Se è vero che le attività riguardanti petrolio, gas e minerali non sono situate in tutti i distretti elettorali degli Stati Uniti, lo sono però i loro investitori. I senatori del Texas e di altri Stati occidentali produttori di petrolio e minerali sono i principali lobbisti dell’Ogam, e il settore petrolifero influenza fortemente il Dipartimento di Stato affinché questo fornisca lo scudo della sicurezza nazionale per speciali agevolazioni fiscali al settore.
L’obiettivo politico accessorio è ignorare e rifiutare le spinte ambientaliste a sostituire petrolio, gas e carbone con fonti di energia alternative. Ecco perché l’amministrazione Biden ha sostenuto l’espansione delle perforazioni offshore, ha promosso l’allacciamento dell’oleodotto canadese alla fonte di petrolio più sporca del mondo nelle sabbie bituminose di Athabasca e ha celebrato la rinascita del fracking statunitense.
Un fattore aggiuntivo di politica estera è impedire ai paesi stranieri che non hanno ceduto il controllo del loro petrolio, gas e attività minerarie alle società OGAM statunitensi di competere sui mercati mondiali con i fornitori statunitensi. L’isolamento della Russia (e dell’Iran) dai mercati occidentali ridurrà l’offerta di petrolio e gas, facendo di conseguenza aumentare i prezzi e i profitti delle grandi compagnie Usa.
III) Il terzo grande gruppo oligarchico è il settore simbiotico della finanza, assicurazioni e mercato immobiliare (Fire), che è il moderno successore capitalista-finanziario della vecchia aristocrazia fondiaria postfeudale europea che vive di rendite fondiarie. Poiché attualmente la maggior parte delle abitazioni nel mondo sono occupate dai proprietari (sebbene dopo l’ondata di sfratti Obama post-2008 la percentuale di proprietari che non occupano le case sia in forte aumento), l’affitto dei terreni viene pagato in gran parte al settore bancario sotto forma di interessi sui mutui e ammortamento del debito (con indici crescenti debito/patrimonio poiché i prestiti bancari gonfiano i prezzi delle case). Circa l’80% dei prestiti bancari statunitensi e britannici sono nel settore immobiliare e vanno a gonfiare i prezzi dei terreni per creare plusvalenze, che sono effettivamente esentasse per i proprietari assenti.
Questo blocco bancario e immobiliare incentrato su Wall Street ha una base persino più ampia distretto per distretto rispetto al Mic. A capo del Senato sta il senatore di New York eletto da Wall Street Chuck Schumer, a lungo sostenuto dall’ex senatore del Delaware che rappresentava l’industria delle carte di credito, Joe Biden, e dai senatori del Connecticut del settore assicurativo centrati in quello stato.
A livello nazionale, l’obiettivo di questo settore è massimizzare la rendita fondiaria e le plusvalenze derivanti dall’aumento della rendita fondiaria.
A livello internazionale, l’obiettivo del settore Fire è quello di privatizzare le economie straniere (soprattutto per assicurarsi il vantaggio che la creazione del credito resti nelle mani degli Stati Uniti), in modo da trasformare le infrastrutture governative e i servizi pubblici in monopoli orientati al profitto per fornire servizi di base (come assistenza sanitaria, istruzione, trasporti, comunicazioni e tecnologie informatiche) a costi elevatissimi anziché a prezzi agevolati, che ridurrebbero invece il costo della vita e favorirebbero l’attività imprenditoriale.
E Wall Street è sempre stata strettamente connessa con l’industria del petrolio e del gas (vale a dire i conglomerati bancari Citigroup e Chase Manhattan, dominati dai Rockefeller).
I settori Fire, Mic e Ogam sono i tre settori orientati alla rendita (finanziaria, monopolistica e fondiaria) che dominano l’odierno capitalismo finanziario postindustriale. Le loro reciproche fortune sono aumentate vertiginosamente con l’aumento delle azioni Mic e Ogam. E le mosse per escludere la Russia dal sistema finanziario occidentale (e in parte ora dal sistema Swift), insieme agli effetti negativi dell’isolamento delle economie europee dall’energia russa, promettono di stimolare un afflusso di titoli finanziari denominati in dollari.
Come accennato all’inizio, è più utile guardare alla politica economica ed estera degli Stati Uniti in termini dei complessi basati su questi tre settori piuttosto che in termini di linee politiche repubblicana o democratica.
I senatori e rappresentanti al Congresso che contano davvero non rappresentano i loro Stati e distretti, ma piuttosto gli interessi economici e finanziari dei loro principali donatori. Ecco perché né il settore manifatturiero né quello agricolo svolgono oggi un ruolo dominante nella politica estera degli Stati Uniti.
La convergenza degli obiettivi politici dei tre gruppi oligarchici dominanti degli Usa riesce a sopraffare gli interessi del lavoro e persino quelli del capitale industriale che non fa parte del Mic. Questa convergenza è la caratteristica distintiva del capitalismo finanziario postindustriale di oggi. Fondamentalmente è un ritorno alla ricerca di rendita economica, che è indipendente dalle politiche del lavoro e del capitale industriale.
La dinamica che dobbiamo chiarire oggi è il motivo per cui questo blob oligarchico ha ritenuto suo interesse spingere la Russia in ciò che questa considerava evidentemente una questione di vita o di morte: resistere agli attacchi sempre più violenti contro le province di lingua russa dell’Ucraina orientale di Luhansk e Donetsk, oltre alle indiscriminate minacce dell’Occidente contro la Russia.
Che cosa si aspetta il “blob” oligarchico dalla Nuova Guerra Fredda
Come ha spiegato il presidente Biden, l’attuale escalation militare orchestrata dagli Stati Uniti (“Prodding the Bear – Provocare l’Orso”) in realtà non riguarda l’Ucraina. Biden ha promesso fin dall’inizio che nessun soldato statunitense sarebbe stato coinvolto. Ma ha chiesto per oltre un anno che la Germania impedisse al gasdotto Nord Stream 2 di rifornire la sua industria e le sue abitazioni con gas a basso prezzo e si approvvigionasse invece a prezzi molto più alti da fornitori statunitensi.
Prima i funzionari statunitensi hanno cercato di impedire il completamento della costruzione del gasdotto. Le aziende che hanno contribuito alla sua costruzione sono state sanzionate, ma alla fine la Russia stessa ha completato l’oleodotto.
La pressione degli Stati Uniti si è quindi spostata sui tradizionalmente docili politici tedeschi, sostenendo che la Germania e il resto d’Europa correvano il rischio di una minaccia alla loro sicurezza nazionale, visto che la Russia avrebbe potuto interrompere l’afflusso del gas, presumibilmente per ottenere concessioni politiche o economiche. Quali potessero essere tali concessioni non è dato sapere, perché la faccenda è rimasta oscura e nebulosa. La Germania si è rifiutata di autorizzare l’entrata in funzione del Nord Stream 2.
Uno degli obiettivi principali della Nuova Guerra Fredda odierna è quello di monopolizzare il mercato delle spedizioni statunitensi di gas naturale liquefatto (Gnl).
Già sotto l’amministrazione di Donald Trump, Angela Merkel era stata costretta a promettere di spendere 1 miliardo di dollari per costruire nuove strutture portuali per le navi cisterna statunitensi per lo scarico di gas naturale per l’uso tedesco.
La vittoria elettorale democratica nel novembre 2020, seguita dal ritiro della Merkel dalla scena politica tedesca, ha portato alla cancellazione di questo investimento portuale, lasciando la Germania senza molte alternative realistiche all’importazione di gas russo per riscaldare le sue case, alimentare i suoi servizi elettrici e fornire materia prima per la sua industria dei fertilizzanti e conseguentemente per il mantenimento della sua produttività agricola.
Quindi l’obiettivo strategico più urgente degli Stati Uniti nel confronto Nato con la Russia è fare alzare i prezzi del petrolio e del gas, soprattutto a scapito della Germania. Oltre a creare profitti e guadagni sul mercato azionario per le compagnie petrolifere statunitensi, l’aumento dei prezzi dell’energia sottrarrà impulso all’economia tedesca.
Quella che si profila all’orizzonte sembra essere la terza sconfitta del secolo della Germania da parte degli Stati Uniti, ciascuna delle quali ha rinsaldato il controllo Usa su un’economia – quella tedesca – sempre più dipendente dagli Stati Uniti per le sue importazioni e per la sua leadership politica, con la Nato che rappresenta un efficace freno contro qualsiasi resistenza nazionalista interna.
L’aumento dei prezzi di benzina, riscaldamento e altri tipi di energia danneggerà anche i consumatori statunitensi e quelli di altre nazioni (in particolare le economie con deficit energetico del Sud del mondo) e lascerà alle famiglie americane un minor margine di spesa per beni e servizi domestici.
Ciò potrebbe spremere proprietari di case e investitori marginali, portando a un’ulteriore concentrazione di proprietari non occupanti di alloggi e proprietà commerciali negli Stati Uniti, insieme ad acquisizioni di immobili di proprietari in difficoltà di altri Paesi, che devono far fronte all’aumento dei costi del riscaldamento e dell’energia.
Ma questo è considerato un danno collaterale dal blob postindustriale.
Aumenteranno anche i prezzi dei generi alimentari, in primis del grano. La Russia e l’Ucraina rappresentano il 25% delle esportazioni mondiali di grano. Ciò produrrà effetti economici negativi in molti paesi con deficit alimentare del Vicino Oriente e del Sud del mondo, peggiorando la loro bilancia dei pagamenti con la prospettiva di non potere ripagare il proprio debito estero.
La Russia potrebbe bloccare le sue esportazioni di materie prime in risposta alle sanzioni sulla valuta e sullo Swift. Ciò rischia di causare interruzioni nelle catene di approvvigionamento di materiali strategici, tra cui cobalto, palladio, nichel e alluminio (la cui produzione consuma molta elettricità, il cui maggiore costo farà salire il prezzo di quel metallo).
Se la Cina valuterà che sarà lei la prossima nazione minacciata e si unirà alla Russia in una protesta comune contro la guerra commerciale e finanziaria degli Stati Uniti, le economie occidentali subiranno un grave shock.
Il sogno a lungo termine dei guerrieri Usa della Nuova Guerra Fredda è quello di disgregare la Russia, o almeno di ripristinarne la cleptocrazia manageriale dell’epoca Eltsin, i cosiddetti “Harvard Boys”, con gli oligarchi che cercano adesso di incassare le loro privatizzazioni nei mercati azionari occidentali (L’Hiid, Harvard Institute for International Development, ottenne l’incarico da parte del governo Usa di ricostruire l’economia russa dopo la dissoluzione dell’Urss, all’epoca del governo Yeltsin 1991-99. La cosiddetta “terapia d’urto” fatta di privatizzazioni, liberalizzazioni, eliminazione dei sussidi, portò a un’inflazione vertiginosa e alla distruzione dei risparmi dei cittadini. Di fronte all’impoverimento della popolazione russa, la corruzione montante arricchì membri di governo, oligarchi e “consulenti” Usa, ndtr).
Ogam sogna ancora di acquistare il controllo di maggioranza di Yukos e Gazprom. Wall Street vorrebbe ricreare un boom del mercato azionario russo. E gli investitori del Mic aspettano allegramente la prospettiva di vendere più armi per contribuire a realizzare tutto questo.
Le intenzioni della Russia di beneficiare delle conseguenze non previste dagli Usa
Che cosa vuole la Russia?
Nell’immediato, rimuovere il nucleo antirusso neonazista installato in Ucraina con il massacro ed il colpo di stato di Maidan nel 2014.
L’Ucraina deve essere neutralizzata, il che per la Russia significa sostanzialmente un’Ucraina filorussa, dominata da Donetsk, Luhansk e Crimea.
L’obiettivo è impedire che l’Ucraina diventi una base organizzativa di mosse antirusse orchestrate dagli Stati Uniti in stile Georgia e Cecenia.
L’obiettivo a lungo termine della Russia è di strappare l’Europa dal dominio di Nato e Stati Uniti e, nel contempo, creare con la Cina un nuovo ordine mondiale multipolare incentrato su un’Eurasia economicamente integrata. L’obiettivo è dissolvere del tutto la Nato e promuovere poi le politiche generali di disarmo e denuclearizzazione perseguite dalla Russia.
Questo non solo ridurrà gli acquisti esteri di armi statunitensi, ma potrebbe finire per portare a sanzioni contro future avventure militari statunitensi. Ciò ridurrebbe le possibilità americane di finanziare le sue operazioni militari mentre la de-dollarizzazione accelera.
Ora che dovrebbe essere ovvio per qualsiasi osservatore informato che (1) lo scopo della Nato è l’aggressione, non la difesa, e (2) se non c’è altro territorio che rimane da conquistare dai resti della vecchia Unione Sovietica, che cosa ottiene l’Europa continuando a aderirvi?
È ovvio che la Russia non invaderà mai più l’Europa. Non ha nulla da guadagnare – e non aveva peraltro nulla da guadagnare combattendo l’Ucraina, se non annullare l’espansione per procura della Nato in quel Paese e gli attacchi appoggiati dalla Nato in Novorossiya.
I leader nazionalisti europei (la sinistra è largamente filoamericana) chiederanno conto del perché i loro paesi dovrebbero comprare armi statunitensi che li mettono solo in pericolo, sostenere prezzi più alti per il Gnl e l’energia statunitensi, pagare di più per il grano e le materie prime prodotte in Russia, e nel mentre rinunciare alla possibilità di realizzare esportazioni e profitti con investimenti pacifici in Russia – e perdere magari anche la Cina?
La confisca da parte degli Stati Uniti delle riserve monetarie russe, che fa seguito al recente furto delle riserve dell’Afghanistan (e al sequestro da parte dell’Inghilterra delle scorte auree venezuelane ivi detenute) minaccia ogni paese che aderisce al Dollar Standard, e di conseguenza il ruolo del dollaro come veicolo per il risparmio in valuta estera da parte delle banche centrali del mondo.
Ciò accelererà il processo di de-dollarizzazione internazionale già avviato da Russia e Cina facendo affidamento sulle reciproche partecipazioni nelle valute dell’altra.
Nel lungo periodo, è probabile che la Russia si unisca alla Cina nel formare un’alternativa al Fondo Monetario Internazionale e alla Banca Mondiale, dominati dagli Stati Uniti.
L’annuncio della Russia di voler arrestare i nazisti ucraini ed istruire un processo per crimini di guerra sembra comportare la possibilità che dopo la vittoria militare della Russia in Ucraina venga istituita una Corte alternativa a quella dell’Aia.
Solo un nuovo tribunale internazionale potrebbe processare criminali di guerra che vanno dai leader neonazisti ucraini fino ai funzionari statunitensi responsabili di crimini contro l’umanità come definiti dalle leggi di Norimberga.
Il blob americano ha davvero pensato alle conseguenze della guerra della Nato?
Vedere gli Stati Uniti che tentano di convincere la Cina che dovrebbe unirsi agli Usa per denunciare le mosse della Russia in Ucraina sembra umorismo nero.
La più enorme conseguenza involontaria della politica estera statunitense è stata quella di avvicinare Russia e Cina, insieme con Iran, Asia centrale e altri paesi lungo l’asse della Belt and Road Initiative (Nuova Via della Seta).
La Russia sognava di creare un nuovo ordine mondiale, ma è stato l’avventurismo statunitense a portare il mondo in un ordine completamente nuovo, che sembra destinato a essere dominato dalla Cina come vincitrice per abbandono degli altri contendenti, ora che l’economia europea è essenzialmente devastata e l’America è rimasta con ciò che ha strappato a Russia e Afghanistan, ma ha perso la capacità di attrarre sostegni in futuro.
E tutto ciò che ho scritto fin qui potrebbe già essere superato, perché la Russia e gli Stati Uniti sono entrati in allerta atomica. La mia unica speranza è che Putin e Biden siano d’accordo sul fatto che se la Russia buttasse una bomba all’idrogeno su Gran Bretagna e Bruxelles, quello di non bombardarsi a vicenda equivarrebbe a un accordo fra diavoli (non fra gentiluomini).
Con tali discorsi vengo riportato alle mie discussioni con Herman Kahn di 50 anni fa. Kahn divenne alquanto impopolare per aver scritto Thinking about the Unthinkable (“Pensare all’Impensabile”), intendendo con ciò la guerra atomica.
Come la sua parodia del Dr. Stranamore, aveva effettivamente detto che ci sarebbero stati dei sopravvissuti.
Ma aveva anche aggiunto che per se stesso si augurava in quel caso di trovarsi proprio sotto la bomba atomica, perché non era quello un mondo in cui avrebbe voluto sopravvivere.
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