domenica 7 ottobre 2018

Qual’è la tua idea di comunismo? Riccardo Bellofiore risponde …

Da: https://lestradedibabele.wordpress.com - Trascrizione dell’intervento audio di Riccardo Bellofiore nella trasmissione radiofonica “Le strade di Babele” nella sezione “Quale è la tua idea di comunismo?” che potete trovare qui: http://www.lestradedibabele.it/ - riccardo.bellofiore è docente di "Analisi Economica", "Economia Monetaria" e "International Monetary Economics" e "Dimensione Storica in Economia: le Teorie" presso il Dipartimento di Scienze Economiche "Hyman P. Minsky" dell'Università di Bergamo. (Economisti-di-classe-Riccardo-Bellofiore-Giovanna-Vertova




La verità è che io non ho un’idea di comunismo e credo che a questo punto della storia non ce l’abbia veramente nessuno e questo da un certo punto di vista è una fortuna perché le idee di comunismo quando si sono realizzate hanno prodotto disastri e macerie. Posso dire qual’è lo scritto sul comunismo che più mi ha colpito, che più incrocia la mia sensibilità, ed è uno scritto breve di Franco Fortini,  ne esiste una versione più lunga, ma la versione più breve e più folgorante è quella che uscì credo su un settimanale satirico, deve essere stato Cuore.

L’idea di Fortini era che il comunismo è la lotta per il comunismo ed è non la soluzione delle contraddizioni, non una società pacificata, ma il vivere in una diversa contraddizione, una diversa contraddizione nella quale sia possibile agli esseri umani una scelta, una scelta a partire da uno sviluppo diciamo così, non condizionato dall’alienazione del proprio potere e delle proprie capacità.

È evidente che questa è una risposta da un certo punto di vista evasiva dall’altra affascinante, è una risposta che secondo me ha una sua forza e ha un limite: la forza è che ci dice che il problema del comunismo, essendo la lotta per il comunismo, è oggi per noi qui ed ora la lotta contro il capitalismo.

Io devo dire non ho molta simpatia per i ragionamenti sull’idea di comunismo perché sono ragionamenti idealistici, è come se si avesse una ricetta e la si volesse applicare alla realtà. Il problema è partire dalle contraddizioni che viviamo, dalle contraddizioni del capitalismo, allora qui di battaglie culturali in senso proprio ce ne sono molte da fare perché non è solo crollato il comunismo, sono crollati, anche in questo caso purtroppo, tutta una serie di riferimenti, come dire, della lotta per una società più vivibile, più decente, si è teso ad evadere il nodo del lavoro, quindi l’esperienza concreta dei lavoratori come nodo della contraddizione del rapporto di classe, del rapporto di potere in cui viviamo, collocandolo altrove.

Con questo non voglio dire che esistono solo i lavoratori, che esiste solo la centralità del lavoro, intendo dire che il movimento per il comunismo è il movimento che rimuove quello che è lo scandalo della società, lo scandalo di questa società è di usare le persone come un mezzo per, come dire, pervertire la natura del lavoro con i suoi corpi, con il suo immaginario, con le sue idee, facendolo mezzo diciamo così, del tentativo di ottenere denaro e più denaro. Quindi questa idea di comunismo ci spinge ad un’analisi concreta di classe della situazione in cui viviamo che è centrata sul lavoro, per me non esise una lotta per il comunismo che non parta da qui. Ha un limite questa definizione, il limite è che non ci dice nulla, quasi nulla, di quella che è una società nuova, ma a questo punto il suo limite diventa la sua forza, ora se una società nuova è senz’altro data dalle relazioni diverse degli esseri umani nel momento del lavoro, una società nuova è anche un modo diverso di organizzare la riproduzione e le relazioni umane.

Questo non lo sappiamo, una volta sapevamo cos’era, adesso non lo sappiamo, io credo che questo limite vada assunto come una sfida, una sfida che si risolve imparando negli anni, nei decenni e forse nei secoli un nuovo linguaggio della socialità. Questo limite ci dice però una cosa, ci dice che il comunismo non è delegabile a un partito o a più partiti, non è delegabile allo stato, non è delegabile alla sfera della politica.

Il breve scritto di Fortini che citavo dice anche qualcos’altro che secondo me è importante ricordare ed è che il comunismo è la creazione di una diversa contraddizione, non l’uscita dalla contraddizione, non l’uscita dal limite dell’essere umano, non l’uscita dal dolore, non l’uscita dalla infelicità;  è il tentativo dell’essere umano di uscire da un doppio limite, il limite di una natura che lo schiaccia e il capitalismo ha dato l’illusione di poter uscire da questa difficoltà, da questa costrizione però promuovendo una visione prometeica e onnipotente dell’essere umano che poi ha condotto alla distruzione della natura dentro e fuori di noi. E il tentativo di uscire da relazioni degli esseri umani in cui la costrizione non è la costrizione naturale, ma la costruzione di meccanismi economici che sembrano, che sono come naturali, forse più duri della natura.

Oggi è d’uso parlare in questo modo: dire i mercati vogliono questo, i mercati vogliono quello, cioè lo spacciare delle scelte politiche per scelte naturali, per scelte senza alternative.

Il comunismo è la riapertura  di una alternativa al genere umano in cui gli esseri umani, anche per quanto riguarda le loro relazioni sociali, si fanno responsabili di quella che è la loro realtà, la loro realtà materiale ma anche in qualche modo, come diceva Fortini, la loro realtà spirituale. Fortini chiudeva la sua definizione in questo modo: diceva, il comunismo in cammino e sosteneva non ne esiste un’altro, adempie l’unità tendenziale di uguaglianza e fraternità, di sapere scientifico e di sapienza etico-religiosa, il comunismo è il processo materiale che vuole rendere sensibile e intellettuale la materialità delle cose dette spirituali. Ecco questa se vogliamo dirla così è l’idea di comunismo che amo conservare come sfida per tutti noi oltre che per me.


Che cos’è il comunismo? Franco Fortini risponde …[da “Cuore”, 16 gennaio 1989]

Il combattimento per il comunismo è il comunismo. E’ la possibilità che il maggior numero possibile di esseri umani viva in una contraddizione diversa da quella odierna. Unico progresso, ma reale, è e sarà un luogo di contraddizione più alto e visibile, capace di promuovere i poteri e le qualità di ogni singola esistenza. Riconoscere e promuovere la lotta delle classi è condizione perché ogni singola vittoria tenda ad estinguere quello scontro nella sua forma presente e apra altro fronte, di altra lotta, rifiutando ogni favola di progresso lineare e senza conflitti.

Meno consapevole di sé quanto più lacerante e reale, il conflitto è tra classi di individui dotati di diseguali gradi e facoltà di gestione della propria vita. Oppressori e sfruttatori con la non-libertà di altri uomini si pagano quella, ingannevole, di scegliere e regolare la propria individuale esistenza. Il confine di tale loro “libertà” non lo vivono essi come confine della condizione umana ma come un nero Nulla divoratore. Per rimuoverlo gli sacrificano quote sempre maggiori di libertà, cioè di vita altrui; e, indirettamente, della propria.

Oppressi e sfruttati vivono inguaribilità di una vita incontrollabile, dissolta in insensatezza e non-libertà. Né questi sono migliori di quelli, finché si ingannano con la speranza di trasformarsi in oppressori e sfruttatori. Migliori cominciano ad esserlo invece da quando assumono la via della lotta per il comunismo; che comporta durezza e odio per tutto quel che, dentro e fuori gli individui, si oppone alla gestione sovraindividuale delle esistenze; e flessibilità e amore per tutto quel che la promuove e fa fiorire.

Il comunismo in cammino [altro non esiste] è dunque un percorso che passa anche attraverso errori e violenze tanto più avvertite come intollerabili quanto più chiara sia la consapevolezza di che cosa siano gli altri, di che cosa noi si sia e di quanta parte di noi costituisca anche gli altri. Comporterà che uomini siano usati come mezzi per un fine che nulla garantisce invece che, come oggi avviene, per un fine che non è mai la loro vita. Ma chi sia dalla lotta costretto a usarli come mezzi, mai potrà concedersi buona coscienza o scarico di responsabilità sulla necessità e la storia.

Dovrà evitare l’errore, angelistico, di un perfezionamento illimitato: ossia di credere che l’uomo possa uscire dai propri limiti biologici e temporali. Con le manipolazioni più diverse quell’errore ha già prodotto e può produrre dei sotto uomini o dei sovrauomini; ossia questi su quelli. Comunismo è rifiutare ogni specie di mutamenti per preservare la capacità di riconoscerci nei passati e nei venturi.

Il comunismo in cammino adempie l’unità tendenziale tanto di eguaglianza e fraternità, quanto di sapere scientifico e di sapienza etico-religiosa. La gestione individuale, di gruppo e internazionale dell’esistenza [con i nessi insuperabili di libertà e necessità, di certezza e rischio] implica la conoscenza dei limiti della specie umana e della sua infermità radicale [anche nel senso leopardiano] specie che si definisce dalla capacità di conoscere e dirigere se stessa e di avere pietà di sé.

Il comunismo è il processo materiale che vuol rendere sensibile e intellettuale la materialità delle cose dette spirituali.


L’internazionale di Franco Fortini

Noi siamo gli ultimi del mondo / Ma questo mondo non ci avrà.

Noi lo distruggeremo a fondo / Spezzeremo la società.

Nelle fabbriche il capitale / come macchine ci usò.

Nelle sue scuole la morale / di chi comanda ci insegnò.

Questo pugno che sale, questo canto che va, è l’Internazionale

 un’altra umanità. Questa lotta che è uguale,  l’uomo all’uomo farà,

 è l’Internazionale. Fu vinta e vincerà.

Noi siamo gli ultimi di un tempo / che nel suo male sparirà.

Qui l’avvenire è già presente / chi ha compagni non morirà.

Al profitto e al suo volere / tutto l’uomo si tradì,

ma la Comune avrà il potere / Dov’era il no faremo il sì.

Questo pugno che sale…

E tra di noi divideremo / lavoro, amore, libertà.

E insieme ci riprenderemo / la parola e la verità.

Guarda in viso, tienili a memoria / chi ci uccise e chi mentì.

Compagni, porta la tua storia / alla certezza che ci unì.

Questo pugno che sale…

Noi non vogliam sperare niente / il nostro sogno è la realtà.

Da continente a continente / questa terra ci basterà.

Classi e secoli ci han straziato / fra chi sfruttava e chi servì:

compagno, esci dal passato / verso il compagno che ne uscì.

Questo pugno che sale…

1 commento:

  1. SEGNALAZIONE

    Appunti politici (3): “Comunismo” di F. Fortini
    9 febbraio 2017
    http://www.poliscritture.it/2017/02/09/appunti-politici-3-comunismo-di-f-fortini/

    Appunti politici (4): “Comunismo” di F. Fortini
    9 marzo 2017
    http://www.poliscritture.it/2017/03/09/appunti-politici-6-comunismo-di-f-fortini/


    Appunti politici (4 bis): “Comunismo” di Franco Fortini
    9 agosto 2017
    http://www.poliscritture.it/?s=COMUNISMO+FORTINI

    Appunti politici (10): Su “Comunismo di F. Fortini”. Una polemica con C. Fischer
    10 settembre 2017
    http://www.poliscritture.it/2017/09/10/appunti-politici-10-su-comunismo-di-f-fortini-una-polemica-con-c-fischer/

    RispondiElimina