lunedì 29 maggio 2023

Filosofie del lavoro e sviluppi del movimento operaio - Paolo Massucci

Da: https://www.lacittafutura.it - Paolo Massucci, Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni.

Vedi anche: FILOSOFIE DEL LAVORO. FILOSOFIE AL LAVORO 



Nell’ambiente di lavoro, dove si realizza la valorizzazione del capitale mediante l’estrazione del pluslavoro, si formano anche ideologie determinanti per il movimento operaio: sembra oggi prevalere una acritica e piatta adesione e deferenza nei confronti delle opinioni e delle direttive del potere, il conformismo. 


L’interessante videoconferenza "Filosofie del lavoro. Filosofie al lavoro" (Il prezzo della libertà. L'invenzione del lavoro), del 28 gennaio 2020 di Enrico Donaggio, coinvolge questioni centrali del pensiero marxista che potrebbero spiegare alcuni motivi per cui il movimento socialista e comunista non sia riuscito a soppiantare il sistema capitalistico e fare luce sul processo storico in corso per pensare i possibili destini della società mondiale e "che fare" oggi. La storia delle filosofie del lavoro si intrecciano con il corso della storia e gli sviluppi dei diversi pensieri politici e filosofici.

Le ragioni per le quali il proletariato nei Paesi avanzati non ha abbracciato in massa la lotta rivoluzionaria contro il capitalismo, per quanto sia possibile comprendere, sono complesse e multifattoriali. Le spiegazioni fornite dai diversi pensatori hanno tutte una loro validità, ma ciascuna circoscritta ad una situazione determinata, piuttosto che una valenza definitiva applicabile alla storia universale del movimento operaio. In particolare, con lo sguardo di oggi, sembra troppo semplicistica la conclusione di Simon Weil, secondo cui la disumanizzazione del lavoro dell'operaio di massa presso la catena di montaggio nella fabbrica fordista condurrebbe all'annientamento dello spirito, delle capacità di pensare e di ribellarsi, quindi alla resa del movimento operaio. È plausibile un’analogia con quanto descritto da Primo Levi, fatte le dovute proporzioni, sugli internati nei campi di sterminio nazisti di Se questo è un uomo. In tale modello, secondo una prospettiva psicoanalitica, si potrebbe dire che la reazione dell'individuo al trauma della fatica fisica estrema, dell'umiliazione di essere trattato come uno strumento e obbligato al gesto ripetuto, come un automa, senza alcuna partecipazione - e neppure comprensione - allo scopo del lavoro, farebbe emergere nel soggetto stesso una difesa psichica consistente nella dissociazione dal mondo reale; in linguaggio tecnico un ritiro della libido dall'oggetto esterno. Pur avendo questa tesi un suo fascino e certamente una sua verità, la conclusione della soppressione dello spirito rivoluzionario quale conseguenza della costrizione ad un lavoro alienante, ripetitivo, privato della componente cognitiva e decisionale, appare, a ben vedere, in buona parte smentita da quanto si è potuto osservare con il superamento della fabbrica fordista. Infatti, con la trasformazione organizzativa e tecnica del lavoro nelle aree a più avanzato sviluppo tecnologico dell'industria post-fordista, non si è assistito ad una ripresa del movimento rivoluzionario.

domenica 21 maggio 2023

Prenderemo nelle mani il nostro destino? - Alessandra Ciattini

Da: la citta futura - Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia alla Sapienza, è Docente UniGramsci (https://www.unigramsci.it) ed è editorialista de la citta futura. 



Nel futuro si prefigurano vari scenari che non escludono l’ipotesi della complicata costruzione di un polo internazionale dei lavoratori. 


Bisogna essere consapevoli che è oggi assai arduo tentare di prefigurare il nostro destino, detto in termini più precisi, come si svolgerà e si costruirà il nuovo ordine mondiale, il quale probabilmente ristrutturerà le nostre vite dalle fondamenta con violente scosse; vite ormai rinserrate in un angusto e solitario spazio privato [1]. Probabilmente proprio l’immensità di ogni tentativo del genere allontana la gente comune dalla volontà di prendere atto della gravissima situazione in tutta la sua complessità e la rende docile e rassegnata al peggio che – mi auguro di no – potrebbe rovesciarsi su di noi. Nello stesso tempo è possibile ascoltare interviste o leggere articoli in cui si parla della necessità di mantenere l’attuale ordine ritenuto democratico, di multipolarismo, o ancora di multilateralismo, e si indica anche in buona fede e con certa saggezza quale ipotesi sarebbe più opportuno sostenere con adeguate attività militanti per garantire l’umanità dalla sua cercata autoestinzione.

Se leggiamo le parole dell’eminente Josep Borrell, la prima ipotesi, ossia difendere l’egemonia del blocco occidentale, significa che questo deve continuare ad aiutare l'Ucraina, altrimenti questa cadrà nel giro di pochi giorni, in poche parole continuare la guerra senza prendere in considerazione quali rischi essa comporti. Ciò significa – specifica il rappresentante europeo – impiegare le risorse non per aumentare il benessere della popolazione, per gli ospedali, le scuole, le città, ma necessariamente per gli armamenti, perché la Russia metterebbe in pericolo la stabilità del mondo fondato sulle “regole democratiche”. Ipotesi inaccettabile, perché si fonda sul sostegno ad un sistema egemonico distruttivo che ha mostrato la sua strategia sanguinaria sin dalla fine della seconda guerra mondiale e che è disposto a sacrificarci tutti in senso letterale, pur di riconquistare come un vampiro nuova vitalità a nostro danno.

Borrell si felicita che il cosiddetto Occidente sia compatto (cosa ovviamente falsa) dinanzi alla minaccia russa, tuttavia ha capito che quest’ultimo non ha più il sostegno, con varie sfumature, dei paesi extra-occidentali. Tra l’altro si noti che gli Usa stanno facendo pressioni sul Sud Africa perché questo rispetti il mandato di arresto della Corte penale internazionale contro Putin, quando quest’ultimo si recherà in quel paese per partecipare al vertice dei Brics del prossimo agosto.

mercoledì 17 maggio 2023

Verità sulla Nakba - Ilan Pappè

Da: https://pagineesteri.it - Questa intervista è stata pubblicata dal quotidiano iI Manifesto https://ilmanifesto.it/la-verita-sulla-nakba - Ilan Pappè è uno storico israeliano.

Vedi anche: La Nakba - Joseph Halevi


Pagine Esteri, 15 maggio 2023 – Nei giorni in cui Israele celebra la sua fondazione 75 anni fa, i palestinesi sono impegnati con raduni, sit in, conferenze, dibattiti a tenere viva la memoria della Nakba, la loro «catastrofe nazionale» parallela alla nascita dello Stato ebraico nel 1948. Una memoria fatta di esilio per centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini diventati profughi in campi allestiti nei paesi arabi vicini, di case e terre perdute e poi confiscate, di famiglie divise per sempre. Eppure, per quanto sia sempre viva e duratura tra i palestinesi, più parti, non solo Israele, spingono per spegnerla, per impedire che sia riconosciuta e prenda il posto che merita nella storia. Ne abbiamo parlato con lo storico Ilan Pappè, docente all’Università di Exeter, autore di saggi sulla storia di Israele e della Palestina tradotti in molte lingue.

Professor Pappè perché la Nakba viene oscurata, perché è sempre più difficile parlarne in pubblico?

domenica 14 maggio 2023

L’inflazione è da profitti - Joseph Halevi

Da: https://contropiano.orghttps://sinistrainrete.info - Joseph Halevi, Universita' di Sydney in Australia da cui si e' pensionato nel 2016. Dal 2009 insegna economia nel programma Master di giurisprudenza presso l' International University College a Torino. 


Pubblichiamo il testo leggermente rivisto e ampliato dall’autore, scritto da Joseph Halevi come introduzione all’opera collettiva (Giacomo Cucignatto e altri), “L’inflazione. Falsi miti e conflitto distributivo”, edizioni Punto Rosso, Milano, marzo 2023 (https://contropiano.org



Dal 2020 l’economia mondiale è rientrata in un periodo di inflazione. Contrariamente al precedente episodio, avvenuto nel periodo che va dai primi anni Settanta ai primi anni Ottanta, questa volta le cause sono assai chiare.

Nel primo episodio le condizioni europee dell’inflazione furono diverse da quelle statunitensi, mentre il Giappone subì da un lato un’inflazione importata e dall’altro ricevette dagli Stati uniti un cazzotto monetario in piena faccia – rappresentato dalla rapida e ripidissima rivalutazione dello yen – tale che avrebbe travolto anche un paese come la Germania, fortunatamente protetta dallo scudo rappresentato dall’area commerciale della CEE, già allora sbocco principale del suo export.

Il Giappone invece pur non avendo un hinterland economico resistette alquanto bene rafforzando grandemente il livello tecnologico e la proiezione mondiale della sua industria.

In quegli anni in Europa occidentale maturò un conflitto distributivo tra lavoro e capitale intenso e pluriennale in Gran Bretagna ed in Italia, che in ambo i paesi si spense in forme diverse tra l’ultimo biennio degli anni Settanta e i primissimi anni del decennio successivo.

giovedì 11 maggio 2023

Marx e la cultura antica: tra Epicuro e Catilina - Luciano Canfora e Mauro Bonazzi

Da: Fondazione Circolo dei lettori - Luciano Canfora, filologo, storico, saggista, professore emerito dell’Università di Bari, membro del Consiglio scientifico dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana e direttore della rivista Quaderni di Storia, Dedalo Edizioni. (Luciano Canfora Podcast) - 
Mauro Bonazzi insegna Storia della filosofia antica presso l'Università di Utrecht e l'Università Statale di Milano. Ha insegnato anche a Clermont-Ferrand, Bordeaux, Lille e all'École Pratique des Hautes Études di Parigi. Specialista del pensiero politico antico, di Platone e del platonismo.

                                                                             

lunedì 8 maggio 2023

USB Convegno "il salario che non c'è" - GIORGIO CREMASCHI

Da: USB Corte - Giorgio Cremaschi È stato presidente del Comitato Centrale della FIOM, l'organizzazione dei metalmeccanici della CGIL, dal 2010 al 2012. Dal 12 gennaio 2019 al 12 maggio 2021 è stato Portavoce nazionale di Potere al Popolo!.

                                                                          

sabato 6 maggio 2023

FILOSOFIE DEL LAVORO. FILOSOFIE AL LAVORO



(1/4) - FILOSOFIE DEL LAVORO. FILOSOFIE AL LAVORO - Matteo D’Alfonso (Università di Ferrara) "Momenti di una filosofia del lavoro nel Novecento" 

(2/4) - FILOSOFIE DEL LAVORO. FILOSOFIE AL LAVORO- Enrico Donaggio (Università di Torino) "Il prezzo della libertà. L’invenzione del lavoro" 

    

(3/4) - FILOSOFIE DEL LAVORO. FILOSOFIE AL LAVOROEnrico Donaggio (Università di Torino) "Un’altra libertà. Reinventare il lavoro" 

(4/4) - FILOSOFIE DEL LAVORO, FILOSOFIE AL LAVORO - Giancarlo Gaeta (Università di Firenze): "Il diario di Simone: la subordinazione che non ti aspetti"

mercoledì 3 maggio 2023

Klossowski e la moneta vivente Considerazioni di un avvocato del diavolo - Roberto Fineschi

Da: Roberto Fineschi (Marx. Dialectical Studies) è un filosofo italiano. Membro del comitato scientifico dell’edizione italiana delle Opere di Marx ed Engels. - Trascrizione leggermente rivista della conferenza tenutasi on line sulla pagina facebook di Settima lettera il 1 aprile 2022. 


Klossowski e la moneta vivente. Considerazioni di un avvocato del diavolo1

Dal mio intervento traspariranno chiaramente le mie limitate conoscenze su questo tema. Spero che mi scuserete e che considererete i miei commenti come delle note da parte di un non addetto ai lavori che cerca di entrare in un mondo con il quale non ha particolare familiarità. Questo per avvisare, da una parte, di prendere con la dovuta cautela i miei rilievi e, dall’altra, di considerarli come interventi dell’avvocato del diavolo, di qualcuno che legge e solleva delle possibili obiezioni.

Ho studiato con interesse il testo di Klossowski, trovando alcune difficoltà interpretative sulla sua articolazione complessiva. Naturalmente non posso che commentarlo alla luce della mia specializzazione, vale a dire la filosofia classica tedesca e, soprattutto, Marx, autore nel quale il tema del denaro è assolutamente centrale e in maniera trasversale, tanto nell’opera giovanile che in quella matura. Partiamo dal titolo: moneta vivente. Qui il primo dubbio: moneta o denaro? C’è infatti subito un problema di traduzione che si riscontra anche nelle edizioni francesi del Capitale; in Marx denaro e moneta sono categorie distinte e questo in francese creò problemi a lui stesso, costringendolo a spiegare in nota le sfumature di significato e le differenze categoriali tra i due termini2. La domanda per Klossowski dunque è: a quale delle due categorie sta pensando? Secondo me intende quello che, in termini marxiani, è il denaro.

L’aggettivo “vivente”, invece, immediatamente mi ha fatto pensare alla teoria del feticismo dove il punto chiave per Marx è che il denaro non è una cosa, ma un rapporto sociale che si “cosifica” in un oggetto materiale, ma non per questo cessa di essere un rapporto sociale. In questo senso è di per sé un vivente; non in termini eminentemente biologici evidentemente, ma perché esiste solo nella misura in cui si dà una società mercantile, di scambio e, anzi, in questa società mercantile rappresenta l’incarnazione assoluta della socialità in un oggetto; è quindi un simulacro per eccellenza, l’universalità della società mercantile resasi oggettuale in un materiale. Questo suo carattere “vivente” non si deve certo alla sua fisicità, ma al fatto che esiste la società mercantile. La connessione tra l’oggetto inerte e la vita in Marx assume tale forma: l’oggetto denaro è di per sé vivente nella misura in cui rappresenta questo rapporto sociale. A mio parere, qui si riscontrano delle differenze tra la concezione giovanile di Marx e quella del Capitale, che saranno utili per sollevare dei rilievi a Klossowski3.

lunedì 1 maggio 2023

Facciamo come in Francia - Alessandra Ciattini

Da: la citta futura - Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia alla Sapienza, è Docente UniGramsci (https://www.unigramsci.it) ed è editorialista de la citta futura. 


I lavoratori francesi dimostrano di essere disposti a lottare fino in fondo per difendere i nostri diritti. E noi?


Come è noto ormai quasi a tutti, in Macronia, utilizzando l’antidemocratico articolo 49-3 della Costituzione, accompagnato da misure antisciopero e da violenti attacchi della polizia contro i manifestanti, il 14 aprile il Consiglio costituzionale ha comunicato la sua decisione; decisione che non ha sorpreso nessuno. Questo organismo è stato istituito nel 1958, quando il generale De Gaulle fece il suo colpo di Stato dando alla luce la Quinta Repubblica [1], e la sua funzione è quella di stabilire la legittimità costituzionale delle leggi organiche e dei regolamenti parlamentari, inoltre vigila sullo svolgimento delle elezioni. È formato da nove membri non eletti, ma scelti dal presidente della Repubblica, dal presidente dell’Assemblea nazionale e da quello del Senato, i quali provengono dagli ambienti vicini al potere e agiscono come guardiani di quest’ultimo.

Con questa decisione si è considerata legittima la cosiddetta riforma del sistema pensionistico, secondo la quale i francesi dovranno lavorare fino a 64 anni (prima fino a 62), dovranno versare allo Stato i contributi pensionistici per due anni di più, e sono aboliti i regimi speciali che sancivano trattamenti rispettosi dei diversi tipi di attività. Ma il Consiglio costituzionale non si è limitato a questo: ha respinto anche l’ipotesi di celebrare un referendum su questa importantissima questione, ossia ha rigettato il RIP (Référendum d’Initiative Partagée) proposto da NUPES, ossia il raggruppamento politico diretto da Jean-Luc Mélenchon.