venerdì 27 gennaio 2023

Tappe e percorsi della dialettica hegeliana: la Rivoluzione d’ottobre e il pensiero di Hegel - Giovanni Sgrò

 Da: Materialismo Storico - Sinistrainrete - Giovanni Sgro è professore associato di “Storia della filosofia” presso l’Università eCampus di Novedrate. 

Leggi anche: HEGEL IN URSS. HEGELISMO E RICEZIONE DI HEGEL NELLA RUSSIA SOVIETICA - Valeria Finocchiaro  

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RICERCHE MARXISTE - Momenti del dibattito sulla Nep - Stefano Garroni 

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1. I contributi raccolti nel volume che qui si presenta1, ricostruiscono dettagliatamente un incontro “epocale” nella storia della filosofia (e non solo della filosofia!) contemporanea: la recezione e l’influenza della filo­sofia di Hegel nel e sul pensiero filosofico e politico russo. Questo incon­tro non inizia però - né, tanto meno, termina - con la Rivoluzione d’Ot­tobre. Infatti, prima ancora che l’opera di Hegel giungesse in Russia, fu l’intelligencija russa a recarsi a Berlino per conoscere e studiare l’opera di Hegel2. Anzi, come è stato giustamente osservato3, lo stesso incontro tra il pensiero di Hegel e gli intellettuali russi è di tipo dialettico: è avve­nuto molto presto ma, allo stesso tempo, anche molto tardi. Molto presto cronologicamente, in quanto i primi contatti si sono avuti già all’indo­mani della morte di Hegel (1831), negli anni Trenta e Quaranta dell’Ot­tocento ( Vormarz); ma a un livello di elaborazione molto tardo, in quanto l’immagine di Hegel che gli intellettuali russi assimilarono e che poi si adoperarono a diffondere e a propagandare nel loro paese era profonda­mente formata e mediata dall’interpretazione dei Giovani hegeliani.

Vissarion Grigor’evic Belinskij (1811-1848), Michail Aleksandrovic Bakunin (1814-1876) e Aleksandr Ivanovic Herzen (1812-1870) distin­guevano nettamente il metodo rivoluzionario dal sistema conservatore, consideravano quindi la dialettica hegeliana come un’arma rivoluzionaria, offrivano un’interpretazione in chiave dinamica dei rap­porti tra reale e razionale e, nel complesso, aderivano pienamente a una lettura in chiave progressista e rivoluzionaria della filosofia hegeliana4.

Questa lettura giovane-hegeliana della filosofia e, in particolare, della dia­lettica hegeliana sarà poi quasi letteralmente riformulata da Engels, più di quarant’anni dopo, nel suo famoso pamphlet di politica culturale, in cui si sofferma sul rapporto suo e di Marx con Hegel e su quell’“anello intermedio” tra la filosofia hegeliana e la concezione materialistica della storia rappresentato da Ludwig Andreas Feuerbach (1804-1872)5.

Per quanto riguarda i Giovani hegeliani russi, sarà soprattutto Herzen a valorizzare la categoria della mediazione per pensare - insieme a Hegel e oltre Hegel - il fallimento delle rivoluzioni del 1848. Ricorrendo a una filosofia della storia profondamente radicata nel presente, che non am­mette romantiche fughe nel passato né anticipazioni anacronistiche del futuro, Herzen rappresenta l’anello di congiunzione tra le diverse espe­rienze delle rivoluzioni europee del 18486 e l’eredità rivoluzionaria russa del Nachmàrz, ed è il primo a porre il problema della “non-contemporaneità russa”7, che costituirà il nodo teorico e politico del grande dibattito tra populismo e marxismo in Russia.

 

2. Se già nella contrapposizione tra slavofili e occidentalisti si poteva vedere un riflesso della contrapposizione tra destra hegeliana (slavofili) e sinistra hegeliana (Belinskij, Bakunin, Herzen), il costante riferimento alla filosofia hegeliana della storia diventa sempre più frequente ed evidente nella polemica con i narodniki e con la loro lettura in chiave rigidamente evoluzionista dello sviluppo storico ed economico8.

Contro tale visione unilineare e deterministica della storia ebbe modo di esprimersi esplicitamente lo stesso Marx9. In questa sede sono partico­larmente interessanti gli studi di Marx sullo sviluppo capitalistico dell’agricoltura in Russia dopo le riforme del 1860, al cui centro si situa l’interesse per il destino della comunità di villaggio e della proprietà co­munitaria della terra10.

In una serie di scritti “minori” (sostanzialmente lettere, abbozzi di let­tere e qualche breve contributo), l’ultimo Marx si è occupato intensa­mente della possibilità di una rivoluzione economico-sociale in Russia, più specificamente della questione postagli da un gruppo di giovani rivo­luzionari russi circa la possibilità per la Russia di evitare la fase capitali­stica, passando direttamente e immediatamente da condizioni semifeu­dali con forme di proprietà comunistiche della terra (artel’ mir, oliscici a) a forme superiori di proprietà e di produzione di tipo collettivistico, an­dando così a “saltare” le conseguenze dell’incipiente sviluppo del capita­lismo in Russia.

I giovani rivoluzionari russi - imbarazzati e immobilizzati di fronte al problema della necessità o meno del passaggio attraverso la fase capitali­stica da parte di un paese economicamente e socialmente arretrato, quale indubbiamente era la Russia della seconda metà del XIX secolo - furono dunque i primi a porre a Marx, agli inizi degli anni Ottanta dell’Otto­cento, il problema dell’“applicazione” concreta a un dato paese, posto in determinate condizioni storico-economico-politiche, dell’analisi teorica del modo di produzione capitalistico da lui condotta nel primo libro de Il capitale, offrendogli così la - per noi importantissima - occasione di esplicitare i limiti, coscienti e voluti, della sua analisi, nonché il suo am­bito di “validità” e di “applicabilità”.

In questi scritti dell’ultimo periodo Marx sviluppa la sua analisi della situazione specifica della Russia e della comune contadina secondo tre direttrici.

Innanzitutto, evidenzia i limiti storico-geografici voluti (e dovuti) dell’oggetto della sua analisi (il modo di produzione capitalistico) fornita nel primo libro de Il capitale, dedicata esplicitamente ed esclusivamente alla nascita e allo sviluppo del capitalismo nei paesi dell’Europa occiden­tale a partire dal XV secolo. Un’analisi che potremmo definire storica­mente descrittiva e non normativamente prescrittiva.

In un secondo momento, si sofferma sulla specificità e sulla peculiarità della situazione economico-sociale russa e sulla impossibilità di “appli­care” ad essa im-mediatamente (ovvero senza ulteriori mediazioni teori­che) l’analisi, esposta a un elevato livello di astrazione, del primo libro de Il capitale.

Infine, soprattutto nei quattro abbozzi di lettera a Vera Ivanovna Zasulic (1849-1919), che rappresentano in realtà un vero e proprio abbozzo di saggio teorico, Marx analizza e valuta le condizioni di possibilità dello sviluppo della comune contadina russa (obscina) per il “salto” dalla pro­prietà comune della terra a una forma di proprietà e di produzione sociale di tipo collettivistico, salto - o meglio, contrazione della “fase di transi­zione” fino a un ideale “punto zero” - che sappia fare tesoro delle com­petenze tecniche e delle conoscenze scientifiche raggiunte dal modo di produzione capitalistico, andando così a godere del «vantaggio dell’arre­tratezza», secondo la terminologia introdotta dall’economista russo Ale­xander Gerschenkron (1904-1978) nella sua teoria dell’industrializza­zione tardiva.

 

3. Nonostante alcuni espliciti passi marxiani sulla propria concezione della dialettica e sulla sua radicale differenza da quella hegeliana, l’inter­pretazione engelsiana della dialettica hegeliana quale elemento intrinse­camente e costitutivamente rivoluzionario si affermerà e avrà un peso de­cisivo sul corso ulteriore del marxismo e ne influenzerà profondamente il carattere e la struttura11. L’intenso e diuturno lavoro di diffusione e di divulgazione da Engels consapevolmente condotto in opere quali l’Anti- Diihrng svolgerà un ruolo di importanza decisiva nella fase “paolina” della diffusione del marxismo su scala planetaria. Non sùbito, però. Al­meno non per quanto riguarda l’armamentario teorico del marxismo di quella Seconda Internazionale (1889-1914), che Engels tanto aveva con­tribuito a fondare e a organizzare.

Appena quattro anni dopo la morte di Engels (avvenuta il 5 agosto 1895), Eduard Bernstein pubblicherà in “Die neue Zeit” (nel 1897 e nel 1899) due articoli, che confluiranno poi in versione ampliata nel suo fa­moso volume I presupposti del socialismo e i compiti della socialdemo­crazia (1899), in cui egli sostiene senza remore che la dialettica hegeliana è l’elemento infido della dottrina marxista e aggiunge addirittura che quel che di importante hanno realizzato Marx ed Engels, lo hanno raggiunto non mediante, bensì malgrado la dialettica hegeliana.

In tal modo si era aperta e intrapresa la strada del revisionismo dei fondamenti teorici e politici dell’originaria teoria marxiana, che condurrà di lì a poco all’abbandono tout court della dialettica (hegeliana, marxiana o engelsiana che fosse) e alla “riscoperta” di Kant nel campo della filoso­fia (più specificamente nel campo della gnoseologia e dell’etica), nonché all’elaborazione della cosiddetta “teoria del crollo” con la relativa linea politica riformistica e moderata della Seconda Internazionale, che mette in secondo piano, fino quasi ad annullare, il momento “soggettivo” dell’azione e dell’organizzazione politica della classe operaia, confidando quasi fideisticamente nelle cause strettamente “endogene”, intrinseche e connaturate al sistema capitalistico stesso, quali ad esempio la caduta ten­denziale del saggio di profitto e la continua e progressiva proletarizza­zione della società, che dovrebbero condurre inevitabilmente il sistema capitalistico a “crollare” su se stesso12.

 

4. Proprio contro quegli elementi di materialismo volgare, evoluzioni­smo darwinista, positivismo scientistico e neokantismo che caratterizza­vano il marxismo della Seconda Internazionale si erge Lenin in difesa della dialettica hegeliana13.

Nella sua assimilazione critica e ritrascrizione materialistica della dia­lettica hegeliana, Lenin valorizza enormemente la categoria di contraddi­zione, ponendo in particolare l’accento sulla sua “oggettività”, che con­sente di considerare la realtà storico-sociale come una totalità concreta di forze in conflitto14.

Rispetto a Materialismo ed empiriocriticismo (1909)15, Lenin opera nel 1914 - grazie all’attenta schedatura dei quattro volumi dell’edizione tedesca del carteggio di Marx ed Engels16 e allo studio approfondito della Scienza della logica, in particolare della terza sezione (dedicata alla logica “soggettiva”, alla dottrina del concetto) - una curvatura “prassistica” della precedente teoria gnoseologica del rispecchiamento, che viene ri­pensata e “dialettizzata” ora alla luce del carattere “ideale” della materia, del suo essere cioè non un semplice “dato”, passivo ed empirico, che la coscienza del soggetto si limiterebbe - altrettanto passivamente - a riflet­tere nel pensiero, bensì il risultato di un processo storico-sociale che coin­volge attivamente il soggetto che produce, conosce e trasforma la realtà17.

Le altre categorie che Lenin - sulla scorta dell’ultimo Engels18 - pone al centro della propria lettura e rielaborazione della logica hegeliana, sono la compenetrazione degli opposti (l’azione reciproca) e il salto qua­litativo (l’interruzione di gradualità), da lui contrapposte al pensiero dogmatico, rigidamente ancorato alle antinomie kantiane, che non è in grado di cogliere gli intimi intrecci e i costanti mutamenti della realtà19.

Nel complesso, la battaglia filosofica e politica condotta da Lenin in nome della (e grazie alla) logica dialettica riformula all’altezza dei pro­blemi e delle priorità dei suoi tempi la polemica condotta da Hegel con­tro la logica dell’intelletto astratto e contro le sue caratteristiche generi­cità e unilateralità20.

 

5. Nella Russia sovietica, negli anni successivi alla Rivoluzione d’Ot­tobre e per tutti gli anni Venti del Novecento, si accende un ampio di­battito tra i dialettici (la scuola di Abram Deborin), che affidavano alla filosofia il compito di fornire una fondazione teorica della linea politica del partito e di guidare in modo unitario i vari campi delle scienze sociali e naturali, e i meccanicisti (Stepanov, Aksel’rod, Timirijazev), che nega­vano alla filosofia lo statuto di disciplina autonoma ed unificante, soste­nendo che essa dovesse limitarsi a chiarire i concetti e le leggi della scienza senza interferire nelle sue ricerche sulla base di principi stabiliti a priori, andando così a identificarsi essenzialmente con i risultati delle scienze naturali. La fine della controversia tra dialettici e meccanicisti - entrambi accusati di revisionismo filosofico, di mancata ortodossia leni­nista e di scarsa attenzione per la lotta di classe - coincise con la fine della NEP (1921-1929) e con la definitiva bolscevizzazione della filosofia21.

 

6. Nel “marxismo occidentale”, invece, si cerca in quegli stessi anni di valorizzare in modo fecondo e produttivo la lezione del leninismo. Men­tre il Lukàcs dei primi anni Venti del Novecento, tra Storia e coscienza di classe (1923) e Lenin. Unità e coerenza del suo pensiero (1924), so­stiene la necessità di ricollegare Marx direttamente a Hegel, ovvero di riattualizzare l’aspetto rivoluzionario del pensiero di Marx mediante il rinnovamento e lo sviluppo della dialettica hegeliana al fine di pensare la mediazione tra classe e politica, tra parte e tutto22, Gramsci elabora il pa­radigma della “traducibilità” dei linguaggi per esprimere la possibilità di convertire la sintassi politica in termini filosofici e viceversa. In tal modo Gramsci concepisce il leninismo come l’equivalente sul piano pratico e politico di ciò che la dialettica costituisce sul piano filosofico23.

Un’ulteriore tappa dell’influenza di Hegel sulla storia filosofica e po­litica del Novecento è rappresentata dall’analisi della Rivoluzione bolsce­vica condotta da Theodor Wiesengrund Adorno (1903-1969) nei termini di un ritorno alla lettura leniniana della Scienza della logica al fine di po­ter articolare teoricamente la prassi possibile24.

Completano il volume due contributi che, rileggendo la hegeliana Fe­nomenologia dello spirito (in particolare il capitolo La libertà assoluta e Ì terrore) tracciano una linea di continuità - strettamente concettuale - tra gli esiti della Rivoluzione francese e gli esiti della Rivoluzione d’Ottobre25, e una postfazione, che ricostruisce il “momento hegeliano” nella fondazione del partito comunista russo (bolscevico), inteso come un’esperienza collettiva di autocoscienza, che costituisce al tempo stesso la difesa e la messa in pratica di una concezione profondamente hegeliana della politica26


Riferimenti bibliografici
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La Rivoluzione d’ottobre e ilpensiero di Hegel, Mimesis Edizioni, Milano-Udine.
Id., 2022b
“Dialettica hegeliana, oggettivismo e compenetrazione degli opposti. Il pensiero di Lenin tra filosofia e politica”, in ALESSANDRONI 2022a, pp. 19-32.
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“Nei Quaderni filosofici di Lenin: lo studio della Logica e la lettura del proprio tempo”, in Alessandroni 2022a, pp. 147-160.
Id., 2022d
“Traducibilità dei linguaggi: leninismo e dialettica hegeliana nel pensiero di Antonio Gramsci”, in ALESSANDRONI 2022a, pp. 233-247.
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Lenin e la dialettica. Teoria e prassidiun metodo rivoluzionario, introduzione di E. Ales- sandroni, Mimesis Edizioni, Milano.
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“Postfazione. Il momento hegeliano nell’organizzazione e nella coscienza politica”, in Alessandroni 2022a, pp. 275-287.
Engels, Friedrich, 2009
Ludwig Feuerbach e il punto di approdo della filosofia classica tedesca, introduzione, traduzione e note a cura di G. Sgro’, Edizioni La Città del Sole, Napoli.
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“L’hegelismo russo fra conservatorismo e rivoluzione”, in ALESSANDRONI 2022a, pp. 203­231.
Guzzone, Giuliano, 2018
Gramsci e la critica dell’economia politica. Dal dibattito sulliberismo alparadigma della “traducibilità”, Viella, Roma.
Kouvélakis, Stathis, 2022
“Lenin lettore di Hegel”, in ALESSANDRONI 2022a, pp. 33-75.
Lemos Paiva, Mikhael, 2022
“The Engelsian Prism: Roots and Influences of Vladimir Lenin’s Reading of Hegel”, in Alessandroni 2022a, pp. 119-145.
Losurdo, Domenico, 2022
“L’Urss con le lenti di Hegel”, in ALESSANDRONI 2022a, pp. 249-273.
Raimondi, Edoardo, 2022
“Alexandre Kojève: dalla Russia rivoluzionaria alle lezioni sulla Fenomenologia dello Spi­rito”, in ALESSANDRONI 2022a, pp. 161-183.
SGRO’, GIOVANNI, 2016
«Ciò che è razionale, diventa reale e ciò che è reale, diventa razionale». Per una rilettura dell’identità hegeliana di razionale e reale, “Annuario filosofico”, n° 32 (2016), pp. 96­121.
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Forgiata con l’«unico metallo della libertà». L’interpretazione e lo sviluppo critico della Filosofia del diritto di Hegel in Eduard Gans, “Archivio di storia della cultura”, XXX, pp. 285-308.
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Friedrich Engels e ilpunto d’approdo della filosofia classica tedesca, Orthotes Editrice, Napoli-Salerno 2017.
Id., 2019
Natura, storia e linguaggio. Studi su Marx, Edizioni La Città del Sole, Napoli 2019.
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“Marx e il modo di produzione asiatico”, in Massimilla, Edoardo - Morrone, Giovanni (a cura di), La Germania e l’Oriente. Filologia, filosofia, scienze storiche della cultura, Liguori Editore, Napoli 2020, pp. 59-77.
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“Tappe e percorsi della dialettica hegeliana”, in ALESSANDRONI 2022, pp. 11-18.
Vander, Fabio, 2022
“Dialettica e rivoluzione. Su Lukacs interprete di Lenin”, in ALESSANDRONI 2022a, pp. 103-117.
VÉLEZ, MARCELA — ROCCO, VALERIO, 2022
“Lenin tra Hegel e Adorno: una lettura dialettico-negativa della Rivoluzione russa”, in Alessandroni 2022a, pp. 185-201.
Note
1 Questa rassegna è la versione rielaborata della mia prefazione SGRO’ 2022.
2 Cfr. Finocchiaro 2022.
3 Cfr. Kouvélakis 2022.
4 Su queste tematiche mi permetto di rinviare ai miei seguenti studi: SGRO’ 2016; Id. 2017a.
5 Cfr. ENGELS, 2009, pp. 53-65. Per un’analisi dettagliata del saggio di Engels e per una valutazione storiografica della sua influenza sulla filosofia marxista e sulla storiografia filosofica del Novecento, mi permetto di rinviare a SGRO’, 2017b, pp. 65-101 e 144-151.
6 Cfr. Finocchiaro 2022.
7 Cfr. Kouvélakis 2022.
8 Cfr. Finocchiaro 2022. Su queste tematiche si veda anche il prezioso e importante lavoro di AVANZI 2020, pp. 64-89.
9 Sulla strategia difensiva assunta da Marx ed Engels nei confronti delle critiche che furono loro rivolte, in particolare all’accusa di aver offerto un’interpretazione economicistica della storia, che farebbe derivare ogni evento storico e ogni “epifenomeno sovrastrutturale” dal tipo di struttura economica di volta in volta dominante, mi permetto di rinviare a SGRO’ 2017b, pp. 103-119; Id. 2019, pp. 59-78.
10 Al riguardo mi permetto di rinviare a SGRO’ 2020, in particolare pp. 69-77.
11 Cfr. Lemos Paiva 2022. Su queste tematiche si vedano Avanzi 2020, pp. 23­39 e ID. 2022. Al riguardo mi permetto di rinviare anche a SGRO’ 2017b, pp. 121-125 e 132-144.
12 Cfr. Avanzi 2020, pp. 39-64. Anche in questo caso mi permetto di rinviare a SGRO’ 2017b, pp. 126-131.
13 Cfr. Avanzi 2022; Finocchiaro 2022; Kouvélakis 2022. Si veda anche Avanzi 2020, pp. 125-133.
14 Cfr. Avanzi 2022; Finocchiaro 2022.
15 Cfr. Avanzi 2020, pp. 134-147.
16 Cfr. Lemos Paiva 2022.
17 Cfr. AVANZI 2022; FINOCCHIARO 2022; KOUVÉLAKIS 2022; VÉLEZ — ROCCO 2022. Si veda anche AVANZI 2020, pp. 149-160. Su queste tematiche mi permetto di rinviare anche a SGRO’ 2017b, pp. 155-171; ID., 2019, pp. 23-41.
18 Cfr. Kouvélakis 2022; Lemos Paiva 2022. Sul sistema dialettico della natura elaborato dall’ultimo Engels si veda SGRO’ 2017b, pp. 30-47.
19 Cfr. Alessandroni 2022b e 2022c.
20 Cfr. Id. 2022c.
21 Cfr. Finocchiaro 2022.
22 Cfr. Vander 2022.
23 Cfr. ALESSANDRONI 2022d. Sul paradigma gramsciano della “traducibilità” dei linguaggi non posso che rimandare all’ottimo studio di GUZZONE 2018.
24 Cfr. Vélez/Rocco 2022.
25 Cfr. Losurdo 2022; Raimondi 2022.
26 Cfr. Azzarà 2022.

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