La teoria Marxista poggia la sua forza sulla scienza... che ne valida la verità, e la rende disponibile al confronto con qualunque altra teoria che ponga se stessa alla prova del rigoroso riscontro scientifico... il collettivo di formazione Marxista Stefano Garroni propone una serie di incontri teorici partendo da punti di vista alternativi e apparentemente lontani che mostrano, invece, punti fortissimi di convergenza...
lunedì 18 gennaio 2021
I paradossi del tempo - Remo Bodei
domenica 17 gennaio 2021
"LA PARABOLA DEL COMUNISMO" - Angelo D'Orsi
Che cosa resta del comunismo? - Luciano Canfora, Sergio Romano
"Operai, soldati, soviet, partito: chi fece la rivoluzione?"- Angelo D'Orsi, Guido Carpi
Leggi anche: STORIA DEL MARXISMO - Andras Hegedus -
Sull' URSS - Marcello Grassi
ESSERE MARXISTA, ESSERE COMUNISTA, ESSERE INTERNAZIONALISTA OGGI - Samir Amin
La missione morale del Partito comunista - György Lukács
Sulla Nostra Rivoluzione*- Vladimir Lenin (1923)
La crisi marxista del Novecento: un’ipotesi d’interpretazione*- Stefano Garroni
Comunisti, oggi. Il Partito e la sua visione del mondo. - Hans Heinz Holz.
L'A.B.C. del Comunismo* - Bucharin-Preobrazenskij (1919)
nessuna opposizione entro le maglie del capitalismo, ma si opposizione al capitalismo...- Hans Heinz Holz
L’ACQUA PESANTE E IL BAMBINO LEGGERO*- Gianfranco Pala
Il ricordo vivo del grande Ottobre - Andrea Catone
Qual’è la tua idea di comunismo? Riccardo Bellofiore risponde …
Dov'è il comunismo?* - Gianfranco Pala
martedì 12 gennaio 2021
Chi si ricorda dei prigionieri di Guantánamo? - Alessandra Ciattini
Da: https://www.lacittafutura.it - Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni) insegna Antropologia culturale alla Sapienza di Roma.
Leggi anche: La battaglia delle idee: come è stata costruita l’egemonia statunitense - Alessandra Ciattini
Il processo a Julian Assange - Alessandra Ciattini
Assange è Colpevole di Aver Rivelato al Mondo Intero l'Anima Malvagia dell'Imperialismo a Stelle e Strisce - Federico Pieraccini
Assange in Tribunale - Craig Murray
Benché siano ormai stati dimenticati ci sono ancora 40 prigionieri rinchiusi nel carcere di Guantánamo con l’accusa di essere dei terroristi, e ancora non si conosce la loro sorte.
lunedì 11 gennaio 2021
KEYNESISMO E MARXISMO A CONFRONTO SU DISOCCUPAZIONE E CRISI - Domenico Moro
Da: https://www.lordinenuovo.it - DOMENICO MORO è ricercatore presso l’Istat, dove si occupa di indagini economiche strutturali sulle imprese. Ha lavorato nel settore commerciale di uno dei maggiori gruppi multinazionali mondiali ed è stato consulente della Commissione Difesa della Camera dei deputati.
Leggi anche: Come va l’economia? Ne parliamo con Domenico Moro
L’esplosione del debito pubblico senza un prestatore di ultima istanza - Domenico Moro
CATASTROFE O RIVOLUZIONE - Emiliano Brancaccio
La Modern Monetary Theory - Intervista a Marco Veronese Passarella
INTERVISTA A VLADIMIRO GIACCHÉ - Bollettino Culturale
L’impatto della crisi su povertà e disuguaglianze* - Francesco Schettino
Cosa significa socialismo nel XXI secolo e cos'è lo Stato socialista? - Stefano G. Azzarà
Vedi anche: INTERVISTA A RICCARDO BELLOFIORE - Bollettino Culturale
La crisi del Covid-19 ci pone davanti ad un aumento della disoccupazione di massa. Secondo l’Istat nel III trimestre del 2020, rispetto allo stesso periodo del 2019, gli occupati sono diminuiti di 622mila unità (-2,6%), fra questi i dipendenti sono diminuiti di 403mila unità e gli indipendenti di 218mila unità. I disoccupati[1] sono invece aumentati di 202mila unità (+8,6%) raggiungendo la cifra di 2milioni 486mila. Anche gli inattivi – cioè quelli che comprendono i cosiddetti “scoraggiati” che neanche provano a cercare lavoro – sono cresciuti di 265mila unità (+2%)[2]. Bisogna, inoltre, aggiungere che l’aumento dei disoccupati e degli inattivi avviene in un contesto di blocco dei licenziamenti. Ad essere state colpite dall’aumento della disoccupazione sono state, fino ad ora, le figure precarie dei lavoratori a tempo determinato. Secondo alcune stime[3], l’eliminazione del blocco dei licenziamenti potrebbe generare un milione di disoccupati in più, portando il loro numero totale a oltre 3,5 milioni, una cifra impressionante, che metterebbe a dura prova non solo la tenuta del welfare ma anche la tenuta sociale e politica del sistema.
Comunque, la situazione occupazionale italiana era tutt’altro che rosea anche prima del Covid-19. L’economia italiana è stata una delle più lente nella Ue a recuperare dalla crisi precedente. Nel 2019, il numero degli occupati (22milioni 687mila) era ancora leggermente inferiore al picco pre-crisi, registrato nel 2008 (22milioni 698mila)[4]. Anche nel confronto con il resto della Ue la situazione italiana è tra le peggiori: il tasso di occupazione (15-64 anni) in Italia nel 2019 era del 59%, mentre era del 68,4% nella Ue a 27 e del 68% nell’area euro, con la Germania al 76,7%, la Francia al 65,5%, e la Spagna al 63,3%[5].
Di fronte a questi dati appare chiaro quanto il tema della disoccupazione sia fondamentale nello scenario politico italiano. Per questo è importante avere una chiara visione teorica della disoccupazione e delle sue cause. A tale scopo partiamo dalla teoria borghese mainstream che individua come causa principale della disoccupazione la rigidità del mercato del lavoro, ossia la difficoltà a ridurre il costo del lavoro e i salari.
I neoclassici e la critica keynesiana
sabato 9 gennaio 2021
- Dossier Cina -
Da: http://lnx.retedeicomunisti.net - https://contropiano.org
Leggi anche: Come usare il capitalismo nell'ottica del socialismo - Deng Xiaoping
Egemonia
come direzione o come dominio? - Tian Shigang
Questioni
relative allo sviluppo e alla persistenza nel socialismo con
caratteristiche cinesi - Xi Jinping
Una
teoria del miracolo cinese*- Cheng Enfu, Ding Xiaoqin
-
La Nuova Era cinese tra declino Usa e debolezze Ue -
Il concetto di «capitalismo di Stato» in Lenin - Vladimiro Giacché
“Socialismo di mercato” - Gianfranco Pala
Vedi anche: LA CINA SPIEGATA BENE - Michele Geraci
OLTRE LA GRANDE MURAGLIA. LA CINA E' DAVVERO UN PERICOLO?
venerdì 8 gennaio 2021
Social? Soggetti in rete, oggetti nella realtà - Paolo Ercolani
I mass media, Gramsci e la costruzione dell’uomo eterodiretto*- Paolo Ercolani
Vedi anche: DEMENZA DIGITALE* - Manfred Spitzer
giovedì 7 gennaio 2021
La Teoria del Circuito Monetario: Tutto Quello che So (o Quasi) - Marco Veronese Passarella
Da: https://www.marcopassarella.it/it - Marco Veronese Passarella è docente di economia presso la Leeds University.
Leggi anche: L’Italia prima e dopo l’euro* - Augusto Graziani
Riabilitiamo la teoria del valore* - Augusto Graziani
Moneta, finanza e crisi. Marx nel circuito monetario* - Marco Veronese Passarella
Un economista ‘inattuale’: Augusto Graziani, o dell’economia critica come vera conoscenza. - Riccardo Bellofiore
Augusto Graziani: la scienza moderna delle classi sociali. - Emiliano Brancaccio -
Augusto Graziani, l’uomo che ha davvero capito la moneta - Steve Keen
Vedi anche: Lo SME - Augusto Graziani – 9/11/1994
Augusto Graziani e la Teoria Monetaria della Produzione*- Giorgio Gattei
La Modern Monetary Theory - Intervista a Marco Veronese Passarella
keynes-ma-chi-era-costui-marco-veronese.html
mercoledì 6 gennaio 2021
Le realtà sul terreno: replica di David Harvey a John Smith
Da: https://traduzionimarxiste.wordpress.com - Link al post originale in inglese roape.net: http://roape.net/2018/02/05/realities-ground-david-harvey-replies-john-smith -
David Harvey è Distinguished Professor di antropologia e geografia presso il Graduate Center della City University of New York.
Leggi anche: Il neoliberismo è un progetto politico*- B. S. Risager intervista David Harvey
Un dialogo sull’imperialismo: David Harvey e Utsa e Prabhat Patnaik. - Alessandro Visalli
GIOVANNI ARRIGHI prima de IL LUNGO XX SECOLO - Giordano Sivini
IL MARX DI DAVID HARVEY - Giorgio Cesarale
L'articolo oggetto di polemica tra John Smith e David Harvey: Le realtà imperialiste e i miti di David Harvey - John Smith
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John Smith si è perso nel deserto, prossimo a morire di sete. Il suo fidato GPS gli segnala la presenza d’acqua dieci miglia ad Est. Dato che ritiene si debba leggere “dal Sud al Nord globali” al posto di “dall’Oriente verso l’Occidente”, si incammina verso Sud per non essere più visto. Questa, ahimè, è la qualità dei rilievi che mi rivolge.
L’Oriente di cui parlo quando osservo che la ricchezza si è spostata, in tempi recenti, da Occidente verso Oriente è costituito dalla Cina, oramai la seconda economia più grande al mondo (laddove si consideri l’Europa un’unica economia) seguita al terzo posto dal Giappone. Si aggiunga Corea del Sud, Taiwan e (con una certa licenza geografica) Singapore e ci si trova di fronte ad un potente blocco nel contesto dell’economia globale (talvolta identificato come modello di sviluppo capitalistico delle “oche volanti”), il quale rappresenta, al momento, circa un terzo del PIL globale (rispetto al Nord America, che conta ora solo per poco più di un quarto). Se guardiamo indietro a come era configurato il mondo, diciamo per esempio nel 1960, allora l’incedibile crescita dell’Asia orientale come centro di potere dell’accumulazione globale di capitale appare in tutta la sua evidenza.
Cinesi e Giapponesi posseggono ormai enormi fette del sempre crescente debito USA. Vi è stata anche un’interessante sequenza, in cui ogni economia nazionale dell’Asia orientale si è attivata alla ricerca di un fix spaziale per le massicce quantità di capitale eccedente, accumulate all’interno dei rispettivi confini. Il Giappone ha iniziato a esportare capitale alla fine degli anni Sessanta, la Corea del Sud alla fine dei Settanta e Taiwan nei primi Ottanta. Non poco di tale investimento è andato verso il Nord America e l’Europa.
Adesso è il turno della Cina. Un mappa degli investimenti esteri cinesi nel 2000 appariva vuota. Ora la loro ondata sta attraversando non solo la “Nuova via della seta”, lungo l’Asia centrale in direzione dell’Europa, ma anche l’Africa orientale, in particolare, e sino all’America Latina (più della metà degli investimenti esteri in Ecuador proviene dalla Cina). Quando la Cina ha invitato leader da tutto il mondo a partecipare, nel maggio del 2017, alla conferenza della Nuova via della seta, oltre quaranta fra loro sono venuti ad ascoltare il presidente Xi enunciare quello che molti hanno visto come l’esordio un nuovo ordine mondiale, nel quale la Cina dovrebbe essere una (se non la) potenza egemone. Questo significa che la Cina è la nuova potenza imperialista?
Si possono individuare delle interessanti micro-caratteristiche in tale scenario.
martedì 5 gennaio 2021
Guerra e guerra civile: il caso italiano - Luciano Canfora
lunedì 4 gennaio 2021
Cosa significa socialismo nel XXI secolo e cos'è lo Stato socialista? - Stefano G. Azzarà
Da: https://www.facebook.com/stefano.azzara - Stefano G. Azzarà insegna Storia della filosofia politica all’Università di Urbino e dirige la rivista “Materialismo Storico”(materialismostorico - http://materialismostorico.blogspot.com). È impegnato in un confronto tra le grandi tradizioni filosofico-politiche della contemporaneità: liberalismo, conservatorismo, marxismo.
"... ritengo che il socialismo vada inteso, con le parole di Gramsci, come una “società regolata”, ovvero come una società organizzata in maniera razionale. “Razionale”, però, nel senso di una razionalità universale, e non meramente strumentale e tecnocratica. Una razionalità, cioè, per via della quale lo sviluppo delle forze produttive materiali e immateriali (la cultura, le idee) va a beneficio di tutti ed è assoggettato al controllo della società di cui è al servizio, in modo che esso diventa la premessa dello sviluppo integrale delle soggettività e dei gruppi umani e della conciliazione tra il mondo umano e quello naturale. Questa razionalità non può che essere assicurata in primo luogo dallo Stato, il quale ha la forma dell’universalità ed è dunque potenzialmente in grado di elevarsi al di sopra delle contraddizioni della società civile e di mediare tra esse fino a portarle a sintesi (Hegel).
Poiché queste contraddizioni hanno a che fare con la riproduzione complessiva della società stessa e sono legate alle sue capacità produttive, la natura socialista di un paese è determinata dunque in primo luogo dalla capacità dello Stato e della politica di "comandare" ovvero coordinare l'“economia”, intesa – come abbiamo visto sopra – come l’insieme del lavoro sociale complessivo.
Questa condizione non è però sufficiente, perché altrimenti tutti i paesi nei quali esiste un comando statale centralizzato o una prevalenza del controllo statale sarebbero socialisti.
Non è così, invece, perché la natura socialista del comando statale dipende a sua volta dalla natura dello Stato stesso; dipende cioè da quale è l’obiettivo generale che questo Stato – il quale costituisce un vero e proprio campo di battaglia in cui si svolge una lotta di classe (Poulantzas) – si prefigge.
C’è lo Stato che è espressione politica diretta o indiretta delle classi dominanti e del loro potere, ad esempio, il cui obiettivo generale è quello di garantire la riproduzione di questo dominio di classe e dunque di garantire la prevalenza degli interessi sociali particolari più potenti, oppure quello di favorire questa o quella tra le diverse frazioni delle classi dominanti, oppure ancora quello di garantire un equilibrio tra classi dominanti e ceti medi e piccola borghesia, così come c'è lo stato colonizzatore e quello della borghesia conoradora.
Lo Stato socialista, al contrario, è quello Stato che si prefigge di manipolare i rapporti di forza tra le diverse classi al fine di far prevalere l’interesse generale sugli interessi particolari e sugli egoismi privati, trovando sempre l’equilibrio giusto nella situazione concreta. Socialisti sono perciò quei paesi nei quali la direzione statale non è mai fine a se stessa ma si inscrive in un progetto generale di emancipazione della società in tutte le sue parti. Un progetto il cui obiettivo “filosofico” è la costruzione del concetto universale di uomo, la realizzazione della comune umanità mediante il superamento delle discriminazioni di classe, di genere e di etnia; e dunque un progetto che è fondato sul principio di eguaglianza (inteso a sua volta non come distribuzione rigidamente egualitaria della ricchezza ma come reciproco riconoscimento della pari dignità umana tra tutti gli uomini e tutte le donne).
Di conseguenza, sono socialisti quei paesi nei quali questa direzione statale viene esercitata da uno Stato il quale, a partire dalla sua genesi storica o comunque da un evento fondativo rivoluzionario che ha spezzato il potere delle classi dominanti, è o è diventato espressione di questa comune umanità e dunque espressione degli interessi della maggioranza: espressione, in primo luogo, delle classi lavoratrici e della loro capacità di organizzazione.
Questo Stato rappresenta cioè l’atto di emancipazione di quelle classi che nella storia del genere umano e di tutti i paesi, e in particolare nella storia moderna, sono state subalterne; classi che vedono perciò nell’azione regolatrice dello Stato – la quale coincide con la loro presa di potere – esattamente la fuoriuscita da questa subalternità.
In questo senso, è del tutto secondaria la questione della proprietà dei mezzi di produzione: certamente la presenza di una forte proprietà sociale dei mezzi di produzione che viene esercitata attraverso lo Stato è importante; e però non è necessario che questa proprietà pubblica sia esclusiva ed è perfettamente possibile la sua coesistenza con il mercato privato, perché la cosa più importante di tutte è il primato della politica e dello Stato secondo la definizione che abbiamo visto.
In questa prospettiva, socialismo è l'appropriazione razionale e consapevole che gli uomini e le donne esercitano sulle proprie condizioni di riproduzione e la presenza dell’imprenditoria privata non rappresenta un problema, nella misura in cui la borghesia rimane classe in sé sul terreno economico e non si costituisce come classe per sé in grado di contendere il potere politico (Lukacs)...".
sabato 2 gennaio 2021
Pandemia nel capitalismo del XXI secolo - A cura di Alessandra Ciattini, Marco Antonio Pirrone
Qui il video della presentazione di "Pandemia nel capitalismo del XXI secolo" (https://www.facebook.com/rifondazionepalermo/videos/3943359729021773)
Coronavirus, un’opportunità per cambiare
Geraldina Colotti (Fonte: Le monde diplomatique - https://ilmanifesto.it/edizione-pdf/le-monde-diplomatique)
In modo quanto mai opportuno, la casa editrice PM (https://www.pmedizioni.it) manda in libreria il volume Pandemia nel capitalismo del XXI secolo, a cura di Alessandra Ciattini e Marco Antonio Pirrone.
Il profilo dei due autori – Alessandra Ciattini, già docente di Antropologia culturale presso l’Università Sapienza di Roma, è specializzata nello studio della vita religiosa latino-americana e della riflessione sulla religione; Marco Antonio Pirrone, ricercatore di sociologia generale presso il Dipartimento “culture e società” dell’Università degli studi di Palermo, si occupa prevalentemente di migrazioni internazionali, razzismo, capitalismo e globalizzazione, storia del pensiero sociologico e sociologia dello sviluppo – dà al volume un taglio multidisciplinare.
L’intento dichiarato della collana che ospita il lavoro, Strumenti per il servizio sociale, diretta da Michele Mannoia e Pirrone, è infatti quello di pubblicare riflessioni e ricerche che muovano da una visione critica della realtà sociale per favorire il dialogo tra varie discipline circa le trasformazioni della società globale e le conseguenze di tali mutamenti sulla vita e sulle relazioni di uomini e donne.
Pandemia nel capitalismo del XXI secolo è dunque uno strumento per comprendere, ma anche uno stimolo ad agire. Una ricerca in chiave marxista che, avvalendosi del contributo di vari specialisti (biologi, virologi, medici, sociologi, filosofi, economisti, giuristi), mette in relazione la sfera economica con quella ecologica e con gli altri aspetti della vita sociale, nella convinzione che vi sia una stretta relazione tra il modo di produzione capitalistico e la pandemia da coronavirus. Il Covid-19 sta infatti mietendo vittime in tutto il mondo, soprattutto tra gli strati sociali che, «per le loro stesse condizioni di vita, non sanno come difendersi ».
domenica 27 dicembre 2020
L’impatto della crisi su povertà e disuguaglianze* - Francesco Schettino
Da: https://www.sinistrainrete.info - Pubblicato su “Materialismo Storico. Rivista di filosofia, storia e scienze umane", n° 1/2020, a cura di Stefano G. Azzarà, pp. 156-176, licenza Creative Commons BY-NC-ND 4.0 (http://ojs.uniurb.it/index.php/materialismostorico/index) - Francesco Schettino (Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli), allievo di Gianfranco Pala.
* Ci sembra opportuno sottolineare come questo articolo sia stato sottoposto all’attenzione della rivista il 7 febbraio del 2020, dunque ben prima dell’esplosione della pandemia legata al COVID19. Questo è un elemento utile ad avvalorare l’idea che essa debba essere intesa come amplificatore degli effetti della crisi attuale e giammai come la sua (unica o principale) causa. -
Ascolta anche l'intervista di Radio Onda d'urto a Francesco Schettino: https://www.spreaker.com/user/11689128/manovra-economica-reddito-e-patrimoniale
1. All’alba del nuovo decennio
«Caro lettore, l’economia mondiale versa in una condizione di elevata fragilità. La spinta espansiva dei primi mesi del 2018 ha perso vigore prevalentemente a causa delle tensioni commerciali. A queste, vanno aggiunte le minacce provenienti dalla vulnerabilità dei mercati finanziari e dalle incertezze geopolitiche. Tali sfide privano i policy makers della possibilità di commettere passi falsi e, al contrario, gli impongono di adottare giuste politiche a livello locale, internazionale e globale».
Questo incipit sembrerebbe essere stralciato da un articolo di uno studioso marxista nell’analisi, corretta, della fase critica del capitale. Tuttavia, la fonte è di natura profondamente distinta e per questo assume, per quanto possibile, una rilevanza ancor superiore: si tratta del messaggio dell’Acting Manager del Fmi, David Lipton, pubblicato in apertura del periodico IMF Annual Report (2019). Insomma, parafrasando Lenin, ancora una volta, a fronte di una parte della sinistra radicale alla costante ricerca di “nuovismi” teorici da cui farsi incantare, sono proprio i “borghesi onesti e sinceri” (ammesso e non concesso che loro lo siano) a fornire l’analisi materiale più aderente alla fase che il capitale mondiale sta vivendo.
Il rapporto, pubblicato nell’ultimo trimestre del 2019, fa da eco ai campanelli d’allarme già suonati negli anni passati, che nel frattempo si sono moltiplicati dacché una parte cospicua di analisti inizia a tenere in adeguata considerazione il fatto che il 2020 potrebbe essere l’anno in cui le bolle finanziarie (ri)gonfiatesi, almeno dal 2008, potrebbero esplodere con una violenza forse sconosciuta.
Un’avvisaglia in questo senso, che ha terrorizzato gli operatori almeno un po’ coscienti delle dinamiche dei mercati finanziari, si è materializzata il 17 settembre 2019, giorno che, per ora, racconta poco ma che in futuro potremmo trovare sui libri di storia.
sabato 26 dicembre 2020
Violenza, classi e persone nel capitalismo crepuscolare - R. Fineschi
Da: https://marxdialecticalstudies.blogspot.com - Trascrizione leggermente rivista della conferenza tenutasi online il 3 maggio 2020 organizzata dalla Rete dei Comunisti ("Violenza, classi e Stato nel capitalismo crepuscolare" - R.Fineschi, M.Casadio, A.Allegra.). - Roberto Fineschi è un filosofo italiano. Allievo di Alessandro Mazzone, ha studiato filosofia a Siena, Berlino e Palermo. Membro del comitato scientifico dell’edizione italiana delle Opere di Marx ed Engels.
Leggi anche: La Marx-Engels-Gesamtausgabe (MEGA2), Intervista a Roberto Fineschi* - Ascanio Bernardeschi
L'egemonia borghese c'è. Ma è invincibile? - Questioni di teoria* - Alessandro Mazzone
Le classi nel mondo moderno* - Alessandro Mazzone
Lo sforzo di questo intervento è iniziare a pensare le dinamiche di classe, la configurazione dei soggetti che agiscono storicamente e politicamente in quella sottofase dello sviluppo del modo di produzione capitalistico che chiamo “capitalismo crepuscolare”; si vedrà come il nodo della violenza nasca intrinsecamente in seno a queste dinamiche e come la violenza ed il suo inasprimento siano un portato necessario dello sviluppo di strutturazioni sociali complesse.