*Da "Trattato di economia marxista", Ernest
Mandel, Capitolo VII, Samonà e Savelli
Il credito ha dunque lasciato la sua profonda impronta nella
storia e nello sviluppo del capitalismo. Ha potentemente allargato il campo
d'azione del capitale, permettendo la capitalizzazione di ogni riserva di
denaro disponibile. Ha facilitato, accelerato, generalizzato la circolazione
delle merci. Ha stimolato la produzione capitalistica, la concorrenza, la
concentrazione dei capitali, in breve tutte le tendenze di sviluppo del
capitalismo. Il credito appare dunque come uno strumento altrettanto
indispensabile che il commercio al modo di produzione capitalistico, uno
strumento che permette una considerevole reazione contro la caduta tendenziale
del tasso medio del profitto.
Al pari del commercio, il credito consente una considerevole
riduzione del tempo di rotazione dei capitali, consente una mobilità sempre maggiore del capitale circolante di fronte
all'immobilizzo di una frazione crescente del capitale in gigantesche
installazioni fisse (All'inizio della crisi, il credito permette persino di
attutire i primi colpi di una brutale caduta dei prezzi. Nella misura in cui
l'imprenditore lavora con capitali presi a prestito, può vendere al di sotto del prezzo di produzione. Basta
infatti che il prezzo ottenuto consenta il pagamento dell'interesse, inferiore
al profitto medio). Attenua così a scadenza immediata le contraddizioni che
derivano dall'evoluzione del capitalismo. Ma allo stesso tempo inasprisce
queste stesse contraddizioni a lunga scadenza. Agli albori del capitalismo
industriale ciascun capitalista poteva rendersi conto assai rapidamente se il
tempo di lavoro speso per produrre le merci fosse o no tempo di lavoro
socialmente necessario. Bastava andare al mercato e cercare acquirenti per
queste merci al loro prezzo di produzione. Quando il commercio e il credito si
frappongono tra l'industriale e il consumatore, questo industriale comincia con
il realizzare in modo automatico il valore delle sue merci. Ma d'ora innanzi
ignora se queste merci troveranno o no
uno sbocco reale, se incontreranno un "consumatore finale". Molto
dopo aver già speso il denaro, equivalente delle merci prodotte, si può
constatare che queste sono invendibili, non rappresentano più veramente tempo
di lavoro socialmente necessario. Il crack è allora inevitabile. Il credito tende ad allontanare questo crack, rendendolo però più violento
quando alla fine si produce.
Permettendo una espansione della produzione senza rapporto
diretto con le capacità di assorbimento del mercato; mascherando per tutto un periodo
di tempo le relazioni reali tra il potenziale produttivo e le possibilità di
consumo solvibile; stimolando la circolazione e il consumo delle merci al di là
del potere d'acquisto realmente disponibile, il credito ritarda la scadenza
delle crisi periodiche, aggrava i fattori di squilibrio e di conseguenza rende la crisi più violenta
quando scoppia.
Il fatto è che il credito non fa che accentuare il divorzio fondamentale tra le due funzioni essenziali della moneta - mezzo di circolazione e mezzo di pagamento -, non fa che sviluppare il divorzio fondamentale tra la circolazione delle merci e la circolazione del denaro che realizza il loro valore di scambio, contraddizioni che costituiscono le fonti prime e generali delle crisi capitalistiche.
Capitolo I, LAVORO, PRODOTTO NECESSARIO, SOVRAPPRODOTTO:
Capitolo III, DENARO, CAPITALE, PLUSVALORE:
Capitolo IV, LO SVILUPPO DEL CAPITALE:
Capitolo V, LE CONTRADDIZIONI DEL CAPITALISMO:
http://ilcomunista23.blogspot.it/2015/07/le-contraddizioni-del-capitalismo.html
Capitolo VI, IL COMMERCIO:
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