lunedì 31 agosto 2015

Sullo Stato* - Vladimir Lenin


 *Lezione tenuta l'11 luglio 1919 all'università di Sverdlov.


  Nella questione dello stato, nella dottrina dello stato, nella teoria dello stato, quando conoscerete la questione e l'avrete abbastanza approfondita, scorgerete sempre la lotta delle diverse classi fra di loro, lotta che si riflette o si esprime nella lotta tra le differenti concezioni dello stato, nella valutazione della funzione e del significato dello stato.

  la cosa più importante per trattare questa questione in modo scientifico, consiste nel non dimenticare il nesso storico fondamentale, nel considerare ogni questione tenendo conto del modo come un dato fenomeno è sorto nella storia, delle tappe principali che ha attraversato nel suo sviluppo e, partendo dal suo sviluppo, esaminare che cosa esso è diventato oggi.

  Nella società primitiva, quando gli uomini vivevano ancora in piccoli clan e si trovavano al grado più basso del loro sviluppo, in condizioni vicine allo stato selvaggio, in un'epoca da cui l'umanità contemporanea civile è divisa da parecchi millenni, non si trovano tracce dell'esistenza dello stato. Vi scorgiamo il dominio delle usanze, l'autorità, il rispetto, il potere di cui godevano gli anziani del clan, vediamo che questo potere veniva conferito talvolta alle donne, - la situazione delle donne di quel tempo non era simile alla situazione di oppressione e di ineguaglianza di diritti di oggi - ma non vediamo in nessun luogo una categoria particolare di individui che si differenzino dagli altri per governarli e che per gl'interessi e le finalità del governo posseggano sistematicamente, costantemente, un determinato apparato di costrizione, un apparato di violenza, quali sono attualmente, come sapete, le forze armate, le prigioni e simili mezzi per sottomettere con la violenza la volontà altrui, cose tutte che costituiscono l'essenza dello stato.

  Vi fu un tempo in cui lo stato non esisteva e in cui i rapporti sociali, la società stessa, la disciplina, la divisione del lavoro, venivano mantenuti in forze dell'abitudine, delle tradizioni, dell'autorità e del rispetto che godevano gli anziani dei clan o le donne, che a quell'epoca occupavano spesso una situazione non soltanto di eguaglianza nei confronti degli uomini, ma non di rado anche di superiorità; un tempo in cui non esisteva una categoria speciale d'individui, di specialisti che governassero.

  La storia dimostra che lo stato, come apposito apparato di costrizione degli uomini, è sorto soltanto, dove e quando è apparsa la divisione della società in classi, vale a dire quando gli uomini vennero divisi in gruppi tali, che gli uni potessero appropriarsi continuamente del lavoro degli altri, che gli uni sfruttassero gli altri.

  Possessori di schiavi e schiavi: ecco la prima grande divisione in classi. Il primo gruppo possedeva non soltanto tutti i mezzi di produzione: la terra e gli attrezzi, per quanto primitivi essi fossero, ma possedevano anche gli uomini. I membri di questo gruppo si chiamarono padroni, e coloro che lavoravano e fornivano il lavoro agli altri si chiamarono schiavi.

  Nel suo sviluppo la schiavitù si trasformò, nell'enorme maggioranza dei paesi, in servitù della gleba. La società era divisa in due gruppi fondamentali: proprietari terrieri feudali e servitù della gleba.

  Sul servo della gleba continuava a gravare l'oppressione di classe; egli rimaneva in uno stato di soggezione, ma il feudatario non era più considerato possessore del contadino, come di un oggetto; egli aveva soltanto il diritto di appropriarsi del suo lavoro e di costringerlo ad adempiere certi obblighi.

  In seguito, nella società feudale, di mano in mano che si sviluppava il commercio, con l'apparire del mercato mondiale, con lo svilupparsi della circolazione monetaria, sorse una nuova classe: la classe dei capitalisti. Dalla merce, dallo scambio delle merci, dal sorgere del potere del denaro, nasce il potere del capitale. Durante il secolo XVIII o, più esattamente dalla fine del secolo XVIII e durante il XIX, avvennero rivoluzioni in tutto il mondo. Il feudalesimo fu scacciato da tutti i paesi dell' Europa occidentale.

  I contadini, dispersi e oppressi già all'epoca del feudalesimo, col passaggio al capitalismo si trasformarono parte (la maggioranza) in proletari, parte (la minoranza) in contadini agiati che assunsero essi stessi degli operai e costituirono la borghesia rurale.
Soltanto osservando questi fenomeni generali, chiedendoci perché non esisteva lo stato quando non vi erano classi, quando non vi erano sfruttatori e sfruttati, e perché esso sorge quando sorsero le classi, troviamo una risposta precisa alla questione concernente la natura dello stato e il suo significato.

  Lo stato è una macchina per mantenere il dominio di una classe sull'altra.

  Soltanto quando apparve la prima forma di divisione della società in classi; quando apparve la schiavitù e fu possibile a una determinata classe di uomini, dedicandosi alle forme più rozze del lavoro agricolo, produrre una certa eccedenza; quando questa eccedenza non fu assolutamente necessaria alla miserrima esistenza dello schiavo e cadde nelle mani del possessore di schiavi; quando, in questo modo, si consolidò l'esistenza di questa classe di padroni, ed appunto affinché essa si potesse consolidare, la nascita dello stato divenne una necessità.

  Un apparato statale tecnicamente debole serviva lo stato, il quale era racchiuso entro confini relativamente limitati e aveva una ristretta sfera di azione. Ma in ogni caso un apparato c'era, un apparato che costringeva gli schiavi a rimanere in schiavitù, che teneva una parte della società sotto la costrizione e l'oppressione dell'altra parte.

  Le forme di stato furono straordinariamente varie. Nel periodo della schiavitù, nei paesi più progrediti, più colti e civili per quei tempi, ad esempio nell'antica Grecia e a Roma, che erano interamente basate sulla schiavitù, abbiamo già varie forme di stato. Fin d'allora sorse la differenza tra la monarchia e la repubblica, tra l'aristocrazia e la democrazia.

  La monarchia come potere di una sola persona; la repubblica, dove ogni potere è elettivo; l'aristocrazia come potere di una minoranza relativamente esigua; la democrazia come potere del popolo (democrazia, nella traduzione letterale dal greco significa appunto: potere del popolo). Tutte queste differenze sorsero all'epoca della schiavitù. Nonostante queste differenze, lo stato dell'epoca della schiavitù era uno stato schiavista, fosse esso monarchia o repubblica aristocratica o democratica. In ogni corso sulla storia dell'antichità, ascoltando una lezione su questo argomento, sentirete parlare della lotta che si svolge tra gli stati monarchici e repubblicani, ma il punto fondamentale è che gli schiavi non venivano considerati esseri umani; non soltanto non erano considerati cittadini, ma neanche esseri umani. La legge romana li considerava degli oggetti. La legge sull'omicidio, senza parlare delle altre leggi per la difesa della personalità umana, non riguardava gli schiavi. Essa difendeva soltanto i padroni quali unici cittadini ai quali si riconoscevano pieni diritti. E se si costituiva una monarchia, era una monarchia schiavista, se si aveva una repubblica, era una repubblica schiavista. In esse erano i padroni a godere di tutti i diritti, mentre gli schiavi non erano, secondo la legge, che oggetti, e nei loro confronti non soltanto era lecita qualsiasi violenza, ma persino l'uccisione di uno schiavo non veniva considerata un delitto.

  Lo stato è una macchina per l'oppressione di una classe da parte di un'altra, una macchina per tenere sottomesse ad una classe le altre classi soggette. La forma di questa macchina può essere diversa. Nello stato schiavista abbiamo la monarchia, la repubblica aristocratica o persino la repubblica democratica.

  gli schiavi non avevano nessun diritto, rimanevano la classe oppressa e non erano considerati esseri umani.

  La stessa cosa riscontriamo nello stato feudale. Il mutarsi della forma di sfruttamento trasformò lo stato schiavista in stato feudale. Ciò ebbe una grandissima importanza. Nella società basata sulla schiavitù abbiamo la totale mancanza di diritti dello schiavo, non veniva nemmeno considerato un uomo; nella società basata sulla servitù della gleba abbiamo l'incatenamento del contadino alla terra. Il tratto essenziale della servitù della gleba è che il contadino ( allora i contadini erano la maggioranza; la popolazione urbana aveva ancora uno sviluppo estremamente debole) era considerato legato alla terra; da qui proviene il concetto stesso di servitù della gleba. Il contadino poteva lavorare una certa quantità di giorni per sé, sull'apprezzamento che gli veniva concesso dal feudatario; negli altri giorni il contadino servo della gleba lavorava per il signore. La sostanza della società divisa in classi rimaneva: la società si reggeva sullo sfruttamento di classe. I soli feudatari godevano di tutti i diritti; i servi della gleba non godevano di alcun diritto. In pratica, la loro situazione differiva pochissimo dalla situazione degli schiavi nello stato schiavista. Ma pur tuttavia, per la loro emancipazione, per l'emancipazione dei contadini, si apriva una strada più ampia, poiché il contadino servo della gleba non veniva considerato proprietà diretta del proprietario fondiario. Egli poteva passare una parte del tempo sul suo appezzamento, poteva, fino a un certo punto, per così dire, appartenere a se stesso, e la servitù della gleba, data la maggior possibilità di sviluppo degli scambi e dei rapporti commerciali, andava di mano in mano disgregandosi, e la sfera dell'emancipazione dei contadini si allargava sempre più.

  I servi della gleba erano assolutamente esclusi da qualsiasi diritto politico.

  Sia durante la schiavitù che durante la servitù della gleba, il dominio di una piccola minoranza di uomini sulla grande maggioranza non poteva fare a meno della costrizione. Tutta la storia è piena dei tentativi incessanti delle classi oppresse di abbattere l'oppressione. La storia della schiavitù conosce guerre per la liberazione dalla schiavitù che durarono molte decine d'anni. Fra l'altro, il nome di "spartachisti", adottato ora dai comunisti della Germania, - l'unico partito tedesco che lotti veramente contro il giogo del capitalismo,- questo nome è stato da essi adottato perché Spartaco fu uno dei più eminenti eroi di una delle più grandi insurrezioni di schiavi, che ebbe luogo circa duemila anni or sono.

  Queste guerre civili passano attraverso tutta la storia della società di classe. Ho citato ora l'esempio della più grande di queste guerre civili dell'epoca della schiavitù. Anche tutta l'epoca della servitù della gleba è piena di insurrezioni continue di contadini.

  Lo sviluppo del commercio, lo sviluppo dello scambio delle merci portò alla formazione di una nuova classe sociale: i capitalisti. Il capitale sorse alla fine del medioevo, quando il commercio mondiale, dopo la scoperta dell'America, prese un enorme sviluppo, quando si accrebbe la quantità dei metalli preziosi, quando l'argento e l'oro divennero mezzo di scambio, quando la circolazione del denaro diede la possibilità di concentrare enormi ricchezze nelle mani di una sola persona. L'argento e l'oro erano una ricchezza riconosciuta in tutto il mondo. Le forza economiche della classe dei proprietari fondiari scemarono, e si sviluppò la forza della nuova classe, dei rappresentanti del capitale. La riorganizzazione della società avvenne in modo da dare l'impressione che tutti i cittadini fossero diventati eguali, che sparisse la precedente divisione in padroni e in schiavi, che tutti venissero considerati eguali davanti alla legge, indipendentemente dal capitale posseduto: il proprietario fondiario o il pezzente che possiede soltanto le braccia per lavorare sono eguali davanti alla legge.

  Questa società si è levata contro il feudalesimo, contro la vecchia servitù della gleba, con la parola d'ordine della libertà. Ma era la libertà per coloro che possiedono una proprietà. E quando la servitù della gleba venne travolta, cosa che avvenne alla fine del secolo XVIII e l'inizio del XIX, - in Russia questo avvenne più tardi che negli altri paesi, nel 1861,- lo stato feudale fu sostituito dallo stato capitalistico, che ha come parola d'ordine la libertà generale, dice di esprimere la volontà di tutto il popolo, nega di essere uno stato di classe; e qui comincia la lotta tra i socialisti, che lottano per la libertà di tutto il popolo, e lo stato capitalistico, una lotta che ha portato ora alla creazione della repubblica socialista sovietica e che si diffonde in tutto il mondo.

  Per capire la lotta intrapresa contro il capitale mondiale, per capire l'essenza dello stato capitalistico, bisogna ricordare che lo stato capitalistico, entrando in lotta contro lo stato feudale, andava a combattere con la parola d'ordine della libertà. L'abolizione della servitù della gleba significava la libertà per i rappresentanti dello stato capitalistico e rendeva loro un servizio, in quanto la servitù della gleba veniva abolita e i contadini ricevevano la possibilità di possedere in piena proprietà la terra che avevano riscattata, oppure di possederne un lotto, acquistato pagando un tributo. Allo stato ciò poco importava: esso si basava sulla proprietà privata e difendeva la proprietà, qualunque ne fosse la provenienza. I contadini si trasformarono in proprietari privati in tutti gli stati civili moderni. Lo stato proteggeva la proprietà privata e dove il grande proprietario fondiario cedeva una parte della terra al contadino, lo stato lo ricompensava per mezzo del riscatto, della vendita in contanti. Era come se lo stato dichiarasse: conserveremo la completa proprietà privata, e le offrisse ogni specie di appoggio e di difesa. Lo stato riconosceva questa proprietà ad ogni mercante, ad ogni industriale, ad ogni fabbricante. E questa società, fondata sulla proprietà privata, sul potere del capitale, sulla completa sottomissione di tutti gli operai non abbienti e della massa lavoratrice dei contadini, questa società dichiarava di dominare basandosi sulla libertà.

  Lottando contro la servitù della gleba, essa proclamò la libertà della proprietà ed era particolarmente fiera del fatto che lo stato avrebbe cessato di essere uno stato di classe. Intanto lo stato, libero in apparenza, continua ad essere come prima una macchina che aiuta i capitalisti a tenere sottomessi i contadini poveri e la classe operaia. Esso proclama il suffragio universale, dichiara per mezzo dei suoi sostenitori, predicatori, scienziati e filosofi di non essere uno stato di classe. Persino ora, quando contro di esso è cominciata la lotta delle repubbliche socialiste sovietiche, questi signori c'incolpano di violare, secondo loro, la libertà; di edificare uno stato che si regge sulla costrizione, sull'oppressione degli uni sugli altri, mentre essi rappresentano uno stato di tutto il popolo, uno stato democratico.

  il suffragio universale, l'Assemblea costituente, il parlamento, sono soltanto una forma, una specie di cambiale, che non muta affatto le cose nella loro sostanza. Le forme di dominio dello stato possono essere diverse; il capitale manifesta la sua forza in un certo modo là dove esiste una certa forma di dominio e in un altro modo dove ne esiste un'altra; ma in fondo il potere resta nelle mani del capitale, esista il diritto di voto censuario o un altro diritto, esista o no la repubblica democratica; anzi, quanto più la repubblica è democratica, tanto più brutale, più cinico è il domino del capitalismo. Una delle repubbliche più democratiche del mondo sono gli Stati Uniti d'America, ed in nessun luogo come in questo paese (chi vi è stato dopo il 1905 ne ha certo un'idea), in nessun luogo il potere del capitale, il potere di un pugno di miliardi su tutta la società, si manifesta in modo così brutale, con una corruzione così aperta come in America.

  Il capitale, dal momento in cui esiste, domina su tutta la società, e nessuna repubblica democratica, nessuna legge elettorale muta la sostanza delle cose. La repubblica democratica e il suffragio universale in confronto al regime feudale hanno segnato un enorme progresso; hanno dato al proletariato la possibilità di raggiungere quell'unione, quella compattezza che ora possiede, di formare quelle schiere salde e disciplinate che conducono una lotta sistematica contro il capitale.

  La repubblica borghese, il parlamento, il suffragio universale, tutto ciò, dal punto di vista dello sviluppo mondiale della società, rappresenta un enorme progresso. L'umanità ha marciato verso il capitalismo, e soltanto il capitalismo, grazie alla cultura urbana, ha dato la possibilità alla classe oppressa dei proletari di prendere coscienza di se stessa e di creare quel movimento operaio mondiale, quei milioni di operai che sono organizzati in tutto il mondo in partiti, in quei partiti socialisti i quali dirigono coscientemente la lotta delle masse.

  Senza il parlamentarismo, senza le elezioni questo sviluppo della classe operaia sarebbe stato impossibile. Ecco perché tutto ciò ha acquistato agli occhi di masse vastissime una così grande importanza. Ecco perché la svolta sembra così difficile. Non sono soltanto gli ipocriti coscienti, gli scienziati e i preti a sostenere e a difendere la menzogna borghese, la quale afferma che lo stato è libero e che è chiamato a difendere gli interessi di tutti, ma anche una moltitudine di persone che restano attaccate sinceramente ai vecchi pregiudizi e che non possono comprendere il passaggio dalla vecchia società capitalistica al socialismo.

  Non soltanto le persone che si trovano in dipendenza diretta dalla borghesia, non soltanto coloro che si trovano sotto la pressione del capitale o che sono corrotti da esso (al servizio del capitale si trova una moltitudine di ogni genere di scienziati, di artisti, di preti, ecc.), ma anche le persone che si trovano semplicemente sotto l'influenza di tali pregiudizi, come la libertà borghese, tutta questa gente è insorta contro il bolscevismo in tutto il mondo, perché fin dalla sua fondazione la repubblica sovietica ha ripudiato la menzogna borghese ed ha dichiarato apertamente: voi chiamate il vostro stato libero, ma in realtà finché esiste la proprietà privata il vostro stato, anche se è una repubblica democratica, non è altro che una macchina nelle mani dei capitalisti per opprimere gli operai; e più lo stato è libero, più chiaramente questo risalta. Ne sono esempio la Svizzera in Europa e gli Stati Uniti in America.

  La potenza del capitale è tutto, la borsa è tutto, mentre il parlamento, le elezioni, sono un giuoco di marionette, di pupazzi…

  Ma più si va avanti, più la benda cade dagli occhi degli operai, e più largamente si diffonde l'idea del potere sovietico, specie dopo il macello sanguinoso che abbiamo vissuto ultimamente. La necessità di una lotta inesorabile contro i capitalisti diventa sempre più evidente per la classe operaia. Quali che siano le forme che riveste una repubblica, foss' anche la più democratica, se è una repubblica borghese, se vi è rimasta la proprietà privata della terra, delle officine e delle fabbriche e il capitale privato tiene in schiavitù salariata tutta la società, cioè se non si realizza quanto dichiarano il programma del nostro partito e la costituzione sovietica, questo stato non è che una macchina che serve agli uni per opprimere gli altri.

  E questa macchina noi la mettiamo nelle mani della classe che deve abbattere il potere del capitale.

  Ripudieremo tutti i vecchi pregiudizi i quali affermano che lo stato significa l'eguaglianza generale. Questo non è che un inganno; finché c'è sfruttamento, non può esistere l'eguaglianza. Il proprietario fondiario non può essere eguale all'operaio, né l'affamato al sazio. La macchina che è stata chiamata stato e che ispira agli uomini una superstiziosa venerazione, credendo essi alle vecchie fiabe secondo cui si tratta di un potere che impersona tutto il popolo, questa macchina viene respinta dal proletariato che dice: è una menzogna borghese. Questa macchina l'abbiamo strappata ai capitalisti e ce ne siamo impadroniti. Con questa macchina, o bastone che sia, distruggeremo ogni sfruttamento, e quando sulla terra non sarà più possibile sfruttare, quando non vi saranno più proprietari di terre né proprietari di fabbriche, non vi sarà più chi gozzoviglia e chi è affamato, quando ciò non sarà più possibile, soltanto allora le butteremo tra i ferri vecchi. Allora non vi sarà più stato, né vi sarà sfruttamento. Ecco qual è il modo di vedere del nostro partito comunista. Spero che nelle lezioni seguenti ritorneremo, e più di una volta, su questo argomento. 

https://www.marxists.org/italiano/lenin/1919/7/stato.htm

Nessun commento:

Posta un commento