Materialismo “contra” spiritualismo. - Roberto Finelli
Il sentire è il piano intermedio tra corporeità e
psichicità. Ed è dunque qui che Freud colloca, topologicamente e dinamicamente,
l’Altro. L’Es è l’altro dell’Io, in quanto è alterità in sé stesso,
rappresentanza - e non rappresentazione - del corpo nella mente e come tale
funzione simbolica che assegna il senso e la verità non al conoscere ma al
sentire. Perché attraverso il sentire è il corpo che si fa a se stesso simbolo,
traducendosi nel sentire della mente. E’ qui che a mio avviso va collocato il
fondamento di una concezione materialistica dell’uomo e della sua natura
simbolica. Non nella semplice capacità di produrre e di usare simboli
linguistici, ma nella sua capacità di essere simbolo a se stesso in quanto
mente che assume il corpo ad oggetto primo e permanente, privilegiato e
intrascendibile, del proprio pensare, in quanto mente cioè la cui funzione
primaria è quella di riconoscere e di rappresentarsi un corpo che di per sé non
può mai essere completamente ridotto a rappresentazione. [...] Freud riafferma
nel Compendio che, affinché il mondo interno riesca a giungere alla coscienza,
è necessario che le scene emozionali si connettano a rappresentazioni verbali,
le quali costituiscono appunto il medium percettivo con cui il mondo inconscio
giunge a farsi conscio. [...] Kojève
si concentra, com’è noto, sulle sole pagine (Fenomenologia dello Spirito) della
famosa lotta per il riconoscimento che Hegel illustra nella sezione
sull’autocoscienza a proposito della dialettica di signore e servo. E quelle
pagine per l’interprete russo valgono come l’inizio: l’inizio della storia
umana e la sua fuoriuscita dalla natura. Un passaggio, che vede da un lato il
mondo naturale come caratterizzato solo dal “bisogno”, ossia dalla necessità di
riproduzione fisica e materiale degli individui viventi che lo compongono, e dall’altro
il mondo umano, della storia e della cultura, fondato invece sul “desiderio”,
ossia sulla volontà di essere riconosciuto, ciascuno nella propria
incomparabile ed irriducibile soggettività, da tutti gli altri. Da un lato il
mondo dei corpi e della vita biologica legata alla nascita e alla morte, nel
costante timore del non soddisfacimento del bisogno e del venir meno della
vita, dall’altro il mondo degli esseri umani, capaci di superare la naturalità
biologica, la paura della morte, e di gareggiare in lotta con gli altri simili,
per imporre il riconoscimento del proprio sé. Salvo non esser capaci di
rifiutare la naturalità e di accedere alla dimensione del riconoscimento tutti
quegli esseri umani che, schiavi del
corpo e della paura della morte, non lottano fino in fondo, fino alla morte,
con l’altro per l’affermazione di sé: ma cedendo appunto di fronte all’altro,
lo riconoscono come padrone, facendosene servi. Di qui l’asimmetria delle
classi e la genesi, appunto. della storia umana come storia, secondo l’impianto
marxiano, di classi e di lotta di classi.
[...] Per
Lacan , data la riduzione del corpo a non-essere e data perciò l’impossibilità
di ancorare il senso al sentire del corpo, il luogo del senso sta nel «non
senso». Sta nel non senso di tutte le parole e i discorsi che pretendono di
dare identità al soggetto, per via immaginaria, attraverso il susseguirsi di
identificazioni speculari e simbiotici con l’altro/i. Perché solo la riduzione
a non senso dell’identità immaginaria del moi, può aprire il vero senso del je,
della vera soggettività, consistente nella capacità di non fermarsi in nessuna delle
forme identitarie ma di attraversare, senza complicità di permanenza, tutte le
opportunità del divenire. Il senso infatti sta nel venire meno
dell’«immaginario» e nella possibilità dell’accesso al «simbolico», quale
coincidenza del soggetto con la sua condizione alternante di «più» e di «meno»,
di più di identità e di meno di identità, di essere e di non-essere. E
d’intendere con ciò che la verità del soggetto umano sta nel non cessare mai
d’identificarsi e, poi, nel superare l’identificazione: in un perenne
domandarsi «chi sono?», che non può e non deve mai trovare una forma definitiva
e rassicurante. http://www.consecutio.org/2014/05/materialismo-contra-spiritualismo-sigmund-freud-e-jacques-lacan/
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