Da: AccademiaIISF - giuseppe cantillo, Professore
Emerito di Filosofia Morale nell’Università
di Napoli Federico II. - florinda-li-vigni, Segretario Generale dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici,
dove svolge, inoltre, la sua attività didattica e di ricerca.
Leggi anche: Aspetti
della "società civile" hegeliana - Francesco Valentini
Carla
Maria Fabiani: Aporie del moderno. Riconoscimento e plebe nella
Filosofia del diritto di G.W.F. Hegel* - Georgia Zeami
FRANCESCO
VALENTINI, SOLUZIONI HEGELIANE* - Carla Maria Fabiani
Da
Hegel a Marx: fenomenologia dello Stato moderno capitalistico - Carla
Maria Fabiani
La teoria Marxista poggia la sua forza sulla scienza... che ne valida la verità, e la rende disponibile al confronto con qualunque altra teoria che ponga se stessa alla prova del rigoroso riscontro scientifico... il collettivo di formazione Marxista Stefano Garroni propone una serie di incontri teorici partendo da punti di vista alternativi e apparentemente lontani che mostrano, invece, punti fortissimi di convergenza...
venerdì 11 settembre 2020
giovedì 10 settembre 2020
Avventurieri e sottoproletari - Tiziano Tussi
Da: https://www.resistenze.org -
07/09/2020
Il 24 agosto u.s. Il secolo XIX ha pubblicato una lunga intervista a Carlo Bonomi, da poco a capo di Confindustria. Le sue risposte e le sue posizioni, già da tempo conosciute, vanno nel senso di dare frustate alla classe politica per fare emergere ancora di più le capacità taumaturgiche della classe imprenditoriale nazionale.
Come se la stessa non avesse proprio nulla di farsi perdonare - collusione con le mafie, comportamenti ottocenteschi verso i lavoratori, ad essere gentili, supponenza ed approssimazione, parassitismo verso lo stato mucca, per citarne solo alcuni difetti atavici, poco modernismo. Certo non di tutti ma di molti imprenditori si può dire questo ed altro.
Aggiungiamo il sospetto che i lavoratori siano scansafatiche e che lo stato, le tasse da pagare in primis, siano un particolare irrilevante, da non osservare. Il mondo imprenditoriale italiano è sempre stato caratterizzato da difetti profondi e disumani. Basterebbe per provare questo tanta letteratura e non certo rivoluzionaria, Giovanni Verga ad esempio.
Ma almeno su un punto il prode Bonomi ha ragione. La classe politica italiana è pusillanime. Non è sempre stato così, ora lo è nella grande parte di essa. Quindi buon gioco nel definire fallimentare i suoi comportamenti attuali. Bonomi ricorda che anche ad agosto loro, gli imprenditori, si sono messi al lavoro mentre la classe politica…
sabato 5 settembre 2020
Le contraddizioni delle soluzioni “keynesiane” al problema della disoccupazione e la sfida del “piano del lavoro” - Riccardo Bellofiore
Da: https://www.facebook.com/notes - INTRODUZIONE a «Tornare al lavoro. Lavoro di cittadinanza e piena occupazione», a cura di Jacopo Foggi, Castelvecchi, Roma, 2019, pp. 17-27
Il mercato del lavoro e la piena occupazione - Giovanna Vertova
Paul Mason: POSTCAPITALISMO – Riccardo Bellofiore
Leggi anche: POTENZIALITÀ E LIMITI DEL REDDITO DI BASE*- Giovanna Vertova**
La socializzazione degli investimenti: contro e oltre Keynes - Riccardo Bellofiore
La Grande Recessione e la Terza Crisi della Teoria Economica - Riccardo Bellofiore e Joseph Halevi
L’economista in tuta da lavoro: Federico Caffè e il capitalismo in crisi - Riccardo Bellofiore
LA QUESTIONE DEL SALARIO*- Riccardo Bellofiore
Marx e la fondazione macro-monetaria della microeconomia - Riccardo Bellofiore
IL PROFETA DELLA CRISI. TRIBUTO A HYMAN MINSKY - intervento di Riccardo Bellofiore
Il capitale monopolistico di Baran e Sweezy e la teoria marxiana del valore - CLAUDIO NAPOLEONI - (Testo a cura di Riccardo Bellofiore)
riccardo.bellofiore
è
professore
ordinario di Economia politica all’Università degli Studi di
Bergamo. (Economisti
di classe: Riccardo Bellofiore & Giovanna Vertova
-
https://www.riccardobellofiore.info)
Vedi anche: Il
reddito di esistenza - Giovanna Vertova
Occupati,
disoccupati, inattivi...*- Giovanna VertovaIl mercato del lavoro e la piena occupazione - Giovanna Vertova
Paul Mason: POSTCAPITALISMO – Riccardo Bellofiore
Leggi anche: POTENZIALITÀ E LIMITI DEL REDDITO DI BASE*- Giovanna Vertova**
La socializzazione degli investimenti: contro e oltre Keynes - Riccardo Bellofiore
La Grande Recessione e la Terza Crisi della Teoria Economica - Riccardo Bellofiore e Joseph Halevi
L’economista in tuta da lavoro: Federico Caffè e il capitalismo in crisi - Riccardo Bellofiore
LA QUESTIONE DEL SALARIO*- Riccardo Bellofiore
Marx e la fondazione macro-monetaria della microeconomia - Riccardo Bellofiore
IL PROFETA DELLA CRISI. TRIBUTO A HYMAN MINSKY - intervento di Riccardo Bellofiore
Il capitale monopolistico di Baran e Sweezy e la teoria marxiana del valore - CLAUDIO NAPOLEONI - (Testo a cura di Riccardo Bellofiore)
Il libro sui piani di lavoro garantito curato in modo esemplare da Jacopo Foggi per lo CSEPI è un volume importante, tanto per la qualità e la completezza di quello che contiene e che dice, quanto per quello che resta sullo sfondo e rimane ancora da articolare con più precisione e ricchezza, e magari da mettere meglio a fuoco. In queste poche righe di introduzione mi propongo di presentare al lettore, senza alcuna possibile pretesa di completezza, alcune considerazioni evidentemente soggettive, essendo io stesso parte attiva di questo dibattito in corso.
Il problema della disoccupazione in Italia è un problema che affonda le radici nel passato. Anche limitandoci al secondo dopoguerra, non solo esso non è stato mai risolto, ma alla sua risoluzione non hanno affatto contribuito né la apertura al commercio internazionale, né il miracolo economico, né gli abortiti tentativi di programmazione: semmai, l’emigrazione. La svolta degli anni ’80 prima peggiorò le cose, poi provvide una falsa soluzione nella sottoccupazione dovuta alla caduta della produttività e alla precarizzazione. Si può dubitare che sia mai davvero esistita da noi una fase keynesiana (molti guardano con nostalgia malriposta ai cosiddetti trent’anni gloriosi), e il keynesismo criminale stigmatizzato da de Cecco ne fu un povero sostituto. Il che lascia dubitare che sia possibile una soluzione keynesiana oggi, fondata sulla sola espansione della domanda effettiva, che rovesci l’austerità che ci accompagna da decenni. Si può dire che in varia forma la disoccupazione si sia tramandata tanto nello sviluppo quanto nella crisi, come anche che la crisi italiana sia di lunga durata, e risalga in realtà alle occasioni perse di metà anni ’60. È una crisi che ha aspetti strutturali, non solo congiunturali: e la stessa cosa si può dire della problematica della disoccupazione. La crisi recente, successiva alla nuova “grande crisi” esplosa nel 2007-2008 e aggravata dalle dinamiche interne all’area europea, va relativizzata come parte di questo quadro complessivo.
Il cuore del libro è costituito, di fatto, da una proposta di importazione chiavi in mano, ovviamente adattata al nostro paese, di una idea di origine anglosassone, l’insieme di programmi per un Job Guarantee, una volta denominata come proposta dello Stato come “occupatore di ultima istanza”, un’idea sostenuta con forza dalla corrente della cosiddetta Modern Money Theory. I “piani di lavoro garantito” vengono contrapposti con ragione, e qualche tentativo di mediazione, all’idea alternativa di un “reddito di esistenza”: è chiaro che mentre questa seconda politica di fatto accetta la precarizzazione e la disoccupazione permanente come un destino, cui mettere una pezza con sussidi prevalentemente monetari, i piani di lavoro garantito scommettono sulla compatibilità della piena occupazione permanente con la configurazione sociale capitalistica. I proponenti dell’Employer of Last Resort hanno scritto altrove che il punto è «ripensare il capitalismo»: i proponenti del basic income ritengono invece che il superamento del capitalismo si gioca essenzialmente su un piano distributivo.
venerdì 4 settembre 2020
Illegale lo spionaggio di massa americano della National Security Agency - Alessandro Marescotti
Da: https://www.peacelink.it - Alessandro Marescotti (Presidente di PeaceLink)
Su PeaceLink è stato appena pubblicato questo editoriale in cui si mette in evidenza come Snowden abbia scritto una nuova pagina nella storia della nonviolenza, violando la legge per poter tutelare i cittadini; oggi una corte americana gli dà ragione. Sette anno dopo. Ma Snowden vive ancora nascosto.
La storia di Snowden fa pensare a quella dei Pentagon Papers (le "Carte del Pentagono") ossia le settemila pagine top-secret del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti d'America sul Vietnam in cui venivano documentate le bugie dei presidenti americani sulla guerra. Vennero pubblicati sul New York Times nel 1971 e poi sul Washington Post. Fu un atto illegale, erano segreti di stato, segreti militari. Ma quell'atto illegale era compiuto nel nome di una legalità più ampia e superiore, quella della costituzione. UNa legalità che riguardava gli interessi dei cittadini e non dei soli governi. E così è la storia di Snowden. Snowden, esperto informatico, era entrato nel santuario dello spionaggio digitale e aveva scoperto che era stato realizzato un accordo fra i colossi di Internet e il governo americano, dando vita a un sistema di sorveglianza di massa invasivo come mai era avvenuto.
Questa vicenda è illuminante non solo per la storia di Internet.
E' una vicenda che riguarda la storia della nonviolenza.
E che riguarda noi tutti, come cittadini che aspirano alla libertà attraverso la verità.
4 settembre 2020
Nel 2013 Edward Snowden denunciò al mondo intero che la National Security Agency americana spiava milioni di telefoni e computer, svolgendo un controllo globale sulle comunicazioni.
Nel 2013 il cattivo era lui.
lunedì 31 agosto 2020
Leviatano di Thomas Hobbes - Roberto Esposito (2009)
Da: Festivalfilosofia - Roberto Esposito è un filosofo e professore universitario italiano, docente di filosofia teoretica presso la Scuola Normale Superiore.
domenica 30 agosto 2020
Non è solo per errori soggettivi se la sinistra non ritrova la strada - Aldo Garzia
Da: http://www.strisciarossa.it - Aldo Garzia è un giornalista e scrittore italiano.
Leggi anche: Sul compromesso storico - Aldo Natoli
Cosa diceva Berlinguer: discorso al "Convegno degli intellettuali" (1977)
La crisi marxista del Novecento: un’ipotesi d’interpretazione*- Stefano Garroni
CENNI STORICI DEL MOVIMENTO COMUNISTA - Stefano Garroni -
Vedi anche: La storia, la nostra storia, qual è stata? - Stefano Garroni
Comunisti, fascisti e questione nazionale Stefano G. Azzarà
Leggi anche: Sul compromesso storico - Aldo Natoli
Cosa diceva Berlinguer: discorso al "Convegno degli intellettuali" (1977)
La crisi marxista del Novecento: un’ipotesi d’interpretazione*- Stefano Garroni
CENNI STORICI DEL MOVIMENTO COMUNISTA - Stefano Garroni -
Vedi anche: La storia, la nostra storia, qual è stata? - Stefano Garroni
Comunisti, fascisti e questione nazionale Stefano G. Azzarà
Siamo tornati al punto di partenza. Cioè ai tormenti di Piero Gobetti e Antonio Gramsci all’inizio del secolo scorso. E, ancora prima, a quelli di Giacomo Leopardi del 1824 in Discorso sopra lo Stato presente dei costumi degl’italiani (Feltrinelli, 1991). Se non si compie infatti un’analisi chirurgica sul “caso italiano”, paragonabile a quella contenuta in La rivoluzione liberale (Gobetti) e nei Quaderni del carcere (Gramsci), la bussola della sinistra resterà a lungo senza riferimenti per andare a nord o a sud. Non convince infatti la lettura dell’impasse attuale della sinistra che fa ruotare l’analisi prevalentemente sugli errori “soggettivi”: siano quelli prima del governo Prodi, poi del Pd o dei vari contraenti di patti di unità e di governo. Non perché questi errori non ci siano stati. Ma perché soprattutto un esito così fragile dell’attuale configurazione della sinistra non può essere spiegato con le categorie del harakiri e del “tradimento”. Anche i gruppi dirigenti della sinistra e le loro politiche sono il frutto di un humus, per così dire, ambientale.
Se in via preliminare le cose stanno così, lo sguardo deve essere capace di andare oltre la congiuntura politica del giorno per giorno e il governo Conte (insperato un anno fa) misurandosi con la società che ha provocato tale esito politico. Del resto tutti i nostri problemi erano già stati squadernati dai deludenti risultati di varie elezioni che solo una certa pigrizia intellettuale aveva contribuito a sottovalutare. Aver sottovalutato, per esempio, il primato della riforma della politica come questione che riguardava innanzitutto la sinistra è stato – come dimostra l’emergere del fenomeno dei grillini degli anni scorsi – l’errore più grande. Da qui quel venir meno dello spartiacque tra destra e sinistra che non poteva che misurarsi con idee differenti di società, libertà, comportamenti e valori. La sinistra moderata (Pd) è diventata “centro” e quella radicale (gli spezzoni di Liberi e uguali) ha tentato di unirsi solo in condizioni di emergenza.
Quell’assenza di società
sabato 29 agosto 2020
SUL 3° DE "Il CAPITALE" di Marx - CARLO SINI
Da: roscio85 - Carlo
Sini è
un filosofo italiano.- CarloSiniNoema - http://www.archiviocarlosini.it
Leggi anche: Karl Marx: Il Capitale Libro III http://www.criticamente.com/marxismo/capitale/Marx_Karl_-_Il_capitale_Libro_III.htm
Leggi anche: Karl Marx: Il Capitale Libro III http://www.criticamente.com/marxismo/capitale/Marx_Karl_-_Il_capitale_Libro_III.htm
Pensiamo che sia condivisibile la spiegazione sulla crisi da sovrapproduzione che è intrinseca al capitalismo, e Sini lo spiega bene con chiarezza.
Sul capitale diventato finanziario se ha ragione Sini è andare oltre Marx. Lo sfruttamento avverrebbe solo da parte del capitalista finanziario e non industriale. Il primo si approprierebbe del plusvalore in ultima istanza. Ma, noi pensiamo, non si può isolare un fenomeno del sistema capitalistico dalla totalità del sistema stesso. Marx parla di interesse (o rendita) e di profitto come di entità diverse ma tutte riconducibili alla produzione di plusvalore. E' quest'ultimo il vero prodotto del capitale (dice Marx). E oggi come oggi c'è un'estrazione di plusvalore dal lavoro vivo quanto mai abbondante. Si deve pensare non solo all'occidente, ma ai milioni di lavoratori cinesi, indocinesi, africani, sudamericani ecc. che producono valore effettivo il quale viene risucchiato e accumulato attraverso le multinazionali e le istituzioni finanziarie internazionali (FMI ecc.). E rimanendo qui da noi, quanto plusvalore viene estorto agli immigrati che coltivano le campagne? (Che poi, attraverso il meccanismo finanziario, questo plusvalore si realizzi come interesse e non solo come profitto è vero).
Secondo Sini non esiste più il proletariato come classe e indica come errore d'ingenuità di Marx l'aver considerato il proletariato come classe generale in grado di superare, una volta per sempre la divisione in classi. Ma tutti gli economisti marxisti sono d'accordo sul fatto che non ci sono stati mai tanti salariati come oggi, con rapporti di lavoro di vario tipo (precari, schiavistici). Il proletariato esiste ancora oggettivamente, ma ben poco soggettivamente.
Secondo Sini non esiste più il proletariato come classe e indica come errore d'ingenuità di Marx l'aver considerato il proletariato come classe generale in grado di superare, una volta per sempre la divisione in classi. Ma tutti gli economisti marxisti sono d'accordo sul fatto che non ci sono stati mai tanti salariati come oggi, con rapporti di lavoro di vario tipo (precari, schiavistici). Il proletariato esiste ancora oggettivamente, ma ben poco soggettivamente.
Sini fa un rapido accenno all' "accumulazione originaria" individuandone una delle fonti nel commercio e nello sfruttamento degli schiavi. Il che è giusto, ma, va precisato, l'accumulazione originaria ha origine con la spoliazione dei popoli colonizzati (sterminio dei nativi in America), che dovettero essere sostituiti con gli africani. E al momento in cui da questo fenomeno storico dovrebbe passare a considerare le dinamiche imperialistiche contemporanee, dice che "è un altro discorso". Non è così. Senza l'imperialismo il capitale finanziario forse nemmeno esisterebbe, Lenin l'aveva ben chiaro.
Verso la fine del dibattito Sini tocca una problematica centrale, la scelta tra rivoluzione e riformismo. Riconosce alla prima la centralità che meriterebbe ma con l'onestà che lo qualifica, non se la sente di farsi carico del costo di sangue e vite umane che questa potrebbe voler dire. E' questo un problema enorme che ha segnato il mondo occidentale e le scelte riformistiche e spesso inconsistenti della sinistra dal dopoguerra ad oggi. Quel poco o tanto che si era ottenuto è stato, ed è ancora, spazzato via brutalmente. Vogliamo solo osservare che mentre la violenza rivoluzionaria è di breve durata e non è detto che dia luogo a un bagno di sangue (durante l'Ottobre ci furono assai meno vittime che nella successiva guerra civile scatenata e sostenuta dalle potenze imperialiste) la società di mercato in condizioni capitalistiche richiede invece una mattanza costante e sistematica di esistenze umane: guerre, bassa vita media nelle nazioni povere, avvelenamento dell'ambiente, violenza poliziesca e una perenne insicurezza sulla prospettiva di sopravvivenza materiale di sé e della propria famiglia, sulla assistenza medica adeguata, ecc. E' stato calcolato che solo la politica imperialistica degli Usa ha provocato dopo la II guerra mondiale circa 30 milioni di morti (dalla guerra di Corea in poi), senza calcolare feriti, mutilati, impoveriti etc. Infine: quanto ci cosa in lacrime e sangue il permanere del sistema attuale?
Il problema sul tappeto non è come garantire la "democrazia" - la sua è una visione della democrazia già criticata dai primi del novecento (per non citare Marx) - ma come evitare che il capitale, nelle sue varie forme, ci mangi vivi, noi e la Terra. Forse la "democrazia" - questo tipo di democrazia - non è affatto lo strumento più adatto a questo scopo. (il collettivo)
giovedì 27 agosto 2020
Le Crisi di ieri e di oggi - Alessandro Barbero (2010)
Da: Alessandro
Barbero Fan Channel - Alessandro_Barbero
è
uno storico, scrittore e accademico italiano, specializzato in storia
del Medioevo e in storia militare.
Vedi anche: "Quid
deinde fit?" - Alessandro Barbero
Democrazia - Alessandro Barbero
Democrazia - Alessandro Barbero
mercoledì 26 agosto 2020
Hegel: lo Stato perfetto (e la spina di Marx) FILOSOFIA E VITA PUBBLICA - Fulvio Papi
Da: Casa
della Cultura Via Borgogna 3 Milano - Fulvio_Papi,Filosofo,
politico,scrittore e giornalista italiano.
Vedi anche: "
Hegel "- Vittorio Hosle
Leggi anche: L'identità politica stato - "Sulla questione ebraica" - Stefano Garroni
Su Hegel politico. - Stefano Garroni
CRITICA ALLA FILOSOFIA DEL DIRITTO DI HEGEL - Stefano Garroni
INTERPRETARE HEGEL (per) INTERPRETARE MARX - Stefano Garroni
FUNZIONI DELLO STATO - DISTINZIONE FORMALE LOGICA ANALITICA - Stefano Garroni
IL CONCETTO DI “CASO” NELLE LEZIONI SULLA FILOSOFIA DELLA STORIA DI HEGEL* - Vladimiro Giacchè
Leggi il testo: HEGEL: LO STATO PERFETTO (E LA SPINA DI MARX) - Fulvio Papi
Leggi anche: L'identità politica stato - "Sulla questione ebraica" - Stefano Garroni
Su Hegel politico. - Stefano Garroni
CRITICA ALLA FILOSOFIA DEL DIRITTO DI HEGEL - Stefano Garroni
INTERPRETARE HEGEL (per) INTERPRETARE MARX - Stefano Garroni
FUNZIONI DELLO STATO - DISTINZIONE FORMALE LOGICA ANALITICA - Stefano Garroni
IL CONCETTO DI “CASO” NELLE LEZIONI SULLA FILOSOFIA DELLA STORIA DI HEGEL* - Vladimiro Giacchè
Leggi il testo: HEGEL: LO STATO PERFETTO (E LA SPINA DI MARX) - Fulvio Papi
martedì 25 agosto 2020
Qualcosa si muove dall’altro lato dell’Atlantico - Alessandra Ciattini
Da:
https://www.lacittafutura.it
-
Alessandra
Ciattini
(Collettivo
di formazione marxista Stefano Garroni) insegna Antropologia
culturale alla Sapienza di Roma.
Si è svolta recentemente una conferenza virtuale tra organizzazioni latinoamericane e statunitensi: siamo entrati in una nuova fase sia pure a tentoni?
Tra la fine di luglio e i primi di agosto si è tenuta un’ampia conferenza virtuale [1], inizialmente programmata per maggio, ma poi rimandata per la pandemia, apparentemente ignorata anche da chi si richiama alla sinistra radicale; conferenza che ha visto la partecipazione di 39 organizzazioni legate al Frente de Izquierda de los Trabajadores (Argentina)di matrice trotskista, oltre ad altri dieci gruppi invitati, non sempre consistenti e in molti casi presenti unicamente su Facebook (in totale di 15 paesi). Questi ultimi, legati ad altre tradizioni marxiste, sono rappresentati per la Bolivia dal Partito socialista rivoluzionario e dal Partito dei lavoratori, per il Brasile da Lotta per il socialismo e Piattaforma Contropotere, per il Perù dal Collettivo uniti per Tacna, per l’Ecuador dal collettivo Eloy Alfaro, per il Messico dalla Lega di Unità socialista, per gli Stati Uniti dai Comitati contro la guerra in solidarietà con le lotte, da Parla ora (Speak out now) e dal Collettivo Tempesta. Queste organizzazioni provengono da differenti tradizioni della sinistra, hanno partecipato attivamente al dibattito, mostrando un’ampia condivisione dei temi proposti nell’appello alla conferenza, pur essendosi palesate delle differenze [2].
lunedì 24 agosto 2020
NIETZSCHE, Lo scriba del Caos - Carlo Sini
Da: Diventare
Umani - Carlo
Sini
è
un filosofo italiano.- CarloSiniNoema
-
http://www.archiviocarlosini.it
Vedi anche: "I
nomi e le cose" - Carlo Sini
Nietzsche,"Il difetto ereditario dei filosofi"- https://ilcomunista23.blogspot.it/2017/12/il-difetto-ereditario-dei-filosofi.html
Nietzsche,"Il problema psicologico della conoscenza"- https://ilcomunista23.blogspot.it/2018/01/il-problema-psicologico-della.html
Nietzsche,"Il difetto ereditario dei filosofi"- https://ilcomunista23.blogspot.it/2017/12/il-difetto-ereditario-dei-filosofi.html
Nietzsche,"Il problema psicologico della conoscenza"- https://ilcomunista23.blogspot.it/2018/01/il-problema-psicologico-della.html
giovedì 20 agosto 2020
Arriva dagli Usa un’altra epidemia: migliaia di morti per mancanza di senso - Vittorio Pelligra
Da: https://www.ilsole24ore.com - Vittorio Pelligra - Professore Associato - Dipartimento di Scienze Economiche ed Aziendali - Università di Cagliari.
Leggi anche: I cambiamenti culturali della Confindustria - Alessandra Ciattini
Il fallimento dell’America - Cornell West
Stiamo vivendo la prima crisi economica dell’Antropocene - Adam Tooze
CARLO SINI SUL 3° DE "Il CAPITALE" di Marx: https://www.youtube.com/watch?v=AVWhAv3X9bc
Vedi anche: 'Progresso. Progetti di una società migliore tra illuminismo e marxismo' - Alberto Burgio
Leggi anche: I cambiamenti culturali della Confindustria - Alessandra Ciattini
Il fallimento dell’America - Cornell West
Stiamo vivendo la prima crisi economica dell’Antropocene - Adam Tooze
CARLO SINI SUL 3° DE "Il CAPITALE" di Marx: https://www.youtube.com/watch?v=AVWhAv3X9bc
Vedi anche: 'Progresso. Progetti di una società migliore tra illuminismo e marxismo' - Alberto Burgio
Dalla rivoluzione francese in poi il pensiero moderato ha criticato la modernità in quanto distruttrice dei valori sui quali si fondava la società umana (compresa la gerarchia politica ed economica e le forme tradizionali del potere). Avevano ragione, avevano torto? Dipende. La cosa certa è che nelle società eredi delle rivoluzioni borghesi, vale a dire in quelle industrialmente e tecnologicamente sviluppate, vivere è diventato per tutti sempre più difficile, duro e insensato. È colpa del "capitalismo"? Chi sostiene di sì, come gli autori citati nell'articolo, non può cavarsela pensando a un capitalismo razionalizzato, ma deve mettere in discussione vari problemi fra i quali la cosiddetta morte di dio di cui parlava Nietzsche.
Una società socialista risolverebbe il problema del senso della vita? Non lo sappiamo. Può darsi che, anche solo istintivamente, larghe masse, abbandonate dall'ideologia rivoluzionaria e dalla religione, soprattutto nelle nazioni a più diffuso e intenso dominio della forma capitalistica, possano sentire quel vuoto che una certa alta borghesia (ma non tutta la borghesia) conosce da tempo e a cui reagisce col cinismo, col lusso o, a sua volta, con le droghe.
Già in Montaigne e Pascal questa dimensione spirituale di angoscia e smarrimento si è resa presente alla coscienza filosofica.
Il punto di vista autenticamente critico sulla società capitalistica è quello di classe, vale a dire comunista. Un' intellettuale borghese può essere in grado di scorgere le contraddizioni e i limiti storici del capitale, ma non riesce a pensarne il superamento. Può al massimo ipotizzare delle correzioni o delle riforme sul piano della redistribuzione della ricchezza (del plusvalore). Non gli verrà mai in mente la socializzazione dei mezzi di produzione e l'economia pianificata. (il collettivo)
------------------------------------
16/08/2020 di Antonio Pelligra
Arrivano dagli Usa, storica avanguardia delle tendenze che poi invaderanno gran parte del mondo economicamente avanzato, segni nefasti: uno dei più tragici è legato alla diffusione delle “morti per disperazione”. Una vera e propria epidemia che ha visto, solo negli Stati Uniti, nel 2017, morire 158.000 persone di suicidio, overdose o malattie correlate all'abuso di alcool
La
ricerca di un senso profondo per la nostra vita, le relazioni, il
lavoro, rappresenta il bisogno più fondamentale che ogni essere
umano cerca consciamente o inconsciamente di soddisfare. Riuscire a
costruire una narrazione logica e coerente della propria vicenda
esistenziale, sentirsi utili agli altri, capaci di fare la
differenza, consapevoli di operare in vista di un fine che riteniamo
giusto e degno di valore; sono questi gli elementi che ci aiutano ad
attribuire significato alle nostre azioni. Ne stiamo parlando ormai
da varie settimane, qui su “Mind the Economy”, anche in ambito
economico. Poi, naturalmente, c'è il contesto, l'ambiente nel quale
ci muoviamo, il microcosmo e il macrocosmo che abitiamo e che è
determinante nel facilitare o ostacolare questo processo di
costruzione del senso.
mercoledì 19 agosto 2020
Gli anni 1919-1922 in Italia - Angelo D'Orsi
Da: Angelo
d'Orsi - Angelo D'Orsi è
professore ordinario di Storia del pensiero politico all’Università
di Torino.
Vedi anche: Il
biennio rosso (1919-20) - Matteo Saudino
Gli anni 1919-1920 sono chiamati “Biennio Rosso”, per il carattere di agitazione sociale e di attesa di grandi cambiamenti che li contraddistingue, al punto da rappresentare il periodo “rivoluzionario” per antonomasia nella storia del Novecento italiano; ma sono anche gli anni della rivoluzione mancata. L’immiserimento provocato dalla guerra nei ceti popolari, l’arricchimento delle classi possidenti, le insoddisfazioni e le attese dei reduci, una generale richiesta di cambiamento sociale, il mito della Russia bolscevica, furono le cause principali dei moti di quei due anni. Ma le divisioni interne al mondo socialista, la mancanza di autentici leader e l’impreparazione delle dirigenze politiche, i livelli non sempre adeguati di coscienza delle masse resero impraticabile l’opzione rivoluzionaria. E al “Biennio Rosso” fece seguito il “Biennio Nero” (1921-1922), con l’avvento del fascismo.
Il biennio "Rosso":
Il biennio "Nero":
martedì 18 agosto 2020
Domenico Losurdo e la comune umanità tra categorie del pensiero e conflitto sociale. - Salvatore Favenza
Da: http://www.dialetticaefilosofia.it - Recensione di Salvatore Favenza a: S. G. Azzarà, La comune umanità. Memoria di Hegel, critica del liberalismo e ricostruzione del materialismo storico in Domenico Losurdo, La Scuola di Pitagora, Napoli 2019.
Vedi anche: L'idea di socialismo: ritornare all'utopia o completare il percorso che conduce dall'utopia alla scienza? - Domenico Losurdo
Hegel e la rivoluzione - Domenico Losurdo
Rivoluzione socialista e Rivoluzione anticoloniale - Domenico Losurdo
Marx e Hegel. Contributi a una rilettura - Roberto Fineschi
Leggi anche: Introduzione a Per la Critica dell'Economia Politica*- Stefano Garroni
Marx, Hegel ed il metodo. Note introduttive - Roberto Fineschi
Nei Quaderni filosofici di Lenin: lo studio della Logica e la lettura del proprio tempo - Emiliano Alessandroni
Per una rinascita del materialismo storico negli studi di filosofia, storia e scienze umane*- Stefano G. Azzarà
Per una nuova tematizzazione della dialettica - Stefano Garroni
Sulla stagnazione del marxismo - Stefano Garroni
Su Hegel politico. - Stefano Garroni -
La comune umanità. Memoria di Hegel, critica del liberalismo e ricostruzione del materialismo storico in Domenico Losurdo, di Stefano G. Azzarà, precedentemente edito dalle Editions Delga di Parigi nel 2012 ed ora pubblicato da La Scuola di Pitagora in edizione italiana riveduta, ampliata ed aggiornata dalle corpose integrazioni di Emiliano Alessandroni, costituisce una privilegiata chiave d’accesso all’itinerario di pensiero di Domenico Losurdo.
Vedi anche: L'idea di socialismo: ritornare all'utopia o completare il percorso che conduce dall'utopia alla scienza? - Domenico Losurdo
Hegel e la rivoluzione - Domenico Losurdo
Rivoluzione socialista e Rivoluzione anticoloniale - Domenico Losurdo
Marx e Hegel. Contributi a una rilettura - Roberto Fineschi
Leggi anche: Introduzione a Per la Critica dell'Economia Politica*- Stefano Garroni
Marx, Hegel ed il metodo. Note introduttive - Roberto Fineschi
Nei Quaderni filosofici di Lenin: lo studio della Logica e la lettura del proprio tempo - Emiliano Alessandroni
Per una rinascita del materialismo storico negli studi di filosofia, storia e scienze umane*- Stefano G. Azzarà
Per una nuova tematizzazione della dialettica - Stefano Garroni
Sulla stagnazione del marxismo - Stefano Garroni
Su Hegel politico. - Stefano Garroni -
La comune umanità. Memoria di Hegel, critica del liberalismo e ricostruzione del materialismo storico in Domenico Losurdo, di Stefano G. Azzarà, precedentemente edito dalle Editions Delga di Parigi nel 2012 ed ora pubblicato da La Scuola di Pitagora in edizione italiana riveduta, ampliata ed aggiornata dalle corpose integrazioni di Emiliano Alessandroni, costituisce una privilegiata chiave d’accesso all’itinerario di pensiero di Domenico Losurdo.
I tre capitoli di cui si compone il libro riguardano il confronto storico e filosofico di Losurdo
con la storia del liberalismo, con la filosofia classica tedesca e con il materialismo storico.
Secondo le narrazioni oggi in Occidente più gettonate, il liberalismo, nato tra Sei e Settecento
presso le più illuminate intellettualità europee, lottò e vinse contro l’assolutismo monarchico
facendo acquisire centralità al valore dell'individuo e realizzando lo stato di diritto.
Dopodiché, una volta conferita una più o meno solida struttura alla sua propensione
democratica, si trovò ad affrontare nemici ancora più temibili. Un parto gemellare di natura
totalitaria diede infatti vita a nazismo e comunismo che, affratellati dalla comune natura
dispotica, hanno tentato entrambi di contendere al mondo liberale la guida del Novecento.
Fortunatamente, tuttavia, il liberalismo vinse anche quest’ultima battaglia e a tutt'oggi si
candida a prosperare sull'intero globo, esportando il proprio modello sociale e politico,
garanzia di serenità e di pace.
Domenico Losurdo ha mostrato l’inconsistenza di una simile narrazione, opponendo a questa
storia sacra (la cui credibilità è stata favorita dalla sconfitta dei tentativi di costruzione del
socialismo in Europa orientale) una storia profana, finora abilmente schivata dalla luce dei
riflettori. La narrazione corrente sembra infatti ignorare come il liberalismo abbia costituito
non già un impulso ma un ostacolo alla realizzazione della democrazia moderna, essendo
stato soltanto il sopraggiunto confronto con la tradizione rivoluzionaria ad aver condotto al
superamento delle tre grandi discriminazioni che contraddistinguevano le società occidentali
ancora all'inizio del Novecento: la discriminazione di censo, quella di razza e quella di genere.
Non si trattava tuttavia, secondo Losurdo, di opporre al “Libro nero del comunismo” di
Courtois e colleghi, un “libro nero” del liberalismo, bensì di contestare al liberalismo stesso la
«sua autoidentificazione con la centralità dell’individuo e con la storia della libertà moderna».
Il liberalismo, che pure aveva formulato questi concetti, appariva contraddistinto da notevoli
clausole di esclusione che ne boicottavano la portata universale: la tradizione che aveva
innalzato la bandiera della libertà della società civile e su questa base aveva condotto la
battaglia contro il dispotismo delle monarchie assolute, venne ad imporre a sua volta, con la
propria ascesa, un potere assoluto nei confronti delle classi subalterne e dei popoli coloniali. Si
trattava di un processo di de-umanizzazione su scala globale: solo per la razza dei signori, sulla base delle severe discriminazioni di razza, di genere e di censo, veniva a costituirsi una
comunità di liberi e uguali.
Losurdo ha evidenziato come il superamento di questi limiti sia stato possibile soltanto
attraverso l'incontro/scontro con il movimento operaio e si sia verificato nonostante la struttura
portante del discorso liberale. Questo conflitto da un lato ha mostrato la “duttilità” e la
“modernità” del liberalismo, la sua capacità di adattamento e il suo realismo; dall’altro ha
generato una spaccatura nell’ambito del liberalismo stesso, tra una componente che è andata
saldandosi con le tendenze apertamente reazionarie e un’altra che, ripensandosi interamente a
partire dal compromesso antifascista, è divenuta parte del processo di costruzione della
democrazia moderna.
lunedì 17 agosto 2020
Fenomenologia della Ferragni - Roberto Fineschi
Da: https://www.lacittafutura.it - Roberto
Fineschi è
un filosofo italiano (Marx.
Dialectical Studies).
Leggi anche: Razzismo e capitalismo crepuscolare - Roberto Fineschi https://www.lacittafutura.it/cultura/una-notte-al-museo-alta-cultura-e-capitalismo-crepuscolare Roberto Fineschi
Lotta di classe e ideologia nel capitalismo crepuscolare.
Molti, anche autorevolmente, si sono chiesti se gli Uffizi abbiano fatto bene a scegliere Chiara Ferragni come testimonial. Implicitamente, anche non volendo, si intende criticare il mondo che la ragazza rappresenta, che non c'entra con gli Uffizi e l'alta cultura. Altri invece pensano: che c'è di male se la Ferragni ha successo, piace e porta i giovani agli Uffizi?
Il rischio qui latente è la critica moralistica da una parte o l'elitismo dell'alta cultura, un po' snobistico, dall'altra. Sono approcci che non credo portino a niente. Cerchiamo di evitare il moralismo: Chiara Ferragni è una bella ragazza cui piace mostrarsi, di ciò si compiace molto, incontrando il consenso di molti. C'è qualcosa di male? No. La ragazza ne approfitta per fare molta pubblicità a cose come profumi, vestiti, accessori ecc. e tirar su una montagna di soldi. È qualcosa di sbagliato? È una cosa normale in un mondo mercantile.
Se ti piacciono molto i vestiti, gli accessori, l'aspetto della Ferragni, fai qualcosa di esecrabile? Di socialmente inaccettabile o riprovevole? Non credo. Sono tutte cose carine o meno, a seconda dei gusti. Il problema non è qui.
La questione diventa più complessa per il fatto che la Ferragni fa del suo autocompiaciuto edonismo esibizionistico non uno stile di vita, ma la vita stessa: esso è totalizzante includendo ogni sfera della sua esistenza, dal figlio alle "buone azioni". Questo non so se è male, ma è, diciamo, pericoloso.
Se accettiamo l'idea che libertà e cittadinanza implichino, di fatto, che conoscenza, partecipazione, mutua socialità siano costitutivi del vivere insieme, tali cose non possono essere messe sullo stesso piano dei beni effimeri, se non addirittura scomparire. Non per moralismo, ma perché pensare il concetto di cittadinanza implica determinate conseguenze. Non si tratta dunque di fare o non fare certe cose, ma della loro posizione nella scala di riferimento della cittadinanza attiva.
domenica 16 agosto 2020
sabato 15 agosto 2020
Che "cosa" è la verità? - Umberto Curi
Da: Festivalfilosofia - Umberto Curi è un filosofo italiano.
Vedi anche: Marx - Umberto Curi
Chi ha paura di Cassandra? - Umberto Curi
Leggi anche: Platone - Il mito della caverna (Repubblica, 508c-521c): http://www.libreriafilosofica.com/platone-mito-caverna/?upm_export=pdf
Vedi anche: "EDIPO, LA CONOSCENZA E IL DESTINO"- Mauro Bonazzi, Silvia Vegetti Finzi
Vedi anche: Marx - Umberto Curi
Chi ha paura di Cassandra? - Umberto Curi
Leggi anche: Platone - Il mito della caverna (Repubblica, 508c-521c): http://www.libreriafilosofica.com/platone-mito-caverna/?upm_export=pdf
Vedi anche: "EDIPO, LA CONOSCENZA E IL DESTINO"- Mauro Bonazzi, Silvia Vegetti Finzi
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