*Da: http://www.international-communist-party.org
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...tre distinzioni terminologiche: beni strumentali e di
consumo – proprietà e impiego dei primi e dei secondi – proprietà privata,
individuale, sociale.
La prima distinzione è oramai corrente anche nella economia
comune. I prodotti dell’attività umana o servono al diretto consumo, come un
cibo o un indumento; ovvero sono adoperati in altre operazioni lavorative, come
una zappa, una macchina. Non sempre la distinzione è facile, e vi sono casi
misti; comunque tutti capiscono quando distinguiamo i prodotti tra
beni di consumo e beni strumentali.
La proprietà sul bene di consumo al momento del suo impiego,
sarebbe bene non chiamarla col termine di proprietà, sia pure
seguito dagli aggettivi: personale, individuale. Essa consiste nel rapporto per
cui chi sta per sfamarsi tiene in mano il cibo e nessuno vieta che lo porti
alla bocca. Anche nelle scienze legali tale rapporto non si definisce bene come
proprietà, ma come possesso. Il possesso può essere di fatto e
materiale, ovvero anche di diritto e legale, ma implica sempre il "tenere
nel pugno", la fisica disposizione della cosa. La
proprietà è il rapporto per cui si dispone di una cosa, senza che si debba
tenerla nelle mani, per effetto titolare di un pezzo di carta e di una norma
sociale.
La proprietà sta al possesso come in fisica l’actio
in distans di Newton sta all’azione di contatto, alla
diretta pressione. Siccome anche nel termine possesso entra un valore
giuridico, potremmo provare, per questo concetto pratico del poter mangiare il
pezzo di pane o calzare le scarpe, ad usare il termine
"disponibilità" (dato che il termine "disposizione" dà
1’idea di schieramento, ordinamento, che appartiene ad altro campo).
Riserveremo il termine proprietà ai beni
strumentali: utensili, macchine, opifici, casa, terra, etc.
Chiamando proprietà anche la disponibilità,
ad esempio, del proprio abito o della propria matita,
Il Manifesto del Partito Comunista dice che i comunisti
vogliono abolire la proprietà borghese, non la proprietà personale.
Terza distinzione: privato, individuale, sociale.
Diritto,
potere privato su di una cosa, su di un bene, consumabile o
strumentale (e, prima, anche sulle persone e le attività di altri uomini)
significa diritto non esteso a tutti, ma riservato ad alcuni soltanto. Prevale
nel termine privato, anche letteralmente, il valore negativo;
non la facoltà di godere della cosa, bensì quella di privare gli altri – colla
tutela della legge – del godimento di essa. Regime di proprietà privata è
quello in cui sono proprietari alcuni, e moltissimi altri non lo sono. Nella
lingua del tempo di Dante gli "uman privati" sono le latrine, luogo
ove è norma che regni un solo occupante, buon simbolo delle olezzanti ideologie
del borghese.
Proprietà individuale non ha lo stesso
senso di privata. La persona, l’individuo, sono pensati dai...
benpensanti come persona borghese, individuo borghese (Manifesto). Ma
avremmo un regime di proprietà individuale solo quando ogni individuo
potesse raggiungere la proprietà su qualche cosa, il che in tempo borghese di
fatto non è, malgrado le ipocrisie legali, né per gli strumenti, né per i beni
di consumo.
Proprietà sociale, socialismo, è il sistema
in cui non vi è più rapporto fisso tra il bene di cui si tratta, e una
determinata persona o individuo. In questo caso sarebbe bene non dire più proprietà, poiché
1’aggettivo proprio si riferisce ad un soggetto singolo e non
alla universalità. Comunque, si parla ogni giorno di proprietà nazionale e
statale, e noi marxisti parliamo, per farci intendere, di proprietà sociale,
collettiva, comune.
Seguiamo ora le tre fasi sociali e storiche presentate in
sintesi da Marx a coronamento del primo tomo de Il Capitale.
Lasciamo da parte le precedenti epoche di schiavismo e di
pieno feudalesimo terriero, in cui, sul rapporto di proprietà tra uomo e cosa,
prevale il rapporto personale, tra uomo e uomo.
Prima fase. Società della piccola produzione,
artigiana per i manufatti, contadina per l’agricoltura. Ogni lavoratore, della
bottega e della terra, in che rapporto è con i beni strumentali di
cui si serve? Il contadino è padrone del suo fondicciuolo, l’artigiano dei suoi
semplici attrezzi. Dunque disponibilità e proprietà del
lavoratore sui suoi strumenti di produzione. Ogni lavoratore in che rapporto è
coi suoi prodotti, del campo o della bottega? Ne dispone
liberamente, se sono beni di consumo li adopera come vuole. Allora diremo con
esattezza: proprietà individuale sui beni strumentali, disponibilità personale
dei prodotti.
Seconda fase. Capitalismo. Entrambe queste forme
vengono negate. Il lavoratore non ha più in proprietà terra, bottega o arnesi.
Gli strumenti di produzione sono divenuti proprietà privata di
pochi industriali, dei borghesi. Il lavoratore non ha più alcun diritto sui prodotti, siano
essi anche beni di consumo, che sono a loro volta divenuti proprietà del
padrone della terra o della fabbrica.
Terza fase. Negazione della negazione. "Gli
espropriatori vengono espropriati" non nel senso che si espropriano i
capitalisti delle officine e delle terre per ripristinare una generale proprietà individuale
dei beni strumentali. Questo non è socialismo, è la formula "tutti
proprietari" dei piccoli borghesi, oggi dei piccisti. I beni
strumentali diventano proprietà sociale, poiché vanno
"conservate le acquisizioni dell’era capitalistica" che hanno fatto
della produzione un fatto"sociale". Cessano di essere proprietà
privata. Ma per i beni di consumo? Questi sono messi
dalla società a disposizione generale di tutti i consumatori, ossia di qualunque individuo.
Nella prima fase dunque ogni individuo era
un proprietario di piccole quantità di strumenti produttivi, e
ogni individuo aveva una disponibilità di prodotti e beni di
consumo. Nella terza fase ad ogni individuo è vietata la
proprietà privata sui beni strumentali, che sono di natura sociale,
ma gli è assicurata la possibilità – che il capitalismo gli aveva tolta – di
avere sempre una disponibilità su beni di consumo. Questo
significa che, con la proprietà sociale delle macchine, delle fabbriche ecc., è
rinata – ma quanto diversa! – la "proprietà individuale" di ogni
lavoratore su una quota di prodotti consumabili che esisteva nella società
artigiano-contadina, precapitalistica, rapporto non più privato,rapporto sociale.
[Se sussistesse il minimo dubbio sulla nostra
interpretazione delle parole di Marx sul "ristabilirsi della proprietà
individuale", ed anche sullo stretto rigore della continuità nella
terminologia marxista, basterà a disperderlo la citazione da un testo di altra
data e di altro tema, Le guerre civili in Francia: «...
Non appena gli operai prendono decisamente la cosa nelle loro mani, ecco
levarsi tutta la fraseologia apologetica dei portavoce della società presente
con i suoi due poli del capitale e della schiavitù salariale, come se la
società capitalistica fosse ancora nel suo stato più puro di verginale
innocenza, con i suoi antagonismi non ancora sviluppati, con i suoi inganni non
ancora sgonfiati, con la sua meretrice realtà non ancora messa a nudo. La
Comune, essi esclamano, vuole abolire la proprietà, base di ogni civiltà!
Sissignori, la Comune voleva abolire quella proprietà di classe che fa del
lavoro di molti la ricchezza di pochi. Essa voleva 1’espropriazione degli
espropriatori. Voleva fare della proprietà individuale una realtà,
convertendo i mezzi di produzione, la terra e il capitale, che ora sono
essenzialmente mezzi di asservimento e sfruttamento del lavoro, in semplici
strumenti di lavoro libero e associato. Ma questo è il comunismo,
l’“impossibile” comunismo!»].
Le due negazioni in senso inverso non ci hanno ricondotto al
punto di partenza della economia, della produzione sparpagliata, molecolare, ma
molto più oltre e più in alto, alla gestione comunistica di tutti i beni, in
cui, alla, fine, i termini diproprietà, di bene, di quota
personale non avranno più alcuna ragione di impiego.
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