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Non molto si parla di un aspetto assai importante dell’attuale guerra genocida in Medio Oriente, che non scuote il mondo anche se, seguendo questo andazzo, qualunque popolo, trovandosi nel luogo meno opportuno e nel momento meno favorevole, potrebbe essere vittima di questa follia omicida. In particolare, mi sto riferendo come al solito alla questione dell’energia. Infatti, occorre ricordare che nella regione orientale del mar Mediterraneo si trovano grandi riserve di gas naturale e una parte consistente di esse sono dislocate nella zona costiera della cosiddetta Frangia di Gaza, ora oggetto di distruzioni massicce con la conseguente uccisione dei suoi inermi abitanti. Ma ciò non basta al governo israeliano che, per bocca di uno dei suoi ministri, è giunto a prefigurare il lancio di una bomba atomica tattica per liberarsi definitivamente dei palestinesi, evidentemente senza nemmeno pensare alle conseguenze che questa azione scellerata avrebbe sugli stessi israeliani.
Questa attitudine mentale è condivisa dal vergognoso articolo di Ernesto Galli della Loggia (mai si era arrivati a tanto ai nostri giorni,) pubblicato sul Corriere della sera, che considera la guerra un male necessario dal quale alla fine scaturirebbe il bene, anche violando “qualche trattato internazionale” (una bazzecola) (https://www.corriere.it/opinioni/23_novembre). Infatti, a suo parere la cosiddetta guerra dei trent’anni in Europa avrebbe dato alla luce la meravigliosa democrazia nella quale viviamo e dei cui frutti avvelenati quotidianamente ci nutriamo, tra i quali la guerra appunto. Credo, dunque, che il ragionamento dell’esimio e ormai anziano professore vada rovesciato: è questa finta e volgare democrazia, che ormai non nasconde più lo sfruttamento più spietato e l’avidità più esasperata, a generare le guerre attuali. Voglio anche rassicurarlo del fatto che noi non ci dimentichiamo la storia; per esempio, sappiamo che la Nato non fu fondata per difendere la democrazia, ma per costruire un baluardo contro l’Unione Sovietica in attesa di una sua tanto auspicata crisi; sappiamo anche che non siamo stati liberati dagli amerikani, ma da loro occupati e addomesticati.
Lo Stato di Israele, che giustamente si lamenta di tutto il male che ha ricevuto dalla cristianissima Europa, ma che purtroppo ha molto appreso da essa (persino la politica sanguinaria e di sterminio), mantiene naturalmente il monopolio della ricchezza energetica mediterranea, che non intende in nessun modo condividere con i palestinesi, popolo come si è visto costituito da “animali umani”.
Un servizio della rispettabile CNN del 2021 informa che l’allora presidente dell’Iraq, Barham Salih affermò in un discorso alla televisione che dal 2003, anno dell’invasione statunitense del paese, erano stati rubati 150 bilioni di dollari derivanti dal petrolio,e presentò al parlamento una legge contro la corruzione (https://edition.cnn.com/2021/05/23/middleeast/iraq-oil-money-us-invastion-intl/index.html).
Mi auguro che questa legge avrà nel futuro maggiore efficacia della decisione dello stesso parlamento iracheno, presa nel 2020, di espellere i militari usa che insistono nel soggiornare nelle loro basi situate a nord dell’Iraq e che sono state ora colpite numerose volte da milizie islamiche sostenute dall’Iran. Analogamente sono state attaccate le basi usa in Siria sempre strategicamente poste nei pressi dei pozzi petroliferi, ma ufficialmente a presidio della libertà (di saccheggiare). Eventi questi che fanno presagire un’espansione della guerra, le cui conseguenze sarebbero imprevedibili per tutti noi.
Come si vede, Israele ha anche ben imparato dai suoi accaniti sostenitori ad appropriarsi senza nessuno scrupolo dei beni altrui; d’altra parte, la sua stessa collocazione geografica è oggetto di molte riflessioni e dubbi (V.https://www.marx21.it/internazionale/chi-sono-i-veri-responsabili-del-caos-n).
I giacimenti di Gaza furono scoperti nel 1999 dalla British Gas, che ora fa parte della Shell, e Yasser Arafat considerò l’inaspettata scoperta un dono di Dio. Sulle prime il governo israeliano permise che i palestinesi facessero le necessarie perforazioni, dalle quali ricavare il gas che sarebbe andato sia a loro stessi che venduto agli israeliani. Nel giro di due anni gli israeliani cambiarono idea, stracciarono gli accordi e impedirono che i palestinesi lo sfruttassero perché temevano sarebbe finito nelle mani dei terroristi. Senza por tempo in mezzo intrapresero trattative con la British Gas, costringendo quest’ultima a ripagare i palestinesi del gas estratto con beni e servizi. In quel momento storico a Gaza Al Fatah aveva già perso il potere a vantaggio di Hamas, organizzazione figlia dei Fratelli musulmani, che Tel Aviv finanziava sotto banco per frammentare l’opposizione palestinese. Pertanto, il contratto originario fu invalidato e nel 2008 gli israeliani intrapresero la nota operazione “piombo fuso” che durò 22 giorni scanditi da stermini e massacri della popolazione civile palestinese, dalla distruzione di abitazioni e di infrastrutture. Insomma, le solite azioni che gli israeliani definiscono atti per la difesa del loro “focolare” situato in una terra che non è la loro e che è stata loro donata, violando i diritti dei suoi legittimi proprietari. In poche parole Biden ha spiegato assai bene la ragione per la quale lo Stato autoritario di Israele è stato sistemato in quella regione, dicendo che se non ci fosse stato lo si sarebbe dovuto inventare. Infatti, quale migliore sorvegliante di quelle terre strategiche e ricche di risorse di un agente spietato e senza scrupoli? E che per di più parte degli stessi ebrei condannano?
Ovviamente i governi israeliani si sono sempre rifiutati di partecipare alle indagini avviate dall’ONU con l’intento di scoprire e denunciare i crimini della operazione “piombo fuso”, perché le loro responsabilità sarebbero saltate alla luce del sole. I nostri falsimedia, che hanno l’ordine di pubblicare ogni giorno notizie negative sui nemici del civile Occidente, si guardano bene dal ricordare questi fatti, dimenticando di rimarcare che in quell’occasione Hamas con i suoi razzi fece tre vittime, una nullità certo esecrabile rispetto ai risultati dei crimini israeliani.
Con l’operazione “piombo fuso” i giacimenti furono confiscati e così fu definitivamente impedito ai palestinesi di sfruttare le loro risorse e, di conseguenza, migliorare la loro miserabile condizione.
Qualcuno ha anche calcolato i danni provocati ai palestinesi da questa ben ponderata decisione. Nel 2019 la Conferenza delle Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo (UNICTAD) ha presentato una relazione, dalle quale si ricava che i palestinesi, impossibilitati a ricavare dai giacimenti marini le loro risorse energetiche, hanno perduto miliardi dollari. Questa situazione, che si protrae da molti anni, ha bloccato, insieme a tutti gli altri fattori dell’occupazione, lo sviluppo socioeconomico del territorio palestinese.
Che strane democrazie sono le nostre che proclamano principi e valori universali e imperituri (libertà, autodeterminazione, soluzione negoziata dei conflitti etc) e che “purtroppo” per imporli al mondo esse stesse sono costrette a violarli, naturalmente sempre a fin di bene.
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