Da: Andrea
Cirla - Gabriele Giannantoni (Perugia, 30 luglio 1932 – Roma, 18 dicembre 1998) è stato un filosofo e politico italiano.
Vedi anche: Il
principio di non contraddizione come fondamento necessario ma non
sufficiente della verità. Enrico Berti
Sulla meccanica aristotelica - Giorgio Israel
"Se A si predica di tutti i B, e B si predica di tutti i C, allora A si predica di tutti i C."
"se P ha M, e M ha S, allora P ha S."
Qui di seguito, la trascrizione dell’intervista al professor Giannatoni.
Secondo una celebre frase di Kant, la logica dopo Aristotele non ha dovuto fare nessun passo indietro e non ha potuto fare nessun passo avanti. La logica dunque nasce con Aristotele e con lui raggiunge la sua massima perfezione?
Se dovessimo fare una storia della logica antica fondandoci sul termine “logica”, dovremmo escluderne Aristotele, perché egli non usa mai questo termine, che entra nel linguaggio filosofico probabilmente con gli Stoici. Aristotele chiama l’insieme delle sue ricerche sull’argomentazione e sulla predicazione con il nome di “analitica”, intendendo con questo termine il procedimento di analisi, cioè di risoluzione di una proposizione nei suoi elementi componenti e nelle premesse da cui essa scaturisce. Ciò non di meno l’Analitica di Aristotele non soltanto fa parte della storia della logica, ma è certamente la massima espressione delle ricerche su questo tema nell’antichità. Aristotele ha consegnato queste riflessioni a molte opere, che sono state complessivamente indicate con il titolo di Organon, cioè strumento. Questo titolo non è di Aristotele, ma dei suoi editori successivi, i quali volevano così indicare il carattere strumentale di queste ricerche, nel senso che la ricerca dell’argomentazione corretta è preliminare, strumentale, per tutte le scienze, così che queste possano basarsi su ragionamenti formalmente validi. La massima espressione dell’analitica aristotelica è costituita dalla dottrina dei sillogismi, cioè dagli Analitici primi e dagli Analitici secondi, le due grandi opere in cui Aristotele espone sia la teoria del sillogismo in generale, sia, più specificamente, quella del sillogismo scientifico. Ma fanno a pieno titolo parte di questo gruppo di opere aristoteliche anche i Topica, cioè la raccolta dei tópoi, ossia dei “luoghi comuni” intesi come argomentazioni dialettiche, gli Elenchi sofistici, cioè la serie di confutazioni di argomenti particolarmente in voga tra i sofisti, e soprattutto i due trattati che recano come titolo Categorie e De Interpretatione. Nel primo Aristotele esamina il valore e il senso dei termini detti fuori di ogni connessione – per esempio i nomi e i verbi staccati gli uni dagli altri; nel secondo elabora la teoria generale della proposizione come connessione di un soggetto e di un predicato. Questo è il corpus delle opere che noi giustamente definiamo logiche, e in cui per lungo tempo nella storia del pensiero è stata vista la realizzazione massima della riflessione umana in questo campo. L’affermazione di Kant, non può però essere considerata storicamente esatta: per citare un esempio, le ricerche più recenti hanno attribuito grande valore anche alla logica stoica. Tuttavia, il giudizio kantiano esprime bene il punto di vista del razionalismo settecentesco, che considerava ancora la logica di Aristotele come il culmine non più perfezionabile di questa disciplina filosofica.
Quali sono i nuclei storicamente più importanti della logica aristotelica? È corretto attribuire ad Aristotele la scoperta delle più generali e fondamentali leggi del pensiero, i princìpi logici?
Indubbiamente c’è molta parte di verità in quest’affermazione, anche se (e questo è significativo per intendere la genesi e la storia dei problemi logici) Aristotele parla dei princìpi logici non tanto in un’opera logica, ma nel IV Libro della Metafisica. In ogni caso, la teoria dei princìpi logici è certamente uno dei nuclei storicamente più importanti della logica aristotelica. Nel De Interpretatione il filosofo di Stagira indaga a lungo i rapporti che esistono tra proposizioni composte dallo stesso soggetto e dallo stesso predicato. Posso dire, ad esempio, formando proposizioni con i termini “uomo” e “filosofo”: “tutti gli uomini sono filosofi”: si tratta di un giudizio universale affermativo; “qualche uomo è filosofo”, ed è un giudizio particolare affermativo; “nessun uomo è filosofo”, ed è un giudizio universale negativo; e infine “qualche uomo non è filosofo”, ed è un giudizio particolare negativo.
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