Diversamente da quello che è successo negli anni '60 dello
scorso secolo, si discute solamente del modo migliore di gestire il
capitalismo, mai della sua abolizione, ed il ritorno al keynesismo e alla piena occupazione, condito con un po' di
commercio equo e solidale, qualche tassa ambientale ed una maggior
partecipazione del Sud del pianeta, costituisce l'ipotesi più audace. [...]La
merce è quindi relativista per natura, mette tutto sullo stesso piano, ogni
merce può sostituire qualsivoglia altra merce nello scambio di valore, una
bomba equivale ad un sacco di frumento. Per la merce non c'è niente di sacro da
rispettare, nessuna trascendenza, ed è questa la ragione per cui la critica
reazionaria ne accompagna spesso gli inizi. [...]il pensiero postmoderno si
presenta come una continuazione dell'Illuminismo e del suo rifiuto della
metafisica in nome del nominalismo. Ma come è già accaduto per l'Illuminismo
originario, anche tutto il pensiero postmoderno - che si ritiene del tutto
disilluso e "laico" - abbandona solo la metafisica classica a
beneficio di una "metafisica reale", cioè a dire la metafisica del
lavoro e del capitale, che domina questo mondo sublunare. [...]Marx riassume
questa situazione nel termine di "feticismo della merce", il quale
indica altresì il carattere surrettiziamente religioso della società moderna.
Il feticismo della merce non è una mistificazione, ma una realtà nella quale
l'essere umano viene governato dagli idoli che egli stesso ha creato. Così, una
forma di verità metafisica, perfino religiosa, costituisce, ancora e sempre, il
tessuto della società. [...]Se all'inizio degli anni 1970, ad ogni dollaro
"sostanziale" - che rappresenta lavoro realmente effettuato -
corrispondeva più o meno un dollaro fittizio, nel senso di un credito estratto
dal dollaro sostanziale, oggi, secondo varie stime, ad ogni dollaro sostanziale
corrispondono cinque, perfino dieci, dollari fittizi. Ci troviamo di fronte ad
una vera e propria "desustanzializzazione" del denaro, diventato una
finzione sociale. [...]E che dà alla verità un nuovo statuto: in un sistema
simbolico, la verità è un ideale, ha un carattere trascendente; nel sistema di
negazione della nevrosi liberale, la verità è sempre relativa, circostanziale,
parziale, rivedibile, addirittura opportunista; e qualsiasi fermo
posizionamento a favore di una verità
che si impone su di noi, viene considerato come totalitario. Di qui, la
mentalità postmoderna, imbevuta di un'incertezza fondamentale che permette ogni
cinismo - fino al punto che si potrebbe pensare che è proprio questo
l'obiettivo". Effettivamente, l'indebolimento del Super-io, di Edipo e
dell'ordine simbolico tradizionale, che dovevano essere tutti vettori di
emancipazione, alla fine hanno avuto conseguenze abbastanza inattese per il
progetto di emancipazione. http://www.sinistrainrete.info/teoria/3818-anselm-jappe-la-sostanza-della-verita.html
Nessun commento:
Posta un commento