"Ritengo corretta
la definizione dei dirigenti cinesi: la Cina si trova allo stadio primario del
socialismo, destinato a durare per alcuni decenni. È una definizione che
riconosce quanto di capitalista c’è nei rapporti sociali vigenti, ma anche
quanto fortemente il Paese sia impegnato in un processo di costruzione di una
società postcapitalistica. Dobbiamo prendere atto che il socialismo si sviluppa
attraverso un faticoso processo di apprendimento. Non sono adeguate né la
categoria di tradimento né quella di fallimento. Non ha senso fare valere tali
categorie per un paese e per un partito che, dopo aver contribuito potentemente
alla vittoria della rivoluzione anticolonialista mondiale, stanno oggi mettendo
fortemente in discussione anche il neocolonialismo praticato dall’Occidente e
dagli USA. [...]
Conducendo la più
grande rivoluzione anticolonialista della storia, la Cina ha contribuito
potentemente al rovesciamento del sistema coloniale classico; ai giorni nostri,
come ho già spiegato, sta mettendo in discussione il neocolonialismo già sul
piano economico. Ora dobbiamo considerare l’aspetto politico. Nella misura in
cui l’Occidente attribuisce a se stesso il diritto di intervenire militarmente
in ogni angolo del mondo, senza l’autorizzazione del Consiglio di sicurezza
dell’ONU, di fatto continua a collocarsi sulla scia del colonialismo e
dell’imperialismo. Conviene tener presente una definizione che Lenin dà
dell’imperialismo: è il sistema in base al quale un piccolo gruppo di «nazioni
elette» rivendica a se stesse il diritto all’indipendenza statale e nazionale,
che nega invece alle altre. I presidenti statunitensi parlano del loro Paese
come dell’unica «nazione indispensabile», come della nazione eletta da Dio, col
compito di guidare il mondo: è la negazione del principio di uguaglianza tra
popoli; ebbene, se ci chiediamo qual è il Paese che si batte di più per la
democratizzazione dei rapporti internazionali, a mio avviso si tratta proprio
della Cina. Prima ancora che sul piano politico, essa lo fa sul piano
economico. Se fino a qualche tempo fa le potenze occidentali potevano scatenare
embarghi con un forte potere di ricatto su intere nazioni, oggi l’efficacia di
questi strumenti di pressione si è ridotta significativamente, anche a seguito
dello sviluppo economico e commerciale del grande paese asiatico".
Nessun commento:
Posta un commento