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domenica 21 febbraio 2021

" Togliatti " - Aldo Giannuli

Da: Aldo Giannuli - Aldo Giannuli è uno storico e saggista italiano, direttore del centro studi Osservatorio Globalizzazione. - http://www.aldogiannuli.it -

Vedi anche: Aldo Giannuli: Storia del Partito Comunista Italiano - https://www.youtube.com/playlist?list=PLfzLPJKVwoKJ2rxTOwTsgZE7ZmTUJ6Yap 

Ascolta anche: Luciano Canfora - 1956 L'anno spartiacque - https://www.youtube.com/watch?v=7hAntzlHD4s&feature=youtu.be

Abbozzo di riflessione sul PCI e sulla sua crisi - Roberto Fineschi 

La crisi marxista del Novecento: un’ipotesi d’interpretazione*- Stefano Garroni 

CENNI STORICI DEL MOVIMENTO COMUNISTA - Stefano Garroni  


                                                                              

mercoledì 26 gennaio 2022

Chi è Mario Draghi? Un profilo - Aldo Giannuli

Da: Aldo Giannuli - Aldo Giannuli è uno storico e saggista italiano, direttore del centro studi Osservatorio Globalizzazione. - http://www.aldogiannuli.ithttps://it-it.facebook.com/giannulialdo -

                                                                           

sabato 13 marzo 2021

La guerra dei vaccini - Aldo Giannuli

Da: Aldo Giannuli - Aldo Giannuli è uno storico e saggista italiano, direttore del centro studi Osservatorio Globalizzazione. - http://www.aldogiannuli.it -

Il vaccino cubano, come funziona - Fabrizio Chiodo, Domenico Somma


Come era facilmente prevedibile, sui vaccini è in corso una vera e propria guerra: uno scontro geopolitico in piena regola che influenzerà in maniera significativa il posizionamento strategico delle potenze mondiali per i prossimi anni e decenni.

                                                                         

Vedi anche le ricadute possibili per l'Italia e L'Europa: E' iniziato il dopo covid? il caso della Ue 


venerdì 18 settembre 2020

Covid: facciamo il punto - Aldo Giannuli

Da: Aldo Giannuli - Aldo Giannuli è uno storico e saggista italiano, direttore del centro studi Osservatorio Globalizzazione. - http://www.aldogiannuli.it -


                                                                           

venerdì 8 maggio 2020

Il coronavirus, la globalizzazione e la Storia - Aldo Giannuli

Da: Aldo Giannuli - http://www.aldogiannuli.it - Aldo Giannuli è uno storico e saggista italiano, direttore del centro studi Osservatorio Globalizzazione.

Quali saranno le conseguenza del coronavirus? Come interpretare la situazione in corso con gli occhi della Storia?

                                                                 Lezione 1 - Il coronavirus, la globalizzazione e la Storia - Storia del mondo contemporaneo 2020:

                                                                          
                                                                 Tutte le lezioni: Storia del mondo contemporaneo 2020 Aldo Giannuli 1/14


martedì 30 marzo 2021

Guerra dei vaccini 2 - Aldo Giannuli

Da: Aldo Giannuli - Aldo Giannuli è uno storico e saggista italiano, direttore del centro studi Osservatorio Globalizzazione. - http://www.aldogiannuli.it -



                                                                              


sabato 18 settembre 2021

La parabola dal Pci al Pd: un bilancio - Aldo Giannuli

Da: Aldo Giannuli - Aldo Giannuli è uno storico e saggista italiano, direttore del centro studi Osservatorio Globalizzazione. - http://www.aldogiannuli.it -
Vedi anche: Partito Comunista Italiano: cosa è stato e cosa ne rimane (https://www.youtube.com/watch?v=wiro-hR3_n8 - Militant Tube)

                                                                               

giovedì 11 febbraio 2021

Abbozzo di riflessione sul PCI e sulla sua crisi - Roberto Fineschi

 Da: https://www.cumpanis.net - Roberto Fineschi è un filosofo italiano. Ha studiato filosofia a Siena, Berlino e Palermo. Membro del comitato scientifico dell’edizione italiana delle Opere di Marx ed Engels(Marx. Dialectical Studies)

Leggi anche: Per il comunismo. Il concetto di classe - Roberto Fineschi 

Epoca, fasi storiche, Capitalismi - Roberto Fineschi 

Violenza, classi e persone nel capitalismo crepuscolare - R. Fineschi

La missione morale del Partito comunista - György Lukács

La crisi marxista del Novecento: un’ipotesi d’interpretazione*- Stefano Garroni 

Nessuna opposizione entro le maglie del capitalismo, ma si opposizione al capitalismo...- Hans Heinz Holz

L’ACQUA PESANTE E IL BAMBINO LEGGERO*- Gianfranco Pala 

Sul compromesso storico - Aldo Natoli

D’Alema e l’involuzione del PCI - Alessandra Ciattini

Cosa diceva Berlinguer: discorso al "Convegno degli intellettuali" (1977)

"PRAGA '68 E LE CONTRADDIZIONI DELLA SINISTRA ITALIANA" - Franco Astengo

LA "MARCIA DEI 40000": uno dei momenti di caduta. 

(U.S.)America nell'epoca Tecnetronica*- Zbigniew Brzezinski (1968) 

Vedi anche: sullo scritto di Ernesto Che Guevara "L'uomo e il socialismo a Cuba" - Alessandra Ciattini

Centenario del PCI: dialogo con Aldo Giannuli, Antonio Carioti e Andrea Ricciardi (https://www.facebook.com/giannulialdo/videos/1408990496166312


Con molte riserve e ritrosie vergo queste note per il centenario della fondazione del Partito Comunista Italiano, non essendo io uno storico e tanto meno un esperto di questo tema specifico. Quanto segue sono riflessioni sviluppate soprattutto nella prospettiva di un conoscitore della teoria di Marx come teoria della processualità storica. Si tratta di commenti provvisori, schematici e quanto mai aperti a essere discussi. Sono riflessioni che hanno inevitabilmente sullo sfondo il presente e le sue problematiche. Il tema abbozzato è quello dello snodo degli anni settanta, la figura di Berlinguer e i cambiamenti storici allora intervenuti e probabilmente ancora irrisolti.


1. Gli anni settanta e Berlinguer come figura di un momento di svolta

Gli anni settanta sono segnati dalla strategia del “compromesso storico” che, nella mente dei suoi promotori, si reggeva su due fondamentali premesse teoriche, strategiche e di fatto:

1) la crisi del comunismo sovietico come modello di socialismo praticabile in occidente (in realtà iniziava a delinearsi l’idea della sua impraticabilità in generale): esso non funzionava in quanto autoritario (i freschi fatti cecoslovacchi del ‘68 lo avevano dimostrato) e in quanto non-europeo (impossibile realizzarlo nell’Europa occidentale con la sua complessa stratificazione sociale e le sue diffuse libertà formali);

2) il colpo di stato in Cile: una via parlamentare al socialismo non era possibile perché, anche in caso di vittoria elettorale, le forze dell’imperialismo mondiale avrebbero messo fine in forma violenta a tale esperienza.

domenica 23 agosto 2015

Le origini dell’ondata populista in Italia - Aldo Giannuli


   Il movimento di tipo populista cerca in primo luogo un capo carismatico capace di portarlo alla vittoria, un’incarnazione dello spirito di rivolta, sottratto alle alchimie partitiche. Nello stesso tempo, il leader carismatico agisce da “riduttore di complessità”, rispondendo anche all’ esigenza di forte semplificazione della politica. Il populismo aspira a portare i problemi “al livello del popolo” che ritiene educato quanto basta a capire l’essenza dei problemi, delegando il dettaglio tecnico a quanti il “Capo” designerà a questo scopo. In un certo senso, il “tecnico” (inteso come depositario di un sapere esclusivo che determina la scelta politica) è ancora più del “politico” il nemico da battere, per cui le questioni vanno spogliate dalla loro complessità, ridotte nei termini più “semplici” e decise, affidando al tecnico un ruolo meramente esecutivo terminale. E spesso questa avversione al tecnico si accompagna ad una istintiva diffidenza verso l’intellettuale in genere (l’anti intellettualismo è una componente estremamente ricorrente del populismo).  

   Se la protesta del 1992-93 faceva ancora uso delle categorie politiche di destra e sinistra, quella attuale le respinge per reclamare la soggettività del “popolo” in quanto tale, che si presenta nella sua “unità” contro divisioni viste come funzionali solo agli interessi della classe politica. Ed in questo senso, quella attuale è una forma di populismo radicale, estraneo alla classe politica, assai poco incline alla mediazione.

   La classe politica della Seconda Repubblica, ha usato il populismo come strumento di raccolta del consenso, vellicando spesso gli umori antipolitici della società, ha distrutto o ridotto all’impotenza i corpi intermedi fra Stato e società (partiti, sindacati, associazionismo ecc.) non ha prodotto alcun materiale di cultura politica (riviste, centri studi, inchieste, convegni, grandi dibattiti politici ecc. sono  un lontano ricordo del passato di cui non c’è traccia alcuna nello scorso ventennio).

Per cui, se la classe politica della Prima Repubblica aveva –nel bene e nel male- condotto un’opera di alfabetizzazione politica delle classi popolari, socializzandole alla democrazia, quella  della Seconda hanno fatto una sorta di sistematica “anti pedagogia politica” che ha prodotto una spoliticizzazione di massa. 

sabato 8 dicembre 2018

La trappola di Tucidide - Andrea Muratore

Da: http://www.occhidellaguerra.it - ANDREA MURATORE collabora con “Gli Occhi della Guerra” e con il sito di Aldo Giannuli (http://www.aldogiannuli.it).
Leggi anche: https://ilcomunista23.blogspot.com/2018/11/la-fedelta-ai-principi-dei-comunisti.html
                      https://www.lincmagazine.it/2018/03/22/asia-istruzione
 https://www.repubblica.it/esteri/2018/12/06/news/huawei_arrestata_in_canada_meng_wanzhou_direttrice_finanziaria_e_figlia_del_fondatore


La relazione tra Cina e Stati Uniti modella, oggigiorno, la linea di tendenza delle relazioni internazionali: le due principali potenze planetarie, infatti, sono inevitabilmente attratte l’una dall’altra, si vedono reciprocamente come partner imprescindibile e principale avversario potenziale.

Per la prima volta dopo il crollo dell’Unione Sovietica la Cina, non a caso definita “potenza revisionista” nella prima National Security Strategy firmata Donald J. Trump, si è consolidata nel rango di potenza capace di intaccare l’egemonia politica, economica e militare detenuta dagli Stati Uniti su scala globale. La rivalità sino-americana corre di pari passo all’attrazione fatale che avvolge i sistemi economici dei due Paesi e si manifesta in diversi scenari di crisi (dalla faglia indo-pakistana al Mar Cinese Meridionale), oltre che nelle reiterate schermaglie commerciali, rendendo necessaria una domanda: un conflitto militare diretto tra Pechino e Washington è da ritenersi possibile? 

La trappola di Tucidide 

A tale domanda ha provato a rispondere Graham T. Allison, professore alla John F. Kennedy School of Government di Harvard, nel suo testo fondamentale Destined for War, pubblicato nel 2017 e subito entrato nelle librerie personali di tutti gli alti decisori strategici statunitensi, primo fra tutti il National Security Advisor H. R. McMaster
Allison ha coniato l’espressione “trappola di Tucidide” per definire i rischi che possono essere causati dall’esacerbazione della rivalità tra due Paesi in forte competizione tra loro. 

Come scritto da Massimo Ciullo su Tempi: “Citando lo storico delle guerre peloponnesiache, considerato il padre del realismo classico, Allison sostiene che la sfida di una potenza emergente a una potenza egemone, pone una grave minaccia alla stabilità e alla pace. Iniziare a riconoscere i fattori di rischio diventa imprescindibile per evitare che il confronto tra i due contendenti finisca per farli cadere nella trappola di Tucidide”.

Cosa insegna Tucidide a Cina e Stati Uniti

Nella sua opera sulla Guerra del  Peloponneso, Tucidide scrive: “Ciò che rese la guerra inevitabile fu l’ascesa della potenza di Atene e la paura che questa causò a Sparta”. Dal conflitto che devastò la Grecia classica alla Guerra Fredda, Allison cita sedici esempi di rivalità simili, nella loro caratterizzazione, a quella sino-americana, dodici dei quali si sono conclusi con un diretto conflitto militare. 
Emblematico, in tal senso è il paragone con la forte contrapposizione che coinvolse Germania e Regno Unito prima della Grande Guerra: i due Paesi, tanto economicamente interdipendenti quanto atavicamente rivali, si lanciarono nella colossale corsa al riarmo navale motivata dalla volontà di Berlino di sfidare l’egemonia planetaria della flotta britannica, fatto che evoca alcuni paragoni con l’attuale situazione che vede la Cina intenta a ristrutturare il suo apparato militare partendo proprio dall’irrobustimento della flotta. 
Se il paragone con la crisi di inizio XX secolo tra le due principali potenze europee può risultare inquietante, Allison cita anche elementi di parallelismo con la contemporanea rivalità tra Londra e Washington segnata dal forte attivismo di Theodore Roosevelt, paragonato dall’autore a Xi Jinping in quanto leader fondamentale per la costituzione di una solida consapevolezza di potenza mondiale da parte del proprio Paese. Tale sfida non si risolse in un conflitto diretto tra la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, e non sarebbe impossibile ritenere che la Cina punti, in ultima istanza, a conseguire per l’Asia ciò che Roosevelt ottenne per il continente americano nel corso della sua presidenza, ovvero il riconoscimento di una primazia indiscutibile e sovrana in ambito politico-economico.

Il monito di Tucidide

Simbolo, prima ancora che legame concreto, delle caratteristiche che accomunano epoche storiche lontane tra loro, la “trappola di Tucidide” descritta in Destined for War è prima di tutto un monito ai governanti, ai leader politici, militari ed economici di Cina e Stati Uniti a considerare in un’ottica di lungo termine la relazione tra i due Paesi. “The farther backward you can look, the farther forward you can see”, ha detto Winston Churchill in un’indimenticabile sentenza che testimonia l’importanza e il valore di una solida conoscenza della storia, premessa fondamentale per la comprensione del presente. 

Le chiavi di interpretazione della rivalità sino-americana, insomma, sono tutte già a disposizione, ed è compito dei decisori politici afferrarle, ricordando, in presente come in futuro, che la guerra non è mai un’eventualità completamente ineluttabile e che essa va prevenuta e scongiurata nella maniera più decisa. La grande lezione del padre della storiografia segnalata da Allison, il monito di Tucidide alle generazioni presenti, è un invito a impegnarsi per evitare che, in futuro, qualche storico si ritrovi a scrivere delle motivazioni che resero la guerra tra Cina e Stati Uniti “inevitabile”.


venerdì 2 aprile 2021

Riflessioni comparative sulla pandemia - Alessandra Ciattini

Da: https://www.lacittafutura.it - Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni) insegna Antropologia culturale alla Sapienza di Roma.
Vedi anche: Guerra dei vaccini 2 - Aldo Giannuli 


Cosa ricaviamo se compariamo la nostra situazione sanitaria a quella degli altri paesi?


Due terzi dei morti a causa del Covid-19 nel mondo (ad oggi 19 marzo 2021 2.680.469) sono latinoamericani e si concentrano in Messico e in Brasile, in cui non è stata applicata la quarantena obbligatoria e che per tasso di mortalità si colloca dopo gli Stati Uniti e prima della Colombia. Il Brasile ha registrato sino ad oggi quasi 12 milioni casi e 287.000 decessi, mentre la superpotenza ha avuto quasi trenta milioni di casi e 539.000 morti e avrebbe somministrato la prima dose di vaccino a 121 milioni di persone. L’Europa con circa 42 milioni casi e 920.508 morti mostra che siamo ancora lontani dalla soluzione del problema pandemia. In questa drammatica classifica l’Italia batte gli altri paesi europei con 103.001 morti con solo 2.337.00 di individui completamente vaccinati. Persino la Russia, con 141 milioni di abitanti, si colloca dopo di noi. È bene ricordare, tuttavia, che i dati sono sempre discutibili e che molti specialisti si sono chiesti se i deceduti in questo periodo di pandemia sono morti a causa del Sars Cov 2 o semplicemente erano a esso positivi e sono deceduti per altre ragioni.

lunedì 8 marzo 2021

Geopolitica dei vaccini - Mappa Mundi



L'uso geopolitico dei vaccini anti Covid. I vaccini 'occidentali' contro quelli russo e cinesi? I casi dell'America Latina, Israele, Africa, Medio Oriente e Sud-Est asiatico 
In studio Giorgio Cuscito (Limes). In collegamento Dario Fabbri (Limes). Conduce Alfonso Desiderio. 

                                                                           

Vedi anche la puntata di Mappa Mundi: Clima e virus, emergenze (pseudo)globali e geopolitica ►https://www.youtube.com/watch?v=JUeBo...​ 
Guarda tutte le puntate di Mappa Mundi ►https://www.youtube.com/playlist?list... 

martedì 15 marzo 2022

Rand Corp: come abbattere la Russia - Manlio Dinucci

Da: https://ilmanifesto.it - Manlio Dinucci è un pacifista, giornalista e geografo italiano. 

Leggi anche: Green pass nucleare: esce a maggio la Bomba per l’Italia - Manlio Dinucci

"NATO" Breve storia dell’alleanza - Manlio Dinucci

Vedi anche: "L' arte della Guerra"* - Manlio Dinucci

Storia della NATO - Aldo Giannuli 



Fa un certo effetto seguire le vicende attuali relative alla guerra in Ucraina e rileggere questo breve articolo di Manlio Dinucci di tre anni fa (Manifesto del 21.05.2019). 
Si resta stupiti da come in questi tre anni, in parte trascorsi immersi  nella faticosa ed estenuante e totalizzante lotta al Covid 19, il corso degli eventi in Ucraina si sia completamente sviluppato e avverato nelle modalità descritte da Dinucci. L'autore, in fondo, riportava qualcosa che era già di dominio pubblico:  il nuovo piano, Overextending and Unbalancing Russia , pubblicato dalla Rand  (https://www.rand.org/pubs/research_briefs/RB10014.html).  (il collettivo)


L’arte della guerra. Il piano elaborato dal più influente think tank Usa 

Costringere l’avversario a estendersi eccessivamente per sbilanciarlo e abbatterlo: non è una mossa di judo ma il piano contro la Russia elaborato dalla Rand Corporation, il più influente think tank Usa che, con uno staff di migliaia di esperti, si presenta come la più affidabile fonte mondiale di intelligence e analisi politica per i governanti degli Stati uniti e i loro alleati. La Rand Corp. si vanta di aver contribuito a elaborare la strategia a lungo termine che permise agli Stati uniti di uscire vincitori dalla guerra fredda, costringendo l’Unione Sovietica a consumare le proprie risorse economiche nel confronto strategico. A questo modello si ispira il nuovo piano, Overextending and Unbalancing Russia, pubblicato dalla Rand.

Secondo i suoi analisti, la Russia resta un potente competitore degli Stati uniti in alcuni campi fondamentali. Per questo gli Usa devono perseguire, insieme ai loro alleati, una strategia complessiva a lungo termine che sfrutti le sue vulnerabilità. Vengono quindi analizzati vari modi per costringere la Russia a sbilanciarsi, indicando per ciascuno le probabilità di successo, i benefici, i costi e rischi per gli Usa. Gli analisti della Rand ritengono che la maggiore vulnerabilità della Russia sia quella economica, dovuta alla sua forte dipendenza dall’export di petrolio e gas, i cui introiti possono essere ridotti appesantendo le sanzioni e accrescendo l’export energetico Usa. Si deve far sì che l’Europa diminuisca l’importazione di gas naturale russo, sostituendolo con gas naturale liquefatto trasportato via mare da altri paesi. Un altro modo per danneggiare nel tempo l’economia della Russia è quello di incoraggiare l’emigrazione di personale qualificato, in particolare giovani russi con un alto grado di istruzione. In campo ideologico e informativo, occorre incoraggiare le proteste interne e allo stesso tempo minare l’immagine della Russia all’esterno, espellendola da forum internazionali e boicottando gli eventi sportivi internazionali che essa organizza.

In campo geopolitico, armare l’Ucraina permette agli Usa di sfruttare il punto di maggiore vulnerabilità esterna della Russia, ma ciò deve essere calibrato per tenere la Russia sotto pressione senza arrivare a un grande conflitto in cui essa avrebbe la meglio.

In campo militare gli Usa possono avere alti benefici, con bassi costi e rischi, dall’accrescimento delle forze terrestri dei paesi europei della Nato in funzione anti-Russia. Gli Usa possono avere alte probabilità di successo e alti benefici, con rischi moderati, soprattutto investendo maggiormente in bombardieri strategici e missili da attacco a lungo raggio diretti contro la Russia. Uscire dal Trattato Inf e schierare in Europa nuovi missili nucleari a raggio intermedio puntati sulla Russia assicura loro alte probabilità di successo, ma comporta anche alti rischi.

Calibrando ogni opzione per ottenere l’effetto desiderato – concludono gli analisti della Rand – la Russia finirà col pagare il prezzo più alto nel confronto con gli Usa, ma anche questi dovranno investire grosse risorse sottraendole ad altri scopi. Preannunciano così un ulteriore forte aumento della spesa militare Usa/Nato a scapito delle spese sociali.

Questo è il futuro che ci prospetta la Rand Corporation, il più influente think tank dello Stato profondo, ossia del centro sotterraneo del potere reale detenuto dalle oligarchie economiche, finanziarie e militari, quello che determina le scelte strategiche non solo degli Usa ma dell’intero Occidente. Le «opzioni» previste dal piano sono in realtà solo varianti della stessa strategia di guerra, il cui prezzo in termini di sacrifici e rischi viene pagato da tutti noi.