La questione di classe è una questione di genere - Giovanna Vertova
La teoria Marxista poggia la sua forza sulla scienza... che ne valida la verità, e la rende disponibile al confronto con qualunque altra teoria che ponga se stessa alla prova del rigoroso riscontro scientifico... il collettivo di formazione Marxista Stefano Garroni propone una serie di incontri teorici partendo da punti di vista alternativi e apparentemente lontani che mostrano, invece, punti fortissimi di convergenza...
giovedì 22 agosto 2024
"Sul filo rosso del tempo, Riflessioni su alcune ideologie contemporanee" - Alessandra Ciattini
La questione di classe è una questione di genere - Giovanna Vertova
venerdì 5 luglio 2024
L’ipotesi della instabilità finanziaria e il ‘nuovo’ capitalismo - Riccardo Bellofiore* (Maggio 2009)
Da: https://www.sinistrainrete.info - Riccardo Bellofiore, è stato Docente di Economia politica all’Università degli Studi di Bergamo, i suoi interessi sono la teoria marxiana, l’approccio macromonetario in termini circuitisti e minskyani, la filosofia economica, e lo sviluppo e la crisi del capitalismo. (Economisti di classe: Riccardo Bellofiore & Giovanna Vertova - https://www.riccardobellofiore.info)
Leggi anche: IL PROFETA DELLA CRISI. TRIBUTO A HYMAN MINSKY - intervento di Riccardo Bellofiore
Vedi anche: Le principali teorie economiche - Riccardo Bellofiore
Questa introduzione ha un triplice obiettivo. Chiarire organicamente, passo passo, in modo il più possibile elementare, un pensiero non sempre facile, come quello esposto nel libro che qui si presenta. Integrare le tesi di questo volume con gli sviluppi contenuti nei due libri successivi di Minsky, così come nella sua ultima riflessione sul money manager capitalism e sulla ‘cartolarizzazione’, fornendo così al lettore un quadro aggiornato e d’insieme. Mostrare infine la sorprendente attualità dell’approccio dell’economista americano, quale rivelata dalle dinamiche del ‘nuovo’ capitalismo e dal ritorno della crisi finanziaria (e reale).
Qui il testo in oggetto in lingua originale: http://digamo.free.fr/minsky75.pdf
Una interpretazione ‘finanziaria’ della teoria di Keynes
Il pensiero di Hyman P. Minsky ha ruotato attorno a tre questioni. Innanzitutto, una rilettura di Keynes come economista monetario eterodosso che sottolinea il ruolo essenziale dei mercati finanziari e l’intrinseca non neutralità della moneta. In un mondo caratterizzato dall’incertezza, le oscillazioni degli investimenti privati determinano il ciclo, mentre gli investimenti sono a loro volta influenzati dai rapporti finanziari. Di questo versante della riflessione di Minsky fanno parte integrante il c.d. Modello ‘a due prezzi’ e la ripresa delle equazioni di Kalecki per la determinazione dei profitti.
In secondo luogo, l’ipotesi dell’instabilità finanziaria. Dopo un periodo di crescita tranquilla caratterizzata da una finanza robusta, le strutture del passivo di imprese e banche spontaneamente si spostano verso la fragilità. Il sistema diviene più facilmente soggetto a crisi finanziarie, che si producono periodicamente come effetto del normale funzionamento del meccanismo economico. Ogni stato raggiunto dall’economia è una posizione transitoria, in cui sono impliciti gli sviluppi finanziari che daranno a loro volta luogo alla transizione allo stato successivo. L’evoluzione ciclica del capitalismo – il passaggio dall’espansione al boom, il collasso finanziario e la tendenza alla deflazione da debiti, sino al rischio (o alla realtà) di una ‘grande depressione’ – è proprio il portato necessario della natura monetaria del processo capitalistico sottolineata da Keynes. Ciò che manca alla Teoria generale è l’individuazione delle ragioni per cui la stabilità è destabilizzante: l’evoluzione capitalistica è endogena, ed è dominata dall’andamento delle variabili finanziarie.
Infine, la tesi che l’intervento discrezionale delle autorità di politica economica è in grado di attenuare le forme che assume l’instabilità, fissando dei limiti inferiori e superiori al ciclo. Grazie ai disavanzi nel bilancio dello Stato e al ruolo della Banca Centrale, sia come prestatore di ultima istanza che come regolatore del sistema finanziario, è possibile e ragionevole controllare l’evoluzione delle strutture delle passività dell’economia, e impedire una spirale discendente dei profitti monetari, cioè della variabile chiave che deve convalidare tanto i debiti quanto i prezzi delle attività. Oltre a limitare gli aspetti più destabilizzanti della fragilità sistemica, la politica economica può anche porsi l’obiettivo di ‘fare meglio’, mantenendo la dinamicità dell’attività produttiva e la piena occupazione in un contesto di decisioni decentralizzate. La ricetta di Minsky per curare i difetti del capitalismo che ha dato luogo alla Grande Crisi degli anni Trenta e quelli del capitalismo che ha originato la stagflazione degli anni Settanta coniuga la ‘socializzazione degli investimenti’ e la riqualificazione della spesa pubblica a una profonda riforma del sistema bancario e finanziario.
giovedì 30 maggio 2024
Trasformazione sociale ed emancipazione della donna - Alessandra Ciattini
Da: https://www.marxismo-oggi.it - Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni - Membro del Coordinamento Nazionale del Movimento per la Rinascita Comunista) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza di Roma.
Leggi anche: Oppressione ed emancipazione della donna - Alessandra Ciattini
Discorso sulle donne - Thomas Sankara
Genere e famiglia in Marx: una rassegna*- Heather Brown
La donna, la nuova morale sessuale e la prostituzione*- Joseph Roth
La questione di classe è una questione di genere - Giovanna Vertova
Chi trasforma la società capitalistica?
Ovviamente nessuno può mettere in discussione che uno dei problemi centrali della società contemporanea, sia nei paesi a capitalismo avanzato che nel cosiddetto Sud globale, non toccati a fondo dalle rivoluzioni borghesi, è quello dell’emancipazione della donna, sesso a cui appartengono più della metà degli esseri umani.
Tuttavia, a mio parere, l’enfasi quotidiana sul problema donna e genere cela molte ambiguità e non ci conduce ad un miglioramento effettivo delle condizioni di vita di coloro che hanno il compito impegnativo e non facile di perpetuare la specie umana.
Anticipo che mi muovo in una prospettiva marxista, facendo presente che ovviamente non deve essere intesa nel senso vetero-positivista, spesso impiegato dagli antimarxisti o da semplici militanti radicali, che ricadono generalmente in uno sterile riduzionismo. Anticipo anche che la seguente analisi si riferisce alla condizione della donna nella contemporanea società capitalistica e avanzata, che però sta palesando chiari segni di regressione e di declino. Basti pensare che si è ristabilita la condizione dei cosiddetti lavoratori poveri dominante dall’esplosione del capitalismo al secondo dopoguerra. Non tratterò la questione della donna nelle società a capitalismo emergente o periferico, convinta che ampie generalizzazioni producano solo semplificazioni del tutto inutili a comprendere a fondo la storia e la vita sociale.
L’enfasi cui parlavo e che è divenuta il tema dominante di ogni discorso pseudo-trasformativo convogliato dai media consiste nell’insistere sulla convinzione che il cambiamento potrà esser realizzato da tutti quei gruppi critici dell’attuale sistema in senso ampio, come appunto il femminismo nelle sue varie forme, i sostenitori di una sessualità più ampia, le minoranze etniche o se volete, come si dice, altre.
Riprendendo l’osservazione del grande economista trotskista Ernest Mandel, ritengo che: “Ogni prospettiva di trasferire la funzione rivoluzionaria ad altri strati sociali che sono incapaci di paralizzare la produzione di un solo colpo, che non hanno un ruolo chiave nel processo produttivo, che non sono la fonte principale del profitto e dell’accumulazione del capitale, rappresenta un passo indietro dal socialismo scientifico al socialismo utopistico…” (1973: 119-121). Vedasi l’attuale situazione francese, ma anche quella statunitense. Naturalmente da ciò si evince che quegli strati o gruppi, che portano avanti rivendicazioni specifiche e in qualche modo limitate, sono integrabili nella cosiddetta classe rivoluzionaria nella misura in cui fanno parte dell’estesissima porzione della popolazione che per campare deve accettare un lavoro dipendente e salariato, anche nelle condizioni più svantaggiose. Pertanto, non credo che l’accento sul ruolo rivoluzionario dei salariati determini necessariamente “la limitazione delle soggettività che compongono la classe lavoratrice” (Toffanin 2018), perché la maggior parte delle donne appartengono a questa classe.
martedì 29 marzo 2022
Economia e femminismo: un matrimonio infelice - Giovanna Vertova
lunedì 14 febbraio 2022
MARX, IL CAPITALISMO E I COMPITI POLITICI DEL PRESENTE - Francesco Garibaldo
Da: laboratorio culturale - francesco Garibaldo è sociologo industriale, direttore della Fondazione «Claudio Sabattini» (fondazionesabattini) già direttore dell’Istituto per il lavoro (Ipl) e dell’Ires-Cgil nazionale.
Riccardo Bellofiore, Docente di Economia politica all’Università degli Studi di Bergamo, i suoi interessi sono la teoria marxiana, l’approccio macromonetario in termini circuitisti e minskyani, la filosofia economica, e lo sviluppo e la crisi del capitalismo. (Economisti di classe: Riccardo Bellofiore & Giovanna Vertova - https://www.riccardobellofiore.info)
Non c'è liberazione dal lavoro senza liberazione del lavoro - Gianluca Pozzoni
Vedi anche: Sraffa tra Ricardo e Marx - Riccardo Bellofiore
Corso sul "Il Capitale" di Karl Marx (1) - Riccardo Bellofiore
Il dibattito su Marx e le nuove problematiche del capitalismo in un recente libro di Riccardo Bellofiore. Come nasce il plusvalore? La natura monetaria del valore. I limiti di una analisi distributiva del reddito. La doppia critica: al lavorismo e alla teoria della fine del lavoro. La critica a Keynes e i compiti politici del presente.
Il libro di Riccardo Bellofiore dedicato a Smith Ricardo Marx Sraffa. Il lavoro nella riflessione economico-politica1 rilegge gli autori classici citati nel titolo seguendo due temi dominanti: la teoria del valore-lavoro e come viene rappresentato il lavoro nella riflessione economico-politica. Un pensiero centrale in tutto il libro, riprendendo un tema di Rosa Luxemburg, è la critica della centralità dell’economico e di una visione industrialista basata sulla centralità della produzione.
In realtà, nel ripercorrere criticamente questi temi in quegli autori, Bellofiore ci consegna i risultati di un dibattito internazionale – International Symposium on Marxian Theory – iniziato da Fred Moseley nel 19902, di un lungo lavoro di rilettura di gruppo di Marx a partire dall’originale tedesco, iniziato da Bellofiore all’Università di Bergamo, e il confronto con un grande numero di interpretazioni di Marx negli ultimi decenni. In primo luogo, quindi, il libro è un utilissimo compendio critico del dibattito su Marx su scala internazionale e in Italia negli ultimi quarant’anni.
Una seconda ragione di interesse del libro è la sua apertura problematica. Esso non vuole consegnarci un Marx ossificato in una qualche forma dogmatica, ma un Marx oltre Marx. Si tratta di tenere fermi i punti chiave delle sue scoperte teoriche aggiornandole ai nuovi contributi di ricerca, sia teorici sia derivanti dall’analisi dei nuovi problemi posti dal capitalismo attuale.
venerdì 11 febbraio 2022
Reddito di autodeterminazione: dubbi di una femminista eretica - Giovanna Vertova
Da: https://transform-italia.it - Giovanna Vertova, Università di Bergamo, Dipartimento di Scienze Aziendali, Economiche e Metodi Quantitativi.
Vedi anche: Il mercato del lavoro e la piena occupazione - Giovanna Vertova
Occupati, disoccupati, inattivi...*- Giovanna Vertova
Donne e crisi*- Giovanna Vertova
Il reddito di esistenza - Giovanna Vertova
Leggi anche:La questione di classe è una questione di genere - Giovanna Vertova
POTENZIALITÀ E LIMITI DEL REDDITO DI BASE*- Giovanna Vertova
L'ALTRA METÀ DEL LAVORO - Rossana Rossanda
Composizione VIII - Vasilij Kandinskij
Ormai da decenni, più o meno dal pieno sviluppo del neoliberismo, è iniziata una riflessione, sia a destra che a sinistra, sull’idea che il welfare che si è venuto a creare nel secondo dopo guerra non sia, oggi, più sostenibile (destra) o non sia più in grado di creare un’adeguata rete di protezione sociale per le classi meno abbienti (sinistra). La posizione di sinistra è, inoltre, articolata su un’analisi della attuale fase capitalistica alquanto fantasiosa. L’ipotesi di base è che, da molti anni, sia in corso un declino della soggettività “lavorista”, in quanto il neoliberismo sarebbe incapace di garantire la piena occupazione, tipica del periodo storico precedente, spesso denominato fordista-keynesiano. Di conseguenza il welfare di matrice “fordista” sarebbe inadeguato a garantire le protezioni necessarie per costruire una risposta alla crescente insicurezza sociale della classe lavoratrice, in quanto concepito per una società “lavorista” e di “piena occupazione”. L’automazione dei processi di produzione (ove possibile), la rivoluzione tecnologica digitale, ultimamente il sistema Industria 4.0 concorrono a sostituire lavoratori in carne ed ossa con macchine, creando o aumentando la disoccupazione tecnologica. Per questo motivo i sostenitori di questa visione ritengono che il welfare non possa più essere legato alla condizione lavorativa1, ma andrebbe riformato per rispondere alle nuove insicurezze sociali figlie del neoliberismo. Un trasferimento monetario statale, sganciato dalla prestazione lavorativa sembra, quindi, essere la soluzione giusta per tutelare la classe lavoratrice.
martedì 21 dicembre 2021
Critica economica della riforma della scuola - Emiliano Brancaccio
martedì 8 giugno 2021
Keynes e le ambiguità della liberazione dal lavoro - Riccardo Bellofiore
Il Capitale come Feticcio Automatico e come Soggetto, e la sua costituzione. - Sulla (dis)continuità Marx-Hegel. - Riccardo Bellofiore -
La socializzazione degli investimenti: contro e oltre Keynes - Riccardo Bellofiore -
Le contraddizioni delle soluzioni “keynesiane” al problema della disoccupazione e la sfida del “piano del lavoro” - Riccardo Bellofiore
Marx e la fondazione macro-monetaria della microeconomia - Riccardo Bellofiore
Crisi capitalistica, socializzazione degli investimenti e lotta all’impoverimento - Riccardo Bellofiore, Laura Pennacchi
H.G. Backhaus e la dialettica della forma di valore - Riccardo Bellofiore, Tommaso Redolfi Riva
Tra Schumpeter e Keynes: l’eterodossia di Paul Marlor Sweezy e l'ortodossia di Paul Mattick - Riccardo Bellofiore -
KEYNESISMO E MARXISMO A CONFRONTO SU DISOCCUPAZIONE E CRISI - Domenico Moro
A proposito di Smith, Ricardo, Marx e anche Sraffa. Commento pirotecnico al libro di Riccardo Bellofiore - Giorgio Gattei
CHE COS'È IL VALORE? - Giorgio Gattei*
Orario e condizioni di lavoro: due facce della stessa medaglia - Riccardo Bellofiore
Le contraddizioni delle soluzioni “keynesiane” al problema della disoccupazione e la sfida del “piano del lavoro” - Riccardo Bellofiore
Vedi anche: Il Capitale dopo 150 anni. C'è vita su Marx? - Riccardo Bellofiore
Sulla “Nuova lettura di Marx”*- Riccardo Bellofiore
martedì 1 giugno 2021
Sraffa tra Ricardo e Marx - Riccardo Bellofiore
sabato 22 maggio 2021
Marx: il capitale come feticcio automatico, e il capitale come rapporto sociale - Riccardo Bellofiore
sabato 8 maggio 2021
"Da Smith a John Stuart Mill: la missione civilizzatrice del capitale." - Riccardo Bellofiore
giovedì 4 marzo 2021
La lezione di De Cecco - Riccardo Bellofiore
Da: https://sbilanciamoci.info - Riccardo Bellofiore, Docente di Economia politica all’Università degli Studi di Bergamo, i suoi interessi sono la teoria marxiana, l’approccio macromonetario in termini circuitisti e minskyani, la filosofia economica, e lo sviluppo e la crisi del capitalismo. (Economisti di classe: Riccardo Bellofiore & Giovanna Vertova - https://www.riccardobellofiore.info)
Leggi anche:
Un economista ‘inattuale’: Augusto Graziani, o dell’economia critica come vera conoscenza. - Riccardo Bellofiore
L’economista in tuta da lavoro: Federico Caffè e il capitalismo in crisi - Riccardo Bellofiore
IL PROFETA DELLA CRISI. TRIBUTO A HYMAN MINSKY - intervento di Riccardo Bellofiore - 5 dicembre 2011
Pensare il proprio tempo. Ateismo positivo e uscita dal capitalismo in Claudio Napoleoni e Franco Rodano. - Riccardo Bellofiore -
Tra Schumpeter e Keynes: l’eterodossia di Paul Marlor Sweezy e l'ortodossia di Paul Mattick - Riccardo Bellofiore
Quale attualità di Claudio Napoleoni: il contributo di Politica Economica
H.G. Backhaus e la dialettica della forma di valore - Riccardo Bellofiore, Tommaso Redolfi Riva
La socializzazione degli investimenti: contro e oltre Keynes - Riccardo Bellofiore -
La Grande Recessione e la Terza Crisi della Teoria Economica - Riccardo Bellofiore e Joseph Halevi -
Tra Schumpeter e Keynes: l’eterodossia di Paul Marlor Sweezy e l'ortodossia di Paul Mattick - Riccardo Bellofiore
Vedi anche: ECONOMIA PER I CITTADINI - RICCARDO BELLOFIORE
Le principali teorie economiche - Riccardo Bellofiore
Augusto Graziani e la Teoria Monetaria della Produzione*- Giorgio Gattei
La notorietà internazionale venne a Marcello de Cecco dai suoi studi sul sistema monetario internazionale. Il libro più celebre è Moneta e impero. Il sistema finanziario internazionale dal 1890 al 1914 (Einaudi, Torino 1979). Il volume era in realtà già comparso in una prima versione dall’editore Laterza, nel 1971, con il titolo Economia e finanza internazionale dal 1890 al 1914. La ricerca risaliva al 1968, ed era stata stimolata dalla svalutazione della sterlina dell’anno precedente, come anche dalla impressione che l’autore sempre più nutriva che il sistema di Bretton Woods, fondato su ‘cambi fissi ma aggiustabili’, fosse sulla via del collasso. Grazie alla partecipazione ad un progetto di Robert Mundell sulle crisi per la National Science Foundation statunitense de Cecco potè studiare, a Chicago e a Londra, la presunta età dell’oro del gold standard, ma anche la sua interna e crescente fragilità. In un articolo del 1973 comparso, ancora in italiano, nella Rivista internazionale di storia della banca, de Cecco proseguì il discorso commentando la crisi bancaria del 1914, ed impiegando materiali che allora non erano ancora stati resi noti, in particolare le Crisis Conferences tenute da Lloyd George in occasione della crisi del luglio 1914, trascritte dalla moglie Julia Bamford (professoressa di lingua inglese all’Orientale di Napoli). Questo saggio divenne l’ultimo capitolo di una versione ampliata in lingua inglese: Money and Empire. The International Gold Standard, 1890-1914, pubblicata da Basil Blackwell nel 1974. Il volume fu riedito dieci anni dopo da Frances Pinter, con il titolo invertito (The International Gold Standard. Money and Empire), una nuova prefazione e la correzione di una serie di errori segnalati dai recensori della prima edizione.
L’argomentazione di de Cecco era originale e in contrasto con le interpretazioni allora consuete.
martedì 16 febbraio 2021
CAPITALE SENZA RIVOLUZIONE? - Riccardo Bellofiore
Da: http://www.palermo-grad.com - Riccardo Bellofiore, Docente di Economia politica all’Università degli Studi di Bergamo, i suoi interessi sono la teoria marxiana, l’approccio macromonetario in termini circuitisti e minskyani, la filosofia economica, e lo sviluppo e la crisi del capitalismo. (Economisti di classe: Riccardo Bellofiore & Giovanna Vertova - https://www.riccardobellofiore.info)
Leggi anche: H.G. Backhaus e la dialettica della forma di valore - Riccardo Bellofiore, Tommaso Redolfi Riva
Introduzione a "Scritti politici di Rosa Luxemburg". La Rivoluzione - Lelio Basso
KEYNESISMO E MARXISMO A CONFRONTO SU DISOCCUPAZIONE E CRISI - Domenico Moro
Violenza, classi e persone nel capitalismo crepuscolare - R. Fineschi
Cosa significa socialismo nel XXI secolo e cos'è lo Stato socialista? - Stefano G. Azzarà
Pubblichiamo la relazione di Riccardo Bellofiore alla conferenza sul centenario della rivoluzione d’ottobre tenuta a Roma il 18-22 gennaio 2017 e organizzata dall’associazione e rete C17. L’intervento è stato trascritto e pubblicato in Comunismo necessario – Manifesto a più voci per il XXI secolo, a cura di C17 (Mimesis, 2019). Qui di seguito troverete le domande poste da C17 e subito dopo la relazione di Riccardo Bellofiore.
sabato 6 febbraio 2021
H.G. Backhaus e la dialettica della forma di valore - Riccardo Bellofiore, Tommaso Redolfi Riva
Da: Economisti di classe: Riccardo Bellofiore & Giovanna Vertova - https://www.riccardobellofiore.info -
Riccardo Bellofiore, Docente di Economia politica all’Università degli Studi di Bergamo, i suoi interessi sono la teoria marxiana, l’approccio macromonetario in termini circuitisti e minskyani, la filosofia economica, e lo sviluppo e la crisi del capitalismo.
Tommaso Redolfi Riva ha studiato filosofia e storia del pensiero economico presso le università di Pisa e Firenze. Attualmente impegnato in una ricerca su marxismo ed economia politica in Italia negli anni Settanta, si occupa di temi afferenti al pensiero marxiano e alla teoria critica. Ha pubblicato saggi e articoli su riviste italiane e straniere.
La corrente interpretativa di cui Backhaus è l’iniziatore, ormai riconosciuta nella letteratura critica con il nome di «Neue Marx-Lektüre»1, ha trovato in Italia una diffusione quasi coeva alla pubblicazione delle opere in lingua originale, grazie alle tempestive traduzioni delle opere di Schmidt, Reichelt e Krahl. Questi autori avevano svolto il loro apprendistato teorico presso la Scuola di Francoforte e l’originalità dei loro lavori non risiedeva tanto nei temi trattati, in qualche modo già al centro della discussione nel dibattito marxista sia occidentale che orientale, quanto nella spregiudicatezza con cui questi temi erano trattati. Si cominciava a mettere in discussione, come sulla sponda francese aveva iniziato a fare la scuola di Althusser, la ricezione che il marxismo aveva sviluppato dell’opera di Marx nonché l’autocomprensione di Marx nei confronti della propria metodologia e delle proprie ascendenze rispetto alla filosofia hegeliana. Si cercava di ripensare la teoria del capitale al di fuori delle strette maglie che le interpretazioni economicistiche – soprattutto di matrice anglofona – l’avevano racchiusa, concentrate quasi esclusivamente sulla disputa relativa alla trasformazione. Non meraviglia di certo l’immediata traduzione, quando si pensa alla profondità teorica che in quegli anni caratterizzava il dibattito italiano su Marx: gli studi portati avanti dagli allievi di della Volpe e il dialogo che Luporini aveva intrapreso con Althusser mostravano la volontà di un ritorno a Marx che poteva attuarsi solo attraverso la messa in discussione della pesante tradizione ortodossa e storicista che caratterizzava il dibattito marxista. Ciò che invece può destare meraviglia è che tra le cose allora tradotte in italiano non apparisse alcun contributo di Backhaus, e che il fondamentale articolo La dialettica della forma di valore dovesse attendere il 1981 – quando ormai le mode accademiche avevano iniziato l’opportunistico e progressivo distacco da Marx – per vedere la luce sulle colonne della rivista militante Unità proletaria, grazie alla traduzione di Emilio Agazzi2.
I temi sviluppati da Backhaus in questo primo contributo e negli altri che pubblichiamo di seguito, sono spesso catalogati col nome di analisi della forma di valore. In termini generali Backhaus intende mettere al centro del proprio discorso teorico la prima sezione del primo libro del Capitale e comprendere analiticamente il rapporto che si determina tra la trattazione della sostanza e della grandezza di valore, con la forma di valore e il carattere di feticcio delle merci. Per sviluppare questo percorso teorico l’autore tedesco si confronta, da un lato, con una sterminata letteratura secondaria che va dal marxismo ortodosso all’economia neoclassica e neoricardiana e, dall’altro, con la stratificazione delle diverse esposizioni marxiane della critica dell’economia politica. Lo stesso Backhaus rinviene l’inizio del suo sviluppo teorico nel ritrovamento di un esemplare del Capitale nell’edizione 1867. Questo ritrovamento gli permise di confrontare le differenti esposizioni marxiane del primo capitolo e metterle in relazione con i manoscritti marxiani del 1857-58 e con Per la critica dell’economia politica. Questo lavoro di comparazione gli consentì di comprendere storicamente il processo di costituzione della critica dell’economia politica, e nello stesso tempo di approfondire la comprensione della struttura logica della argomentazione marxiana che, nel corso delle diverse stesure sembrava essersi a tal punto nascosta da non rendere visibile, nella edizione del 1872, la specificità dialettica del suo procedere3.
La messa a tema del primo capitolo dell’edizione del 1867 permise a Backhaus di affrontare criticamente l’analisi della forma di valore, di comprenderne gli aspetti che rimandavano direttamente alla dialettica hegeliana e di strutturare il proprio progetto di ricostruzione della teoria marxiana del valore.