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venerdì 2 luglio 2021

Sulla Cooperazione - Vladimir Lenin (1923)

Da: https://www.marxists.org - [Archivio Lenin] - 
Pubblicato nella Pravda, nn. 115 e 116, 26 e 27 maggio 1923. Trascritto dall'Organizzazione Comunista Internazionalista (Che fare) e da Pagine rosse, Gennaio 2003

Leggi anche: Sulla NEP e sul capitalismo di Stato* - Lenin 

Il concetto di «capitalismo di Stato» in Lenin - Vladimiro Giacché 

Socialismo di mercato” - Gianfranco Pala 

L’ACQUA PESANTE E IL BAMBINO LEGGERO*- Gianfranco Pala 

Come usare il capitalismo nell'ottica del socialismo - Deng Xiaoping 

Questioni relative allo sviluppo e alla persistenza nel socialismo con caratteristiche cinesi - Xi Jinpin

Cos’è davvero la Cina? - Intervista a Domenico Losurdo 

Sulla dibattuta natura della società cinese - Alessandra Ciattini

Vedi anche: Socialismo con caratteristiche cinesi 


I

Mi pare che da noi non si stimi abbastanza la cooperazione. Non tutti comprenderanno che ora, dopo la rivoluzione d'Ottobre e indipendentemente dalla Nuova politica economica (al contrario, a questo riguardo dobbiamo dire: proprio grazie alla Nuova politica economica), la cooperazione acquista da noi un'importanza del tutto esclusiva. I sogni dei vecchi cooperatori abbondano di chimere. Essi sono sovente ridicoli, con le loro fantasticherie. Ma in che consiste la loro irrealtà? Nel non comprendere l'importanza principale, radicale della lotta politica della classe operaia per l'abbattimento del dominio degli sfruttatori. Ora quest'abbattimento da noi ha avuto luogo, ed ora molto di quanto sembrava fantastico, perfino romantico, perfino banale nei sogni dei vecchi cooperatori, diventa una realtà delle più autentiche.

Infatti, da noi, una volta che il potere dello Stato è nelle mani della classe operaia, una volta che a questo potere dello Stato appartengono tutti i mezzi di produzione, da noi, effettivamente, non ci resta che da organizzare la popolazione in cooperative. Nelle condizioni di un massimo raggruppamento della popolazione nelle cooperative, si arriva automaticamente a quel socialismo, che prima aveva suscitato un'ironia legittima, dei sorrisi, del disprezzo fra le persone convinte a giusta ragione della necessità della lotta di classe, della lotta per il potere politico, ecc. Ed ecco che non tutti i compagni si rendono conto dell'importanza gigantesca, incommensurabile che acquista ora per noi l'organizzare la popolazione della Russia in un sistema di cooperative. Con la Nep abbiamo fatto una concessione al contadino in quanto mercante, al principio del commercio privato; appunto da ciò deriva (contrariamente a quanto si crede) l'importanza gigantesca della cooperazione. In sostanza, l'organizzare in misura sufficientemente ampia e profonda la popolazione russa in cooperative nel periodo della Nep, è tutto quanto ciò occorre, dato che ora abbiamo trovato quel grado di coordinazione dell'interesse privato, dell'interesse commerciale privato, con la verifica, e con il controllo da parte dello Stato, quel grado di subordinazione dell'interesse privato all'interesse generale che prima rappresentava un ostacolo insormontabile per molti, per moltissimi socialisti. In realtà, il potere dello Stato su tutti i grandi mezzi di produzione, il potere dello Stato nelle mani del proletariato, l'alleanza di questo proletariato con milioni e milioni di contadini poveri e poverissimi, la garanzia della direzione dei contadini da parte del proletariato, ecc., non è forse questo tutto ciò che occorre per potere, con la cooperazione, con la sola cooperazione, che noi una volta consideravamo dall'alto in basso come affare da bottegai e che ora, durante la Nep, abbiamo ancora il diritto, in un certo senso, di considerare allo stesso modo, non è forse questo tutto ciò che è necessario per condurre a termine la costruzione di una società socialista integrale? Questo non è ancora la costruzione della società socialista, ma è tutto ciò che è necessario e sufficiente per condurre a termine la costruzione.

Ed è appunto questa condizione che viene sottovalutata da molti dei nostri attivisti nel loro lavoro pratico. Da noi si guarda la cooperazione con disprezzo, non comprendendo l'importanza esclusiva che ha la cooperazione, anzitutto, dal punto di vista di principio (i mezzi di produzione appartengono allo Stato), in secondo luogo, dal punto di vista del passaggio a un ordine nuovo per la via più semplice, facile e accessibile ai contadini.

venerdì 4 giugno 2021

Hegel, la storia universale della libertà - Salvatore Natoli

Da: Casa della Cultura Via Borgogna 3 Milano - Salvatore Natoli Ha insegnato logica alla Facoltà di Lettere e filosofia dell'Università Ca' Foscari di Venezia e Filosofia della politica alla Facoltà di Scienze Politiche dell'Università degli Studi di Milano. Attualmente è professore ordinario di Filosofia teoretica presso la Facoltà di scienze della formazione dell'Università degli Studi di Milano-Bicocca

                                                                           


Vedi anche: 
Dall’essere all’idea. Le articolazioni decisive della "Logica" di Hegel - Paolo Vinci 

LA LEGGE LA LIBERTA' LA GRAZIA - Remo Bodei, Antonio Delogu

Hegel: lo Stato perfetto (e la spina di Marx) FILOSOFIA E VITA PUBBLICA - Fulvio Papi 

"La fenomenologia dello spirito nel pensiero si Hegel" - Francesco Valentini (https://www.teche.rai.it/1990/06/la-fenomenologia-dello-spirito-nel-pensiero-hegel/)

Leggi anche: SULLA VORREDE HEGELIANA - Stefano Garroni 

Alexandre Kojéve, Introduzione alla lettura di Hegel (Fenomenologia dello Spirito) - Silvio Vitellaro 

Da Hegel a Marx: fenomenologia dello Stato moderno capitalistico - Carla Maria Fabiani

Il lato inquieto dello spirito. Osservazioni su alcuni momenti della filosofia dello spirito jenese di Hegel [1] - Carla Maria Fabiani

CRITICA” TRA HEGEL E MARX - Roberto Fineschi

NOTE SUI SIGNIFICATI DI “LIBERTÀ” nei Lineamenti di filosofia del diritto di Hegel*- Vladimiro Giacché**

HEGEL - IL SISTEMA - Antonio Gargano

Danaro, lavoro, macchine in Hegel - Remo Bodei

giovedì 6 maggio 2021

Stefano G. Azzarà: "IL VIRUS DELL'OCCIDENTE" - a cura di Elena Fabrizio

Stefano G. Azzarà insegna Storia della filosofia politica all’Università di Urbino. È segretario alla presidenza dell’Internationale Gesellschaft Hegel-Marx. Dirige la rivista “Materialismo Storico”(materialismostorico - http://materialismostorico.blogspot.com). È impegnato in un confronto tra le grandi tradizioni filosofico-politiche della contemporaneità: liberalismo, conservatorismo, marxismo.




                                                                                           

Leggi anche la recenzione al libro di Stefano Azzarà "Il virus dell’Occidente. Universalismo astratto e sovranismo particolarista di fronte allo stato d’eccezione" a cura di Elena Fabrizio (http://www.dialetticaefilosofia.it/public/pdf/71recensione_azzar_.pdf).

sabato 3 aprile 2021

Dall’essere all’idea. Le articolazioni decisive della "Logica" di Hegel - Paolo Vinci

Da: AccademiaIISF - Paolo Vinci è docente di Filosofia pratica presso la Facoltà di Filosofia dell’Università “La Sapienza” di Roma. 

                                Prima parte: 
                                                     


                                                                                                                Seconda parte: 
                                                                  

Vedi anche:  
Leggi anche: 


mercoledì 31 marzo 2021

Ruolo e funzioni del Partito Comunista Cinese nella Repubblica Popolare Cinese

Da: MarxVentuno Edizioni - Relazione introduttiva di Francesco Maringiò, Dipartimento esteri del PCI, comitato editoriale della rivista “World Socialism Studies” del Centro studi sul socialismo mondiale dell’Accademia Cinese delle Scienze Sociali, autore per le edizioni MarxVentuno di “Interviste ai marxisti cinesi” e di numerosi saggi e articoli sul PCC e la politica della RPC

Vedi anche: La Cina nel mondo multipolare: Forum della Rete dei Comunisti 


Ascolta anche: Intervista di Alessandra Ciattini a Francesco Maringio' sul discorso del leader cinese Xi Jinping al World Economic Forum 2021 (https://www.spreaker.com/user/11689128/intervista-alessandra-xi-jinping

                                                                              
Gli altri incontri: 
[Primo incontro] 
Dibattito sul Socialismo con caratteristiche cinesi con 
Alessandra Ciattini Antropologia, Università La Sapienza, Roma, collaboratrice de “La Città Futura” 
Francesco Galofaro Semiotica, Università di Torino, collaboratore di “MarxVentuno” e del sito marx21.it https://youtu.be/tUD-z1H4wBA​​ 

[Secondo incontro] 
“Percorrere la strada dello sviluppo pacifico”: La RPC e il mondo 
Relazione di Fabio Massimo Parenti, Ph.D. in Geopolitica e Geoeconomia, Associate Profess or of International Studies alla China Foreign Affairs University, Beijing https://youtu.be/trADw9WpbuA​ 

[Terzo incontro] 
L’economia socialista di mercato in Cina. 
Relazione di Vladimiro Giacché Presidente del Centro Europa Ricerche e autore del recente saggio “L’economia e la proprietà. Stato e mercato nella Cina contemporanea” https://youtu.be/BHKktaUpti8​ 

domenica 7 marzo 2021

"I due macroperiodi della storia della Cina"(Post-rivoluzionaria) - Vladimiro Giacché

Da: Vladimiro Giacché, Leconomia_e_la_proprietà. Stato_e_mercato_nella_Cina_contemporanea.

Vedi anche: Economia socialista e mercato in Cina - Vladimiro Giacché 

La Cina nel mondo multipolare: Forum della Rete dei Comunisti

Socialismo con caratteristiche cinesi


[...]

La storia della Cina può essere raggruppata in due macroperiodi: dal 1949 al 1978 (il periodo «maoista»), e dal 1978 (ossia dall’avvio della «politica di riforme e apertura» promosse da Deng) a oggi. Il secondo periodo, come noto, rappresenta una svolta importante rispetto al primo. Ma non vanno dimenticati neppure gli elementi di continuità.5 Il successo della politica di «riforme e apertura» infatti riesce a far leva su alcuni aspetti dell’economia cinese consolidati nel primo periodo (in particolare la pianificazione, la nazionalizzazione della terra e l’importanza delle imprese pubbliche, ma anche i progressi conseguiti nell’alfabetizzazione). Anche per questo l’attuale presidente della Repubblica Popolare Cinese, Xi Jinping, ha potuto affermare che le due fasi «presentano enormi differenze», ma «non sono in contrasto tra loro», e non si può «usare una per negare l’altra, e viceversa».6 

Ciascuno dei due macroperiodi può ovviamente essere ulteriormente suddiviso in diverse fasi, ma non sarà possibile farlo in questa sede.7 Degli stessi periodi principali presenteremo soltanto uno schema sintetico, riferito agli elementi chiave. 

La prima fase: 1949-1978. Mao e la costruzione del «sistema socialista di base»

Gli elementi fondamentali della prima fase dell’economia cinese post-1949 sono la riforma agraria, la nazionalizzazione delle imprese, l’industrializzazione accelerata e in generale la costruzione di un’economia centralizzata.

mercoledì 10 febbraio 2021

Economia socialista e mercato in Cina - Vladimiro Giacché

Da: MarxVentuno Edizioni - Vladimiro Giacché è Responsabile Comunicazione, Ricerca e Marketing Strategico di Banca del Fucino SpA - Gruppo Bancario Igea Banca. È stato Presidente del Centro Europa Ricerche, è un filosofo ed economista italiano.

Ascolta anche: Intervista di Alessandra Ciattini a Francesco Maringio' sul discorso del leader cinese Xi Jinping al World Economic Forum 2021 (https://www.spreaker.com/user/11689128/intervista-alessandra-xi-jinping)

                                                            I lavori hanno inizio effettivo al minuto 4,42 fino al m.1.30,15; proseguono poi dal m.1.36,28 fino al termine. 
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                             

venerdì 29 gennaio 2021

La Cina nel mondo multipolare: Forum della Rete dei Comunisti

La nuova via della seta. Un progetto per molti obiettivi - Vladimiro Giacché 

Dossier Cina -

Vedi anche: Socialismo con caratteristiche cinesi


               Il video inizia al m. 4,23
                                                                              

Oggi la Cina ha assunto un ruolo di primo piano nello scacchiere internazionale a vari livelli in un contesto in cui gli equilibri erano mutati già prima dell’emergenza pandemica. La Cina è il principale partner commerciale per 130 Paesi e Regioni, ha avviato una partnership strategica con la Russia e ne sta per avviare una con l’Iran, è uno dei Pezzi da Novanta del più esteso trattato di libero scambio di tutti i tempi - il RCEP - da cui sono esclusi gli Stati Uniti. È un punto di riferimento a più livelli per una serie di Stati che intendono emanciparsi da ciò che è stato chiamato “lo sviluppo del sotto-sviluppo”, entrando così in conflitto con la tradizionale sfera d’influenza sia nord-americana che europea dall'America Latina all'Africa. Allo stesso tempo il ruolo della Cina nel consorzio internazionale e specialmente in alcuni contesti - come quello africano - rimane comunque “problematico” considerato l’impatto che gli ingenti investimenti della Repubblica Popolare ed il massiccio utilizzo della propria mano d’opera in loco pone a svariati Paesi. L’articolazione dell’ambizioso progetto della “Nuova Via della Seta” - teso a proiettare la propria potenza nel mondo – al fine di trovare uno sbocco ai propri surplus di merci e soprattutto di capitale ha mandato però in fibrillazione gli altri attori geo-politici di rilievo per le conseguenze che la sua realizzazione potrebbe portare. 

Queste scelte non erano che l’ultima fase di opzioni strategiche di lungo periodo - via via rettificate nel corso del tempo anche a causa dei conflitti sociali emersi e delle lotte di potere intestine - che hanno comunque permesso alla Cina - grazie al travaso delle capacità tecnologiche e allo sfruttamento intensivo della propria mano d’opera - di sviluppare un sistema industriale moderno ed integrato. La Cina è passata da essere un paese della “periferia integrata” in un ruolo subordinato ad uno dei maggiori attori mondiali, cosa che la porta oggi oggettivamente in contrasto – volente o nolente – con i due maggiori poli imperialisti, quello statunitense e quello dell’Unione Europea. Le contraddizioni prodotte da questa “svolta” hanno prodotto in tempi diversi e su campi differenti reazioni efficaci da parte del corpo sociale – si pensi alle lotte contro la privatizzazione dei terreni agricoli e a quelle degli operai delle fabbriche che lavoravano per le multinazionali occidentali – e sviluppato alcune storture significative coeve: la polarizzazione sociale, la corruzione all’interno del Partito e dell'Esercito, la crisi ecologica e non da ultimo una certa “depoliticizzazione” delle classi subalterne a causa della permeabilità ai valori individualistici e consumistici. 

Per quanto riguarda la risposta della Repubblica Popolare, quello che sembra affermarsi oggi è la tutela della propria sovranità come un principio ispiratore che guida una diplomazia assertiva ed intransigente nei confronti delle ingerenze straniere su questioni che il paese considera vitali e che non fa sconti a nessuno. Sono lontani i tempi del bombardamento “senza risposta” dell’ambasciata cinese in Serbia durante la guerra di aggressione della NATO a fine anni Novanta! Questo atteggiamento più “duro” trova un consenso di massa ed insieme all’efficacia nel contrasto del virus e delle sue conseguenze sociali è una notevole fonte di legittimazione dell’attuale leadership, checché ne dicano gli “opinionisti” occidentali. 

Questo scontro con l’Occidente, a prescindere dalle volontà soggettive degli attori coinvolti, è una necessaria conseguenza delle contraddizioni generate dall’adozione del modo di produzione capitalista da parte della Cina, che ora si trova profondamente integrata all’interno di un sistema da anni in una crisi sistemica, che si manifesta ciclicamente in forme differenti, ma a cui sottostà una tragica incapacità di valorizzare adeguatamente il capitale. Contraddizioni che non permettono scappatoie e che non possono essere risolte con rettifiche solamente parziali rispetto al percorso intrapreso dopo la morte di Mao. 

Si è creato cosi un bivio di fronte al quale il PCC deve scegliere se la prospettiva sia quella di una politica di potenza tout court, cronicizzando le storture più evidenti prodotte al proprio interno e assumendosi il ruolo di uno dei poli della competizione inter-imperialistica, o quella di procedere – o meglio riprendere ad un livello più avanzato visto l’attuale sviluppo delle forze produttive in Cina - su una via socialista che cerchi di risolvere in positivo le contraddizioni fin qui prodotte, allontanandosi da un modello sociale irrimediabilmente in crisi. Se così fosse, diventerebbe un punto di riferimento imprescindibile per il resto del mondo, comprese le classi subalterne occidentali per ora orfane di una credibile alternativa di sistema in grado di combattere ad armi pari contro l’imperialismo statunitense ed europeo. 

sabato 23 gennaio 2021

Socialismo con caratteristiche cinesi

                                                                             

Xi Jinping: sui nuovi orizzonti della politica economica marxista contemporanea. 

Come usare il capitalismo nell'ottica del socialismo - Deng Xiaoping 

Sulla NEP e sul capitalismo di Stato* - Lenin 

lunedì 11 gennaio 2021

KEYNESISMO E MARXISMO A CONFRONTO SU DISOCCUPAZIONE E CRISI - Domenico Moro

 Da: https://www.lordinenuovo.it - DOMENICO MORO è ricercatore presso l’Istat, dove si occupa di indagini economiche strutturali sulle imprese. Ha lavorato nel settore commerciale di uno dei maggiori gruppi multinazionali mondiali ed è stato consulente della Commissione Difesa della Camera dei deputati.

Leggi anche: Come va l’economia? Ne parliamo con Domenico Moro

L’esplosione del debito pubblico senza un prestatore di ultima istanza - Domenico Moro

CATASTROFE O RIVOLUZIONE - Emiliano Brancaccio

La Modern Monetary Theory - Intervista a Marco Veronese Passarella

INTERVISTA A VLADIMIRO GIACCHÉ - Bollettino Culturale

L’impatto della crisi su povertà e disuguaglianze* - Francesco Schettino

Cosa significa socialismo nel XXI secolo e cos'è lo Stato socialista? - Stefano G. Azzarà

Vedi anche: INTERVISTA A RICCARDO BELLOFIORE - Bollettino Culturale 


La crisi del Covid-19 ci pone davanti ad un aumento della disoccupazione di massa. Secondo l’Istat nel III trimestre del 2020, rispetto allo stesso periodo del 2019, gli occupati sono diminuiti di 622mila unità (-2,6%), fra questi i dipendenti sono diminuiti di 403mila unità e gli indipendenti di 218mila unità. I disoccupati[1] sono invece aumentati di 202mila unità (+8,6%) raggiungendo la cifra di 2milioni 486mila. Anche gli inattivi – cioè quelli che comprendono i cosiddetti “scoraggiati” che neanche provano a cercare lavoro – sono cresciuti di 265mila unità (+2%)[2]. Bisogna, inoltre, aggiungere che l’aumento dei disoccupati e degli inattivi avviene in un contesto di blocco dei licenziamenti. Ad essere state colpite dall’aumento della disoccupazione sono state, fino ad ora, le figure precarie dei lavoratori a tempo determinato. Secondo alcune stime[3], l’eliminazione del blocco dei licenziamenti potrebbe generare un milione di disoccupati in più, portando il loro numero totale a oltre 3,5 milioni, una cifra impressionante, che metterebbe a dura prova non solo la tenuta del welfare ma anche la tenuta sociale e politica del sistema.

Comunque, la situazione occupazionale italiana era tutt’altro che rosea anche prima del Covid-19. L’economia italiana è stata una delle più lente nella Ue a recuperare dalla crisi precedente. Nel 2019, il numero degli occupati (22milioni 687mila) era ancora leggermente inferiore al picco pre-crisi, registrato nel 2008 (22milioni 698mila)[4]Anche nel confronto con il resto della Ue la situazione italiana è tra le peggiori: il tasso di occupazione (15-64 anni) in Italia nel 2019 era del 59%, mentre era del 68,4% nella Ue a 27 e del 68% nell’area euro, con la Germania al 76,7%, la Francia al 65,5%, e la Spagna al 63,3%[5].

Di fronte a questi dati appare chiaro quanto il tema della disoccupazione sia fondamentale nello scenario politico italiano. Per questo è importante avere una chiara visione teorica della disoccupazione e delle sue cause. A tale scopo partiamo dalla teoria borghese mainstream che individua come causa principale della disoccupazione la rigidità del mercato del lavoro, ossia la difficoltà a ridurre il costo del lavoro e i salari.

I neoclassici e la critica keynesiana 

sabato 9 gennaio 2021

- Dossier Cina -

 Da: http://lnx.retedeicomunisti.net - https://contropiano.org 

Leggi anche: Come usare il capitalismo nell'ottica del socialismo - Deng Xiaoping 

Egemonia come direzione o come dominio? - Tian Shigang
Questioni relative allo sviluppo e alla persistenza nel socialismo con caratteristiche cinesi - Xi Jinping
Una teoria del miracolo cinese*- Cheng Enfu, Ding Xiaoqin
- La Nuova Era cinese tra declino Usa e debolezze Ue - 

Il concetto di «capitalismo di Stato» in Lenin - Vladimiro Giacché 

“Socialismo di mercato” - Gianfranco Pala 

Vedi anche: LA CINA SPIEGATA BENE - Michele Geraci

OLTRE LA GRANDE MURAGLIA. LA CINA E' DAVVERO UN PERICOLO? 



Proponiamo nel presente volume i materiali raccolti sulla Repubblica Popolare Cinese negli scorsi mesi, e pubblicati sul sito della Rete dei Comunisti nella sezione “DOSSIER CINA”.

Tali contributi, tradotti e preceduti da una nostra introduzione, spaziano fra diversi temi: dal ruolo dell’agricoltura nel modello cinese all’importanza del processo di internazionalizzazione del Renmimbi, dagli investimenti cinesi in Africa e in Sud-America all’evoluzione del ruolo dell’Esercito Popolare di Liberazione. Senza pretesa di esaustività in nessuno dei temi trattati, riteniamo i seguenti articoli degli spunti di riflessione interessanti per cominciare una riflessione sull’evolversi del ruolo della Repubblica Popolare all’interno della fase storica che stiamo attraversando.

Per facilitare la consultazione proponiamo di seguito l’indice dei capitoli che vanno a formare questo e-book, in cui dopo il titolo e gli autori abbiamo aggiunto una brevissima sintesi che inquadra il contenuto dei diversi articoli. 

Gruppo Internazionale Rete dei Comunisti

lunedì 21 dicembre 2020

Sulla dibattuta natura della società cinese - Alessandra Ciattini

   Da: https://www.lacittafutura.it Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni) insegna Antropologia culturale alla Sapienza di Roma.

Leggi anche: "Cina 2013" - Samir Amin

- La Nuova Era cinese tra declino Usa e debolezze Ue -

La Cina corre...

La nuova via della seta. Un progetto per molti obiettivi - Vladimiro Giacché

La Cina nel processo di globalizzazione*- Spartaco A. Puttini

Una teoria del miracolo cinese*- Cheng Enfu, Ding Xiaoqin**

Giovanni Arrighi, “Adam Smith a Pechino” - Alessandro Visalli

Come usare il capitalismo nell'ottica del socialismo - Deng Xiaoping

Cos’è davvero la Cina? - Intervista a Domenico Losurdo

Il comunismo nella storia cinese: riflessioni su passato e futuro della Repubblica popolare cinese*- Maurice Meisner**

IL VIRUS DELL'OCCIDENTE: la falsa alternativa tra democrazia liberale e sovranismo populistico, ovvero socialsciovinismo. - Stefano G. Azzarà

Vedi anche: LA CINA SPIEGATA BENE - Michele Geraci 

- OLTRE LA GRANDE MURAGLIA. LA CINA E' DAVVERO UN PERICOLO? -

Ascolta anche: L'o-Stato nel capitalismo - con Gianfranco Pala https://www.spreaker.com/user/11689128/lo-stato-nel-capitalismo-con-gianfranco-

 Il sistema economico-sociale cinese è probabilmente una forma di socialismo “di” o “con” mercato, la cui evoluzione può avere esiti diversi.


Scopo di questo articolo non è quello di svelare la natura della società cinese che, come mettono in evidenza Rémy Herrera e Zhiming Long (La Cina è capitalista? “Marx XXI”, 2020), nonostante tante dispute accese tra “esperti”, costituisce a tutt’oggi un “enigma” (p. 32). Più modestamente tenterò di dare conto dei contenuti di questo interessante volumetto, che individua nel sistema economico-sociale cinese elementi socialisti sia pure contraddittori, facendo un rapido parallelo con quanto è sostenuto in un’opera ben più densa, Il socialismo con caratteri cinesi. Perché funziona? di Zhang Boying, curato in italiano da Andrea Catone.

Una prima cosa interessante da mettere in evidenza è che, contrariamente a quanto si sostiene con insistenza in Occidente, lo straordinario sviluppo della Cina, che ne fa il principale oppositore degli Stati Uniti, non è avvenuto quarant’anni fa con l’apertura ai mercati, ma poggia su una civiltà che ha cinquemila anni di storia; inoltre, il ritmo accelerato di crescita del Pil, che ha fatto del paese asiatico “la fabbrica del mondo”, è cominciato prima della morte di Mao (1976), ossia quando il paese presentava tratti più nettamente socialisti (2020: pp. 33-34). [1] Inoltre, esso non è stato prodotto solo dal basso costo della manodopera, come comunemente si sostiene, ma anche dal minore costo delle risorse produttive fornite al sistema economico dalle imprese statali. Pertanto, essi sono bassi perché sotto il controllo statale (p. 67), il quale ha nelle sue mani anche il sistema bancario. 

Occorre anche notare che tale avanzamento industriale ed economico è avvenuto in un contesto internazionale molto difficile, dovuto all’embargo imposto dagli Stati Uniti e dai loro alleati nel 1952, e dalla successiva rottura delle relazioni di collaborazione con l’Unione sovietica (1960), senza scordare l’ormai quasi dimenticata guerra di Corea. Solo nel 1971 viene attribuito alla Cina il ruolo di membro permanente del Consiglio di sicurezza dell’Onu prima ricoperto da Taiwan, Stato oggi riconosciuto solo da 17 paesi nel mondo. Dopo 15 anni di trattative, nel 2001 la Cina è stata ammessa all’Organizzazione mondiale del commercio, avendo accettato l’importazione di beni e servizi e l’avvio della transizione verso un’economia socialista di mercato.

Per comprendere il percorso intrapreso dall’ex impero celeste per assurgere al ruolo di superpotenza, non bisogna dimenticare il suo più grave problema rappresentato della questione agraria, la quale si pone in questi termini: essa deve nutrire quasi il 20% della popolazione mondiale con meno del 10% delle terre coltivabili disponibili nel nostro pianeta. Problema che è stato affrontato garantendo l’accesso alla terra per i contadini; garanzia che: “rimane, fino ad oggi, il contributo più prezioso dell’eredità rivoluzionaria” (p. 26).

Oggi la speranza di vita in Cina è di 74 anni, nel 2010 il tasso di alfabetizzazione ha raggiunto il 95%, negli ultimi trent’anni il Pil pro capite è quasi quadruplicato, la popolazione quasi raddoppiata, c’è stato un significativo sviluppo del sistema produttivo e delle infrastrutture, importanti avanzamenti si sono registrati anche nell’agricoltura. Le riforme intraprese a partire dal 1978 hanno ridisegnato il volto del paese asiatico al punto che “la natura del suo sistema non può più ormai esser definita in modo semplice, anche se ufficialmente il marxismo-leninismo [2] rimane l’ideologia di riferimento dello Stato” (pp. 28-29). 

I sostenitori del neoliberismo attribuiscono lo straordinario sviluppo della Cina grazie alla sua virata verso il capitalismo, anche se restano profondamente scandalizzati dal fatto che l’organizzazione politica e sociale del paese sta completamente nelle mani del Partito comunista, la cui egemonia non consentirebbe l’emergere della tanto amata democrazia liberale. Invece, i marxisti si trovano in grande disaccordo: chi vede nella Cina un nuovo faro socialista, chi considera il suo sistema “capitalismo di Stato”, chi critica le forti disuguaglianze che la crescita ha comportato.