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https://www.facebook.com/Conversazione-con-Adriano-Sofri - Adriano_Sofri è uno scrittore, giornalista e attivista italiano, ex leader di Lotta Continua, condannato a ventidue anni di carcere – dopo un lungo iter giudiziario – quale mandante, assieme a Giorgio Pietrostefani, dell'omicidio del commissario di polizia Luigi Calabresi, avvenuto nel 1972. Come esecutori materiali furono condannati invece i militanti di LC Leonardo Marino e Ovidio Bompressi.
Calabresi, Pinelli: ancora?
Ancora, e ricominciando daccapo. Intanto comincerò da una cronaca. Roma, un’aula della Sapienza, mercoledì 4 dicembre. Non c’ero, ma come se ci fossi. Ne ho ascoltato la registrazione nella notte tra il 10 e l’11, a Radio Radicale. Teneva svegli. Il giorno dopo ho riascoltato e guardato il filmato. Era una “Giornata di studi sulla strage di piazza Fontana”, titolo:
“Noi sappiamo, e abbiamo le prove”, organizzata dall’Archivio Flamigni e dall’Università. Il titolo calcato su Pasolini, con quel di più di certezza, segnava la differenza fra l’intellettuale e poeta – io so, ma non ho le prove – e le storiche e gli storici convenuti, insieme a magistrati, giornalisti e testimoni.
Oggetto della mia cronaca è un episodio occorso alla fine della mattina, dopo le relazioni di Paolo Morando, sul tema del suo libro,
“Prima di Piazza Fontana. La prova generale” (Laterza), di Benedetta Tobagi, sui processi tra Roma, Milano e Catanzaro (il suo libro,
“Piazza Fontana. Il processo impossibile”, Einaudi), e Francesco Lisanti, sul processo a Ordine Nuovo (sua
“La storia di piazza Fontana nei documenti processuali”, La Vita Felice). A questo punto una voce dal pubblico – in radio si sentiva meno, lontana dal microfono – ha chiesto compitamente di fare una domanda. L’ha fatta. Vorrei sapere, ha detto, come fate a sostenere che Calabresi era uscito dalla stanza. C’è stata una breve consultazione fra la coordinatrice, Ilaria Moroni, e Benedetta Tobagi, mentre l’interlocutore ripeteva la sua questione e, interrotto, aggiungeva:
“Vorrei sapere se posso parlare, se non posso parlare sto zitto”. Tobagi gli ha detto che poteva, certo, e ha chiesto:
“Lei chi è, scusi?” “Sono Valitutti”.
Pasquale “Lello” Valitutti ha 70 anni, è stato spesso prediletto dalle cronache perché, “anarchico in carrozzina”, prende il suo posto avanzato nelle manifestazioni di strada anche quando dimostranti e polizia si scontrano. Valitutti è anche l’anarchico ventenne che aspettò il suo turno seduto accanto a Pino Pinelli nel salone comune al quarto piano della questura milanese, quando già tutti gli altri fermati erano stati mandati a casa. Ed era seduto nel salone comune ad aspettare che Pinelli uscisse dalla stanza del commissario Calabresi, la notte che Pinelli ne uscì dalla finestra.