Oggi Cusco compie settant’anni. Due giorni fa suo figlio Alex è uscito dalla comunità ed è
tornato ad stare a casa. Si è presentato all’improvviso alle sette di mattina. ‘ E’ un periodo di
prova ‘ ha detto ‘Una settimana o due. Vediamo come va.‘ Potevi avvisarmi ‘ ha
detto Cusco, che si era appena svegliato ‘non me l’aspettavo. Però sono
contento.’ Alex gli ha spiegato che ci aveva pensato fino all’ultimo e che si
era deciso soltanto la sera prima. ‘
Anch’io sono contento ’ ha detto.
Sabato Cusco organizza una festa con gli amici per il suo
compleanno. L’altro motivo della festa è il ritorno di Alex, ma di questo c’è accordo di non parlare, perché
è una cosa temporanea. Alex ha ventisei anni e sta in comunità da molto tempo.
Perciò gli amici vengono per Cusco, ma
sono contenti che ci sarà anche Alex.
Venerdì Cusco comincia a darsi da fare per la festa. Compra il vino, la bistecche da
fare alla griglia, il pane da abbrustolire. Prima ci saranno delle tartine e
dei patè, le alici salate e quelle sott’olio
. Compra anche due grandi lattughe, i pomodori , delle patate da friggere.
Per dolce prende duecento paste e una gran torta di
cioccolato, e lo spumante.
Tutta questa roba viene portata nella casa sul lago, che non è grande ma ha un giardino dove gli
amici possono stare comodamente a mangiare e a bere. Alex prende il furgone,
che è rimasto da quando Cusco aveva l’officina, carica tutto e si avvia la mattina del sabato. E’ giugno, c’è il sole. ‘ Se te la senti ‘
dice Cusco ‘altrimenti ci penso io. Davvero, come vuoi.’ ‘ Ma no ’ dice Alex
‘perché? In comunità mi occupo della mensa. Papà, io nono sono malato, sono
solo un maledetto tossicodipendente.’ Anche Cusco pensa che è meglio se Alex ha
qualcosa da fare che lo protegga dalla noia. Alza la mano per salutarlo prima
che il furgone svolti verso la tangenziale, poi torna in casa.
Prima di pranzo,
Cusco sente qualche amico per telefono per mettersi d’accordo. Si devono vedere
verso le nove di sera e l’idea è di
andare avanti fino all’alba. ‘ Evviva ‘ dice
Mario ’ come da giovanotti. Sono proprio contento di questa rimpatriata.
‘ Settant’anni vengono una volta sola’ dice Cusco, e vorrebbe aggiungere
qualcosa di Alex, invece lascia stare. Poi gli telefonano Gilla e Mariù, che
vengono con i mariti e la figlia grande di Mariù. ‘ Gianna ha voluto
assolutamente esserci ‘ dice Mariù tutta su di giri ‘ ha detto che non se la
vuole perdere questa adunanza di vecchi matti. “Siete i vecchi più fuori di
testa che conosco” mi ha detto. Gentile
eh? Però lo sai quanto ti vuole bene. Porta anche Lena e Marci, se sei
d’accodo. ‘ Certo che sono d’accordo’dice Cusco ‘ ci mancherebbe. E’ un sacco
di tempo che non vedo la piccola.‘Veramente’ dice Mariù la “piccola” ha ventinove anni e due figli,
ma fa lo stesso.’ ‘ Per me è sempre
piccola ‘ dice Cusco ‘ Scusa, sono le solite
frasi che dicono i vecchi. ‘ Siamo tutti vecchi ‘ dice Mariù ‘ ma chissenefrega.
A stasera, bello mio. Poi chiama Giodi,
Chillè e gli altri vecchi colleghi dell’officina. Vengono con le mogli ma senza
i figli. ‘ Sai come sono i ragazzi ‘ dice Chillè ‘ il sabato hanno sempre i
loro impicci. Ma è meglio così, stiamo fra di noi alla faccia loro. Chi ci
ammazza? Dopo, telefona ancora molta gente. Cusco aveva cominciato a stendere
una lista degli invitati, ma a un certo punto perde il conto. ‘ Vabbè, quanti
sono sono ‘ pensa ‘ tanto ce n’è per tutti.
Alle quattro lo chiama Forti. ‘ Volevo farti ancora gli auguri, vecchio ‘gli dice ‘ ma il fatto è che Giulia non se la sente di
venire.’ ‘ Mi dispiace. Spero che non sia nulla di grave. Ma tu vieni lo stesso,
sì? Magari te ne vai prima.’ Forti fa un suono come se avesse aperto la bocca
senza parlare. ‘ No ‘ dice poi ‘ come faccio? Lo sai com’è fatta Giulia. Si fa
un sacco di problemi. E poi abbiamo la nipotina con noi. ‘ E allora ? ‘ dice
Cusco ‘ porta anche lei, no? C’è la torta al cioccolato che le piace. State un
poco e poi ve ne andate. ‘ No, ma vedi… ‘ dice Forti. Cusco stringe forte la
mano attorno al ricevitore. ‘ Ho capito ‘ dice
‘ ho capito. E’ per Alex. Forti, scusami, ma è proprio una cosa stupida.
Tu sei l’unico che Alex ci tiene a rivedere. E’ proprio una cattiveria, questa.
Non ci posso credere. Forti sospira nella cornetta. ‘ Scusami, vecchio . dice
poi ‘ scusami davvero. Ma Giulia…insomma, non ci posso venire. ‘ Va bene, fa
come vuoi ‘ dice Cusco, e chiude senza salutare.
Cusco e Forti si conoscono quasi da bambini. Avevano
lavorato insieme nell’officina per quindici anni, fino a quando Forti si era
messo in proprio. Ma avevano continuato a vedersi quasi tutti i giorni, e
quando Cusco era rimasto vedovo, Giulia si era data molto da fare per lui. Alex
a quel tempo era fuori, in Olanda e in Germania, e aveva saputo della madre
solo tre mesi dopo. Ma non era tornato
subito. ‘ Te lo meriti ‘ diceva Giulia ‘ lascia che te lo dica. Sei stato
troppo debole con quel ragazzo ed ecco i risultati. La madre è morta e quello
se ne va in giro per mezza Europa a sballarsi. Cose da pazzi. Giulia era
convinta che bisognasse parlare così, senza delicatezza, soprattutto quando si
trattava di amici. Li voleva “scuotere”. ‘ Mica devo stare qui a piangerti
sulla spalla ‘ diceva ‘ A che ti serve? Bisogna che ti muovi. Che prendi delle
iniziative, insomma. Hai capito? ‘ Sì ‘ rispondeva Cusco ‘ dimmi cosa devo fare, Giulia. Dimmelo e lo
faccio.
Ma l’unica idea di Giulia era di “lasciar perdere” Alex una volta per tutte .
Di farlo “cuocere nel suo brodo”. Di non fare niente. E di sbattergli la porta
in faccia se si fosse fatto rivedere. ‘ Non lo cercare più. E soprattutto, non
mandargli altri soldi. Chiudi i rubinetti e via. Ragazzi, qui non c’è trippa
per gatti. ‘ Ma com’è possibile ‘ diceva Cusco ‘ è mio figlio. Magari tornasse. Giulia, io a
ogni telefonata salto come una molla. Non ci voglio neanche pensare. Gli potrebbe succedere di tutto. Olanda…non
so nemmeno come ci si arriva. Poi Alex era tornato col foglio di via. Era
entrato in comunità e per Cusco le cose erano un po’ cambiate. Una volta erano
anche andati insieme a trovare la mamma di Alex. Alex si era messo a piangere,
poi aveva preso a calci i vasi da fiori e alle fine aveva voluto che Cusco lo riportasse indietro prima del tempo. ‘ Se resto ancora
un minuto in questo cimitero finisce che mi faccio un buco ‘ aveva detto.
Cusco è rimasto mezz’ora sul divano accanto al
telefono ad aspettare che Forti lo richiamasse. Quando si è reso conto che era
inutile, è andato a stendersi un po’ sul letto. Verranno gli altri, pensa, e magari invito tutti quelli che incontro per
strada. Alex sta meglio, dio santo. Sta meglio, sì. Pensando a queste cose
riesce persino ad addormentarsi per una mezz’ora. Alle cinque si alza, si veste
e prende la macchina per andare sul lago.
In città e sul raccordo c’è traffico, ma appena svolta per
la statale le macchine quasi scompaiono e quando comincia a salire verso le
colline Cusco si sente meglio e guida volentieri lungo la strada tutta curve.
La strada attraversa un bosco, poi un convento con un parco di alberi
sempreverdi dove una suora si volta quando sente arrivare l’automobile. Cusco
la guarda con antipatia attraverso il finestrino. Suore! Nel posto dove sta Alex non ci sono preti né
suore, ma volontari, psicologi e medici.
‘ Se era per i preti’ pensa
‘Alex era bello che fritto. Quelli cominciavano a parlare di senso della
vita, di valori, di impegno. Magari lo portavano anche a messa tutte le
mattine. Sicuro che dopo una settimana era già scappato. ‘
Cusco è convinto che Alex sia finito nella droga perché è un
ragazzo troppo idealista.
‘ Questo è un
mondaccio di schifo ‘ pensa ‘ un posto
per belve. Quelli come Alex rischiano grosso. E gli vengono in mente quelle
antiche carte geografiche dove c’erano ancora zone inesplorate con la scritta
“hic sunt leones”. Gli antichi viaggiatori si erano sbagliati, pensa Cusco. I
leoni erano dappertutto. E. le cose non sono cambiate solo perché adesso la geografia
non ha più zone bianche.‘ Le belve sono
sopravissute e si sono moltiplicate. E hanno più fame di prima. Il mondo è
sempre lo stesso, e non tutti ci
riescono vivere. Però è l’unico posto
dove si può vivere.
Cusco pensa spesso cose di questo genere, e non è convinto che siano proprio giuste.
Vorrebbe parlarne con Alex, sapere cosa ne pensa lui, ma ha paura di farlo nel
momento sbagliato. Forse il ragazzo ha bisogno di altro tempo, forse è ancora
presto.
Si ricorda di quello che è successo nel cimitero, poi pensa
a Giulia e a Forti e gli viene dentro
una gran rabbia. Bisogna che Alex dimentichi
la morte della madre, ecco la cosa principale. Sembra assurdo, ma non
c’è altro da fare. Cusco si convince a tal punto di questo pensiero che decide
di parlargliene subito, appena arriva a casa. E quasi gli dispiace che da lì a
poche ore comincia quella festa e che bisognerà darsi da fare per gli invitati.
Ma c’è ancora tutto il resto del tempo durante il quale lui e Alex staranno
insieme.
‘ Altro che sensi di colpa ‘ pensa ‘ il tempo delle condanne
deve finire. Alex deve essere assolto.
In cima alla salita la strada fa un’altra curva, dopo la
quale si vede il lago che scintilla sotto il sole da fare male agli occhi. Da
lì si vede anche il tetto della casa, a una ventina di metri dalla sponda. In
mezzo al lago c’è una barca a vela che sta virando. ‘ E’ molto inclinata ‘
pensa Cusco.
Dopo dieci minuti è a casa, suona due volte col clacson, poi
mette la macchina nella rimessa e va a cercare Alex. Davanti alla porta della
cucina c’è il furgone ancora carico. La
porta però è spalancata. ‘ Alex ‘ chiama Cusco
‘ sono arrivato. Vieni che
scarichiamo. Nel giardino non c’è nessuno. Gli alberi sono diritti e fermi
nella luce. C’ è qualche mosca che vaga a mezza altezza. Cusco guarda nel
soggiorno. C’è il televisore acceso e un
paio di mozziconi nel posacenere. ‘ Alex ‘ chiama ‘ forza che dobbiamo
preparare.
Chiude alle spalle la porta della cucina e sale al piano di
sopra, dove ci sono le camere da letto. Apre quella di Alex ed ecco che lui sta
lì steso sul letto e dorme a faccia in su. Dorme profondamente, con il braccio
sinistro appoggiato sul torace e la mano aperta. A Cusco gli viene da ridere.
‘ Però, che aiutante mi sono scelto ‘ pensa, ma decide di
non svegliarlo e si mette al lavoro da solo.
Porta fuori il barbecue dalla rimessa, poi prende il sacco
col carbone di legna, le esche e le mette da un lato. Lascia tutto sotto la
tettoia e si mette a scaricare il
furgone. Porta tutto in cucina e quando ha finito per prima cosa comincia a
tagliare l’insalata. C’è un bel po’ di
roba da preparare e sono quasi le sei. ‘ Ma alla fine ‘ pensa ‘ mica è un
ristorante. Quando è pronto è pronto.
Si rende conto che fra tanti amici nessuno gli ha detto
“vengo io a darti una mano”. Va bene,
c’era Alex. Ma che ne sanno gli altri di come sta Alex? Adesso, ad esempio, gli
è venuto sonno, e non si può mica svegliarlo per dirgli di mettersi sotto.
Nessuno ha considerato questa eventualità. Forti, lui sì, doveva venire. Cusco
se l’era già immaginato. Insieme a scherzare e a tagliare le patate, a condire
la carne prima di metterla sulla brace.
Anche senza Giulia, chissenefrega di Giulia. Suore! Non ci servono suore. Io e
Forti bastiamo a tutto. Nel frattempo, ci facciamo qualche bicchiere, così
quando gli altri arrivano se ne accorgono e ci dicono: alè, ce n’è rimasto un
po’ per noi? E magari a un certo punto Forti sale in camera di Alex, gli
pizzica l’alluce e gli dice “avanti, ciurma, che c’è da lavorare” a Alex si
sveglia e gli tira il cuscino, ma poi si alza e scende da loro. Forti è l’unico
da cui Alex accetta di sentirsi parlare in quel modo, si sono sempre capiti lui
e il ragazzo. E sarebbe stato divertente accendere insieme la brace e mettere
Alex a soffiare sul fuoco mentre loro due badavano a cuocere le patate.
‘ Che stronzo ’ pensa
Cusco ‘che uomo da quattro soldi. Prima non era così. Sarà la vecchiaia.’ Ma non è la vecchiaia, è
Giulia. E’ l’unica che non vuole bene al ragazzo. Ce l’ha con lui da quando era
un bambino.’ ‘E non le pare vero ’ pensa
Cusco ‘di poterlo accusare delle cose peggiori. Metterlo al bando e nessuna pietà.’
Ma quale pietà. Alex
ha bisogno di pietà? Se è così, allora tutti ne abbiamo bisogno, pensa Cusco.
Forti e Giulia hanno un figlio grande che lavora all’estero
dieci mesi l’anno. Vede la figlia a
pasqua, a natale e ai compleanni. La moglie vive da sola e una volta Forti gli
aveva detto che gli sembrava che avesse
un altro. ‘ C’era da aspettarselo ’ aveva detto Cusco ‘ non si sta lontani
tanto a lungo senza che succeda nulla. ‘ Ma è la moglie e hanno una figlia.
Quello è vero che sta fuori, ma a lavorare, mica a divertirsi. ‘ E tu che ne sai ? ‘ gli aveva
chiesto Cusco ‘ Sei sicuro che non abbia un’altra anche lui? Lavora e ogni
tanto si diverte. Ti sembra tanto
strano?
Poi non gliene aveva più
parlato. Evidentemente, Giulia aveva messo il veto. Bisognava salvare la
famiglia, prima di tutto. E va bene, pensa Cusco, sarà anche giusto così. Ma le
famiglie degli altri? Quelle non vanno salvate. Bisogna dargli giù. Alex non ha
diritto ad alcuna attenuante, eppure ha fatto del male solo a se stesso. Non ci
sono bambini né mogli, solo la sua vita.
Si è bucato per anni, e allora? Per quale motivo non doveva farlo? Solo
perché “non è giusto”? O perché Giulia ha paura delle malattie dei drogati?
Cusco prova un senso di disgusto per tutto questo. E gli
sembra che la pietà non c’entra per nulla, e che si tratta solo di capire che
le cose sono difficili e che certe volte tutto quello che bisogna fare è
aiutarsi un po’.
Alex però sta meglio, Cusco né è sicuro, sta meglio sì,
sant’iddio.
Guarda l’orologio, sono le sei e mezza. Comincia a sbucciare
le patate.
‘ Bè, quando si dice carne ‘ fa Gilla ‘ ma dove le hai
trovate queste bistecche?
Adesso sono le dieci di sera, il giardino è pieno di gente,
sono arrivati quasi tutti gli invitati e c’è anche qualcuno che Cusco non ha invitato e che non conosce, sono dei
giovanotti dell’ età di Alex. Cusco gli ha stretto la mano e ha subito
dimenticato come si chiamano, ma gli sembra gente a posto e alla fine che
importa, c’è posto per tutti.
Cusco continua a cuocere la carne e le patate, Gilla ha portato due spigole che adesso stanno nel
forno in giardino a finire di rosolarsi. C’è un buon odore, dal lago viene una
brezza fresca e appena umida, verso la quale Cusco si gira ogni tanto per
rinfrescarsi il viso arrossato dal calore del barbecue. E’ arrivato altro vino,
bottiglie di grappa, e Mario ha tirato
fuori dal portabagagli quasi mezzo abbacchio tagliato a pezzi. ‘ Troppa roba ‘ ha detto Cusco ‘ finisce che si butta.
‘ Non credo proprio ‘ ha detto Mario alzando il bicchiere ‘ non credo proprio.
Quando mai a noi ci è avanzato qualcosa? Auguri, vecchio.
Alex continua a dormire. Cusco è salito tre volte in camera
e l’ha trovato sempre nella stessa posizione. Ha provato a chiamarlo ma Alex si
è girato dall’altra parte con un suono che non era proprio una parola. Allora Cusco gli ha preso una mano e
istintivamente gli ha sentito il polso. Era
piccolo e veloce, e la pelle era
fredda e leggermente sudata. Cusco gli aveva toccato la fronte, Alex sudava
anche da lì. Allora gli aveva guardato il braccio destro e poi il
sinistro, quello che Alex teneva piegato
sul torace. C’’era un puntino rosso nella piega del gomito, una cosa da niente.
La vena era appena sollevata e aveva un colore blu scuro.
Questo era successo alle sette di sera, prima che
arrivassero gli altri. Cusco aveva cercato sotto al letto, nei cassetti del
comodino, nelle tasche dei jeans che Alex non si era tolto. Poi aveva guardato
in cucina, dentro il secchio della spazzatura, nella rimessa, infine anche nel
furgone, sotto i sedili e nel portabagagli. Aveva ispezionato il giardino alla
luce delle lampade, soprattutto nella parte sulla quale affaccia la camera di
Alex, frugando con le mani fra l’erba e usando il rastrello. Nel frattempo,
aveva continuato a badare al barbecue, alle bistecche e al resto. Aveva bevuto
un bel po’ di vino, salendo e scendendo di continuo dalla stanza di Alex, che
continua a dormire voltato verso la parete. Il respiro è regolare, solo un po’
accelerato. Ogni idea che gli viene, tipo chiamare un medico o telefonare a
quelli della comunità, gli sembra assurda. Sarebbe come offendere Alex davanti
a tutti, segnandolo a dito, ecco il colpevole di tutto. Questo Cusco non lo
vuole fare.
‘ Non è niente ‘ pensa alla fine ‘ lo sapevo che poteva
succedere. Non si può fare tutto in un giorno. Ho fatto male a mandarlo qui da
solo.
In giardino, nessuno domanda di Alex, questi sono gli
accordi. Lena e Marci, i figli di Gianna, giocano sul prato e ogni tanto Gianna
gli porta un piattino di carta con qualcosa da mangiare. Cusco guarda spesso da
quella parte, non è sicuro che fra l’erba non ci sia nulla, eppure ha controllato
palmo palmo, dio santo. ‘ Senti ‘ dice a Mariù ‘ pensaci tu all’abbacchio.
Comincia a metterlo sul barbecue. Io do un’occhiata alla spigola.’ ‘ Cusco’ gli fa Mariù ‘ ma tu sei il
festeggiato o il cuoco? Sono ore che stai qui davanti. Ma va, riposati, che a
queste cose ci pensiamo noi. Lei e Gilla cominciano a darsi da fare, una al
barbecue e l’altra al forno. Gianna si avvicina e gli dà un bacio. ‘ Cusco ‘
dice ‘ davvero, vatti a fare quattro chiacchiere in giro. Non ti preoccupare,
ora entrano in ballo le donne. E vedrai che roba! Cusco le sorride e dice
grazie. Vuole salire in camera a vedere Alex, ma appena entra in cucina ci trova Giodi e Chillè seduti al tavolo che
mangiano e bevono.
‘ Alla buonora ‘ dice Chillè ‘ va bene che è la tua festa,
ma è anche la festa nostra. E’ la festa dei vecchi meccanici. Non c’è n’è più gente come noi, Cusco. Ma ti rendi conto?
Oggi sono tutti dei signorini. E si mette a parlare dei loro tempi e dei meccanici
di ora che lavorano in camice bianco. Cusco si siede al tavolo e prende un
bicchiere. Giodi e Chillè sono ingrassati, hanno una gran pancia, ma a
ripensarci Cusco non riesce a ricordarsi di un periodo in cui erano veramente
magri. ‘ Hanno sempre mangiato troppo ‘
pensa.
‘ E insomma ‘ fa Giodi ‘ ti sei costruito un piccolo
paradiso qui. Io non c’ero mai stato. Devo dire che è roba fine. Davvero bello.
‘ Non è vero che non ci sei mai stato ‘ risponde Cusco mettendo giù il
bicchiere vuoto ‘ tre anni fa sei venuto su con tua moglie. Avete dormito qui. ‘
Ah, con mia moglie ‘ fa Giodi ‘ allora
sarà per questo che me ne sono scordato. Lui e Chillè si guardano e scoppiano a
ridere. ‘ A Giodi quando beve gli prende
così ‘ dice Chillè ‘ non si ricorda di
niente. E poi dà la colpa alla moglie. ‘ Le mogli hanno sempre colpa di
tutto ‘ fa Giodi ‘ Se uno beve troppo è colpa della moglie. Se uno non beve è
colpa della moglie. Anche se uno non scopa, è colpa della moglie. E anche se
scopa.’ ‘ Bè ‘ dice Chillè ‘ se scopa
no, che c’entra. Scusa, se uno scopa non è colpa della moglie, se uno scopa.
Casomai è un merito. ‘ Ah, non è detto ‘ risponde Giodi ‘ Dipende da con chi
scopa. Se scopa con la moglie, la colpa è della moglie. ‘ E se scopa con
un’altra? ‘ In quel caso, allora, ma solo in quel caso è “merito” della moglie.
Giodi e Chillè ridono ancora dopo questa frase, e Cusco ha
l’impressione che tutti e due non si ricordano che sua moglie è morta, o che
non ne stanno tenendo conto. Ma sono ubriachi e perciò lascia perdere.
Però si domanda: il fatto di essere ubriachi può scusare
ogni cosa?
Poi entra Mario. Apre la porta della cucina. Ha gli occhi
grandi e parla velocemente. ‘ Gioventù ‘ dice ‘ forza che la spigola è quasi
pronta. Dateci sotto, che poi c’è anche l’abbacchio. Mari e monti. A quella
battuta da vecchio mangione, Cusco prova un senso di disgusto. La bocca gli si
riempie di saliva e comincia a sudare anche lui. ‘ Cominciate voi ‘ dice ‘ io salgo un momento di sopra a fare pipì. ‘
Con tutto il giardino a disposizione ? ‘ fa Giodi ‘ Io l’ho fatta già tre volte
sotto il coso…lì, l’albero, lo sa il diavolo come si chiama. Mica ti dispiace?
‘ E ride, perché lui è un meccanico e non si intende di botanica.
‘ Per me gli alberi sono tutti uguali ‘ dice. E ride.
Cusco non risponde. Sale di corsa in camera sua, entra nel
bagno, si inginocchia davanti alla tazza e apre la bocca. Dà fuori quasi
soltanto vino, perché non ha mangiato niente, a parte qualche assaggio per
vedere se la carne era cotta. Gli gira la testa. Si siede sull’orlo della vasca
ad aspettare che gli passi. Poi si sciacqua il viso nel lavandino, beve qualche
sorso dal rubinetto e quando si sente meglio va nella stanza di Alex. Barcolla
un poco. Quando apre la porta, Alex è seduto sul letto col viso fra le mani. Ha
una chiazza scura sui jeans, proprio davanti.
‘ E’normale’ pensa Cusco. ‘ Come va? ‘ gli chiede.
‘ Insomma ‘ fa Alex ‘ Che ore sono?
‘ Quasi le undici.’
‘ Di sera?’
‘ Sì, di sera. Come ti senti?
‘ Te l’ho già detto. Insomma.’
Alex si toglie le mani dalla faccia. Ha gli occhi rossi e le
labbra gli tremano appena.
‘ Non mi fare la predica ‘ dice ‘ tanto è uguale.
‘ Lo so – dice Cusco
– non ti preoccupare. Non si può fare tutto in un giorno. Ci vuole tempo.
‘ Ma non mi chiedi niente?’
‘ Cosa vuoi che ti chieda?’
‘ Ce l’hai una sigaretta?’
Cusco ci pensa un momento.
‘ Di là ‘ dice ‘ ci sono ancora quelle di mamma. Sono un po’
vecchie.’
Alex lo guarda serio.
‘ Ma non vuoi sapere come mai ce l’avevo?
‘ No – dice Cusco ‘ non lo voglio sapere. Cosa cambia se
anche me lo dici? Ce l’avevi, è evidente, e tanto basta.’
‘ Hai ragione ‘ fa Alex sporgendo le labbra ‘ tanto basta.
Non fa una piega.’
Cusco va e torna con le sigarette. C’è anche l’accendino.
Alex ne infila una in bocca mentre Cusco gli accosta la
fiamma.
‘ Sono ancora buone ‘ dice Alex aspirando il fumo ‘ Vedi che anche i morti servono a qualcosa?
Mica solo a mandarti fuori di testa quando vai a trovarli al camposanto.’
E aspira ancora.
‘ C’è un sacco di gente ‘dice Cusco ‘ Forti però non è
venuto. Se non ti va di scendere è uguale.’
‘ Forti ‘ fa Alex ‘
quel testa di cazzo. Lo sapevo che tanto non veniva.’
Poi gli viene in
mente qualcosa.
‘ Ho invitato quattro o cinque ex della comunità. Non
allarmarti, è gente a posto. Li hai visti? Mi sono dimenticato di dirtelo. Li
ho chiamati da qui. Li hai visti?’ Cusco si ricorda di quei giovanotti educati
che non conosceva e dei quali non ricorda i nomi ‘ Sono di sotto. Non avevo
capito chi fossero. Ma va bene. Te la senti di scendere?’ Alex si alza in
piedi.
‘ Credo di sì. Mi sono solo pisciato addosso, alla fine.
Poteva andare peggio.’
Mette in tasca le sigarette e l’accendino. ‘ Mi do una
sciacquata e vengo ‘ dice.
‘ Ed ecco il figliuol
prodigo ‘ dice Gianna quando vede Alex .
Gli spalanca le braccia e gli dà un bacio, e per un istante lo tiene stretto
contro di sé. Alex sente il profumo tenue del deodorante. ‘ Bello mio, ti sei fatto desiderare. Ma non importa, meglio tardi che mai.’ Poi lo prende sotto braccio e gli stringe la mano
senza lasciarla. ‘ Ora mi fai compagnia per cinque minuti ‘ gli dice ‘ e poi ti lascio libero. E’ un sacco di
tempo che non stiamo un po’ insieme. ‘ E c’è anche il vitello grasso? ‘ chiede
Alex ‘ E i fratelli invidiosi? Insomma, tutta la sceneggiata. Altrimenti non
c’è gusto.’
Intanto gira gli occhi attorno a cercare i suoi amici.
‘ Di vitelli e di
grassi ce n’è quanti ne vuoi ‘ fa Gianna ‘ questi qui sembrano digiuni da sei mesi. Stanno facendo
strage di tutto. Una cosa da non credersi. Tu invece sei bello magro. Stai bene
così. Ti va di vedere Lena e Marci?’
In quel momento Giodi
e Chillè escono dal giardino col bicchiere in mano. Barcollano appoggiandosi
l’uno all’altro. ‘ Alex il grande ‘ dice Chillè ad alta voce ‘ eccolo qua! Il
meglio di tutti. Dammi un bacio, piccolo. E’ una vita che non ti vedo.’ Quando
gli avvicina la guancia, Alex sente forte l’odore del cibo e del vino.
Giodi gli stringe la mano. Ha gli occhi rossi e una
espressione ingorda e feroce, della
quale è inconsapevole. Gli si vedono i denti macchiati. ‘ Allora ‘ gli fa ‘ che combini? Sant’iddio, sei magro
da fare invidia. Un figurino. Ma come fai?’
‘ Ma davvero non lo
sai? ‘ risponde Alex ‘ Mi sa che sei l’unico. Mi sa che sei
rimasto un po’ indietro, Giodi. Il fatto è che io mi buco. Mi faccio di eroina
e di ogni altro ben di dio che dio caca sulla terra. Insomma, lo sanno tutti. E’ così che mantengo
la linea. Parla con Cusco. Lui è papà, e i papà sanno tutto. Parla con Cusco.’
Giodi riduce il sorriso.
‘ Che c’entra ‘ dice ‘ questa è acqua passata. Non bisogna
mica…Insomma, ti trovo in forma, ecco. Volevo dire solo questo.’ ‘ Acqua
passata? ‘ dice Alex ‘ Acqua passata un paio di coglioni. Io sono un
tossicodipendente. Hai capito? Un maledetto drogato. Giodi, fatti il segno della
croce. E parla con Cusco.’ Alex lo guarda negli occhi, immobile, e non dice
niente. Gianna sente che i muscoli del braccio gli si fanno duri. E allora:
‘ Vieni, andiamo da Mariù ‘
dice, e lo tira via.
Mentre si allontanano Giodi dice qualcosa a voce neanche
troppo bassa, “il solito stronzo” dice, o qualcosa di simile, che però ad Alex
non fa né caldo né freddo. Alex considera Giodi poco più che merda, e Chillè un
giullare da quattro soldi. ‘ I famosi meccanici del cazzo ‘ mormora, e Gianna
lo sente e non dice nulla e gli stringe la mano, senza lasciarla.
Però Mariù non si trova, vanno di qua e di là ma non si vede. C’è molta confusione. Sono
tutti abbastanza ubriachi e le luci del giardino sono deboli, le persone non si
distinguono. Vicino alla casa si vedono
i fuochi rossi del forno e del barbecue. Ci sono ombre che si muovono davanti
al rosso con in mano i piatti e i bicchieri di carta. ‘ Mi sa che Mariù sta
servendo la spigola ‘ dice Gianna ‘ Ma dov’è Cusco? Ah, ecco Lena e Marci.’
I bambini sono vicino alla siepe di bosso e giocano a
nascondino in due.
‘ Si stanno annoiando da morire ‘ pensa Alex ‘ Da soli in questo bordello. Forti è proprio
un animale. E quella puttana di Giulia.’ Si morde forte l’interno della guancia
fino a sentire il dolore. ‘ Ragazzini ‘ dice Gianna ‘ questo è zio Alex. E’ il
figlio di Cusco. Venite a dargli un bacio.’ ‘ Ma lasciali stare’ dice Alex ‘
come fanno a ricordarsi di me? E’
passato un sacco di tempo.’ ‘ E che fa? ‘ dice Gianna ‘ tu sei sempre zio Alex.
Il tempo non c’entra.’
Lena e Marci si fermano.
E’ chiaro che non lo riconoscono, ma quando sentono che è il
figlio di Cusco si avvicinano. ‘ Vi state divertendo? ‘ chiede Alex. ‘ Insomma
‘ dice Marci ‘così così.’ ‘ Io ho sonno ‘ fa Lena ‘ quand’è che andiamo a casa?
‘ Bisogna aspettare la torta ‘ dice Gianna ‘ e poi andiamo tutti a nanna.’
‘ Ma no ‘ fa Alex ‘
che torta, figurati. Senti, fai così, portali su in camera mia. Li metti
a letto e magari tu dormi nella stanza di Cusco e domattina ve ne andate con
calma. E’ tardi per loro. E anche tu sei
stanca, la torta ve la mangiate domani a colazione. ‘
Gianna ci pensa un momento.
‘ Tu dici? Mi sa che hai ragione, forse è meglio. Grazie
Alex, sei l’unico essere ragionevole qua in mezzo. Questi non li tiene più
nessuno, grandi e piccoli. Che tribù di
matti. Bambini, allora andiamo tutti a
nanna nella stanza dello zio Alex. E stanotte restiamo qui. Va bene?’
Lena e Marci sono tutti contenti di quella novità imprevista e dicono “sì sì”.
‘ Ma tu dove dormi, zio Alex? ‘ chiede Marci.
‘ Ma io mica ho sonno ‘ dice Alex ‘ e se mi viene mi
addormento in piedi.’
‘ Come i cavalli? ‘ dice Marci.
‘ Bravo Marci. Proprio come i cavalli.’
E gli fa il verso dei
cavalli quando dormono.
‘ Zio Alex ‘ dice Lena ‘ ma sognano i cavalli ?
‘ Hai voglia. Sognano eccome.’
‘ E che si sognano ?’
Ah, bè ‘ dice Alex ‘ si sognano di avere un bel lettuccio
dove sdraiarsi. Proprio come fate voi fra un minuto. Un bel letto comodo dove
stendere le gambe e fare tanti bei sogni.’
A mezzanotte meno un
quarto Cusco sta sulla porta della cucina seduto a un tavolino di plastica e
guarda nel giardino. Gilla e Mariù
l’hanno visto scendere pallido come un morto e hanno capito che forse
qualcosa non va bene. Gilla ha stretto le labbra.
‘ Adesso ti siedi qui
tranquillo e butti giù qualcosa ‘ gli ha detto ‘ e guai se bevi.’
Mariù gli ha messo nel piatto una mezza bistecca, qualche
tartina e una patata. Cusco ha
cominciato a mangiare lentamente, ogni tanto ingoia anche un boccone di pane.
Le donne continuano a occuparsi della cena, ma ormai da mangiare c’è rimasto
ben poco. Raccolgono gli avanzi, i
piatti e i bicchieri di carta sporchi e li gettano nelle buste della spazzatura.
Mariù sta spazzando la cucina e raccoglie le cicche che sono dovunque.
‘ Fra poco bisognerà tirare fuori la torta’ dice Cusco.’ ‘ A
quello ci pensiamo noi ‘ dice Gilla ‘ e se solo fai la mossa di alzarti, giuro
che ti lego alla sedia.’ Cusco le sorride.
‘ Sai ‘ le dice ‘ sono sicuro che lo faresti senza pensarci
due volte. Davvero.’ ‘ Ci puoi giurare che lo farei ‘ dice Gilla ‘ E’ vero
Mariù? E dopo la torta, tutti a casa.’ ‘
Ma no ‘ dice Cusco ‘ come si fa? Gli avevo promesso che avremmo fatto l’alba.
Mario ci tiene.’ ‘ Senti Cusco ‘ gli fa
Gilla ‘ qui se non ti sbrighi a chiudere il ristorante e soprattutto il bar,
finisce che ci tocca chiamare una ventina di ambulanze. Ma non vedi che diavolo
di casino stanno combinando?’ ‘ Si divertono solo un po’ ‘ dice Cusco ‘stiamo
fra noi. Che male c’è?’ Rivolge quella domanda a se stesso, anzi no, non la
rivolge a nessuno. Il fatto è che non riesce a vedere dov’è Alex.
In quel momento si avvicina Gianna con i bambini.
‘ Cusco ‘ gli dice ‘ Alex ci ha detto che potevo portare i
bambini in camera sua. Non ce la fanno
più. E io pure, veramente. Ma volevo dirlo anche a te. Ti abbiamo praticamente
occupato la casa. Sembriamo un esercito di sbandati.’
‘ Macchè ‘dice Cusco ‘ mi fa piacere. Questa è casa vostra.’
Poi pensa a una cosa e dice: ‘ Però ti conviene usare la mia
stanza. State più comodi. Metti i piccoli nel letto matrimoniale e tu ti puoi
anche prendere la brandina che sta nell’armadio. Oppure ti metti a letto con
loro, come vuoi. E ci vediamo domani.’ Gianna gli dà un bacio.
‘ Ma senti ‘ dice Cusco ‘ dove sta Alex?’
‘ E’ con quei ragazzi
amici suoi ‘ dice Gianna ‘ si sono messi per conto loro a chiacchierare.
Da qui non li vedi. Va tutto bene, Cusco, stai tranquillo. Allora, buonanotte a
tutti. Ciao mamma.’ ‘ Ciao ‘ dice Mariù ‘ Bambini, non si dà un bacio alla
nonna?’ Poi Gianna entra in casa sbadigliando
con i piccoli per mano. ‘ Scusaci davvero, Cusco ‘ dice Mariù ‘ ti stiamo dando
un sacco di fastidio.’
Cusco ripete che assolutamente, quella casa lì è come fosse casa loro, che
gli fa piacere che i bambini dormono lì e così via.
‘ Ah ‘ dice Gilla
‘ ecco che arrivano i principi consorti.
Allora è vero che siete ancora vivi. Sono Lello e Farì, i mariti di Mariù e di
Gilla. Cusco li aveva salutati all’arrivo e poi non li aveva più visti.’ Sono
due architetti, hanno lo studio insieme e si sentono parte di una specie di
élite composta da loro due soltanto. Arrivano dal giardino, con le cravatte
allentate e il colletto della camicia sbottonato. Il marito di Gilla ha in mano
una bottiglia di grappa vuota a metà.
‘ Cusco ‘ dice ‘ una
bellissima festa.
Si accende una sigaretta e si mette a sedere lì accanto.
Poggia la bottiglia per terra accanto alla sedia. L’altro resta in piedi e
barcolla un po’.
‘ Dov’è Gianna? ‘
chiede Lello.
‘ Commovente ‘
risponde Mariù ‘ Un padre disperato per la sorte della sua famiglia. Fatti un
altro goccio per sopravvivere al dolore.’
‘ E dai ‘ dice Lello ‘ per una volta. Ciao Cusco, scusami.
Come va?’
‘ Tua moglie è proprio antipatica ‘ dice Farì ‘ Ma noi per
dispetto ce ne facciamo un altro col festeggiato. Dove sono i bicchieri?’
‘ Se ti azzardi ti decapito ‘ dice Gilla ‘ Lascia in pace
Cusco. Mi sa che per oggi ha già dato.’
Farì si mette a ridere.
‘ Cusco ‘ dice ‘ ma che ci combini? Ti sei fatto mettere
sotto da queste due? Avanti. Un goccio fra colleghi. ‘
Cusco lo guarda. Intanto Lello torna dalla cucina con una
sedia per lui e tre bicchieri di carta.
‘ Non ce n’erano più di puliti, ma noi siamo uomini duri.’
‘ E da quand’è che siamo colleghi, io e te? ‘ sta chiedendo
Cusco a Farì.
Lello raccoglie la bottiglia da terra e riempie i bicchieri.
‘ Farì ‘ dice Cusco.
‘ Eh? Scusami, vecchio, ero distratto. Dimmi.’
‘ Ti ho chiesto da quand’è che io e te siamo colleghi.
Colleghi di che?’
Gilla si volta verso il marito.
‘ Cioè? ‘ chiede Farì.
Guarda Cusco e ha la
faccia di uno che non ha capito.
‘ Cioè ‘ fa Cusco ‘ io sono un ex meccanico. Anzi no, sono
ancora un meccanico, anche se non lavoro più. Tu invece sei architetto, no?
Ecco: come succede che siamo colleghi?’
Gilla si avvicina.
‘ Dammi quella bottiglia ‘ dice.
‘ Non rompere ‘ dice Farì ‘ sto parlando con Cusco. Col mio
collega Cusco.’
‘ E dai ‘ dice Lello.
‘ Dai un corno ‘ dice Gilla ‘ Molla quella cazzo di bottiglia.’
Farì la guarda brutto, poi gira gli occhi da un’altra parte
e si passa la lingua sulle labbra.
‘ Sta' buona ‘ dice ‘ sta' buona.’
Mariù, più dietro, si accende una sigaretta e incrocia le
braccia.
‘ Ma guarda ‘ pensa piena di meraviglia ‘ Che cos’è questo?’
‘ Aspetta un attimo, Gilla ‘
sta dicendo Cusco ‘ tanto non bevo, non ti preoccupare. E poi il
problema non è la bottiglia. Però questa cosa la voglio sapere.’
Farì ingoia d’un fiato e poi sbuffa.
‘ Cusco ‘ dice ‘ mi sa che sei stanco. Stai diventando
pesante. Ma che cosa vuoi sapere?’
‘ Eh ! ‘ fa Lello. Scuote la testa e poi non dice altro.
‘ Insomma la piantate? ‘ dice Gilla ‘ Ma che diavolo
succede? Cusco, anche tu. Non è un granché come scherzo.’
‘ E chi è che scherza?
Ho solo fatto a tuo marito una domanda seria.
‘ Ecco ‘ dice Gilla ‘
è lì che hai sbagliato.’
‘ Insomma, Cusco ‘ dice Farì alzando la voce ‘ che cosa
cazzo vuoi, alla fine? Ti fai forte di queste due e rompi i coglioni a
sproposito. Stai parlando a vanvera, te ne rendi conto? Se ti rode non è colpa
mia. Gilla, mi sa che è meglio se ce andiamo. Il nostro amico e collega Cusco
ha un attacco di arteriosclerosi. E si è dimenticato di come si trattano gli
ospiti. Soprattutto quelli di riguardo. E intanto c’è un sacco di gente sballata
qua attorno. Roba tipo rifiuti. E che nemmeno si vergogna. ‘
E poi fa:
‘ Se ce lo dicevi che era un droga party, venivamo
attrezzati.
‘ Basta così! ‘ grida Mariù ‘ Gilla, falli smettere, ti
prego!’
Gilla invece si morde le labbra ma non dice nulla.
‘ Farì, ascoltami bene ‘ dice Cusco ‘ Il fatto è questo: io
con te non mi ci cambierei neanche da morto. Quindi, colleghi neanche a
parlarne. E poi c’è anche un’altra cosa. Tu non sei ospite. Gilla e Mariù sono
ospiti. Anzi, nemmeno, perché sono
vecchie amiche e qui sono a casa loro. Tu invece no, sei solo un consumatore. E
anche tu ‘ dice poi rivolto a Lello.
‘ Ah ‘ dice Lello ‘ e adesso che c’entro io?’
‘ Hai ragione ‘ dice Cusco ‘ scusami, tu non c’entri mai’
Fa una pausa e poi dice:
‘ Lello ‘ guardandolo
in faccia e scandendo le sillabe.
Si alza e se ne va verso il giardino, a cercare Alex e i
suoi amici.
‘ Cusco ‘ chiama Mariù ‘ aspetta un momento. Cazzo,
aspettami, ho detto.’
Cusco si è fermato in mezzo al giardino pieno di gente che
alza il bicchiere verso di lui. Mariù gli sta correndo incontro
‘ Ma che è successo? ‘
Mariù sta proprio piangendo, altrochè.
Cusco la abbraccia.
‘ Non lo so. Ti giuro
che non lo so. Dovrei chiedere perdono a te e a Gilla ma in questo momento non
ne ho voglia. Cercate di farne a meno.’
‘ Lascia perdere queste stronzate e dimmi cosa è stato ‘ gli
dice Mariù ‘ E’ per Alex? E’ così, è Alex?’
Allora Cusco le racconta in due parole quello che era
successo nel pomeriggio.
‘ Non ho chiamato nessuno ‘ dice ‘ se l’è cavata da sé,
povero figlio. Ora però sta bene. Sta con quei suoi amici. Ho capito di chi si
tratta, è gente a posto. Sono venuti per lui.’
‘ Ma sei sicuro? ‘ chiede Mariù ‘ Non è che…’
‘ No. Ma il punto non è questo. Ce l’hai una sigaretta?’
‘ Cusco! ‘ fa Mariù ‘ Avevi smesso, caro. Lascia stare.’
Ma poi ne prende una per sé e una per lui e gliela accende.
Gliela infila fra le labbra.
In quel momento passa Mario quasi di corsa.
‘ La torta! ‘ strilla, e scompare verso la cucina.
‘ E allora? ‘ fa Mariù.
‘ Mariù ‘ dice Cusco ‘ il fatto è che io non ho trovato niente da dirgli. Hai
capito? Proprio niente. Non c’era uno straccio di motivo per cui non avrebbe
dovuto farlo. Non uno che io sapessi capire, almeno. Noi tutti pensiamo di sapere che è una cosa
sbagliata e pensiamo anche di sapere perché. Invece questi perché non
esistono. Si può fare o non fare, tutto
qui. I perché vengono tutti costruiti dopo, a cose fatte. E’ come una storia
scritta al contrario. Ma se la leggi dal principio, ti accorgi che non ha senso
e che hai solo buttato giù un mucchio di frasi fatte. Un uomo di ventisei anni
si è fatto un buco di eroina. Non c’è altro da dire.’
‘ Cusco, forse io non capisco. Ma forse capisco, invece ‘
dice Mariù dopo un minuto ‘ Che cosa si deve fare allora? E’ una cosa
insopportabile.’
‘ Niente. Magari aiutarci
un po’ quando serve. Ma senza
esagerare. E per il resto niente.’
‘ Dio ‘ dice Mariù ‘ che vita di merda. E Alex è un così
bravo ragazzo. Non se lo merita.’
‘ Ma no ‘ risponde Cusco ‘ invece se lo merita, perché lo
vuole. Ah sì, lo vuole, sta’ sicura. Ciò però non toglie che sia anche un bravo
ragazzo. Le due cose possono stare benissimo insieme. E’ un gran bravo ragazzo
pieno di buchi. ‘
Cusco getta via la sigaretta. Attorno c’è una certa
agitazione, la gente si sposta verso la cucina.
Cusco capisce di cosa si tratta e stringe i pugni.
‘ Mariù ‘ dice ‘ scusami adesso, voglio cercare Alex. Dev’essere giù in fondo al giardino.’
‘ Ma posso venire con te?’
‘ Certo – dice Cusco.’
Invece arriva di
colpo un sacco di gente, davanti a tutti c’è Mario con la torta fiammeggiante
di candeline. ‘ Togliti Mariù ‘ strilla
‘ mica è la festa tua.’
Tutti applaudono e forse gridano auguri, qualcuno ha portato
una sedia a e Cusco capisce quello che stanno per fare ma non sa come
impedirglielo. Così lo sollevano sulla sedia come in trionfo e cominciano a
correre su e giù per il giardino.
‘ Mettetemi giù’ grida’ Pezzi di stronzi. Mettetemi giù!’
Ma tutti gridano qualcosa battendo le mani e non si sente
niente, solo quella parola ripetuta di continuo, che forse è “auguri” seguita dal nome di Cusco, poi c’è chi grida
cent’anni, e Cusco traballa da tutte le parti sopra la sedia, e batte i pugni
per protestare ma tutti pensano che sia un incitamento e ci danno dentro ancora
di più. Cusco cerca di vedere chi
sostiene la sedia, e si accorge che sono Giodi e Chillè, che da sotto
gli mostrano la lingua, e che con loro ci sono anche Lello e Farì, che
sollevano la testa a guardarlo e si sbellicano dalle risate e gridano anche
loro qualcosa, forse dicono collega. Qualcuno ha portato delle torce e ora le
hanno accese, e ogni angolo del giardino si illumina di arancione quando il corteo passa vicino alle alberi e alle piante.
‘ Maledetti idioti ‘ grida
Cusco’ attenti al fuoco! ‘ ma
nessuno capisce, anzi pensano che abbia detto “è ancora poco” e allora tutti
cominciano a ripetere “di più,di più” e corrono ancora più svelti, non so
quante volte fanno il giro del giardino, con Mario davanti che regge la torta
con le candeline che nemmeno si spengono, maledizione.
‘ Ma perché, perché ?
‘ grida Cusco piangendo da sopra la sedia come un papa finto a martedì grasso,
e gli altri allora a urlare “Ma cos’è, ma cos’è” anzi no, non è questo, cantano
invece a squarciagola “Dov’è dov’è ?” una canzonaccia di quand’erano giovani e
Cusco cerca di vedere dove sono Mariù e Gilla, tende le mani perché loro sono
le uniche che lo aiuterebbero a scendere da lì, ma non riesce a distinguere niente,
il fumo delle torce gli brucia gi occhi,
e di colpo pensa a come ci deve rimanere Alex a vedere tutta quella
schifosa allegria senza senso, Alex e i suoi amici così seri, quella sì che è
gente a posto, e Cusco si vergogna da
morire a stare su quella sedia ridicola, a settant’anni suonati, mentre
tutti, tutti festeggiano Cusco senza
sapere assolutamente di cosa si tratta, e pensa “speriamo che almeno loro se ne
siano andati”, perché sono gli unici di cui si vergogna veramente, gli altri
non contano.
‘ Ma allora perché li ho invitati? ‘ pensa, e quando di
colpo si rende conto del motivo gli prende a ridere talmente forte che
gli altri battono ancora di più
le mani e gridano Cusco, Cusco.
‘ E’scritta al contrario’
grida da sopra la sedia ‘ E non ha
senso, non ha senso!’
‘ Non ha senso, non ha senso! ‘ gridano anche gli altri.
‘ Sia benedetto iddio’ grida ancora Cusco ‘ non ha senso! Ma
non importa, non importa!’
‘ Non importa, non importa! ‘ fanno eco gli altri ‘ Non ha
senso! Non importa!’
Qualcuno, da sotto, gli passa un bicchiere di vino spumante.
‘ Alex ‘ grida Cusco alzando il bicchiere ‘ sei un bravo
ragazzo, davvero. Ma non ha senso!’
‘ E non importa ! ‘ dicono gli altri.
‘ E voi siete tutti dei veri amici. Ma non importa!’
‘ E non ha senso! Cusco, Cusco, non ha senso!’
‘ Ancora un giro! Tanto che importa?
‘ Non importa, non importa
‘ gridano gli altri ‘ Ancora un giro!’
‘ E per il resto niente!’
‘ E per il resto niente!’
‘ Ah, che sollievo! ‘ grida Cusco ‘ Che terribile sollievo!’
‘ Sì, che sollievo! Terribile! Ma non importa! ‘
Poi sono tutti troppo stanchi e si fermano. Mario poggia sul
tavolo la torta ancora accesa.
‘ Auguri, vecchio! ‘ grida.
Allora gli altri mettono giù la sedia e Cusco si alza e
soffia e spegne tutte le candeline.
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