giovedì 31 luglio 2014

I limiti dell’espansione del capitalismo - Rosa Luxemburg


“L’imperialismo è l’espressione politica del processo d’accumulazione capitalista che si manifesta attraverso la concorrenza tra i capitalismi nazionali intorno agli ultimi territori non capitalisti ancora liberi del mondo. Geograficamente, questo campo ancora oggi rappresenta grande parte del globo. Tuttavia, il campo di espansione offerto all’imperialismo appare come molto piccolo comparato all’alto livello raggiunto dallo sviluppo delle forze produttive capitaliste; bisogna tenere conto in effetti della enorme massa di capitale già accumulata nei vecchi paesi capitalisti e che lotta per smerciare il suo sovrapprodotto e per capitalizzare il suo plusvalore, e, inoltre, della rapidità con cui i paesi precapitalisti si trasformano in paesi capitalisti. Sulla scena internazionale, dunque, il capitale deve procedere attraverso metodi appropriati. Con l’elevato grado di evoluzione raggiunto dai paesi capitalisti e l’esasperazione della concorrenza dei paesi capitalisti per la conquista dei territori non capitalisti, la spinta imperialistica, sia nella sua aggressione contro il mondo non capitalista che nei conflitti più acuti tra i paesi capitalisti concorrenti, aumenta di energia e di violenza. Ma più aumentano la violenza e l’energia con cui il capitale procede alla distruzione delle civiltà non capitaliste, più restringe la sua base di accumulazione. L’imperialismo è al tempo stesso un metodo storico per prolungare i giorni del capitale ed il mezzo il più sicuro e più veloce di mettervi obiettivamente un termine. Ciò non significa che il punto finale abbia bisogno di essere raggiunto alla lettera. La sola tendenza verso questo scopo dell’evoluzione capitalista si manifesta già attraverso dei fenomeni che fanno della fase finale del capitalismo un periodo di catastrofi“.                                                                                             (Rosa Luxemburg - L’Accumulazione del capitale, III, 31: “Il protezionismo e l’accumulazione”)

” Quello che distingue in modo decisivo il marxismo dalla scienza borghese non è la predominanza dei motivi economici nella spiegazione della storia, ma il punto di vista della totalità. Il dominio, determinante ed in tutti i campi, del tutto sulle parti, costituisce l’essenza del metodo che Marx ha chiesto in prestito a Hegel e che ha trasformato in modo originale per farne il fondamento di una scienza interamente nuova. La separazione capitalista tra il produttore ed i processi di insieme della produzione, il frazionamento del processo del lavoro in parti che lasciano da parte il carattere umano del lavoratore, l’atomizzazione della società in individui che producono diritto davanti ad essi senza piano, senza concertarsi, ecc., tutto ciò doveva avere necessariamente anche un’influenza profonda sul pensiero, la scienza e la filosofia del capitalismo. E ciò che c’è di fondamentalmente rivoluzionario nella scienza proletaria, non è solamente che essa oppone alla società borghese dei contenuti rivoluzionari, ma è, innanzitutto, l’essenza rivoluzionaria del metodo stesso. Il regno della categoria della totalità è il portatore del principio rivoluzionario nella scienza”.                                                                                                                                                                                       Georg Lukàcs - "Storia e coscienza di classe")
http://www.controappuntoblog.org/2012/01/14/rosa-luxemburg-i-limiti-dellespansione-del-capitalismo/

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