martedì 31 gennaio 2023

Il Forum economico di Davos: prospettive per il futuro? - Francesco Schettino

Da: la Città Futura - https://www.lacittafutura.it
Francesco Schettino (Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli) è un economista italiano. (http://www.contraddizione.it/Contraddizioneonline.htm)


Alessandra Ciattini intervista l’economista Francesco Schettino che valuta i risultati del Forum di Davos, avvisandoci che quello che viene detto in pubblico è assai diverso da quello che i partecipanti si dicono nelle segrete stanze. A differenza del moderato ottimismo della Lagarde, il documento, partorito dal Forum, è apocalittico e prospetta una policrisi che investirà ogni aspetto della vita umana, i cui costi più gravosi saranno ovviamente scaricati sulle spalle dei lavoratori. Interrogato sul tema, Schettino ci illustra anche il forte ruolo della tecnologia negli anni venturi, che spinge alcuni ad immaginare una vera e propria fusione uomo-macchina, da cui scaturirà una sorta di superuomo. Tecnologia che sarà sempre più usata per il controllo e la sorveglianza delle popolazioni.

                                                                           

domenica 29 gennaio 2023

Quello che Dante non è - Lelio La Porta

Lelio La Porta è membro del “Centro per la filosofia italiana” e della “International Gramsci Society Italia”. È studioso di Gramsci, Lukács e Arendt. 

Leggi anche: Dante nei “Quaderni del carcere”: il canto decimo dell’Inferno di Antonio Gramsci. - Giorgio Gattei 

Dire dove la storia andrà Tra Dante e Marx. Noterelle sull’azione storica - Roberto Fineschi 

Marx apprende l’italiano leggendo Dante e Machiavelli. La Divina Commedia e specialmente l’Inferno, nonostante l’orientamento metafisico di Dante, risultano essere in linea con gli interessi della vita di Marx, come il Faust di Goethe e la traduzione di Lutero della Bibbia.

Vanno ricordati alcuni passi significativi dell’opera marxiana nei quali i versi danteschi assumono una torsione non soltanto descrittiva ma anche fortemente contenutistica se non perfino, in alcuni momenti, autobiografica. La conclusione della Prefazione del 1867 alla prima edizione del Capitale suona nel modo seguente:

Segui il tuo corso, e lascia dir le genti! 1

In realtà, Marx opera una variazione rispetto al verso originale che suona così:

Vien dietro me, e lascia dir le genti…

A parlare è Virgilio; sostituendosi al poeta mantovano è come se Marx affidasse a se stesso il compito di percorrere le strade della ricerca seguendo i propri interessi. Ancora: Marx condivide con Dante la sorte di esule. Rispondendo ad “un insultante articolo di fondo del Times” nei confronti degli esuli, in particolare dei rifugiati politici, Marx, dalle colonne del New York Daily Tribune del 4 aprile 1853, risponde con le parole con cui l’antenato Cacciaguida, nel canto XVII del Paradiso, predice a Dante l’esilio ricordandogli com’è amaro il pane degli altri, elemosinato nella povertà dell’esilio, e com’è duro e penoso il cammino nello scendere e salire le scale degli altri in cerca di aiuto e di protezione. Chiosa Marx:

- Beato Dante, un altro esponente di quella infelice categoria chiamata dei “profughi politici”, che i nemici non potevano minacciare con l’infamia di un articolo di fondo del Times! E ancor più beato il Times al quale non è capitato un “posto riservato” nel suo Inferno! -

Eppure anche Dante avrebbe trovato difficoltà a descrivere come luogo infernale una manifattura di fiammiferi del 1833, luogo in cui la disumanizzazione e la brutalità del capitalismo trovano un’esemplificazione così bestiale da non poter essere espressa con un linguaggio letterario2. 

venerdì 27 gennaio 2023

Tappe e percorsi della dialettica hegeliana: la Rivoluzione d’ottobre e il pensiero di Hegel - Giovanni Sgrò

 Da: Materialismo Storico - Sinistrainrete - Giovanni Sgro è professore associato di “Storia della filosofia” presso l’Università eCampus di Novedrate. 

Leggi anche: HEGEL IN URSS. HEGELISMO E RICEZIONE DI HEGEL NELLA RUSSIA SOVIETICA - Valeria Finocchiaro  

Nei Quaderni filosofici di Lenin: lo studio della Logica e la lettura del proprio tempo - Emiliano Alessandroni 

Lenin, Quaderni filosofici - Introduzione di R. Fineschi

Lenin lettore di Hegel*- Stathis Kouvélakis 

Dialettica, oggettivismo e comprenetrazione degli opposti. Il pensiero di Lenin tra filosofia e politica - Emiliano Alessandroni 

RICERCHE MARXISTE - Momenti del dibattito sulla Nep - Stefano Garroni 

i id13654 mw600 1x


1. I contributi raccolti nel volume che qui si presenta1, ricostruiscono dettagliatamente un incontro “epocale” nella storia della filosofia (e non solo della filosofia!) contemporanea: la recezione e l’influenza della filo­sofia di Hegel nel e sul pensiero filosofico e politico russo. Questo incon­tro non inizia però - né, tanto meno, termina - con la Rivoluzione d’Ot­tobre. Infatti, prima ancora che l’opera di Hegel giungesse in Russia, fu l’intelligencija russa a recarsi a Berlino per conoscere e studiare l’opera di Hegel2. Anzi, come è stato giustamente osservato3, lo stesso incontro tra il pensiero di Hegel e gli intellettuali russi è di tipo dialettico: è avve­nuto molto presto ma, allo stesso tempo, anche molto tardi. Molto presto cronologicamente, in quanto i primi contatti si sono avuti già all’indo­mani della morte di Hegel (1831), negli anni Trenta e Quaranta dell’Ot­tocento ( Vormarz); ma a un livello di elaborazione molto tardo, in quanto l’immagine di Hegel che gli intellettuali russi assimilarono e che poi si adoperarono a diffondere e a propagandare nel loro paese era profonda­mente formata e mediata dall’interpretazione dei Giovani hegeliani.

Vissarion Grigor’evic Belinskij (1811-1848), Michail Aleksandrovic Bakunin (1814-1876) e Aleksandr Ivanovic Herzen (1812-1870) distin­guevano nettamente il metodo rivoluzionario dal sistema conservatore, consideravano quindi la dialettica hegeliana come un’arma rivoluzionaria, offrivano un’interpretazione in chiave dinamica dei rap­porti tra reale e razionale e, nel complesso, aderivano pienamente a una lettura in chiave progressista e rivoluzionaria della filosofia hegeliana4.

Questa lettura giovane-hegeliana della filosofia e, in particolare, della dia­lettica hegeliana sarà poi quasi letteralmente riformulata da Engels, più di quarant’anni dopo, nel suo famoso pamphlet di politica culturale, in cui si sofferma sul rapporto suo e di Marx con Hegel e su quell’“anello intermedio” tra la filosofia hegeliana e la concezione materialistica della storia rappresentato da Ludwig Andreas Feuerbach (1804-1872)5.

Per quanto riguarda i Giovani hegeliani russi, sarà soprattutto Herzen a valorizzare la categoria della mediazione per pensare - insieme a Hegel e oltre Hegel - il fallimento delle rivoluzioni del 1848. Ricorrendo a una filosofia della storia profondamente radicata nel presente, che non am­mette romantiche fughe nel passato né anticipazioni anacronistiche del futuro, Herzen rappresenta l’anello di congiunzione tra le diverse espe­rienze delle rivoluzioni europee del 18486 e l’eredità rivoluzionaria russa del Nachmàrz, ed è il primo a porre il problema della “non-contemporaneità russa”7, che costituirà il nodo teorico e politico del grande dibattito tra populismo e marxismo in Russia.

mercoledì 25 gennaio 2023

CRISI O TRANSIZIONE ENERGETICA? - F. Capelli, C. Carpinelli, D. Floros

Da: Casa della Cultura Via Borgogna 3 -  Demostenes Floros  è un analista geopolitico ed economico. Insegna presso il Master di 1° Livello in “Relazioni Internazionali di impresa: Italia-Russia” (Modulo: Energia) dell’Università di Bologna”. Collabora con la rivista Oil e con abo.net per Eni. 




Presentazione del libro di Stefano Fantacone e Demostenes Floros:
Crisi o transizione energetica? Come il conflitto in Ucraina cambia la strategia europea per la sostenibilità (Diarkos)

                                        

lunedì 23 gennaio 2023

Oggi si vietano anche le bandiere - Alessandra Ciattini

Da: https://www.lacittafutura.itAlessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia alla Sapienza, collabora con https://www.unigramsci.it ed è editorialista de la citta futura. 


La contraddizione della società contemporanea sta nel fatto che, proclamando diritti e libertà, produce invece repressioni e vessazioni. 


La convinzione che la società neoliberista, proprio per la sua enfasi sull’individuo, per la deregolamentazione spinta in tutti i settori della vita sociale, per la sua politica internazionale tesa alla destabilizzazione e al cosiddetto caos creativo, finisce con lo sfociare nel più bieco autoritarismo, trova ogni giorno conferma. Infatti, di controllo, di disciplinamento, di verità assolute stabilite da autorità quasi sacre o presentate tali non può fare a meno per mantenere in piedi il suo ordine sempre più contraddittorio e pericolante, per arginare l’anarchia da essa stessa generata. Mi limiterò a menzionare alcuni eventi verificatisi in questi ultimi giorni in alcuni paesi che fanno parte dell’autoproclamata civiltà occidentale, culla di tutte le libertà, ma soprattutto della libertà attribuita ad alcuni di essere proprietari di tutto.

Cominciamo con il quotidianamente massacrato popolo palestinese, il quale ora non potrà nemmeno più protestare portando in piazza la sua bandiera, divenuta simbolo di libertà e autodeterminazione per molti nelle più disparate parti del mondo. Come è stato riportato da vari mezzi di informazione, nei giorni passati, il ministro della Sicurezza nazionale israeliano, Itamar Yariv Levin, ha emesso una direttiva secondo la quale la bandiera palestinese sarebbe un simbolo terroristico e, pertanto, la polizia è autorizzata a eliminarla dagli spazi pubblici. Questa misura è persino denunciata da Amnesty International, che la definisce un vergognoso attacco contro il diritto all’identità nazionale, alla libertà di espressione e a riunirsi pacificamente.

sabato 21 gennaio 2023

L’età delle catastrofi – Roberto Finelli

 Da: https://www.altraparolarivista.it -  Roberto Finelli insegna Storia della filosofia all’Università di Roma Tre e dirige la rivista on-line “Consecutio (Rerum) temporum. Hegeliana. Marxiana. Freudiana” (http://www.consecutio.org

A. Dürer, Apocalisse, la battaglia degli angeli, 1496-1498]


Un’epoca della modernità s’è evidentemente conclusa. Il capitalismo è infatti divenuto capitalismo universale. Ma pandemia e guerra stanno lì a dimostrare quanto la sua modernità, che almeno dal XVI° sec. ha significato crescita progressiva della ricchezza e allargamento dei beni primari a masse sempre più estese della popolazione, si sia venuta ormai estenuandosi.

Potremmo definire “età delle catastrofi” il periodo storico nel quale l’umanità si accinge ad entrare, o meglio nel quale è già entrata a partire dalla globalizzazione dell’economia neoliberale che s’è iniziata storicamente con l’implosione dell’Unione Sovietica e la diffusione dell’economia a dominanza di capitale all’intero pianeta. Nel giro di trent’anni il neoliberismo, vale a dire il capitalismo come espansione illimitata del capitale, nella sua forma di capitale produttivo, capitale finanziario e capitale commerciale, ha mostrato dopo un decennio di diffusione e sviluppo, tutti i suoi intrinseci limiti, per proporsi, nell’orizzonte di un passaggio egemonico dagli Stati Uniti alla Cina, come sintesi di tre catastrofi che sempre più si apprestano e stanno per attraversare e devastare la vita del XXI° secolo.

Tale nuova età delle catastrofi si configura attraverso la compresenza del suo agire su tre livelli distinguibili ma pure riconducibili a facce di una stessa realtà.

  1. La catastrofe ecologica.
  2. La catastrofe geo-politica.
  3. La catastrofe antropologica della mente.


1. La catastrofe ecologica

giovedì 19 gennaio 2023

Eccellentissima strega - Alessandro Barbero

Da: Alessandro Barbero Fan Channel -Alessandro Barbero è uno storico, scrittore e accademico italiano, specializzato in storia del Medioevo e in storia militare. 

"Guardatevi questo bel documentario sull'inquisizione e poi confrontate le sentenze di allora con questa: 
"A fronte di un profilo elevatissimo di pericolosità sociale non risulta alcun segno di ravvedimento o di dissociazione del detenuto il quale anzi dimostra di non aver effettuato alcun percorso di revisione critica”.
(Tribunale di Sorveglianza di Roma, motivazione del rigetto della richiesta di revoca dell’applicazione del carcere duro nei confronti dell'anarchico Alfredo Cospito)" (Giovanni.Tranchida.Editore

                                                                             

Il termine inquisizione deriva dal verbo latino inquirere, che significa investigare, indagare. Il tribunale dell'Inquisizione conduceva infatti le indagini volte ad accertare l'eresia e, scopertala, aveva il compito di tentare con tutti i mezzi (compresa la tortura) di convincere l'indagato ad abiurare, cioè a ritrattare. Quando non era in grado di ottenere l'abiura, dichiarava la propria incapacità e rimetteva l'indagato a un tribunale civile. 
Con l'espressione Inquisizione medievale si fa riferimento a quel periodo della più generale storia dell'Inquisizione che va dal 1179 (o 1184) fino alla metà del XVI secolo. Al suo interno si distingue una prima fase detta Inquisizione vescovile (1184-1231) e una seconda detta Inquisizione legatina o pontificia. 

martedì 17 gennaio 2023

L’India avrà un seggio nel Consiglio di Sicurezza delle UN? - Alessandra Ciattini

Da: https://www.lacittafutura.it - Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia alla Sapienza, collabora con https://www.unigramsci.it ed è editorialista de la citta futura. 


Anche l’India emerge nello scenario internazionale e chiede di sedersi nel Consiglio di sicurezza delle UN. 

Nei prossimi giorni assisteremo a una nuova significativa iniziativa: l’India organizzerà un vertice virtuale tra il 12 e il 13 gennaio, quando questo articolo sarà già pubblicato, ma credo sia utile fare qualche anticipazione su questo evento. Esso si chiamerà Vertice della Voce del Sud globale e si riunirà sotto lo slogan “Unità della Voce, Unità di propositi”, dato che ormai le trasformazioni economico-sociali degli ultimi tempi ci hanno fatto abbandonare espressioni quali Terzo Mondo. In questa occasione si riuniranno più di 120 paesi per elaborare una piattaforma condivisa, che renderà certamente più complessa la strategia per il futuro.

Questa iniziativa innovativa si ispira alla visione politica del primo ministro dell’India Shri Narendra Modi de Sabka Saath, noto per le sue politiche neoliberiste e antipopolari, e alla filosofia de Vasudhaiva Kutumbakam, basata su un panteismo mistico, che auspica il superamento delle fratture regionali (come?) per farci tutti sentire parte della familia umana, magari seguitando a comprare armi a destra e a sinistra come fa proprio il subcontinente indiano in bilico tra Usa e Cina.

Modi vuole coinvolgere nella sua strategia, che poi ha un obiettivo immediato, tutti questi paesi che non fanno parte del G20 e che non hanno modo di far conoscere le loro esigenze. All’inaugurazione e alla chiusura dell’importante vertice parteciperanno i capi di Stato o di governo dei paesi invitati; le sedute saranno presiedute dallo stesso Modi e dedicate al tema dello sviluppo centrato sullo sviluppo dell’essere umano, magari inteso in salsa orientale. Le altre sessioni si svilupperanno più o meno lungo la stessa linea. 

Come ci comunica da Mosca l’informatissimo Andrew Korybko, questo vertice garantirà all’India l’appoggio dei paesi del Sud del mondo all’agognato conseguimento di un seggio permanente nel Consiglio di sicurezza delle UN, a cui un tempo aspirava la Germania, ridimensionata dalla guerra in Ucraina e dal palesarsi del futuro nuovo ordine mondiale. Molto probabilmente otterrà anche l’appoggio del cosiddetto Golden Billion alla conclusione della presidenza indiana del G20.

Le ragioni di questa perentoria e ben preparata richiesta sono già state illustrate da ministro degli Affari Esteri indiano Subrahmanyam Jaishankar, che ha sottolineato quanto ormai sia obsoleto il sistema delle UN, nato sulle ceneri della Seconda guerra mondiale. Inoltre, la politica espansiva e colonialista dell’Europa (degli Usa?) non ne fa un buon arbitro nella politica internazionale, mentre l’India, con il suo passato anticolonialista, sarebbe una società aperta e adeguata a rivestire questo importante ruolo in un panorama mondiale, i cui equilibri stanno cambiando.

L’incontro dei prossimi giorni mette in evidenza che la maggioranza dei paesi del mondo aspira a uno sviluppo reciprocamente vantaggioso e rifiuta la pericolosa competizione geopolitica in atto. Il raggiungimento di questo straordinario obiettivo, che tuttavia richiederebbe radicali cambiamenti strutturali, per ora impensabili, così dicono, può essere solo garantito dall’India, paese pacifico e neutrale, portavoce degli inascoltati. Cina e Russia, che d’altra parte hanno già un seggio, anche se gli Usa lo vorrebbero togliere alla seconda, non possono certo esser considerati neutrali, per i conflitti in cui sono coinvolte.

Inoltre. diciamo chiaramente, l’India ha buoni rapporti anche militari con i paesi imperialisti e sembra optare per riforme graduali in accordo stretto con i primi. Pertanto, essa ha ottenuto la simpatia dei paesi più poveri che vorrebbero imitare la sua strategia bilaterale, senza inimicarsi il Golden Billion.

Ma c’ è un grande però rappresentato dalla Cina che ha con il suo grande vicino ricorrenti dispute territoriali, anche se i dirigenti di Pechino hanno recentemente dichiarato di voler dar avvio a un Secolo asiatico insieme all’India.

Astutamente l’India si sta preparando perché l’assemblea generale delle UN approvi a breve con una straordinaria maggioranza una risoluzione generale con la quale venga richiesto un seggio permanente per questo grande paese. Di fronte a ciò, la Cina che si dichiara per un nuovo ordine internazionale veramente democratico e paritario, sarà messa alle strette e non potrà opporre il potere di veto, mettendo a rischio la sua popolarità nel Sud globale. 

Quello che Korybko non ci dice che un seggio all’India significa attribuire un ruolo internazionale importante a un paese in cui le differenze di casta sono ancora rilevanti, molti settori pubblici sono stati privatizzati, le spese per sanità e istruzione sono irrisorie, le attività sindacali limitate, gli orari di lavoro aumentati.

Concludendo, la nuova mediatrice tra Occidente e Oriente, che dovrebbe avanzare le rivendicazioni dei più poveri, per le sue ambigue complicità internazionali, è abitata dal 16,4 % di poveri, dal 4,2% di poveri estremi, dal 18,7 % da individui a rischio di povertà. Inoltre, 374 milioni di cittadini indiani sono mal nutriti, non godono della sanità, di una civile abitazione, di combustibile, 445 milioni mancano di acqua potabile e elettricità. Tra gli Stati indiani Goa è il più povero seguito da Jammu, Kashmir, Andhra Pradesh, Chhattisgarh e Rajasthan.

In definitiva, occultando il vero volto del suo regime, sorto da antiche forme sanguinose di dispotismo orientale, l’India divenuta ormai la quinta potenza mondiale, al posto della sua esangue metropoli, sta cercando di sistemarsi comodamente tra i grandi. Che ne verrà ai lavoratori del mondo? Difficile saperlo. 

domenica 15 gennaio 2023

Il 2022 sarà considerato l’anno della “de-occidentalizzazione” - Wang Wen

Da: https://contropiano.org - https://sinistrainrete.info - da South China Morning Post 3 gennaio 2023 - 

Wang Wen è professore e preside esecutivo dell’Istituto di studi finanziari Chongyang dell’Università Renmin di Cina. 

In un articolo comparso sul South China Morning Post, il prof. Wang Wen “mette a nudo il Re” parlando del 2022 come dell’anno della de-occidentalizzazione del mondo contemporaneo. Non solo, secondo Wang Wen “Il 2023 non sarà un mondo tranquillo, ma il movimento di de-occidentalizzazione è irreversibile e non potrà che evolversi”. L’analisi è decisamente interessante, sia per l’intuizione che per la visione. Ne pubblichiamo il testo qui di seguito. (CONTROPIANO)


L’importanza globale del 2022 è stata ampiamente sottovalutata. La sua importanza per la storia mondiale supera di gran lunga quella del 2001, quando si verificarono gli attentati dell’11 settembre, e del 2008, quando scoppiò la crisi finanziaria globale.

Il 2022 può invece essere paragonato al 1991, quando finì la Guerra Fredda. Se c’è una parola chiave, è “de-occidentalizzazione”.

Non si tratta solo del tentativo radicale della Russia, attraverso l’uso del potere militare, di cercare di rompere l’ordine internazionale dominato dagli Stati Uniti. Si tratta anche dell’insorgenza senza precedenti di Paesi non occidentali contro l’ordine costituito, alla ricerca di una posizione più indipendente.

venerdì 13 gennaio 2023

Il capitalismo come forma religiosa - Alessandro Visalli

Da: https://www.facebook.com/alessandro.visalli.9https://tempofertile.blogspot.com - Alessandro Visalli è architetto e dottore di ricerca in pianificazione urbanistica; si occupa di ambiente ed energie rinnovabili. 

Quello che segue è uno dei paragrafi del libro "Classe e Rivoluzione", in preparazione per i tipi di Meltemi ed in uscita presumibilmente in primavera-estate.

Fa parte di un breve prologo sui "Capitalismi" che muove dalla lezione di Walter Benjamin per approfondire la forma di vita e di teologia economica implicita ma operante nel capitalismo. Seguirà un capitolo sulle 'rivoluzioni' e quindi un terzo, a completare la Parte Prima, sui 'mutamenti', nei quali, ripassando per il tema delle forme religiose dei capitalismi nel corso del tempo e per le forme idolatriche del mercato come salvezza, si arriva a descrivere il 'compromesso' dei trenta gloriosi, la sua 'revoca' nei successivi quaranta anni, e la 'revoca della revoca' (ovvero il ritorno della storia), in corso di dispiegamento.

La Parte Seconda e Terza (rispettivamente 'concetti' ed 'azioni') si occuperanno di trarre le conclusioni e di segnalare un percorso nella rete concettuale della tradizione marxista (e non solo) per dismettere gli abiti del lutto, propri della 'revoca', e riattivare i potenziali della situazione, evitandone alcuni rischi. Tra questi quello di correre avanti, immaginarsi a cavallo di un'onda mentre se ne viene portati, evitare il sentiero stretto di un lavoro lungo, determinato e paziente, volto alla creazione di nuove soggettività nell'azione di comunità politiche capaci di esprimere una nuova visione del mondo. Tuttavia non da questo estranee e fuggenti, come monaci benedettini. Serve un lavoro sistematico di interpretazione e rottura, azione concreta sui territori, immersione nelle controversie del proprio tempo, fatica del dialogo con i diversi e con i vicini, sforzo della memoria.

Se si naviga nella nebbia bisogna portare a prua una lampada, se si vogliono evitare gli scogli che affiorano ovunque. Avere idea per quale trasformazione sociale si lavora e perché. 

Il Capitalismo come forma religiosa.

mercoledì 11 gennaio 2023

Lo stato attuale della democrazia - Paolo Massucci

Da: https://www.lacittafutura.it - Paolo Massucci, Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni.

Leggi anche: "DEMOCRAZIA" - Norberto Bobbio 

AUTOGOVERNO E TIRANNIDE*- Alessandro Mazzone 

Come il neoliberismo arrivò in Italia - Intervista a Luciano Gallino (2015)

Vedi anche: Democrazia e Filosofia | After Democracy - Remo Bodei 


A dispetto della narrazione apologetica sulla nostra democrazia, l’Italia e in generale i Paesi del mondo occidentale, sin dagli anni ’80, ma con un’accelerazione a partire dall’implosione dell’URSS, hanno subito un attacco non solo alla democrazia sostanziale, ma anche ed in particolare a quella formale. 



Norberto Bobbio -in "Quale socialismo? Discussione di un'alternativa", Einaudi, Torino 1976, p. 42- definisce la democrazia come " un insieme di regole (le cosiddette regole del gioco) che consentono la più ampia e più sicura partecipazione  della maggior parte dei cittadini, sia un forma diretta sia in forma indiretta, alle decisioni politiche, cioè alle decisioni che interessano tutta la collettività".

Illustre filosofo del diritto del XX secolo, Norberto Bobbio fu sempre, indiscutibilmente, un intellettuale appartenente all'area liberal-socialista e la sua definizione di democrazia qui citata, peraltro elegante ed essenziale, si colloca pienamente nella tradizione liberale, in quanto circoscrive la definizione di democrazia a livello formale. Ciò la contrappone, nell'ambito del pensiero politico, alle definizioni di democrazia su un piano sostanziale, in cui non è ritenuta sufficiente la mera potenzialità di uguaglianza dei cittadini da un punto di vista politico, economico e sociale, in quanto questa uguaglianza, per essere tale, deve realizzarsi nei fatti. Quest'ultima concezione appartiene tipicamente alla tradizione del pensiero comunista.

domenica 8 gennaio 2023

La realtà nel pensiero di Hegel - Luca Illetterati

Da: Romanae Disputationes - Luca Illetterati È professore ordinario di filosofia teoretica presso il Dipartimento di Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia Applicata dell'Università di Padova.
La Fenomenologia di Hegel - Francesco Valentini

                                                                        

venerdì 6 gennaio 2023

L’Europa che ci aspetta - Alessandra Ciattini

Da: https://www.lacittafutura.it - Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia alla Sapienza, collabora con https://www.unigramsci.it ed è editorialista de la citta futura. 

L’attuale guerra fa tornare alla ribalta antichi disegni come l’Intermarium e l’egemonia della Germania, entrambi assai pericolosi. 

Abbiamo già avuto modo di riflettere sulla questione dell’Eurasia e sulla sua relazione con la guerra per procura tra Ucraina e Russia, che purtroppo sembra durerà ancora a lungo per ragioni geostrategiche che l’Occidente collettivo non comunica alle sue popolazioni, ma di cui discute in segreto in ambiti più ristretti. Solo pochi giorni fa Angela Merkel ha avuto il coraggio o la sfrontatezza di comunicare al mondo, attraverso un’intervista a “Die Zeit”, che gli accordi di Minsk costituivano soltanto un espediente per temporeggiare e consentire all’Ucraina di armarsi con l’aiuto della Nato, per far fronte all’inevitabile attacco russo. Naturalmente di questo non si è parlato negli squallidi talk-show frequentati dai soliti manipolatori, altrimenti l’immagine del malvagio Putin sarebbe risultata incrinata.

Appare veramente paradossale che i media dominanti continuino ad accusare la Federazione Russa di imperialismo, quando una lettura approfondita delle attuali vicende svelano un astuto e diabolico disegno delle autentiche potenze imperialistiche, di cui non troviamo traccia nei giornali più importanti.

Come ha dichiarato più volte Putin e i suoi vari portavoce, l’obiettivo di queste ultime è estendere il loro controllo sull’immenso territorio russo, ricco di straordinarie risorse per rilanciare il capitalismo neoliberista in piena crisi sistemica. Insomma, si tratta di ripetere in grande, quello che è stato fatto con lo smembramento della Jugoslavia, paese straordinario che aveva combattuto contro i nazisti e aveva consentito per decenni la convivenza pacifica di etnie differenti.

mercoledì 4 gennaio 2023

"Annuntio vobis gaudium magnum: habemus papam!". Ratzinger, a Roma via Friburgo - Roberto Fineschi

Da: https://www.facebook.com/roberto.fineschi - https://marxdialecticalstudies.blogspot.com/ - 
Originariamente apparso su "Marxismo oggi", 2005/2 (https://www.marxismo-oggi.it) - 

Roberto Fineschi è docente alla Siena School for Liberal Arts. Ha studiato filosofia e teoria economica a Siena, Berlino e Palermo. Fra le sue pubblicazioni: Marx e Hegel (Roma 2006), Un nuovo Marx (Roma 2008) e il profilo introduttivo Marx (Brescia 2021). È membro del comitato scientifico dell’edizione italiana delle Opere complete di Marx ed Engels, dell’International Symposium on Marxian Theory e della Internationale Gesellschaft Marx-Hegel für dialektisches Denken. (http://marxdialecticalstudies.blogspot.com - https://www.facebook.com/roberto.fineschi - Marx. Dialectical Studies - laboratoriocritico.org!).

Leggi anche: Come Ratzinger ha annientato la chiesa del popolo in America Latina - Marc Vandepitte 
“La logica del capitale. Ripartire da Marx” - Roberto Fineschi


Nel remoto 2005 scrissi questo articolo per "Marxismo oggi" sull'elezione al soglio pontificio di Joseph Ratzinger. Il preambolo è il seguente: trovai in una libreria dell'usato un suo testo per ben €2 (Einführung in das Christentum) e lo comprai immediatamente. A casa, con sorpresa, mi accorsi che sul retro di copertina si trovava una dedica autografa dell'autore e all'interno un suo biglietto da visita, nonché vari articoli giornalistici su suoi interventi successivi contro la Teologia della liberazione raccolti probabilmente da chi il libro aveva ricevuto. Da tutto questo nacque l'idea dell'articolo che risente degli ardori giovanili ma che nel complesso mi pare ancora di un qualche interesse filosofico. Rintracciavo nel testo di Ratzinger alcune affinità con la riflessione di Heidegger (suggerite dall'autore stesso). (R.F.) 


1. Il “pastore tedesco”

L'evento è stato mondiale, oggi più che in passato. L'esposizione mediatica cui la Chiesa Cattolica (d'ora in poi CC) è stata sottoposta sotto Giovanni Paolo II ha reso l'elezione pontificia un fatto più internazionale che mai. Chi gode della parabola o delle fibre ottiche sarà ammirato in varie lingue – dall'inglese al francese, passando per il tedesco – agonia e funerali del fu regnante, preparativi ed elezione del nuovo: una vera e propria ubriacatura eterea.

Della concezione politico-sociale di fondo – o della Dottrina Sociale che dir si voglia – della CC si è già detto in passato (vedi Contraddizione, n. 77), vediamo che riflessioni si possono fare oggi a proposito del nuovo pontefice: Joseph Ratzinger. Il “pastore tedesco”, come è stato beffardamente ma efficacemente battezzato dal quotidiano “Il manifesto”, ha sfatato la consuetudine per cui chi entra papa esce cardinale; dato per vincente dai bookmaker, ha pagato poco chi ha scommesso su di lui: entrato papa è uscito papa col nome di Benedetto XVI.