La teoria Marxista poggia la sua forza sulla scienza... che ne valida la verità, e la rende disponibile al confronto con qualunque altra teoria che ponga se stessa alla prova del rigoroso riscontro scientifico... il collettivo di formazione Marxista Stefano Garroni propone una serie di incontri teorici partendo da punti di vista alternativi e apparentemente lontani che mostrano, invece, punti fortissimi di convergenza...
lunedì 22 aprile 2024
La Rivoluzione d'ottobre e il pensiero di Hegel - Emiliano Alessandroni
martedì 9 aprile 2024
Lenin, a cento anni dalla morte -
domenica 17 marzo 2024
Hegel, la dialettica e il marxismo - Renato Caputo intervista Vladimiro Giacché
martedì 6 febbraio 2024
La dialettica di Hegel NON È tesi-antitesi-sintesi - Lucio Cortella
martedì 30 gennaio 2024
Hegel: un ”cane morto” molto vivace. Intervista a Vladimiro Giacché - Luca Cangianti
Da: https://www.carmillaonline.com - Luca Cangianti si è laureato prima in Filosofia e poi in Sociologia. È autore del romanzo storico-fantastico Sangue e plusvalore e coautore della raccolta di saggi Immaginari alterati. Scrive sulla webzine letteraria “Carmilla”.
Vladimiro Giacché, presidente del Centro Europa Ricerche (CER), è un filosofo ed economista italiano. Ha studiato a Pisa (Italia) e Bochum (Repubblica Federale di Germania) come allievo della Scuola Normale Superiore (laurea, diploma e dottorato cum laude).
Vedi anche: Pensare con Hegel - Vladimiro Giacché
È la contraddizione che muove il mondo - Vladimiro Giacché
Leggi anche: “La contraddizione è ciò che muove il mondo” - Leo Essen intervista Vladimiro Giacché
Quando le latrine saranno d’oro*- Luca Cangianti
Nel “Poscritto alla seconda edizione” del Capitale Marx stigmatizzava la generale disposizione a trattare Hegel da «cane morto», si professava suo discepolo ed evidenziava l’imprescindibile necessità della dialettica per afferrare il funzionamento del modo di produzione capitalistico. Tuttavia, se in Marx vediamo la dialettica al lavoro, rimane pur sempre aperta la questione di che cosa sia nello specifico. Certo, ci si può rivolgere direttamente a Hegel per togliersi la curiosità, ma il pensiero di questo filosofo è notoriamente esposto con un linguaggio spesso oscuro. Per accostarci a questo pensatore, quindi, un’opera come Hegel. La dialettica di Vladimiro Giacché (Diarkos, 2023, pp. 240, € 18,00) risulta di grande utilità. Nella nuova edizione (la prima era uscita nel 2020 in piena pandemia), l’autore ha ulteriormente semplificato il linguaggio (in verità già ampiamente chiaro), arricchito la parte antologica e aggiornato i riferimenti alle nuove edizioni critiche.
LC – Hegel viene considerato da molti il filosofo della reazione prussiana. Eppure da giovane scrive opere sovversive (che si guarda bene dal pubblicare), sostiene la necessità dell’abolizione dello stato e manda alle stampe testi politici anonimi. Poi, nel corso di tutta la vita, intreccia rapporti con rivoluzionari, liberali ed ebrei fino ad aiutare un prigioniero politico. Insomma, che tipo di filosofia è quella di Hegel? Ha ragione Marx a ritenerla rivoluzionaria o di contro Popper a sostenere che fosse reazionaria?
VG – Popper sicuramente non ha ragione. Di contro alle opere giovanili e a quanto contenuto nelle lettere, è vero che nei volumi pubblicati e specialmente nella Filosofia del diritto si avverte un adeguamento alla situazione politica vigente. Ma il tema va affrontato in termini più filosofici che politici. Il problema è come interpretiamo il rapporto tra razionale e reale. Come noto, per Hegel «ciò che è reale è razionale”. Ma questo non significa affatto che tutto ciò che esiste, per il fatto stesso di esistere, sia razionale. Uno stato cattivo può ben esistere, ma per Hegel è “non-vero”, cioè inadeguato, imperfetto. Inoltre – Engels lo ha spiegato molto bene – il nesso realtà-razionalità in Hegel non può esser considerato in termini statici: in questo senso si può dire che era razionale il feudalesimo, ma anche il capitalismo che l’ha sostituito. La filosofia di Hegel è basata sulla processualità delle cose e sulla realtà della contraddizione. Questa non è un fallimento del pensiero, ma una sfida per il pensiero, che deve essere capace di comprenderla. Una filosofia del genere non si presta a giustificare un ordine economico e giuridico immutabile. Alla base del pensiero hegeliano c’è l’inquietudine.
giovedì 25 gennaio 2024
Il mondo di Lenin. Passaggio a Oriente - Luca Cangemi
Da: https://www.girodivite.it - Luca Antonio Cangemi Docente di Filosofia e Storia, dottore di ricerca in Scienze Politiche, fa parte della segreteria nazionale del Partito Comunista Italiano.
Leggi anche: Lenin - Opere complete
Sulla Nostra Rivoluzione*- Vladimir Lenin (1923)
LENIN - CENTRALITA' DELLA TEORIA (1996) - Stefano Garroni
LENIN: LA RIFLESSIONE SUL PARTITO. UN USO DELLA DIALETTICA* - Stefano Garroni
RICERCHE MARXISTE - L’ambivalenza di Lenin - Stefano Garroni
RICERCHE MARXISTE - Lenin: teoria, ideologia, burocrazia - Aristide Bellacicco
RICERCHE MARXISTE - Materialismo dialettico, materialismo non dialettico - Aristide Bellacicco
Un “ponte sull’abisso”. Lenin dopo l’Ottobre*- Alexander Höbel
l concetto di «capitalismo di Stato» in Lenin - Vladimiro Giacché
Lenin, 150 anni dopo la sua nascita - Atilio A. Boron
Il mito dell’imperialismo russo: in difesa dell’analisi di Lenin*- Renfrey Clarke, Roger Annis**
La luxemburg, Lenin e la democrazia. - Stefano Garroni. 14/06/2006
Domenico Losurdo: Il fondamentalismo occidentale - Emiliano Alessandroni
Esiste oggi un imperialismo europeo? - Domenico Losurdo
Il governo della guerra attacca la scuola - Luca Cangemi
Un blocco imperialista digitale? - Luca Cangemi
Vedi anche: Rivoluzione socialista e Rivoluzione anticoloniale - Domenico Losurdo
PENSARE LA RIVOLUZIONE RUSSA* - Luciano Canfora
Cento anni dalla Rivoluzione d'Ottobre - Vladimiro Giacché - Domenico Losurdo
Il discorso di Lenin sull’Oriente è anche il discorso di un nuovo, necessario, rapporto tra il movimento operaio dei paesi capitalistici dell’occidente e i popoli in lotta per la liberazione dal giogo coloniale. La Rivoluzione russa viene vista come il ponte tra queste due realtà. La sconfitta del movimento operaio e del marxismo in occidente pongono ora problemi enormi.
Se la cifra di questi nostri anni convulsi è il tendenziale rovesciamento della ri-colonizzazione (americana) del mondo, più nota sotto il nome di globalizzazione, e persino il tramonto del dominio occidentale sul globo (esito tutt’altro che scontato ma possibile), allora è necessario tornare a studiare l’iniziativa leniniana poi sviluppatisi lungo assai tortuosi sentieri ben oltre la fine del Secolo Breve (che sembra pretendere di diventare molto lungo) che di questi sconvolgimenti è, indiscutibilmente, la matrice. È come se attraverso la faglia leniniana prorompesse una nuova ondata di materiale storico incandescente, che non si può comprendere se non si torna alle caratteristiche originarie di quella frattura.
Che di frattura decisiva si tratti fu chiaro subito ai protagonisti di questa lunga storia. Il carattere “sconvolgente” e “costituente” delle idee di Lenin e degli atti del governo sovietico (sin dai primi giorni) sull’autodeterminazione dei popoli sono rilevati con stupore praticamente da tutti gli esponenti che da posizioni assai diversificate (a volte lontanissime da quelle dei comunisti) si pongono il tema dell’emancipazione delle nazioni costrette dagli europei alla condizione di colonie o semicolonie.
A Canton Sun Yat Sen fece chiudere i teatri per tre giorni alla notizia della morte di Lenin. È notissima la lettera che (siamo già nel 1930) Nehru scrive da una prigione inglese alla figlia Indira Gandhi indicando come memorabile l’anno di nascita della ragazzina (il 1917!) grazie all’opera di “un grande uomo”, ma valutazioni e attenzioni simili le troviamo in nazionalisti turchi, intellettuali persiani persino in qualche principe afghano con volontà di emanciparsi dal controllo inglese. Senza parlare ovviamente di coloro per cui militanza comunista e militanza anticoloniale da subito si identificarono.
martedì 19 settembre 2023
Nietzsche i millenni plebei e l'avvenire della vita - Salvatore Natoli
Appunti su “la Distruzione della Ragione”, di György Lukács -
mercoledì 6 settembre 2023
Dalla Guerra fredda a un mondo multipolare - C. A. Barberini, F. Capelli, A. Giovagnoli, G. Merola
sabato 24 giugno 2023
A lezione di Geopolitica con Alberto Bradanini
venerdì 17 marzo 2023
La riforma del MES
venerdì 16 dicembre 2022
Il XX congresso decide di potenziare la Democrazia popolare e consultiva in Cina - Alessandra Ciattini
Leggi anche: Sulla dibattuta natura della società cinese - Alessandra Ciattini
Vedi anche: Ruolo e funzioni del Partito Comunista Cinese nella Repubblica Popolare Cinese
Economia socialista e mercato in Cina - Vladimiro Giacché
La riconferma di XI Jinping al potere dovrebbe essere dovuta al fatto che il PCC vuole mantenere una continuità politica in una fase di instabilità internazionale, di rallentamento economico, che riguarda persino la Cina rispetto ai decenni precedenti, allo scontento per la politica Covid zero sia interno che sia esterno, perché danneggia chi commercia con il paese, alla politica aggressiva dell'imperialismo statunitense per mettere in crisi lo sviluppo tecnologico endogeno. Collocato nel contesto dell’incerta situazione mondiale, con la pandemia, la guerra di Ucraina, in una fase che sembra ripetere il momento delle crisi, delle guerre e delle ipotetiche rivoluzioni, segnalato a suo tempo da Lenin, anche lo status quo interno della Cina potrebbe ricevere pericolosi contraccolpi, se si pensa in particolare alla questione Taiwan.
Xi Jinping è riuscito a contornarsi dei suoi alleati grazie alla battaglia contro la corruzione, ai pensionamenti di coloro che hanno raggiunto i 68 anni; il 65% dei 270 membri del Comitato Centrale sono stati sostituiti dal 2017, il 66% dei 25 membri del Comitato Permanente del Politburó è stato rinnovato.
Vorrei riflettere sulla forme della democrazia popolare cinese, dando per scontato che il confronto con la cosiddetta democrazia liberale che, come dimostra il suo forte processo di degenerazione degli ultimi decenni, non può pretendere di essere migliore di quella cinese, mentre il confronto con “l’autogoverno dei produttori”, non rinnegato né dai comunisti né dai cinesi, i quali appunto non hanno abbandonato il progetto comunista, può presentare qualche problematicità; problematicità che sarà certamente affrontata dato che, come dicono gli stessi dirigenti cinesi, il paese si trova nella fase primaria del socialismo e che deve far partecipare alla vita politica un miliardo e 400 milioni di persone. Del resto, essi stessi e Xi riconoscono che il progetto comunista non vuol dire solo l’incremento delle forze produttive, ma anche creazione di una nuova forma di società, in cui lo sviluppo complessivo sia la condizione per lo sviluppo di tutti. Qui il mio pensiero va alla tematica dell’uomo nuovo, presente sin da Marx nella tradizione marxista, ma ampiamente ripresa da Ernesto Che Guevara, il quale è stato tra i primi a riconoscere quanto sia faticoso e lungo nel tempo costruire una società pienamente socialista.
Secondo le cifre pubblicate dal giornale cinese People Daily un terzo dei delegati al congresso veniva dalla base, il 27% di questa erano donne, un aumento de 2,9% rispetto al precedente congresso celebrato nel 2017, il 3,7% contadini, il 8,4 % erano operai e l’ 11,6 erano professionali e tecnici, mentre 264 delegati rappresentavano 40 minoranze etniche. I quasi 3.000 delegati hanno scelto i componenti della Commissione centrale di disciplina e ispezione e il Comitato centrale, che nei prossimi 5 anni costituirà il più importante organo di direzione del partito, che potrà approvare le risoluzioni, le nomine e i piani quinquennali del Politburó.
giovedì 13 ottobre 2022
L’eradicazione della povertà estrema in Cina - Alessandra Ciattini
Da: https://www.lacittafutura.it/ - (pubblicato il 23 settembre sul quotidiano cinese “Guangming”) -
Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza, collabora con https://www.unigramsci.it ed è editorialista de la Città Futura.
Leggi anche: Sulla dibattuta natura della società cinese - Alessandra Ciattini
Vedi anche: Ruolo e funzioni del Partito Comunista Cinese nella Repubblica Popolare Cinese
Economia socialista e mercato in Cina - Vladimiro Giacché
Da decenni si è sviluppato un denso dibattito sulla natura socialista o ibrida della società cinese di cui ovviamente non si può dar conto brevemente in questa sede. Mi limiterò a ricordare che per gli studiosi cinesi essa si trova attualmente “nella fase primaria del socialismo”, nella quale lo Stato dà impulso a un’educazione patriottica, collettivista, internazionalista e comunista (articolo 24 della Costituzione del 1982) di tutta la popolazione. Inoltre, secondo lo studioso Zhang Boying, importante esponente del marxismo cinese, il comunismo è il risultato di un processo molto lungo, che può anche subire regressioni, ma che resta “un ideale che l’umanità persegue” ancora oggi (Il Socialismo con caratteri cinesi. Perché funziona?, 2014: 66).
Meno discussioni e divergenze si sono registrate a proposito dell’eradicazione della povertà estrema nel grande Paese asiatico. Infatti, nell’ottobre del 2021 il segretario generale delle Nazioni Unite, il portoghese Antonio Guterrez, ha lodato la Cina per il processo di avanzamento nell’eradicazione della povertà ed ha invitato la comunità internazionale a fare fronte comune per risolvere ed affrontare i problemi del nostro tempo, in primis la pandemia. Guterres ha ringraziato la Cina per il ruolo da lei giocato nel delineare e nell’implementare gli Obiettivi dello sviluppo sostenibile, rimarcando inoltre che il Paese asiatico si distingue per l’impegno messo nell’emancipare gli esseri umani da tutte le forme di povertà; fenomeno che costituisce una delle prime missioni del mondo attuale.
Questa affermazione è del tutto condivisibile se, per esempio, prendiamo in considerazione le parole con cui David Harvey, grande marxista britannico, descrive l’imposizione al mondo del cosiddetto neoliberalismo come il risultato della restaurazione del potere di classe ai danni dei lavoratori, che nei Trenta anni gloriosi avevano conquistato molti diritti e migliorato le loro condizioni di vita. Per combattere l’inflazione, la stagnazione dei tassi di profitto, alla fine degli anni Sessanta le élite globali sono intervenute sul costo del lavoro, abbassando i salari, aumentando lo sfruttamento, combattendo le organizzazioni sindacali, precarizzando i lavoratori (Breve storia del neoliberalismo, il Saggiatore, Milano 2007). Ovviamente, dopo la rottura del patto tra lavoro e capitale realizzato nel secondo dopoguerra, evidente per esempio nella Costituzione italiana del 1948, questa svolta ha fatto crescere a dismisura le disuguaglianze e la povertà sia nei Paesi a capitalismo avanzato, secondo Fidel Castro sotto-sviluppanti, sia in quelli sottosviluppati.
venerdì 17 giugno 2022
L’industria della menzogna quale parte integrante della macchina di guerra dell’imperialismo - Domenico Losurdo (2013)
Da: https://www.voltairenet.org - Domenico Losurdo è stato un filosofo, saggista e storico italiano. - http://domenicolosurdo.blogspot.com/
Leggi anche: L'Holodomor, la propaganda liberale e le rimozioni storiche dell'Occidente [1] - Domenico Losurdo
La fabbrica della “russofobia” in Occidente - Sergio Cararo
Liquidare la Russia e isolare la Cina - Lucio Caracciolo (12.04.2021)
Quale idea di Occidente? Un’analisi filosofica del conflitto - Vincenzo Costa
La fabbrica del falso Strategie della menzogna nella politica contemporanea - Vladimiro Giacché
martedì 8 marzo 2022
La fabbrica del falso Strategie della menzogna nella politica contemporanea - Vladimiro Giacché
Da: https://www.facebook.com/vladimiro.giacche - Vladimiro Giacché, è un filosofo e saggista italiano Si è occupato e si occupa principalmente di economia finanziaria e politica, storia dell'economia e della filosofia, con particolare riferimento all'idealismo tedesco e alla tradizione del marxismo. È Responsabile Studi e Marketing Strategico presso la Banca del Fucino (Gruppo Bancario Igea Banca)
"Ho deciso di mettere online La fabbrica del falso. I motivi sono più d'uno. Il primo: il libro, di cui ho riacquistato i diritti un paio d'anni fa, è esaurito da tempo ed essendo già arrivato alla terza edizione non ho intenzione di farne una quarta. Perché i libri hanno una loro vita e perché - come mi si fa notare - oggi dovrei scrivere un tomo di 10.000 pagine vista la valanga di menzogne che si è rovesciata su di noi in questi ultimi anni - e in questi giorni.
domenica 13 febbraio 2022
Il Patto Sino Russo: un nuovo bipolarismo? - Aldo Giannuli
Tra l’Ucraina e il Kazakistan: ipotesi di una guerra nel cuore dell’Europa? - Alessandra Ciattini
La nuova via della seta. Un progetto per molti obiettivi - Vladimiro Giacché
giovedì 20 gennaio 2022
"Dacci oggi il nostro debito quotidiano" - Marco Bersani
Leggi anche: L'uomo e il denaro*- Carlo Sini
Semiotica e Moneta*- Carlo Sini
L'annullamento del debito nell'antichità*- Eric Toussaint
L’Italia prima e dopo l’euro. LA MONETA AL GOVERNO. - Augusto Graziani
Leggere la crisi: stagnazione secolare o caduta tendenziale del saggio di profitto?* - Vladimiro Giacché
Economia politica e filosofia della storia. Variazioni su un tema smithiano: la missione "civilizzatrice" del capitale.*- Riccardo Bellofiore
Il denaro nel Capitale - Roberto Fineschi
Il debito perpetuo e odioso - Alessandra Ciattini
sabato 15 gennaio 2022
È la contraddizione che muove il mondo - Vladimiro Giacché
Su Hegel politico. - Stefano Garroni -
Hegel e noi - Norberto Bobbio
Due paragrafi da Hegel*- Paolo Di Remigio
Critica, capitale e totalità - Roberto Finelli
Vedi anche: " Hegel "- Vittorio Hosle
"La fenomenologia dello spirito nel pensiero si Hegel" - Francesco Valentini (https://www.teche.rai.it/1990/06/la-fenomenologia-dello-spirito-nel-pensiero-hegel/)
1. Una fine e un inizio
«La fine di qualcosa»: così il grande pianista canadese Glenn Gould, rivolgendosi al pubblico prima dell’inizio di uno dei suoi più straordinari concerti, definì la musica di Bach. Il pensiero di Hegel rappresenta l’ultimo grande tentativo sistematico della storia della filosofia, un’ambizione che già la generazione di filosofi successiva abbandonò. Da questo punto di vista la filosofia hegeliana è davvero anch’essa «la fine di qualcosa». Ma d’altra parte è innegabile che il pensiero di Hegel abbia esercitato un’enorme influenza sui filosofi successivi. Alcuni aspetti della sua filosofia hanno esercitato un potente influsso sulla storia – non soltanto del pensiero – sino ai giorni nostri. La filosofia di Hegel è quindi sia una fine che un inizio. Per questo motivo, e per un motivo più importante: perché, come vedremo più avanti, nel suo pensiero la fedeltà alla tradizione filosofica, la continuità rispetto a essa, si unisce a un forte elemento di rottura, nientemeno che rispetto a un principio cardine della tradizione filosofica quale quello di identità.
Il pensiero di Hegel, al pari di quello di tutti i grandi pensatori, fa parte del patrimonio culturale dell’umanità. Allo stesso modo di un monumento storico, di un dipinto, di un brano musicale. In quanto tale, fa parte di una storia. Ma il suo significato non si esaurisce in essa, eccede ogni interpretazione – e proprio per questo è in grado di parlare a generazioni diverse, di divenire alimento di un nuovo pensiero. Il pensiero di Hegel fa parte anche di noi, perché è inserito nella tradizione culturale in cui noi stessi pensiamo. Talvolta ridotto a frammenti, a singoli concetti, a frasi isolate, ma comunque già presente in noi inconsapevolmente anche prima dell’inizio di ogni lavoro interpretativo. Del resto proprio Hegel, che pur negava che un singolo enunciato fosse in grado di esprimere una verità filosofica, aveva una spiccata capacità – sconosciuta ad altri filosofi – di condensare pensieri in brevi sentenze. Frasi come «Tutto ciò che è reale è razionale», «Il vero è il tutto», sono familiari anche a chi non abbia studiato approfonditamente il suo pensiero. Qui però ci soccorre un altro celebre detto hegeliano: «ciò che è noto, per ciò stesso non è conosciuto». Non possiamo dire di conoscere il significato di quegli enunciati se non siamo in grado di capire che cosa Hegel intendesse per «realtà», «razionalità», «verità» e «totalità». Anzi, proprio l’apparente familiarità con questi (e altri) concetti può essere fuorviante, non meno di quanto accada con certe parole straniere che hanno un suono simile alle nostre, ma un significato del tutto diverso. I traduttori chiamano queste parole «i falsi amici». Anche in filosofia dobbiamo guardarci dai «falsi amici».
Gli usi possibili di Hegel sono molti: nel suo pensiero si possono ricercare tanto l’istanza sistematica (ossia una lettura unitaria del mondo) quanto concetti utili per la comprensione della storia, tanto un’interpretazione delle scoperte scientifiche del suo tempo quanto una teoria dello Stato e della società. Ma una grande filosofia fa qualcosa di molto più importante di tutto questo: ridisegna il mondo, riconfigura il mondo, cambia il nostro modo di vederlo. Anche quando si parla degli strumenti per pensare che una filosofia ci pone a disposizione (quasi che si potesse usare il pensiero di un filosofo come si adopera un utensile), in fondo, se si parla seriamente, si parla di questo.
Su quali linee ridisegna il mondo Hegel? Quali sono le caratteristiche, i tratti caratterizzanti del suo pensiero?
venerdì 7 gennaio 2022
Le parole del signor Putin - Alessandra Ciattini
Leggi anche: Ritornare al punto di vista di classe - Alessandra Ciattini
Il mito della riunificazione tedesca - Vladimiro Giacché -
Vedi anche: La caduta del Muro di Berlino. Intervista a Vladimiro Giacché
ANSCHLUSS. La lezione dell'unificazione tedesca | Vladimiro Giacchè (https://www.youtube.com/watch?v=BFPdxf1m4fs)
È opportuno che l’Ucraina entri nella Nato e che la situazione del nostro continente si faccia più tesa?
sabato 11 settembre 2021
Cinque anni di rivoluzione russa e le prospettive della rivoluzione mondiale - Lenin
Da: Lenin, Opere Complete, vol. 33, Editori Riuniti, Roma, 1967, pp. 385-397 - Pravda n. 258, 15 novembre 1922 - https://www.marx21.it
Leggi anche: Lenin - Opere complete
Sulla Cooperazione - Vladimir Lenin (1923)
Better Fewer, But Better*- Vladimir Lenin (1923)
Il concetto di «capitalismo di Stato» in Lenin - Vladimiro Giacché
RICERCHE MARXISTE - Momenti del dibattito sulla Nep - Stefano Garroni
Relazione al IV congresso dell’Internazionale comunista, 13 novembre 1922