consistente nell'avviare un processo di generalizzazione del modello export driven tedesco, considerato tale da poter rendere simili tutti i Paesi dell'Eurozona e scongiurare l'eventualità si shock asimmetrici - non ha dato i frutti sperati. Né si può pensare di procedere introducendo, quasi per inerzia, sempre nuovi elementi di rigidità e sempre nuove condizionalità nelle politiche economiche e di bilancio. Occorrerebbe uscire da una trappola evoluzionista che, nonostante gli evidenti fallimenti, continua a incentrare ogni innovazione istituzionale dell'area sul principio originario dell'assimilazione ad un presunto modello migliore. Un modello che, peraltro, sta proprio in questi mesi incontrando i propri limiti strutturali"

Sul caso specifico dell'Italia e prendendo a riferimento anche le parole recenti del Governatore Visco ha aggiunto come: 

"l'Italia appartiene al novero di Paesi che non sono mai incorsi in un default del debito pubblico in tempi di pace, mentre non altrettanto può dirisi di altre economia dell'Eurozona, quali in primis la Germania, ma anche l'Austria, il Portogallo, la Spagna e la Grecia. Il default del debito di Paesi economicamente avanzati è un fenomeno estremamente raro, e anzi mai verificatosi, con la sola eccezione della Grecia, negli ultimi 65 anni. E' importante tenere a mente questi dati di base, perchè nella proposta di riforma del Mes l'attenzione appare concentrata soprattutto sull'eventualità di un rischio sistemico generato all'interno dell'Eurozona dal default del debito pubblico di uno dei Paesi membri".

"La proposta di riforma del Mes va in direzione di accentuare, anzichè ridurre, questa inefficienza caratterizzata dal rallentamento del Pil nominale in proporzione più accentuato del miglioramento del saldo di bilancio. In questi anni, nell'Eurozona, è aumentata la dipendenza dalla crescita della domanda estera. A tale dipendenza si fa riferimento, almeno indirettamente, nella proposta di riforma del Mes. Si tratta tuttavia di un richiamo nettamente sottodimensionato rispetto all'attenzione prestata agli indicatori di finanza pubblica. Sebbene questa sproporzione possa sembrare ovvia, dal momento che si vuole associare il Mes a rischi inerenti il debito pubblico, essa rappresenta invece un ennesimo errore di prospettiva nell'impostazione della politica economica europea".

"Il Mes costituisce un ulteriore rafforzamento delle regole che disciplinano la politica di bilancio dei Paesi dell'Eurozona, muovendosi in perfetta linea di continuità con le modifiche apportate al Patto di stabilità nel 2012. Riguardo agli aspetti più tecnici della riforma, posso anticipare di condividere le argomentate perplessità già espresse in questa sede dal professor Giampaolo Galli. Occorre porsi due domande di fondo: il Mes è utile all'Eurozona? è utile all'Italia? Riguardo alla prima domanda, per rispondere occorre verificare in quale misura il debito pubblico - e in generale i problemi inerenti alla disciplina di bilancio - costituiscano oggi un fattore di rischio per la moneta unica. Ci sono pochi dubbi sul fatto che l'Eurozona si sia tenuta nel suo insieme ai precetti della disciplina di bilancio, e questo si è riflesso sulle dinamiche del debito, che sono più favorevoli nell'Eurozona rispetto a Stati Uniti e Regno Unito. Ciononostante, il debito è aumentato anche nell'Eurozona, e questo fatto sta spingendo verso l'adozione di meccanismi di controllo ancora più stringenti. Obiettivo a cui mira la riforma del Mes. In sostanza, si ritiene che, non essendo stato conseguito l'obiettivo di riduzione del debito, debba essere rafforzata la disciplina dei Paesi membri. Si compie, a nostro giudizio, un errore di analisi che non dovrebbe essere avallato".

"La discussione sulla riforma del Mes non può prescindere dalla possibile evoluzione" negativa "degli scambi mondiali e del ciclo di crescita, per un motivo molto semplice: si tratta di fattori che incidono direttamente anche sulle prospettive delle finanze pubbliche. Ci troviamo nuovamente di fronte al tipico problema di uno shock simmetrico - una contrazione degli scambi mondiali - che può generare effetti asimmetrici sulle singole economie. Di fronte ad un indebolimento delle previsioni di crescita, i mercati potrebbero adottare un comportamento di 'flight to quality', e penalizzare quindi i Paesi con maggiore livello di debito pubblico come l'Italia. Questo, indipendentemente dall'effettiva capacità del sistema economico di contrastare lo shock di origine. Capacità che, al momento, appare essere maggiore in Italia che in Germania".

E la conclusione di Giacchè è chiara: 

"Per l'Italia è prioritaria l'esigenza di ritornare su un sentiero di rientro del debito pubblico ma deve essere chiaro che la riforma del Mes non è un meccanismo facilitatore in tal senso. Al contrario, così come sono stati predisposti, gli strumenti di assistenza finanziaria sembrano perfetti per innescare una nuova crisi del debito, perseverando in tal modo nei gravi errori del 2011-12" 


venerdì 7 gennaio 2022

Le parole del signor Putin - Alessandra Ciattini

Da: https://www.lacittafutura.it - Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza di Roma.

Leggi anche: Ritornare al punto di vista di classe - Alessandra Ciattini

Il mito della riunificazione tedesca - Vladimiro Giacché -

Vedi anche: La caduta del Muro di Berlino. Intervista a Vladimiro Giacché 

ANSCHLUSS. La lezione dell'unificazione tedesca | Vladimiro Giacchè (https://www.youtube.com/watch?v=BFPdxf1m4fs)



È opportuno che l’Ucraina entri nella Nato e che la situazione del nostro continente si faccia più tesa?


Il 25 dicembre del 1991 si verificò la dissoluzione dell’Unione Sovietica, che aveva dominato parti importanti del mondo per 74 anni; dissoluzione sancita dall’annuncio fatto alla televisione dall’allora segretario del Partito Comunista Mikhail Gorbačëv, non molto amato dai vecchi russi. Iniziò così una nuova fase nella storia dell’umanità, che ebbe conseguenze nefaste anche sugli altri popoli del mondo, e che fu marcata dalla sostituzione sul Cremlino della bandiera rossa con il tricolore della Federazione Russa. “RT” ha ricordato questa ricorrenza soffermandosi sugli avanzamenti della seconda superpotenza e senza menzionare Stalin, non rinnegando quel glorioso passato che segnò un eccezionale avanzamento sociale, economico e culturale e sottolineando la straordinaria e sanguinosa sconfitta del nazismo compiuta dall’Urss. Addirittura nel programma si è rivendicato l’appoggio dato ai movimenti anticoloniali e prosocialisti. Alcuni russi intervistati, soprattutto anziani, hanno ricordato la stabilità, la pace sociale, i diritti garantiti dall’antico regime, non nascondendo una certa nostalgia per i tempi passati. Evidentemente, la Russia, che si riaffaccia allo scenario mondiale conflittuale, non solo non può rinnegare il suo passato, ma ha anche bisogno di ricordare la sua cultura millenaria seminata in uno spazio che l’espansione della Nato ha già messo in questione.

Ma cosa è successo allo spazio sovietico dopo la fine dell’Urss? Nessuno dica che si è affermata la democrazia perché è un falso. Secondo il Centro per la Riforma Europea, il Gruppo di Visegrad (Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia) costituiscono oggi il principale alleato commerciale della Germania per la sua integrazione nelle catene di valore tedesche. Inoltre tra il 20 e il 30% degli scambi internazionali delle economie dell’Europa orientale centrale sono con la Germania. Come scrive Vladimiro Giacchè (Anchluss. L’annessione: l’unificazione della Germania e il futuro dell’Europa, 2013), la Repubblica democratica tedesca fu annessa sbrigativamente alla Repubblica Federale, la sua economia distrutta, la sua infrastruttura produttiva svenduta per qualche spicciolo ai grandi capitalisti dell’Ovest e al popolo di quella regione non fu dato un marco, benché fosse il proprietario legale di tutto quel patrimonio.

martedì 8 marzo 2022

La fabbrica del falso Strategie della menzogna nella politica contemporanea - Vladimiro Giacché

Da: https://www.facebook.com/vladimiro.giacche -  Vladimiro Giacché, è un filosofo e saggista italiano Si è occupato e si occupa principalmente di economia finanziaria e politica, storia dell'economia e della filosofia, con particolare riferimento all'idealismo tedesco e alla tradizione del marxismo. È Responsabile Studi e Marketing Strategico presso la Banca del Fucino (Gruppo Bancario Igea Banca) 


"Ho deciso di mettere online La fabbrica del falso. I motivi sono più d'uno. Il primo: il libro, di cui ho riacquistato i diritti un paio d'anni fa, è esaurito da tempo ed essendo già arrivato alla terza edizione non ho intenzione di farne una quarta. Perché i libri hanno una loro vita e perché - come mi si fa notare - oggi dovrei scrivere un tomo di 10.000 pagine vista la valanga di menzogne che si è rovesciata su di noi in questi ultimi anni - e in questi giorni. 

E vengo al secondo e più importante motivo. Sono francamente nauseato da quanto sta accadendo intorno a noi in questi giorni. E' vero che la prima vittima della guerra è la verità (e questo vale ovviamente per entrambe le parti in conflitto). Ma qui, almeno per quanto riguarda quello che succede da queste parti, stiamo esagerando anche per gli standard ormai piuttosto bassi vigenti in quelle che furono le democrazie liberali per eccellenza. 


Ho deciso di mettere online questo libro dopo aver ascoltato un giornalista del TG2 giustificare la messa in onda DI UN VIDEOGIOCO spacciandolo per riprese della guerra durante un TG con la "disinformazione russa", e dopo aver letto che uno speculatore di borsa che qualcuno si ostina a considerare un filantropo ha paragonato gli ucraini di oggi con gli eroici combattenti che resistettero ai russi a Budapest nel 1944 (cioè le SS naziste e qualche seguace locale che aveva attivamente cooperato a sterminare la folta comunità ebraica ungherese - ed è sicuramente un paragone che inorgoglirebbe il battaglione Azov, se in questo momento non avesse cose più importanti di cui occuparsi). 

Si comincia a intravedere anche qualche bastonatura (per ora solo mediatica) di dissenzienti, ovviamente accusati di "intelligenza con il nemico". Nonché la censura delle agenzie di informazione del "nemico". 

Mi sembra che si stia davvero oltrepassando una linea rossa, e forse più d'una. 

Cosa può fare un libro del genere contro tutto questo? Ben poco ovviamente. E' solo un libro, in fondo.
Per di più, un libro che NON si occupa della guerra in atto. Ma credo sia comunque utile. Perché ha fotografato il momento (dopo l'11/9) in cui - continuo a credere - è iniziato un salto di qualità nella modalità di somministrazione della menzogna nei nostri paesi. E perché descrive METODI di manipolazione e mistificazione dei fatti. 
Per ciascuno di questi metodi il libro reca molti esempi, ma gli esempi (su cui in qualche caso il lettore dissentirà, come pure su qualche tesi enunciata in modo troppo tranchant) non sono importanti quanto i pattern, i modelli che si descrivono. Decisivo, in questi giorni, quello della "verità mutilata". 

La prima parte del libro (Guerra alla verità, capp. 1-7) tratta di questi modelli, come pure dell'uso mistificatorio di alcune parole chiave (Democrazia, Sicurezza, Mercato, Totalitarismo, Terrorismo). 
La seconda parte (La verità del falso, capp. 8-10) è la parte in cui indago le radici di questo ricorso alla menzogna nella realtà sociale del nostro tempo e in alcuni meccanismi di esperienza mediata tipici del contemporaneo. 
La terza parte (Strategie di resistenza, capp. 11-15) cerca di individuare alcune modalità di smascheramento della menzogna. 

E' un libro composito, che contiene molte cose. Credo che oggi possa essere in qualche modo utile come manuale di autodifesa." 

Qui il testo: 

mercoledì 10 febbraio 2021

Economia socialista e mercato in Cina - Vladimiro Giacché

Da: MarxVentuno Edizioni - Vladimiro Giacché è Responsabile Comunicazione, Ricerca e Marketing Strategico di Banca del Fucino SpA - Gruppo Bancario Igea Banca. È stato Presidente del Centro Europa Ricerche, è un filosofo ed economista italiano.

Ascolta anche: Intervista di Alessandra Ciattini a Francesco Maringio' sul discorso del leader cinese Xi Jinping al World Economic Forum 2021 (https://www.spreaker.com/user/11689128/intervista-alessandra-xi-jinping)

                                                            I lavori hanno inizio effettivo al minuto 4,42 fino al m.1.30,15; proseguono poi dal m.1.36,28 fino al termine. 
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                             

giovedì 12 ottobre 2017

Goodbye Lenin?*- Susanna Bhome-Kuby

*da Ossietzky 15/2017, scritto da SUSANNA BÖHME-KUBYtrauzione dal tedesco di Giuliana Mandara  



 "Economia della rivoluzione" di Vladimiro Giacché raccoglie gli scritti economici dal 1917 al 1923 del leader della Rivoluzione d'Ottobre. Una lettura che apre interessanti visuali sul nostro mondo di oggi. 


Quasi niente è sembrato essere meno attuale in questa infuocata estate italiana dei testi di Lenin sulla rivoluzione, ormai centenari. Eppure, credo, dal saggio di ben 520 pagine che Vladimiro Giacché ha recentemente pubblicato (“Economia della rivoluzione”, Il Saggiatore), raccogliendo gli scritti economici di Lenin dal 1917 al 1923, si aprono interessanti visuali sul nostro mondo di oggi. Ciò potrebbe sorprendere alcuni, poiché, con la fine dell`Unione Sovietica, il suo fondatore e i suoi pensieri sono in gran parte scomparsi nell’oblio. L’implosione dell’ex-economia sovietica e la selvaggia degenerazione far west che la seguì immediatamente sono considerati dai più come fase già prevista nel contesto della vittoria globale del capitalismo – una semplificazione che manca di qualsiasi complessità storica.

Dopo quasi tre decenni la demonizzazione anti-sovietica continua e anche nelle prossime settimane potremo leggere qualcosa di simile al riguardo in più di un commento, a meno ché non si preferisca sottacere del tutto l’anniversario della Rivoluzione d’Ottobre. E perché mai, quando di “cambio di sistema” non si parla più da tempo? O la storia non è ancora giunta alla sua “fine”?

Nell’intensificarsi della lotta globale delle potenze in campo per la spartizione delle risorse ancora restanti, il benessere della maggioranza dell`umanità è definitivamente scomparso dall`orizzonte. La minoranza che ancora possiede qualcosa si tiene stretti i suoi beni – con tutte le conseguenze sgradevoli che abbiamo quotidianamente davanti agli occhi, almeno se vogliamo percepirli.

Dieci anni dopo l’esplosione della crisi economica mondiale nel 2007/8 persiste ancora la fase di depressione e le maggiori potenze non possiedono strumenti efficaci per superarla. Il mercato è stato in grado di recuperare parte dei profitti a scapito dei paesi più deboli (nell’UE, per esempio, la Germania a spese dell’Europa meridionale) soltanto con l`utilizzo massiccio di fondi pubblici per salvare le banche e l’intero sistema finanziario. Sul capitale finanziario vero e proprio tuttavia non è stata imposta restrizione alcuna.

martedì 9 aprile 2024

Lenin, a cento anni dalla morte -


Jutta Scherrer m.13,47 - Luciano Canfora m.36,02 - Rita Di Leo m.50,57 - 
Etienne Balibar m.1,09,25 - Luciana Castellina m.1,34,13 - 
Giacomo Marramao m.2,03,41 - Stefano G. Azzarà m.2,24,51 -

                                                                          


giovedì 25 gennaio 2024

Il mondo di Lenin. Passaggio a Oriente - Luca Cangemi

Da: https://www.girodivite.it - Luca Antonio Cangemi Docente di Filosofia e Storia, dottore di ricerca in Scienze Politiche, fa parte della segreteria nazionale del Partito Comunista Italiano. 

Leggi anche: Lenin - Opere complete 

Sulla Nostra Rivoluzione*- Vladimir Lenin (1923)

LENIN - CENTRALITA' DELLA TEORIA (1996) - Stefano Garroni 

LENIN: LA RIFLESSIONE SUL PARTITO. UN USO DELLA DIALETTICA* - Stefano Garroni

RICERCHE MARXISTE - L’ambivalenza di Lenin - Stefano Garroni 

RICERCHE MARXISTE - Lenin: teoria, ideologia, burocrazia - Aristide Bellacicco 

RICERCHE MARXISTE - Materialismo dialettico, materialismo non dialettico - Aristide Bellacicco

Un “ponte sull’abisso”. Lenin dopo l’Ottobre*- Alexander Höbel

l concetto di «capitalismo di Stato» in Lenin - Vladimiro Giacché 

Lenin, 150 anni dopo la sua nascita - Atilio A. Boron 

Dialettica, oggettivismo e comprenetrazione degli opposti. Il pensiero di Lenin tra filosofia e politica*- Emiliano Alessandroni 

Il mito dell’imperialismo russo: in difesa dell’analisi di Lenin*- Renfrey Clarke, Roger Annis**

La luxemburg, Lenin e la democrazia. - Stefano Garroni. 14/06/2006 

Domenico Losurdo: Il fondamentalismo occidentale - Emiliano Alessandroni 

Esiste oggi un imperialismo europeo? - Domenico Losurdo

Il governo della guerra attacca la scuola - Luca Cangemi  

Un blocco imperialista digitale? - Luca Cangemi 

Vedi anche: Rivoluzione socialista e Rivoluzione anticoloniale - Domenico Losurdo 

PENSARE LA RIVOLUZIONE RUSSA* - Luciano Canfora 

Cento anni dalla Rivoluzione d'Ottobre - Vladimiro Giacché - Domenico Losurdo 

L'idea di socialismo: ritornare all'utopia o completare il percorso che conduce dall'utopia alla scienza? - Domenico Losurdo


Il discorso di Lenin sull’Oriente è anche il discorso di un nuovo, necessario, rapporto tra il movimento operaio dei paesi capitalistici dell’occidente e i popoli in lotta per la liberazione dal giogo coloniale. La Rivoluzione russa viene vista come il ponte tra queste due realtà. La sconfitta del movimento operaio e del marxismo in occidente pongono ora problemi enormi. 

Lenin è tornato, o forse non se è n’è mai andato in questo secolo trascorso dalla sua morte, anche se nell’ultimo trentennio l’abbattimento delle sue statue è stato uno sport abbastanza diffuso. Oggi qui e lì qualche statua viene ripristinata ma soprattutto in modo abbastanza improvviso (specie per i più distratti) riemerge il valore fondativo della frattura politica e, diremmo, epistemologica operata da Vladimir Ilic.

Se la cifra di questi nostri anni convulsi è il tendenziale rovesciamento della ri-colonizzazione (americana) del mondo, più nota sotto il nome di globalizzazione, e persino il tramonto del dominio occidentale sul globo (esito tutt’altro che scontato ma possibile), allora è necessario tornare a studiare l’iniziativa leniniana poi sviluppatisi lungo assai tortuosi sentieri ben oltre la fine del Secolo Breve (che sembra pretendere di diventare molto lungo) che di questi sconvolgimenti è, indiscutibilmente, la matrice. È come se attraverso la faglia leniniana prorompesse una nuova ondata di materiale storico incandescente, che non si può comprendere se non si torna alle caratteristiche originarie di quella frattura.

Che di frattura decisiva si tratti fu chiaro subito ai protagonisti di questa lunga storia. Il carattere “sconvolgente” e “costituente” delle idee di Lenin e degli atti del governo sovietico (sin dai primi giorni) sull’autodeterminazione dei popoli sono rilevati con stupore praticamente da tutti gli esponenti che da posizioni assai diversificate (a volte lontanissime da quelle dei comunisti) si pongono il tema dell’emancipazione delle nazioni costrette dagli europei alla condizione di colonie o semicolonie.

A Canton Sun Yat Sen fece chiudere i teatri per tre giorni alla notizia della morte di Lenin. È notissima la lettera che (siamo già nel 1930) Nehru scrive da una prigione inglese alla figlia Indira Gandhi indicando come memorabile l’anno di nascita della ragazzina (il 1917!) grazie all’opera di “un grande uomo”, ma valutazioni e attenzioni simili le troviamo in nazionalisti turchi, intellettuali persiani persino in qualche principe afghano con volontà di emanciparsi dal controllo inglese. Senza parlare ovviamente di coloro per cui militanza comunista e militanza anticoloniale da subito si identificarono.

venerdì 8 maggio 2020

La Covid19 Economics e il trionfo europeo dei Chicago Boys – Sargent Pepper

Da: http://effimera.org - https://www.spreaker.com/show/radioquarantena -

                        PERCHÉ NON TI FANNO RIPAGARE IL DEBITO - Marco Bersani 

                        "La multinazionale ecumenica" - Eugenio Cefis


Effimera è venuta in possesso di alcune lettere scritte da un conservatore americano lobbista a Bruxelles e amante dei Beatles – che, per rispetto della privacy, abbiamo ribattezzato con uno pseudonimo: Sargent Pepper.

Sono lettere indirizzate a un suo anziano collega ricoverato in una casa di riposo … In tempi di corona virus i postini a volte si disfano della corrispondenza per evitare luoghi pericolosi come le case di cura lombarde, ove è facile rimanere contagiati.

Hans Iacob Stoer l’ha trovata e ora Effimera pubblica la traduzione del testo apparso a Gottingen in lingua inglese, traduzione del prof. Ferrante Pallavicino.

* * * * * *

See the worst thing about doing this
Doing something like this
Is I think that at first people sort of are a bit suspicious"
‘You know, come on, what are you up to?’ The Beatles, A day in the life, 1967


1. Caro XXXXX è difficile immaginare il futuro quando si resta a casa a guardare dalle finestre.

È ancora più difficile quando si è in preda ad un bombardamento mediatico che ripete incalzante ritornelli insopportabili.

Fra questi ce ne sono alcuni che abbiamo costruito con dovizia proprio noi: i Chicago Boys.

Ed io sono uno di loro che, come tanti, ha trovato lavoro in Europa. Faccio parte di quel mondo di confine fra i funzionari di Bruxelles e le Università in cui si insegnano soprattutto le nostre teorie economiche. Teorie economiche che dominano la vostra visione politica. È ciò di cui mi hai chiesto di parlare durante la nostra ultima telefonata, e allora, sperando che possa mantenere vivo il tuo antico senso critico, parliamone, ricorrendo alle nostra amatissima carta da lettere. 

mercoledì 31 marzo 2021

Ruolo e funzioni del Partito Comunista Cinese nella Repubblica Popolare Cinese

Da: MarxVentuno Edizioni - Relazione introduttiva di Francesco Maringiò, Dipartimento esteri del PCI, comitato editoriale della rivista “World Socialism Studies” del Centro studi sul socialismo mondiale dell’Accademia Cinese delle Scienze Sociali, autore per le edizioni MarxVentuno di “Interviste ai marxisti cinesi” e di numerosi saggi e articoli sul PCC e la politica della RPC

Vedi anche: La Cina nel mondo multipolare: Forum della Rete dei Comunisti 


Ascolta anche: Intervista di Alessandra Ciattini a Francesco Maringio' sul discorso del leader cinese Xi Jinping al World Economic Forum 2021 (https://www.spreaker.com/user/11689128/intervista-alessandra-xi-jinping

                                                                              
Gli altri incontri: 
[Primo incontro] 
Dibattito sul Socialismo con caratteristiche cinesi con 
Alessandra Ciattini Antropologia, Università La Sapienza, Roma, collaboratrice de “La Città Futura” 
Francesco Galofaro Semiotica, Università di Torino, collaboratore di “MarxVentuno” e del sito marx21.it https://youtu.be/tUD-z1H4wBA​​ 

[Secondo incontro] 
“Percorrere la strada dello sviluppo pacifico”: La RPC e il mondo 
Relazione di Fabio Massimo Parenti, Ph.D. in Geopolitica e Geoeconomia, Associate Profess or of International Studies alla China Foreign Affairs University, Beijing https://youtu.be/trADw9WpbuA​ 

[Terzo incontro] 
L’economia socialista di mercato in Cina. 
Relazione di Vladimiro Giacché Presidente del Centro Europa Ricerche e autore del recente saggio “L’economia e la proprietà. Stato e mercato nella Cina contemporanea” https://youtu.be/BHKktaUpti8​ 

venerdì 2 dicembre 2016

venerdì 14 agosto 2020

“La contraddizione è ciò che muove il mondo” - Leo Essen intervista Vladimiro Giacché

Da: https://www.lantidiplomatico.it - https://contropiano.org - http://www.marx21.it - Intervista di Leo Essen a Vladimiro Giacché sul suo libroHegel. La dialettica(Diarkos, 2020)
Vladimiro Giacché, presidente del Centro Europa Ricerche (CER), è un filosofo ed economista italiano. 


1

Hegel non è un autore facile. Il suo pensiero è sottomesso alla stessa legge di ciò di cui è legge. Tutto ciò imprime al suo sistema una forma piuttosto contorta e difficilmente afferrabile. In più, il tempo è inteso come un fiume che mi trascina, ma sono io il fiume, una tigre che mi sbrana, ma sono io la tigre, un fuoco che mi divora, ma sono io il fuoco (Borges). Avere ragione di questo processo significa andare fino in fondo, vedere la fine, mettersi alla prova. Ma la prova non è un esperimento, un saggio o una verifica. È piuttosto un errare, costellato di difficoltà e sconfitte. 
Come in un romanzo di formazione, la prova è un mettersi in cammino attraverso cui il protagonista della narrazione può, alla fine del tragitto, giungere alla conquista della verità su se stesso e sulla vita. 
La sua ricerca su Hegel inizia con «Finalità e soggettività. Forme del finalismo nella Scienza della logica di Hegel»*, e termina con «Hegel. La dialettica». Si tratta di un cammino – e non potrebbe essere altrimenti, visto che qui in causa c’è proprio Hegel – un cammino iniziato con un libro molto tecnico, e chiuso con un libro altrettanto rigoroso, ma accessibile a un pubblico di non addetti ai lavori. Cosa ha determinato questo cambiamento di rotta, questo passaggio a una scrittura apparentemente più semplice e lineare, ma in realtà molto più sorvegliata?

I due libri hanno innanzitutto due destinazioni diverse. “Finalità e soggettività” era la mia tesi di perfezionamento in Normale. Si trattava di una ricerca sul significato del finalismo hegeliano condotta a partire da un’analisi degli ultimi capitoli della Scienza della logica di Hegel. Al finalismo ero arrivato da un confronto tra la filosofia della storia di Hegel e altre filosofie della storia grosso modo contemporanee (era stato l’oggetto del mio secondo colloquio in Normale). Era abbastanza naturale risalire da lì alla summa logica del pensiero hegeliano. Ovviamente, arrivato alla Scienza della logica, mi accorsi che il finalismo di Hegel aveva una portata molto più vasta della sua applicazione ai processi storici, e anche che esso era qualcosa di sostanzialmente diverso dal vitalismo a cui spesso viene accostato. La finalità è per Hegel lo strumento concettuale essenziale per spiegare la soggettività, ossia le strutture più complesse del reale: gli esseri viventi, gli esseri umani, la società e la storia, il pensiero stesso. Nel mio testo ponevo tra l’altro a confronto l’approccio di Hegel con la cibernetica, la teoria generale dei sistemi e quella – molto in voga negli anni Ottanta – dell’“autopoiesi”. Per giungere alla conclusione che gli schemi concettuali hegeliani erano tutt’altro che incompatibili con questi tentativi di comprensione del vivente e più in generale dei sistemi complessi.

Il mio ultimo libro, “Hegel. La dialettica”, non è un testo di ricerca, ma una vera e propria introduzione a Hegel. Il suo obiettivo è quello di avvicinare il lettore (lo studente delle superiori, lo studente universitario, ma anche la persona che per curiosità intellettuale voglia capire il pensiero di Hegel) alla filosofia hegeliana. Per questo il linguaggio adoperato è il più possibile semplice. Lo sviluppo del pensiero di Hegel è seguito ripercorrendo i contenuti delle sue opere e delle sue lezioni, per poi offrire una sintesi, nel capitolo che chiude la prima parte del volume (“Pensare con Hegel”), dei caratteri generali della filosofia hegeliana, del significato di “dialettica” e “contraddizione” in Hegel, e infine presentare alcuni usi successivi del suo pensiero (in qualche caso piuttosto sorprendenti). Questa parte del libro è seguita da una seconda, che contiene alcune pagine particolarmente significative tratte dalle opere di Hegel e da testi critici su questo pensatore.