mercoledì 22 dicembre 2010

Sulla "Vorrede" Hegeliana - Stefano Garroni -



 Lo scopo, che mi propongo, è mostrare come, nella prospettiva dialettica di Hegel (e di Marx, il quale, sia pure con certe modifiche, la riprende e continua), la dimensione oggettiva del movimento storico non solo non si oppone al momento della soggettività, ma addirittura fa di quest´ultimo una sua componente essenziale.

 In questo senso dobbiamo riconoscere che brevi scritti del giovane Lukàcs - come il suo Lenin e l´altro saggio intitolato Cos´è il marxismo ortodosso-, in contrapposizione a quel marxismo oggettivista e scientista, che andò progressivamente imponendosi nella Terza Internazionale, segnando -per qualche aspetto-  una sorta di rivincita di Plachanov su Lenin, son capaci ancora oggi di indicarci una prospettiva di ripresa della riflessione dialettica, particolarmente adeguata ai problemi del tempo, che viviamo.

 Per far ciò mi servo di un noto ed importante testo di Hegel, ovvero della sua Prefazione/Vorrede alla Fenomenologia dello spirito; nel corso della cui analisi parziale, cercherò di mostrarne anche essenziali consonanze con le posizioni di Marx. Due ultime precisazioni.

 In realtà, non esamineremo la totalità del testo hegeliano, né quindi tutta la ricchezza dei temi, in esso trattati: ci limiteremo piuttosto a chiarire (a cercar di chiarire) cosa qui Hegel intenda per comprensione della filosofia e come quest´atto -questo comprendere- impliciti la mediazione di logica e storia, di soggettivo ed oggettivo.

giovedì 2 dicembre 2010

Introduzione al Seminario sullo Stato - Stefano Garroni -

Introduzione al Seminario sullo Stato
Martedì 16 novembre 2010
Trascrizione dell’intervento del Prof. Stefano Garroni.
(Ci scusiamo per eventuali  errori o refusi nel testo, dovuti alla difficoltà di riportare in forma scritta un intervento orale )


Sono ..come dire…un pochino imbarazzato… nel senso che mi vado convincendo sempre di più della assoluta miseria in cui noi viviamo quotidianamente, per cui qualunque ragionamento che abbia un minimo di spessore, sembra una cosa dell’altro mondo, che non ha senso. E questo comporta evidentemente una enorme difficoltà, perché qualunque argomento tu vai ad affrontare, o lo affronti abbandonando il punto di vista che questa società ti propone, dell’interesse immediato, della tua piccola vita, del tuo piccolo mondo, o abbandoni questo, ed entri in un’altra dimensione, la dimensione dei problemi, dell’analisi obbiettiva dei problemi, del punto di vista universale dei problemi, oppure, se non fai questo salto, non capisci nulla, tutto diventa assurdo. E allora l’imbarazzo è proprio questo… 

mercoledì 17 novembre 2010

Kritik der politischen Oekonomie, Religionskritik und Humanismus der Praxis - Franz Hinkelammert -


Problemi dell’umanesimo oggi.

Traduciamo l'articolo di Franz Hinkelammert -apparso col titolo Kritik der politischen Oekonomie, Religionskritik und Humanismus der Praxis. nel numero 2 del 2010 della rivista comunista tedesca Marxistische Blaetter-, perché ha segnato l'inizio di un dibattito, apparso successiamente sulla stessa rivista, e che  ci sembra di notevole interesse nell'attuale fase politica e culturale. Ovviamente, in seguito, daremo conto dell'intero dibattito.


Una precisazione/obiezione (anche se è dubbio, che possa resistere ad una critica sensata): Hinkelammert afferma che a ben vedere il paradigma marxiano della critica alla religione vale piuttosto come un criterio per differenziare quest’ultima, non come un attacco contro la relligion, anche se invece Marx se ne serve per dimostrare che, in certe condizioni storiche, la religione in quanto tale diviene superflua. Dunque, il paradosso a cui Hinkelammert perviene, da un lato, è la sostanziale accettazione della valutazione di Marx sulla religione; nello stesso tempo, però, da ciò egli non ne ricava la sostanziale storicità o caducità. (Stefano Garroni) 



Nelle crisi in  cui oggi viviamo e che si annciano per il futuro, è senza dubbio necessario discutere che cosa, oggi, può significare l’umanesimo. Intendo presentare al proposito alcune tesi. Ma prima di far ciò, vorrei rapidamente analizzare che cosa l’umanesimo ha significato nella modernità. Intendo far ciò molto rapidamente e dunque abbordare un momento chiave della nostra storia, che è strettamente legato a ciò che, oggi, l’umanesimo può significare. Questo momento chiave è la Rivoluzione francese. Essa avviene in un momento, in cui il mercato mondiale si è costituito come mercato capitalistico. L’umanesimo della Rivoluzione francese è ancora per lo più (äußerst) ridotto ad un umanesimo dell’uomo astratto, il quale è visto come proprietario. Ma questa stessa Rivoluzione francese, che sbocca in una pura rivoluzione borghese, nello stesso tempo fonda le categorie, partendo dalle quali è possibile fondare un nuovo umanesimo.

domenica 14 novembre 2010

Laicità e cultura*- Alessandra Ciattini -

*intervento al III Festival Mediterraneo, 23 ottobre 2010

Questo intervento è articolato in vari punti, che indico per facilitare la comprensione. Prende spunto dalla scissione tra vita materiale e vita spirituale, che a mio parere caratterizza la società contemporanea. Cerca di mostrare perché si è prodotta tale scissione e ne descrive alcune significative manifestazioni. Tenta di dar sostanza alla tesi che solo l'approccio laico alle diverse manifestazioni sociali e culturali può ricomporre tale scissione. Infine, illustra come la laicità affronta il problema della morte, a cui generalmente si pensa possa dare una risposta efficace solo la religione. Sottolineo che considero le diverse religioni manifestazioni culturali, che differiscono dalle altre forme di concezioni del mondo per il loro riferimento al sovrannaturale.


1) La scissione tra vita materiale e vita spirituale.                                                                                 

Il mio breve intervento prende le mosse dall'analisi delle trasformazioni culturali e sociali innescate dal cosiddetto processo di mondializzazione, accompagnato come è noto da una sorta di revival religioso, che si manifesta nella diffusione dei Nuovi Movimenti Religiosi. Come si vedrà questa prospettiva è giustificata dal fatto che il risultato di questi profondi cambiamenti sembra riproporre la tradizionale dicotomia vita materiale / vita spirituale, che – come cercherò di mostrare – è del tutto inaccettabile dal punto di vista laico, così come lo intendo. 

La fine del socialismo est-europeo ha segnato ed ha accompagnato l'inizio di una nuova fase della società capitalistica, nella quale il mercato è divenuto lo strumento regolatore della vita sociale nella sua complessità e differenziazione, facendo saltare gradualmente tutte quelle misure e quelle tutele che ne limitavano il pieno funzionamento e ostacolavano il successo della ragione economica. Così, per esempio, sono stati ripensati i rapporti lavorativi, tenendo presente solo la logica del profitto e trascurando scientemente il rispetto di quei diritti (diritto al lavoro, ad un'adeguata retribuzione, alla salute, alla sicurezza) riconosciuti formalmente a livello internazionale e nazionale (la nostra Costituzione). Il risultato è stato l'abbassamento del costo del lavoro, l'incremento del lavoro precario e della disoccupazione soprattutto tra i giovani (si tratta di fenomeni internazionali e quindi non solo italiani). Si è cercato di dare un'altra organizzazione al settore dell'educazione e della conoscenza (scuola, università, enti di ricerca, istituzioni culturali etc.), che in nome della modernizzazione e della razionalizzazione, ha legato sempre di più queste istituzioni al mercato e alle imprese, professionalizzando i corsi di studio e subordinando la ricerca all'individuazione e produzione di innovazione tecnologica allo scopo di produrre oggetti competitivi sul mercato mondiale.

domenica 10 ottobre 2010

V. GIACCHE': caduta tendenziale del saggio di profitto

L'importante, nel loro horror di fronte alla caduta del saggio di profitto,
è però Ia sensazione che il modo di produzione capitalistico
nello sviluppo delle forme produttive incontri dei limiti,
che in sé e per sé non hanno nulla a che vedere con la produzione della ricchezza,
e questo limite peculiare testimoni la limitatezza
e il carattere soltanto storico di questo modo di produzione,
e il fatto che esso non è il modo di produzione assoluto
per Ia produzione della ricchezza, ma anzi giunto a un certo stadio
entra in conflitto con il proprio sviluppo ulteriore"
[Marx, Manoscritto del III libro del Capitale]

A quanto pare non è proprio possibile liberarsi di Marx. E dire che sembrava
fatta. Appena venti anni fa" con il crollo – più farsesco che tragico (le tragedie
sarebbero seguite a breve) - dei regimi dell'est europeo e la vittoria del
capitalismo in salsa thatcheriano-reaganiana, anche su Marx e le sue teorie sembrava
calato definitivamente il sipario. Sembrava che la pagina del marxismo
fosse stata definitivamente voltata e che gli scritti di Marx fossero ormai destinati
agli storici e ad un pugno di nostalgici fuori dal tempo. I volumi dell'edizione
delle opere di Marx ed Engels che nella ex Berlino est dei primi anni novanta
affollavano le bancarelle dei libri usati tra il disinteresse dei passanti sembravano
costituire la prova migliore di questo destino.
Purtroppo, però, per risolvere ed eliminare le contraddizioni del reale non
basta sostenere che esse non esistono. E questo vale per gli individui come per
le società. Anche per la società capitalistica dei nostri giorni, o "economia di
mercato" che dir si voglia. E così, nel 2007, è arrivata la crisi che dura tuttora.

Dello storicismo... -Stefano Garroni- Parte prima:

La storia dalla religione alla laicità.
Dalla trascendenza alla immanenza politica.

Diciamo che <storicismo> si può usare almeno in due accezioni: (1) quella illuministica, il cui senso sta nel ricercare sempre la ragione degli accadimenti –anche se, secondo certa critica, questa stessa ragione illuministica era di per sé astorica; (2) l’accezione ottocentesca, per la quale valeva la dicotomia tra ragione e storia e, quindi, risultava negata la dimensione storico-filosofica del pensiero illuministico: tuttavia, tale dimensione aveva, invece, già dato segno di sé nella Querelle circa la superiorità degli antichi o dei moderni, senza la quale, per altro, non si sarebbe data alcuna enfatizzazione della modernità e del progresso.

domenica 3 ottobre 2010

Brecht, Lode della dialettica

L'ingiustizia oggi cammina con passo sicuro.
Gli oppressori si fondano su diecimila anni.
La violenza garantisce: Com'è, così resterà.
Nessuna voce risuona tranne la voce di chi comanda
e sui mercati lo sfruttamento dice alto: solo ora io comincio.
Ma fra gli oppressi molti dicono ora:
quel che vogliamo, non verrà mai.

Chi ancora è vivo non dica: mai!
Quel che è sicuro non è sicuro.
Com'è, così non resterà.
Quando chi comanda avrà parlato,
parleranno i comandati.
Chi osa dire: mai?
A chi si deve, se dura l'oppressione? A noi.
A chi si deve, se sarà spezzata? Sempre a noi.
Chi viene abbattuto, si alzi!
Chi è perduto, combatta!
Chi ha conosciuto la sua condizione, come lo si potrà fermare?
Perché i vinti di oggi sono i vincitori di domani
e il mai diventa: oggi!

domenica 26 settembre 2010

Il testamento politico e filosofico di Stalin - Hans Heinz Holz-

IL TESTAMENTO POLITICO E FILOSOFICO DI STALIN
Intervento presentato al convegno da Hans Heinz Holz

Lenin ha sempre affermato che il marxismo non è un sistema dogmatico di proposizioni rigide: al contrario, il marxismo, nella sua riflessione teorica, segue il mutamento dei rapporti reali e ne ricava conseguenze mirate alla prassi. La dialettica è quella forma di teoria che descrive, nella varietà dei suoi elementi e momenti, la connessione dell’insieme, che muta nel tempo, quale fondamento del loro svolgimento regolare. Il materialismo dialettico, per i suoi presupposti ontologici generali, è necessario per produrre interpretazioni nuove della realtà. Ogni teoria, infatti, è l’interpretazione di uno stato di fatto descritto (1).

I due scritti tardi di Stalin, compresi tra il 1950 e il 1952, ("Il marxismo e i problemi della linguistica" - "Problemi economici del socialismo nell’URSS") vanno esaminati appunto in questa prospettiva: dalla riflessione contemporanea su uno stato di fatto reale, quegli scritti elaborano una nuova situazione, sia economico-sociale che ideologica e storico-scientifica. Poichè poco dopo morì, Stalin non ebbe la possibilità di tradurre nella prassi il suo pensiero e così gli scritti in questione risultano essere, per così dire, il suo testamento teorico.

sabato 25 settembre 2010

ermanno: Venezuela... verso il socialismo?...

ermanno: Venezuela... verso il socialismo?...: "http://www.giannimina-latinoamerica.it/archivio-notizie/603-tra-successi-e-difficolta-la-rivoluzione-bolivariana-alla-prova-delle-elezioni-p..."

mercoledì 22 settembre 2010

nessuna opposizione entro le maglie del capitalismo, ma si opposizione al capitalismo...

Nessuna opposizione entro le maglie del capitalismo, ma sì opposizione al capitalismo
Hans Heinz Holz  (Marxistiche Blätter, n. 5 – 2007).
(traduzione di Stefano Garroni).

In autunno, commemoreremo un grande evento: la Rivoluzione d’Ottobre, la quale d’un sol colpo cambiò la faccia del mondo. Ora è febbraio: ma il febbraio contiene il nocciolo, che conduce all’ottobre. Nella storia, i Kerenski hanno solo il ruolo dei personaggi di passaggio e i menscevichi erano statisti scoraggiati su un palcoscenico, in cui si svolgeva il dramma della rivoluzione e, come grande protagonista, era indicato Lenin.
Nel dramma della storia, le azioni non hanno la forma armoniosa, che hanno nelle opere artistiche. Gli interludi possono durare a lungo oltre la norma.  Su questo dovremmo riflettere,

ermanno: Storie Partigiane

ermanno: Storie Partigiane: "I partigiani sovietici in Italia furorno circa quattromilacinquecento, oltre settecento nel solo Piemonte. Arrivarono per lo più come prigio..."

martedì 21 settembre 2010

unione sovietica

http://177ermanno.blogspot.com/2010/09/sull-urss.html

Sul partito






Comunisti oggi
Il Partito e i suoi fondamenti teorici

p.18

Un partito che non si limiti a darsi obiettivi di corto respiro e che non voglia adeguarsi, opportunisticamente, alle oscillazioni dell’opinione pubblica, ma che proponga, invece, una conseguente alternativa generale ai problemi, contraddizioni e crisi della società presente, non può assumere concezioni preconcette né decretate semplicemente dalla sua dirigenza, ma deve affidarle ad analisi teoricamente consistenti, elaborarne le conseguenze politiche e sottoporle costantemente a verifica: deve, insomma, assicurarsi il continuo rinvio dall’agire politico alla riflessione teorica e di questa, di nuovo, alla pratica politica.
Se non operasse in questo modo, il partito non corrisponderebbe al particolare ruolo storico della classe che pur pretende organizzare: la “missione storica della classe lavoratrice”.