“L’imperialismo è
l’espressione politica del processo d’accumulazione capitalista che si
manifesta attraverso la concorrenza tra i capitalismi nazionali intorno agli
ultimi territori non capitalisti ancora liberi del mondo. Geograficamente,
questo campo ancora oggi rappresenta grande parte del globo. Tuttavia, il campo
di espansione offerto all’imperialismo appare come molto piccolo comparato
all’alto livello raggiunto dallo sviluppo delle forze produttive capitaliste;
bisogna tenere conto in effetti della enorme massa di capitale già accumulata
nei vecchi paesi capitalisti e che lotta per smerciare il suo sovrapprodotto e
per capitalizzare il suo plusvalore, e, inoltre, della rapidità con cui i paesi
precapitalisti si trasformano in paesi capitalisti. Sulla scena internazionale,
dunque, il capitale deve procedere attraverso metodi appropriati. Con l’elevato
grado di evoluzione raggiunto dai paesi capitalisti e l’esasperazione della
concorrenza dei paesi capitalisti per la conquista dei territori non capitalisti,
la spinta imperialistica, sia nella sua aggressione contro il mondo non
capitalista che nei conflitti più acuti tra i paesi capitalisti concorrenti,
aumenta di energia e di violenza. Ma più aumentano la violenza e l’energia con
cui il capitale procede alla distruzione delle civiltà non capitaliste, più
restringe la sua base di accumulazione. L’imperialismo è al tempo stesso un
metodo storico per prolungare i giorni del capitale ed il mezzo il più sicuro e
più veloce di mettervi obiettivamente un termine. Ciò non significa che il
punto finale abbia bisogno di essere raggiunto alla lettera. La sola tendenza
verso questo scopo dell’evoluzione capitalista si manifesta già attraverso dei
fenomeni che fanno della fase finale del capitalismo un periodo di catastrofi“.
(Rosa Luxemburg - L’Accumulazione del capitale, III, 31: “Il
protezionismo e l’accumulazione”)
” Quello che distingue in modo decisivo il marxismo dalla
scienza borghese non è la predominanza dei motivi economici nella spiegazione
della storia, ma il punto di vista della totalità. Il dominio, determinante ed
in tutti i campi, del tutto sulle parti, costituisce l’essenza del metodo che
Marx ha chiesto in prestito a Hegel e che ha trasformato in modo originale per
farne il fondamento di una scienza interamente nuova. La separazione capitalista
tra il produttore ed i processi di insieme della produzione, il frazionamento
del processo del lavoro in parti che lasciano da parte il carattere umano del
lavoratore, l’atomizzazione della società in individui che producono diritto
davanti ad essi senza piano, senza concertarsi, ecc., tutto ciò doveva avere
necessariamente anche un’influenza profonda sul pensiero, la scienza e la
filosofia del capitalismo. E ciò che c’è di fondamentalmente rivoluzionario
nella scienza proletaria, non è solamente che essa oppone alla società borghese
dei contenuti rivoluzionari, ma è, innanzitutto, l’essenza rivoluzionaria del
metodo stesso. Il regno della categoria della totalità è il portatore del
principio rivoluzionario nella scienza”.
Georg Lukàcs - "Storia e
coscienza di classe")
http://www.controappuntoblog.org/2012/01/14/rosa-luxemburg-i-limiti-dellespansione-del-capitalismo/
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