venerdì 28 luglio 2023

"Stiamo perdendo contro la Natura" - Telmo Pievani

Da: Rinascimento Culturale -  Telmo Pievani (Dipartimento di Biologia Univ. Padova) è un filosofo, accademico ed evoluzionista italiano (https://www.telmopievani.com).

                                                                             

lunedì 17 luglio 2023

L’Ucraina ha già perso. E la Nato pure… - Francesco Dall’Aglio

https://contropiano.org - Francesco Dall'Aglio, medievista, ricercatore presso l'Istituto di Studi Storici al dipartimento di storia medievale della Accademia delle Scienze di Sofia (Bulgaria). Esperto di est Europa e di questioni strategico-militari... 

Leggi anche: Ucraina, la controffensiva si è già impantanata - Fabio Mini


È abbastanza confortante che le cose che vado dicendo da un po’ vengano confermate da Markus Reisner, uno degli analisti miliari più preparati e obiettivi in circolazione (Reisner se lo può permettere: è colonnello dell’esercito austriaco, e l’Austria non fa parte della NATO. Niente conflitti di interesse e ordini di scuderia).

Che dice dunque oggi Reisner? La prima fase dell’offensiva ucraina può dirsi conclusa, con risultati pressoché nulli.

E questo a causa proprio del magnificato addestramento NATO, che si è rivelato del tutto inefficace nelle operazioni di attacco contro un nemico trincerato, preparato a ricevere l’assalto, e dotato di superiorità aerea e di artiglieria.

Incredibilmente, non solo le armi e l’addestramento occidentali non sono state sufficienti, ma sono state controproducenti.

Ora, dice ancora Reisner, l’esercito ucraino ha cambiato un po’ le tattiche (non lo dice esplicitamente, ma in pratica è tornato a quelle sovietiche) e lui prevede che in futuro potrà ottenere “successi limitati”, ma nessuno sfondamento del fronte.

Le ultime esternazioni di Zelensky confermano implicitamente la cosa: l’Ucraina avrebbe voluto attaccare prima che i russi preparassero le loro difese e le loro riserve, ma il materiale NATO è stato mandato tardi, e poco.

La verità è che la NATO non ha strategie di attacco contro un pari grado tecnologico in una guerra convenzionale.

Tutte le chiacchiere di un intervento diretto nel conflitto sono, appunto, chiacchiere, anche considerando che stavolta l’aviazione ci sarebbe; così come sono chiacchere tutte le scemenze biologiste sulla “superiorità” innata di qualsiasi cosa sia occidentale, tanto care ai nostri Parsi, Stirpe, Iacoboni e razzisteria assortita.

Questo è lo stato dell’arte: non puoi sconfiggere la Russia in un conflitto convenzionale, a meno di mobilitare l’intera popolazione e trasformare tutta l’economia occidentale in economia di guerra – e anche lì si deve vedere.

È stato un delirio, o deliberata disinformazione, immaginare che bastasse armare l’Ucraina per “infliggere una sconfitta strategica” alla Russia.

Intanto abbiamo distrutto una nazione, come già fatto tante volte in Medio Oriente e in Africa. In questo siamo molto bravi.

sabato 15 luglio 2023

Verso un nuovo mondo: due punti di vista - Alessandra Ciattini

Da: la citta futura - Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia alla Sapienza, è Docente UniGramsci (https://www.unigramsci.it) ed è editorialista de la citta futura. 
Prenderemo nelle mani il nostro destino? - Alessandra Ciattini


Gli europeisti convinti esultano: non siamo più dipendenti dalle risorse energetiche russe. Affermazione falsa, perché come tutti sanno in forme diverse queste affluiscono ancora largamente nell’Unione europea in varie forme, tanto che il saggio Borrell ha riconosciuto che l’India, per esempio, ci invia il diesel, prodotto dal petrolio russo raffinato nel grande paese asiatico e poi etichettato come “indiano”. Il grande diplomatico ha ammesso che ciò è legale, ma immorale (?) e che bisognerà trovare il modo di farla pagare ai russi. Come resta un mistero.

Comunque, dato che il regime di autarchia è impraticabile – come scrive Vijaj Prashad (Can the European Leg of the Triad Break Free from the Atlantic Alliance? The Twenty-Fifth Newsletter, 2023)– la guerra in Ucraina e la spirale di sanzioni e controsanzioni, emanate senza posa dal cosiddetto Occidente, hanno spezzato il legame Russia-Europa, quest’ultima ora è diventata ancora più dipendente dagli Usa, i quali nel 2022 le hanno venduto a caro prezzo più della metà del loro gas liquefatto, meno efficiente e più inquinante del gas naturale russo. Naturalmente questa folle scelta accresce la capacità statunitense di fare pressione sulle loro incoscienti pedine,  minacciando di lasciarle senza il gas necessario a far funzionare la già sgangherata società europea. 

Come se tutto ciò non bastasse, la legge di riduzione dell’inflazione (2022) e quella sui Chip a la Scienza, volute dall’inconsistente Biden, prevedono centinaia di miliardi di dollari in sussidi a chi investirà negli Usa, soprattutto se questi faranno uso di energia pulita e se produrranno semiconduttori, indispensabili per la alta tecnologia. Macron ed altri hanno fatto presente che tali incentivi daranno un ulteriore impulso al processo di deindustrializzazione europeo, avviato da vari decenni. E in effetti, la nota corporazione Tesla ha deciso di costruire negli Usa la sua fabbrica di batterie, che avrebbe dovuto aver sede in Germania; la Volkswagen impianterà un’industria analoga in Canada invece che costruirla nell’Europa orientale, per ricevere gli agognati sussidi.

venerdì 14 luglio 2023

“La ragione capitalistica genera i mostri della guerra” - Frida Nacinovich intervista Emiliano Brancaccio

Da: https://www.sinistrasindacale.it - Emiliano Brancaccio è professore di Politica economica presso l'Università del Sannio - www.emilianobrancaccio.it 

Professore di Politica economica e docente di Economia politica ed Economia internazionale all’Università del Sannio a Benevento, Emiliano Brancaccio è diventato negli ultimi vent’anni uno dei più influenti studiosi del pensiero economico cosiddetto critico, o meglio eterodosso. Lo stesso, confindustriale Sole24ore lo fotografa come un economista di “impostazione marxista, ma aperto a innovazioni ispirate dai contributi di John Maynard Keynes e Piero Sraffa”. Sulla guerra, sul conflitto armato fra Russia e Ucraina (più Occidente), in corso da un anno e mezzo, Brancaccio ha un’idea chiara: “Questo non è uno scontro di civiltà. È uno scontro fra capitalismi. È necessario esaminare le basi economiche di questi conflitti per comprenderli e per cercare di interromperli. Se non ci soffermiamo sui fattori economici, non ci capiremo niente dei venti di guerra di questo tempo”. Nel secolo del finanz-capitalismo, dominante sul pianeta da quarant’anni e passa, anche i conflitti armati devono essere letti con le lenti del pensiero economico. Altrimenti c’è il rischio di perdersi nella propaganda di un’informazione a senso unico, da entrambe le parti, o di riflessioni antropologiche incapaci di cogliere le ragioni alla base non solo di questa guerra ma delle guerre in generale. Allora ringraziamo il professor Brancaccio per avere risposto ad alcune nostre domande.


Il suo ultimo libro si intitola ‘La guerra capitalista’, scritto assieme ai colleghi Stefano Lucarelli e Raffaele Giammetti (Mimesis 2022). Può spiegarcene la genesi?

Nel dibattito prevalente sulla guerra c’è una grave lacuna: manca un’interpretazione economica dei conflitti militari. I commentatori di grido assecondano le narrazioni dei comandanti in capo, che richiamano alti valori e nobili principii per tentare di giustificare i massacri in corso. Da un lato, gli atlantisti insistono sull’esigenza di difendere la libertà dell’Ucraina aggredita. Dall’altro lato, gli avversari dell’imperialismo occidentale avallano l’interpretazione putiniana, secondo cui la guerra si è resa necessaria per tutelare la sicurezza territoriale della Russia contro l’avanzata della Nato a est. In questo tipo di spiegazioni c’è qualcosa di vero, beninteso. Ma nel complesso tali narrazioni sono essenzialmente “idealistiche”, perché non prendono in considerazione le basi economiche, “materiali”, dello scontro in atto. La conseguenza è un dibattito sulla guerra assolutamente ingenuo e fuorviante. Il nostro libro nasce dall’urgenza di rilanciare un’interpretazione più smaliziata, diciamo pure “materialista”, della guerra moderna.  

mercoledì 12 luglio 2023

ChatGPT, valore e conoscenza. Un approccio marxista - Guglielmo Carchedi

 Da: https://contropiano.org - Guglielmo Carchedi, economista presso l’Università di Amsterdam.


In un commento al post di Michael Roberts sull’intelligenza artificiale (IA) e le nuove macchine per l’apprendimento del linguaggio (LLM), l’autore e commentatore Jack Rasmus ha sollevato alcune domande, che mi sono sentito in dovere di riprendere.

Jack ha detto: “l’analisi di Marx sulle macchine e il suo punto di vista secondo cui le macchine sono un valore del lavoro condensato che viene trasferito nella merce quando si deprezza, si applicano completamente alle macchine basate su software AI che hanno la capacità crescente di auto-mantenersi e aggiornare il proprio codice senza l’intervento del lavoro umano – cioè di non deprezzarsi?“.

La mia risposta alla legittima domanda di Jack presuppone lo sviluppo di un’epistemologia marxista (una teoria della conoscenza), un’area di ricerca che è rimasta relativamente inesplorata e poco sviluppata.

A mio avviso, una delle caratteristiche principali di un approccio marxista è la distinzione tra “produzione oggettiva” (la produzione di cose oggettive) e “produzione mentale” (la produzione di conoscenza).

La cosa più importante è che la conoscenza deve essere vista come materiale, non come “immateriale”, né come un riflesso della realtà materiale. Questo ci permette di distinguere tra mezzi di produzione (MP) oggettivi e MP mentali; entrambi sono materiali.

Marx si è concentrato principalmente, ma non esclusivamente, sui primi. Ciononostante, nelle sue opere ci sono molti spunti su come dovremmo intendere la conoscenza.

sabato 8 luglio 2023

Benjamin Abelow: "Come l'Occidente ha provocato la guerra in Ucraina" - Prefazione di Luciano Canfora

 Da: https://fazieditore.it/catalogo-libri/come-loccidente-ha-provocato-la-guerra-in-ucraina 

Prefazione di Luciano Canfora

Quando, nel 1961, lo storico britannico Alan John Percival Taylor (1906-1990) pubblicò Le origini della seconda guerra mondiale1 si sprigionò una bufera mediatica. I detrattori insorsero perché Taylor aveva, tra l’altro, sostenuto e argomentato tesi che in verità oggi non inquietano più nessuno: per esempio che i vincitori del primo conflitto mondiale, con la loro miope gestione della vittoria, avevano posto alcune non secondarie premesse del successivo conflitto mondiale. Perciò al principio dell’opera figurava un capitolo intitolato “L’eredità della prima guerra mondiale”. E merita attenzione, a questo proposito, la periodizzazione proposta da ultimo da Richard Overy: una «Grande guerra imperiale, 1931-1945»2. 

Taylor, militante laburista e avversario della politica conciliante dei conservatori inglesi verso Hitler, non si lasciava intimidire dagli automatismi del “politicamente corretto”. Per esempio – a proposito di un altro scottante tema, sommerso da interpretazioni propagandistiche – argomentava lucidamente che nell’agosto 1939 l’unica strada praticabile per l’URSS – avversata dai governi occidentali, da quello tedesco e dalla Polonia – era il patto di non aggressione con la Germania: «È difficile vedere», scriveva Taylor nel capitolo conclusivo, «quale altra strada avrebbe potuto prendere la Russia sovietica»; e spiegava: «Poiché i polacchi rifiutavano l’aiuto sovietico e gli inglesi tiravano per le lunghe i negoziati a Mosca senza cercare sul serio di giungere a una conclusione, la neutralità, con o senza un atto formale, era il massimo cui la diplomazia sovietica potesse aspirare»3. 

Come si sa, il “patto” del 23 agosto 1939 fu violato dai tedeschi meno di due anni più tardi, con l’attacco alla Russia del giugno 1941. Qualcosa di analogo è successo nel caso della recente guerra NATO-Russia che si sta combattendo sul territorio dell’Ucraina. Al momento del disfacimento del patto di Varsavia (1990), l’assicurazione, non formalizzata in accordo scritto (formulata dal segretario di Stato degli Stati Uniti James Baker a Gorbačëv), da parte statunitense e a nome della NATO, era stata che la NATO non avrebbe cercato di estendersi verso est. E invece nel volgere di pochi anni tutti gli Stati euro-orientali confinanti con la Russia (i Baltici) o con la Bielorussia (la Polonia) o con l’Ucraina (la Romania) – a tacere della fomentata crisi caucasica – divennero membri della NATO. Eppure non erano mancati appelli alla saggezza come, ad esempio, la lettera di George Kennan e Robert McNamara (giugno 1997) a Bill Clinton, che additava il rischio insito nell’espansione a est della NATO. Era un nuovo, pericoloso caso di gestione miope della vittoria: ovvero della vittoria della NATO, cioè di fatto degli Stati Uniti e dei loro più o meno docili satelliti, nella lunga guerra fredda (1947-1991). È in genere l’impulso a “stravincere” che innesca nuove guerre. La lezione del dopo-trattato di Versailles (1919- 1939), così efficacemente posta in luce da Taylor, non era servita a nulla. (E nemmeno esperienze più remote, come l’errore imperdonabile di Bonaparte nel 1812, che mirava a estendere, ancora una volta a est, l’egemonia: in quel caso, dell’impero francese).

giovedì 6 luglio 2023

IL CAPITALE DI KARL MARX - Carlo Sini

Da: Dante Channel - Carlo Sini è un filosofo italiano. Laureatosi in Filosofia, dopo aver conseguito l’abilitazione inizia ad insegnare all'Università degli Studi dell'Aquila per poi ricoprire la cattedra di Filosofia teoretica della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Milano, dove ha anche svolto per un triennio la funzione di Preside di facoltà. - CarloSiniNoema

                                                                          


domenica 2 luglio 2023

Il buio che ci sta davanti: dove è diretta la guerra in Ucraina - JOHN J. MEARSHEIMER

Da: https://italiaeilmondo.com - Testo originale: https://mearsheimer.substack.com/p/the-darkness-ahead-where-the-ukraine?utm_source=profile&utm_medium=reader2 -Traduzione a cura di Roberto Buffagni. 

John_Mearsheimer  è un politologo americano e studioso di relazioni internazionali , che appartiene alla scuola di pensiero realista . È R. Wendell Harrison Distinguished Service Professor presso l' Università di Chicago . È stato descritto come il realista più influente della sua generazione.

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La trappola di Tucidide - Andrea Muratore


Questo recentissimo articolo di John Mearsheimer, che traduciamo e pubblichiamo, raccoglie gli argomenti fondamentali degli interventi pubblici recenti e prossimi del grande studioso americano. Difficile sopravvalutarne l’importanza. In esso si ritrovano, corredati da un ampio apparato di note e documenti, gli elementi essenziali della situazione in Ucraina, e dei suoi prossimi, probabili sviluppi. Come d’uso, Mearsheimer li esprime con la massima semplicità e chiarezza, in uno sforzo di obiettività e perspicuità che gli fa onore.

Buona lettura, Roberto Buffagni. 

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Il buio che ci sta davanti: dove è diretta la guerra in Ucraina

JOHN J. MEARSHEIMER, 23 GIUGNO 2023 

Questo articolo esamina la probabile traiettoria futura della guerra in Ucraina.[1] 

Affronterò due questioni principali.

Primo: è possibile un accordo di pace significativo? La mia risposta è no. Siamo in una guerra in cui entrambe le parti – l’Ucraina e l’Occidente da una parte e la Russia dall’altra – si vedono come una minaccia esistenziale che deve essere sconfitta. Dati gli obiettivi massimalisti di entrambe le parti, è quasi impossibile raggiungere un trattato di pace praticabile. Inoltre, le due parti hanno divergenze inconciliabili per quanto riguarda il territorio e il rapporto dell’Ucraina con l’Occidente. Il miglior risultato possibile è un conflitto congelato che potrebbe facilmente trasformarsi in una guerra calda. Il peggiore esito possibile è una guerra nucleare, che è improbabile ma non si può escludere. 

In secondo luogo, qual è la parte che probabilmente vincerà la guerra? La Russia alla fine vincerà la guerra, anche se non sconfiggerà in modo decisivo l’Ucraina. In altre parole, non conquisterà tutta l’Ucraina, ciò che sarebbe necessario per raggiungere tre degli obiettivi di Mosca: rovesciare il regime, smilitarizzare il Paese e tagliare i legami di sicurezza di Kiev con l’Occidente. Ma finirà per annettere un’ampia porzione di territorio ucraino, trasformando l’Ucraina in un moncone di Stato disfunzionale. In altre parole, la Russia otterrà una brutta vittoria.

Prima di affrontare direttamente questi temi, sono necessarie tre considerazioni preliminari. Innanzitutto, sto cercando di prevedere il futuro, cosa non facile da fare, visto che viviamo in un mondo incerto. Pertanto, non sto sostenendo di avere la verità; infatti, alcune delle mie affermazioni potrebbero essere smentite. Inoltre, non sto dicendo ciò che vorrei che accadesse. Non sto facendo il tifo per una parte o per l’altra. Sto semplicemente dicendo ciò che penso accadrà con il procedere della guerra. Infine, non sto giustificando il comportamento russo o le azioni di nessuno degli Stati coinvolti nel conflitto. Sto solo spiegando le loro azioni.

Ora passiamo alla sostanza.