Da: https://www.facebook.com/vladimiro.giacche - Vladimiro Giacché, è un filosofo e saggista italiano Si è occupato e si occupa principalmente di economia finanziaria e politica, storia dell'economia e della filosofia, con particolare riferimento all'idealismo tedesco e alla tradizione del marxismo. È Responsabile Studi e Marketing Strategico presso la Banca del Fucino (Gruppo Bancario Igea Banca)
"Ho deciso di mettere online La fabbrica del falso. I motivi sono più d'uno. Il primo: il libro, di cui ho riacquistato i diritti un paio d'anni fa, è esaurito da tempo ed essendo già arrivato alla terza edizione non ho intenzione di farne una quarta. Perché i libri hanno una loro vita e perché - come mi si fa notare - oggi dovrei scrivere un tomo di 10.000 pagine vista la valanga di menzogne che si è rovesciata su di noi in questi ultimi anni - e in questi giorni.
E vengo al secondo e più importante motivo. Sono francamente nauseato da quanto sta accadendo intorno a noi in questi giorni. E' vero che la prima vittima della guerra è la verità (e questo vale ovviamente per entrambe le parti in conflitto). Ma qui, almeno per quanto riguarda quello che succede da queste parti, stiamo esagerando anche per gli standard ormai piuttosto bassi vigenti in quelle che furono le democrazie liberali per eccellenza.
Ho deciso di mettere online questo libro dopo aver ascoltato un giornalista del TG2 giustificare la messa in onda DI UN VIDEOGIOCO spacciandolo per riprese della guerra durante un TG con la "disinformazione russa", e dopo aver letto che uno speculatore di borsa che qualcuno si ostina a considerare un filantropo ha paragonato gli ucraini di oggi con gli eroici combattenti che resistettero ai russi a Budapest nel 1944 (cioè le SS naziste e qualche seguace locale che aveva attivamente cooperato a sterminare la folta comunità ebraica ungherese - ed è sicuramente un paragone che inorgoglirebbe il battaglione Azov, se in questo momento non avesse cose più importanti di cui occuparsi).
Si comincia a intravedere anche qualche bastonatura (per ora solo mediatica) di dissenzienti, ovviamente accusati di "intelligenza con il nemico". Nonché la censura delle agenzie di informazione del "nemico".
Mi sembra che si stia davvero oltrepassando una linea rossa, e forse più d'una.
Cosa può fare un libro del genere contro tutto questo? Ben poco ovviamente. E' solo un libro, in fondo.
Per di più, un libro che NON si occupa della guerra in atto. Ma credo sia comunque utile. Perché ha fotografato il momento (dopo l'11/9) in cui - continuo a credere - è iniziato un salto di qualità nella modalità di somministrazione della menzogna nei nostri paesi. E perché descrive METODI di manipolazione e mistificazione dei fatti.
Per ciascuno di questi metodi il libro reca molti esempi, ma gli esempi (su cui in qualche caso il lettore dissentirà, come pure su qualche tesi enunciata in modo troppo tranchant) non sono importanti quanto i pattern, i modelli che si descrivono. Decisivo, in questi giorni, quello della "verità mutilata".
La prima parte del libro (Guerra alla verità, capp. 1-7) tratta di questi modelli, come pure dell'uso mistificatorio di alcune parole chiave (Democrazia, Sicurezza, Mercato, Totalitarismo, Terrorismo).
La seconda parte (La verità del falso, capp. 8-10) è la parte in cui indago le radici di questo ricorso alla menzogna nella realtà sociale del nostro tempo e in alcuni meccanismi di esperienza mediata tipici del contemporaneo.
La terza parte (Strategie di resistenza, capp. 11-15) cerca di individuare alcune modalità di smascheramento della menzogna.
E' un libro composito, che contiene molte cose. Credo che oggi possa essere in qualche modo utile come manuale di autodifesa."
Qui il testo:
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