La teoria Marxista poggia la sua forza sulla scienza... che ne valida la verità, e la rende disponibile al confronto con qualunque altra teoria che ponga se stessa alla prova del rigoroso riscontro scientifico... il collettivo di formazione Marxista Stefano Garroni propone una serie di incontri teorici partendo da punti di vista alternativi e apparentemente lontani che mostrano, invece, punti fortissimi di convergenza...
martedì 22 giugno 2021
“Je ne suis pas marxiste”? Ovvero Marx citato a sproposito - Roberto Fineschi
domenica 20 giugno 2021
Las Hurde - Luis Bunuel
sabato 19 giugno 2021
lo sdoppiamento virtuale dello spazio pubblico - Renato Curcio
Da: https://www.citystrike.org - https://sinistrainrete.info - testo ripreso da “Su la testa” di maggio (qui il link) -
Renato Curcio è un saggista e sociologo italiano. Socio fondatore di Sensibili alle foglie e socioanalista, ha pubblicato per queste edizioni numerosi titoli. Su questo tema, ricordiamo qui: L’impero virtuale; L’egemonia digitale; La società artificiale; L’algoritmo sovrano; Il futuro colonizzato. - https://www.facebook.com/sensibiliallefoglie - https://www.libreriasensibiliallefoglie.com - http://www.sensibiliallefoglie.it
Social? Soggetti in rete, oggetti nella realtà - Paolo Ercolani
L'impatto delle tecnologie sul lavoro - Renato Curcio
Alienazione e rivoluzione (digitale) - Enrico Donaggio
giovedì 17 giugno 2021
L’irrazionalismo come fenomeno internazionale nel periodo dell’imperialismo - György Lukács
Da: https://gyorgylukacs.wordpress.com - Prefazione a La distruzione della ragione
Gy6rgy Lukacs (Budapest, 13 aprile 1885 – Budapest, 4 giugno 1971) è stato un filosofo, sociologo, politologo, storico della letteratura e critico letterario ungherese.
Leggi anche: Appunti su “la Distruzione della Ragione”, di György Lukács -
Vedi anche: "Il pensiero di Marx come ontologia dell’essere sociale – rileggendo Lukàcs" - Paolo Vinci
Questo libro non pretende affatto di essere una storia della filosofia reazionaria o addirittura un trattato sul suo sviluppo. L’autore sa bene che l’irrazionalismo, di cui viene qui presentato l’affermarsi e l’estendersi a indirizzo dominante della filosofia borghese, è solo una delle tendenze importanti nella filosofia reazionaria borghese. Benché non vi sia praticamente filosofia reazionaria che non celi un determinato elemento irrazionalistico, il campo della filosofia reazionaria borghese è molto più ampio di quanto non sia quello della filosofia irrazionalistica, nel senso proprio e rigoroso del termine.
Ma neppure questa limitazione basta a circoscrivere il nostro compito. Anche in quest’ambito più ristretto, non si tratta di fare una storia vasta e particolareggiata dell’irrazionalismo, che aspiri alla completezza, bensì di tracciare la linea principale del suo sviluppo, di analizzare le tappe e i rappresentanti più importanti e più tipici. Questa linea principale va presentata come la risposta più significativa e grave di conseguenze data dalla reazione ai grandi problemi degli ultimi centocinquanta anni.
La storia della filosofia, alla stessa maniera della storia dell’arte e della storia della letteratura, non è mai, come pensano i suoi storici borghesi, semplice storia di idee filosofiche o magari di personalità. I problemi e i modi di risolverli vengono stabiliti per la filosofia dallo sviluppo delle forze produttive, dall’evoluzione sociale, dallo svolgersi delle lotte di classe. Le linee fondamentali e decisive di una qualsiasi filosofia non possono essere scoperte se non in base alla conoscenza di queste primarie forze motrici. Se si fa il tentativo di porre e di spiegare il nesso dei problemi filosofici in base a un cosiddetto sviluppo immanente della filosofia, si ha necessariamente un travisamento idealistico dei nessi più importanti, anche se gli storici possiedono la necessaria cultura e hanno la buona intenzione di essere oggettivi. È evidente che l’indirizzo denominato delle «scienze dello spirito» rappresenta rispetto a questo punto di vista non un progresso, ma un regresso: l’impostazione ideologica deformante rimane, ed è soltanto più confusa, più deformante in senso idealistico. Basti confrontare Dilthey e la sua scuola con la storiografia filosofica degli hegeliani, per esempio con Erdmann.
Da ciò non consegue, come pensano i volgarizzatori, che vengano trascurati i problemi puramente filosofici. Anzi, solo in questo nesso può risultar chiara la differenza fra le questioni importanti, dotate di un significato permanente, e le divergenze professorali fatte di sfumature. Proprio la via che conduce dalla vita sociale alla vita sociale conferisce ai pensieri filosofici la loro vera portata, determina la loro profondità anche nel senso strettamente filosofico. A questo riguardo è del tutto secondaria la questione, in che misura i singoli pensatori siano consapevoli di questa loro posizione, di questa loro funzione storico-sociale. Anche in filosofia si giudicano non le opinioni, ma le azioni, cioè l’espressione obbiettiva del pensiero, la sua efficacia storicamente necessaria. In questo senso ogni pensatore è responsabile di fronte alla storia del contenuto obbiettivo del suo filosofare.
martedì 15 giugno 2021
Hegel e noi - Norberto Bobbio
Da: https://www.iisf.it/index.php - Norberto Bobbio (Torino, 18 ottobre 1909 – Torino, 9 gennaio 2004) è stato un filosofo, giurista, politologo, storico e senatore a vita italiano.
Leggi anche: "DEMOCRAZIA" - Norberto Bobbio
Il marxismo e lo Stato. Un dibattito italiano 1975-1976 - Carla Maria Fabiani
FRANCESCO VALENTINI, SOLUZIONI HEGELIANE* - Carla Maria Fabiani
HEGEL IN URSS. HEGELISMO E RICEZIONE DI HEGEL NELLA RUSSIA SOVIETICA - Valeria Finocchiaro
La crisi marxista del Novecento: un’ipotesi d’interpretazione*- Stefano Garroni
«Parlare di Hegel e soprattutto parlarne a Napoli è sempre e solamente difficile. La filosofia di Hegel […] è una specie di pozzo senza fondo in cui più si scava, più ci si accorge che non si è arrivati al fondo. Proprio in questi giorni, rimettendo a posto molti appunti che ho preso su Hegel in questi anni, centinaia e centinaia di foglietti sparsi, leggendo e rileggendo alcune cose scritte soprattutto in questi ultimi tempi, ho avuto la netta impressione di dover ricominciare dal principio, quasi come se non me fossi mai occupato, quasi come uno scolaretto che deve sempre ricominciare.»
N. Bobbio, "Hegel e noi", lezione tenuta presso l'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici il 19/04/1982.
Trovate qui tutte le lezioni di Bobbio:
Lezione del 24 apriledomenica 13 giugno 2021
"Il Sofista da Platone"
sabato 12 giugno 2021
Lo Stato, il Pubblico, il Comune: tre concetti alla prova della crisi sanitaria - Etienne Balibar
Pubblicato su “Materialismo Storico. Rivista di filosofia, storia e scienze umane", n° 2/2020 (vol. IX), a cura di Stefano G. Azzarà, licenza Creative Commons BY-NC-ND 4.0 (http://ojs.uniurb.it/index.php/materialismostorico) - Questo testo è stato pubblicato per la prima volta in francese con il titolo L’État, le Public, le Commun: trois notions à l’épreuve de la crise sanitairene l volume Dessine-moi un pangolin, ouvrage coordonné par la revue Regards, Vauvert, Éditions Au diable vau-vert, 2020, pp. 107-29. Esso viene qui riprodotto per gentile concessione dell’editore. La traduzione italiana è di Francesca Borgarello. -
Etienne Balibar è un filosofo francese. Allievo di Louis Althusser, ha contribuito a sviluppare una nuova interpretazione del pensiero di Karl Marx, con specifiche riflessioni sui concetti di razza, cultura e identità, in vista di una concezione più inclusiva della cittadinanza e della democrazia in Europa.
Leggi anche: Crisi storiche e naturalismo capitalistico - Stefano G. Azzarà
Epidemie, storia, capitalismo. Passi indietro e passi avanti. - Roberto Fineschi
1. Apprendere nella crisi
Innanzi tutto, voglio sottolineare l’incertezza dei tempi. Sto scrivendo alla metà di maggio (2020), per una pubblicazione che sarà disponibile a luglio... È molto presto per sviluppare una riflessione compiuta sul tema, e questo perché vi è l’intenzione di mettere in circolazione una pluralità di proposte nel momento stesso in cui queste si rendono necessarie a causa dell’intensità della crisi. Eppure, sarà forse già troppo tardi... Non abbiamo alcuna certezza che ciò che pensiamo oggi potrà essere ancora sostenibile tra due mesi. Non sappiamo se e quando “finiranno” la pandemia e la crisi sanitaria che questa provoca. Non sappiamo quale sarà l’entità e quali gli effetti della crisi economica che ne consegue. Non sappiamo quali saranno le ripercussioni, in termini di sofferenza e distruzione, ma anche di proteste, rivolte, di movimenti sociali e politici. E tuttavia, è da questo insieme di cose che dipende il referente di realtà delle parole di cui ci serviamo e, conseguentemente, il loro senso.
È una situazione strana, che non presenta però solo inconvenienti. Poiché tale indeterminatezza è la condizione nella quale –purché se ne assumano la misura e i rischi –diventa possibile descrivere una crisi di dimensioni storiche, per ciò che essa è: non una semplice “interruzione” nella vita di una società, o l’occasione di un’inversione di potere, ma un cambiamento forse radicale del modo di cambiamento stesso, che costringe dunque a scommettere su mutamenti sconosciuti, mettendo insieme ciò di cui disponiamo in termini d’esperienza e analisi, per immaginarne le possibilità. Tocca ai segni che affiorano nel tempo presente suggerirci a poco a poco le buone domande, piuttosto che alle nostre teorie e alle nostre previsioni precedenti la crisi proporne già la soluzione.
venerdì 11 giugno 2021
Regolamentare il mercato - Daron Acemoglu, Emiliano Brancaccio
giovedì 10 giugno 2021
Cosa succederà in Cile? È veramente finito il pinochetismo? . Alessandra Ciattini
Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni) insegna Antropologia culturale alla Sapienza di Roma. Collabora con https://www.lacittafutura.it - https://www.unigramsci.it
Leggi anche: Geraldina Colotti intervista Alessandra Ciattini
Pandemie: cattiva gestione, uso politico della scienza e disinformazione a cura di Alessandra Ciattini e Marco A. Pirrone
mercoledì 9 giugno 2021
Tre Saggi per un pianeta (intervista a Saggio Massimo). Cronache marXZiane n. 4 - Giorgio Gattei
I Precedenti:
C’è vita su Marx? Cronache MarXZiane n. 1 -
Che vita su Marx! Cronache MarXZiane n. 2 -
Inside Marx. Viaggio al fondo del pianeta. Cronache marXZiane n. 3 -
martedì 8 giugno 2021
Keynes e le ambiguità della liberazione dal lavoro - Riccardo Bellofiore
Il Capitale come Feticcio Automatico e come Soggetto, e la sua costituzione. - Sulla (dis)continuità Marx-Hegel. - Riccardo Bellofiore -
La socializzazione degli investimenti: contro e oltre Keynes - Riccardo Bellofiore -
Le contraddizioni delle soluzioni “keynesiane” al problema della disoccupazione e la sfida del “piano del lavoro” - Riccardo Bellofiore
Marx e la fondazione macro-monetaria della microeconomia - Riccardo Bellofiore
Crisi capitalistica, socializzazione degli investimenti e lotta all’impoverimento - Riccardo Bellofiore, Laura Pennacchi
H.G. Backhaus e la dialettica della forma di valore - Riccardo Bellofiore, Tommaso Redolfi Riva
Tra Schumpeter e Keynes: l’eterodossia di Paul Marlor Sweezy e l'ortodossia di Paul Mattick - Riccardo Bellofiore -
KEYNESISMO E MARXISMO A CONFRONTO SU DISOCCUPAZIONE E CRISI - Domenico Moro
A proposito di Smith, Ricardo, Marx e anche Sraffa. Commento pirotecnico al libro di Riccardo Bellofiore - Giorgio Gattei
CHE COS'È IL VALORE? - Giorgio Gattei*
Orario e condizioni di lavoro: due facce della stessa medaglia - Riccardo Bellofiore
Le contraddizioni delle soluzioni “keynesiane” al problema della disoccupazione e la sfida del “piano del lavoro” - Riccardo Bellofiore
Vedi anche: Il Capitale dopo 150 anni. C'è vita su Marx? - Riccardo Bellofiore
Sulla “Nuova lettura di Marx”*- Riccardo Bellofiore
domenica 6 giugno 2021
"Covodio" - Aristide Bellacicco
Leggi anche: Epidemia e potere - Aristide Bellacicco
IL COVID-19 BUSSA ALLA PORTA DELLA BARBARIE, NON DEL SOCIALISMO. - Paolo Ercolani
ECON-APOCALYPSE: ASPETTI ECONOMICI E SOCIALI DELLA CRISI DEL CORONAVIRUS* - Riccardo Bellofiore
Stiamo vivendo la prima crisi economica dell’Antropocene - Adam Tooze
Epidemiologi al secondo posto
al terzo stanno gli infettivologi
che se la battono con i virologi
e gli statistici
ma chi c'è al primo?
Mascherinistici e distanziologi,
esperti in balistica degli sputi,
amuchinomani, manocuoristi
e ancora i gomitosalutisti
ma chi sta in testa?
No-mask, no-sex, no-vax,
gli eroi di divani e sofà
e lo sterminio nelle RSA.
Coronascettici e complottomani,
ma chi è che vince tutte le mani?
Xenocinofobi, biopoliticanti, Leviatani,
numeratori, sottrattori, teorici
Covinternazionalisti, sfebbratori,
ristorattori e youtubbastri
ma chi prevale lassù negli astri?
Virusoubrettes, cantabalconi,
zizekkisti, spilloversaggi,
antropocenici puntaindici,
catastrofisti, menefreghisti,
cronometristi contatamponi
ma chi galleggia più su di tutti?
Pseudostatisti, vivatrumponi,
mortalitometri, confrontazionisti,
occhiopennini, necrologiomani,
tuttappostologi e terroristici
ignorantipici
ma chi è chi ride su al piano attico?
Non certo i morti sotto la terra
nè i vivi sopra, poco più in alto,
e sui barconi e sui barchini c'è gente
seria da far paura che anche lo scherzo
non fa più presa.
Ma resti intesa
la verità la più schifosa:
dei contasoldi, plusvalorofagi,
percentualisti, borsanottambuli,
naziazionisti e finanzmafietti
capitaloschi e bigfarmacisti
e infine gli eurocravattaracci
nessun di questi ci ha perso un dollaro
né il posto fisso né gli altri averi
ed in remoti superquartieri
hanno vissuto puri e sicuri
ma hanno intascato dei gran denari
da questa strage di proletari.
Altri Brevi racconti dello stesso autore:
- lezioni di volo -
- il grande Scott -
- parlare con Agave -
- morti –
- Tutti festeggiano Cusco -
sabato 5 giugno 2021
Vedendo il linguaggio e chi lo usa - Tullio De Mauro
venerdì 4 giugno 2021
Hegel, la storia universale della libertà - Salvatore Natoli
Vedi anche: Dall’essere all’idea. Le articolazioni decisive della "Logica" di Hegel - Paolo Vinci
LA LEGGE LA LIBERTA' LA GRAZIA - Remo Bodei, Antonio Delogu
Hegel: lo Stato perfetto (e la spina di Marx) FILOSOFIA E VITA PUBBLICA - Fulvio Papi
Leggi anche: SULLA VORREDE HEGELIANA - Stefano Garroni
Da Hegel a Marx: fenomenologia dello Stato moderno capitalistico - Carla Maria Fabiani
Il lato inquieto dello spirito. Osservazioni su alcuni momenti della filosofia dello spirito jenese di Hegel [1] - Carla Maria Fabiani
“CRITICA” TRA HEGEL E MARX - Roberto Fineschi
NOTE SUI SIGNIFICATI DI “LIBERTÀ” nei Lineamenti di filosofia del diritto di Hegel*- Vladimiro Giacché**
HEGEL - IL SISTEMA - Antonio Gargano
Danaro, lavoro, macchine in Hegel - Remo Bodei
mercoledì 2 giugno 2021
Crisi storiche e naturalismo capitalistico - Stefano G. Azzarà
Sotto questo aspetto, le società capitalistiche, e tanto più quelle avanzate come la maggior parte dei paesi appartenenti alla civiltà occidentale, dovrebbero comunque dimostrarsi in linea di principio avvantaggiate rispetto alle società tradizionali o a quelle improntate a una diversa organizzazione della produzione e della riproduzione. Per quanto certamente più complesse delle formazioni sociali precedenti o di quelle concorrenti, come già Gramsci aveva compreso nel cartografare la loro «robusta catena di fortezze e di casematte»2 – una complessità che per il suo pluralismo, oltretutto, viene di solito fatta valere anche come una caratteristica positiva di fronte a possibili configura-zioni alternative e più centralizzate del legame sociale –, soprattutto a partire dal secondo dopoguerra queste società hanno in gran parte superato il problema della sussistenza e dei bisogni primari su scala di massa. Inoltre, la razionalità tecnica e scientifica che presiede alla loro organizzazione, progettata vieppiù per adattarsi alle fluttuazioni improvvise dei mercati, dovrebbe essere in grado in linea di principio di reagire in maniera adattiva e persino proattiva ad ogni contingenza: in questo modo quantomeno, come ha fatto notare Richard Sennet3, è stato con insistenza promosso nel corso di troppi decenni alle nostre spalle il processo di «specializzazione flessibile» del lavoro sociale complessivo, al fine di sconfiggere tramite le «reti aperte» i «mali della routine». E di rispondere, abituandosi a «cambiamenti improvvisi e decisi», alle esigenze di un’epoca che, si diceva, con la sua continua accelerazione dei ritmi di vita e di consumo e con i suoi problemi ogni giorno più globali imponeva una sempre nuova ridefinizione just in time di tutte le funzioni sociali man mano che le esigenze della società stessa mutavano, in risposta alla sua prepotente evoluzione interna come agli stimoli esterni (in realtà, per «ridurre il costo diretto e indiretto del lavoro»4 e per «ridurre il rischio d’impresa», avvertiva più prosaicamente Luciano Gallino).