lunedì 22 marzo 2021

Corpo biologico e corpo politico sono diventati la stessa cosa - Francesco Fistetti

Da: Nuovo Quotidiano di Puglia (Brindisi) - https://www.facebook.com/francesco.fistetti.5 -francesco fistetti insegna Storia della Filosofia Contemporanea, Università di Bari.
Leggi anche: Stiamo vivendo la prima crisi economica dell’Antropocene - Adam Tooze

Pandemia nel capitalismo del XXI secolo - A cura di Alessandra Ciattini, Marco Antonio Pirrone

Che fare nella crisi? Ne parliamo con Alan Freeman

"L'oblio del Covid è vicino, ma il tempo pandemico è appena iniziato" - Nicola Mirenzi intervista Telmo Pievani

Proletari di tutto il mondo, la vera pandemia è la disuguaglianza - Pasqualina Curcio

La diffusione pandemica della pseudoscienza - Alessandra Ciattini e Aristide Bellacicco

Come cambia l’economia dopo la pandemia? Ne parliamo con F. Schettino

I veri responsabili della pandemia e delle sue drammatiche conseguenze - Alessandra Ciattini e Aristide Bellacicco

Pandemie: cattiva gestione, uso politico della scienza e disinformazione a cura di Alessandra Ciattini e Marco A. Pirrone

Covid e la fine del sogno americano - Alessandro Carrera

Intervista a Noam Chomsky - a cura di CJ Polychroniou

Dopo Covid, “Rischi di esplosione delle disuguaglianze” - Intervista a Joseph Halevi

Come si muove una pandemia. Il tallone d’Achille della globalizzazione

Possibili conseguenze della pandemia: dal turismo di massa a quello di classe. - Paolo Massucci

IL COVID-19 BUSSA ALLA PORTA DELLA BARBARIE, NON DEL SOCIALISMO. - Paolo Ercolani

ECON-APOCALYPSE: ASPETTI ECONOMICI E SOCIALI DELLA CRISI DEL CORONAVIRUS* - Riccardo Bellofiore

Il j’accuse di Manon all’occidente liberista - Sergio Cararo 



Una breve riflessione su che cosa ci sta insegnando il fenomeno mondiale della pandemia. Essa, come avrebbe detto M. Mauss, non è un episodio congiunturale, ma un "fatto sociale totale". Ma a questa dimensione totale non corrisponde ancora un "pensiero planetario" necessario per abbandonare le illusioni neo-liberiste e cambiare in senso convivialista le nostre forme di vita. 



Ad un anno esatto dal primo lockdown nazionale la situazione sanitaria non solo in Italia, ma in tutta Europa non accenna a migliorare. In Italia abbiamo già superato la soglia delle centomila vittime da Covid-19 e la scarsa disponibilità dei vaccini rende problematica l’accelerazione della campagna per debellare il virus. 

Al di là delle sterili polemiche di casa nostra tra “aperturisti” e “rigoristi” (tra sostenitori del primato dell’economia e sostenitori del primato della salute), ciò che colpisce è che a distanza di un anno è cambiata la percezione collettiva dell’evento che stiamo vivendo a livello globale. Se fino a qualche tempo fa il sentimento dominante era la paura o lo sconcerto di fronte a un fenomeno ignoto che metteva in pericolo la vita delle persone, ora sembra essere subentrato un senso di impazienza, una voglia di ritornare il prima possibile al mondo di ieri. Anche a costo di lasciare per strada coloro che per una ragione o per l’altra non ce la fanno. È come se una componente di darwinismo sociale – riassumibile nell’assunto che è naturale che i più deboli periscano - fosse penetrata di soppiatto nel senso comune senza un’esplicita articolazione linguistica. In altre parole, l’illusione che si possa ritornare alle abituali forme di vita del passato non può che generare impazienza, dal momento che il presente non viene visto nei suoi caratteri di novità, ma assume la forma della mancanza del mondo di prima: rispetto al quale lo stato d’animo predominante è l’attesa del ritorno alla cosiddetta normalità. 

domenica 21 marzo 2021

La costruzione dell’egemonia culturale statunitense in Europa dalla fine della Seconda Guerra mondiale (Tutte le lezioni)- Alessandra Ciattini

Da: Università Popolare Antonio Gramsci -
Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) insegna Antropologia culturale alla Sapienza, collabora con https://www.lacittafutura.it - https://www.unigramsci.it



Terza lezione: La libertà di espressione e il controllo della vita culturale. 
Temi: L’utilizzazione della sinistra non comunista. La diffusione mondiale delle correnti artistiche anche non apprezzate in Unione sovietica https://www.youtube.com/watch?v=Q1HzjS0_WU4

Quarta lezione: Corresponsabilità degli intellettuali nella campagna propagandistica contro il comunismo.  Il Congresso per la libertà culturale di Berlino (1950). 
Temi: Dal fanatismo alla moderazione. La Fondazione Ford https://www.youtube.com/watch?v=3Imhj2w40dc

Quinta: La situazione italiana. 
Temi: Il PCI e la guerra fredda. La democrazia progressiva nell’Europa americana 

                                                                             

                         Ascolta anche: Gianfranco Pala, Imperialismo e Globalizzazione https://www.spreaker.com/user/11689128/imperialismo-e-globalizzazione-con-gianf 

sabato 20 marzo 2021

"Tecnica, lavoro e conoscenza" - Carlo Sini

Carlo Sini è un filosofo italiano. Laureatosi in Filosofia, dopo aver conseguito l’abilitazione inizia ad insegnare all'Università degli Studi dell'Aquila per poi ricoprire la cattedra di Filosofia teoretica della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Milano, dove ha anche svolto per un triennio la funzione di Preside di facoltà. - CarloSiniNoema

Vedi anche: "De Motu" - CARLO SINI 

La condizione umana è strutturalmente tecnica, contrariamente a differenti interpretazioni. L'uso di strumenti esosomatici fornisce infatti la base per il cammino infinito della conoscenza intesa come lavoro sociale. A questo contribuisce la formazione tipicamente umana del discorso, la cui interpretazione pone tuttora problemi di comprensione.

                                                                              

venerdì 19 marzo 2021

"I partiti e la massa"* di Antonio Gramsci – a cura di Giorgio Gattei

 Da: http://www.maggiofilosofico.it - Giorgio Gattei è uno storico del pensiero economico ed economista marxista italiano. Professore di Storia del Pensiero Economico presso la Facoltà di Economia dell'Università di Bologna.

Leggi anche: Il nostro Marx*- Antonio Gramsci

Cadaveri e idioti - Antonio Gramsci

CHE FARE? - Antonio Gramsci

«Capo» - Antonio Gramsci

L'Università popolare*- Antonio Gramsci

La via maestra*- Antonio Gramsci

Operai e contadini - Antonio Gramsci

Il numero e la qualità nei regimi rappresentativi - Antonio Gramsci

Perché studiare il latino e il greco?*- Antonio Gramsci

La Rivoluzione contro il Capitale*- Antonio Gramsci

Su Gramsci e la fondazione del Pci - PIERO GOBETTI

L'egemonia borghese c'è. Ma è invincibile? - Questioni di teoria* - Alessandro Mazzone

Gramsci e gli intellettuali

GRAMSCI E LA “RIVOLUZIONE IN OCCIDENTE”* - Renato Caputo

Vedi anche: Antonio Gramsci. Ritratto di un rivoluzionario - Angelo D'Orsi 


Dopo la scissione del Partito Socialista Italiano, che a Livorno nel gennaio 1921 aveva portato alla fondazione del Partito Comunista d’Italia, Antonio Gramsci s’interroga a settembre, sulla rivista “L’Ordine Nuovo” che era passata da settimanale a quotidiano ufficiale del nuovo partito, sulle prospettive politiche che si potevano aprire ai comunisti sulla base di un ragionamento che aveva introdotto l’anno prima, e cioè la dipendenza della sorte dei partiti politici dalle classi sociali di riferimento. Allora aveva spiegato che «i partiti politici sono il riflesso e la nomenclatura delle classi sociali» e sorgono, si sviluppano e si decompongono secondo le variazioni d’esistenza che subiscono le classi rispettive quando «acquistano una maggiore e più chiara consapevolezza di sé e dei propri vitali interessi» (O.N., 9 ottobre 1920).

Le classi dunque, che sostanzialmente sono tre: la borghesia fondiaria e industriale, che detiene il controllo dello Stato; il proletariato di fabbrica e di campagna, che sta all’opposizione; e un coacervo di “ceti medi” in cui confluiscono piccoli borghesi, sia agrari che urbani, impiegati privati e pubblici e ceti professionali e intellettuali. Data la sua eterogeneità sociale, questa “classe media” è politicamente ondivaga, costantemente pencolando tra l’adesione agli interessi della borghesia oppure a quelli del proletariato.

Invece i partiti politici nelle elezioni del maggio 1921 erano stati sostanzialmente cinque: un Blocco Nazionale di diverse sigle di partiti borghesi che aveva raccolto 105 seggi; i due partiti del proletariato con il vecchio PSI che, nonostante la confusione d’indirizzo dimostrata nella convulsione del dopoguerra, aveva guadagnato 123 seggi, mentre il neonato PCdI si era fermato a 15 seggi; e infine le classi medie che si erano presentate con le due novità del Partito Popolare, d’ispirazione cattolica e d’espressione soprattutto contadina, che aveva ottenuto 108 parlamentari ed il Partito fascista, di estrazione più cittadina e d’ispirazione dichiaratamente eversiva, che aveva preso solo 35 parlamentari (peraltro eletti all’interno del Blocco Nazionale che aveva dato loro ospitalità).

sabato 13 marzo 2021

La guerra dei vaccini - Aldo Giannuli

Da: Aldo Giannuli - Aldo Giannuli è uno storico e saggista italiano, direttore del centro studi Osservatorio Globalizzazione. - http://www.aldogiannuli.it -

Il vaccino cubano, come funziona - Fabrizio Chiodo, Domenico Somma


Come era facilmente prevedibile, sui vaccini è in corso una vera e propria guerra: uno scontro geopolitico in piena regola che influenzerà in maniera significativa il posizionamento strategico delle potenze mondiali per i prossimi anni e decenni.

                                                                         

Vedi anche le ricadute possibili per l'Italia e L'Europa: E' iniziato il dopo covid? il caso della Ue 


venerdì 12 marzo 2021

Una ricerca del Fmi prevede lo scoppio di un’ondata di ribellioni nel mondo dopo la pandemia - Alessandra Ciattini

Da: https://www.lacittafutura.it - Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni) insegna Antropologia culturale alla Sapienza di Roma. 


Persino il Fmi prevede lo scoppio di ribellioni in tutte le parti del mondo per protestare contro le diseguaglianze e l’impoverimento sempre più forti dovuti alla crisi socio-economica e sanitaria. 


Qualcuno si ricorderà del film del 1975 con Robert Redford intitolato I tre giorni del Condor, che comincia con un attacco a una sezione della Cia a New York, dove gli impiegati studiano e leggono libri e giornali provenienti da tutto il mondo per individuare personaggi politicamente pericolosi e trame sospette. Si salva solo Condor (Redford) e comprende di aver inviato un dossier compromettente ai suoi superiori dal quale si ricava l’esistenza di un piano per far scoppiare una guerra in Medio Oriente con lo scopo di controllare le sue risorse petrolifere (guarda un po’). Proprio per questo Condor e i suoi colleghi devono essere uccisi, ma questi riesce a fuggire e inizia una battaglia personale (all’americana) con un gruppo di agenti deviati della Cia.

Del resto, questa costituisce una delle molteplici attività della Cia, i cui recenti documenti sul brutale omicidio del giornalista Jamal Kassoggi indicano che il principe ereditario dell’Arabia Saudita Mohammed bin Salman è stato l’istigatore di questo crimine avvenuto nel consolato saudita di Istambul nel 2018. Documenti che Donald Trump non aveva reso pubblici, noti ora grazie al “democratico” Joe Biden.

Da questo genere di attività, propria di questi organismi operanti dietro le quinte, è scaturita una ricerca condotta dal Fmi su milioni di articoli pubblicati dal 1985 in 130 paesi sulle conseguenze sociali della pandemia, la quale evidenzia che già prima della diffusione del Covid-19 il malessere sociale era forte, non ha potuto esprimersi con tutta la sua forza in questo lungo periodo a causa delle limitazioni prodotte dalla quarantena, ma che, nella misura in cui il virus allenterà la sua morsa, è probabile che i sollevamenti e le proteste si ripresenteranno. Ricavo queste informazioni da un articolo pubblicato il 22 febbraio dal sito Izquierda diario Red Internacional a firma di Camila Delgado Troncoso, che fa riferimento a un documento del Fmi del luglio passato [1].

giovedì 11 marzo 2021

'La Fisica e Aristotele' - Carlo Rovelli, Monica Ugaglia, Diana Quarantotto


 La Fisica e Aristotele. Due visioni a confronto (Physics and Aristotle. Two views compared) Science & Philosophia Colloquia Series 
14:35​-14:45​ Opening Diana Quarantotto Sapienza University of Rome 
14:45​-15:20​ La Fisica di Aristotele vista da un fisico Carlo Rovelli CPT Marseille 
15:20​-15:50​ In che senso la Fisica di Aristotele è una fisica 'idrostatica' Monica Ugaglia SNS Pisa 
15:50​-16:30​ dibattito 
 
                                                                             

mercoledì 10 marzo 2021

"niente di speciale" - Aristide Bellacicco

 Aristide Bellacicco (Medico) fa parte del "Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni"

Stavano ancora sul letto, nudi tutti e due, quando Gena cominciò a piangere. Gli disse che lui voleva solo divertirsi e che per il resto non gliene importava nulla.

- Tu fai l’amore con me tutti i giorni, e pensi che perciò io devo essere contenta. Invece non sono contenta proprio per niente.
Turi si accese una sigaretta. Era per lo meno la centesima volta che lei lo assillava con quel discorso. Ogni volta dopo fatto l’amore, quando sarebbe stato molto meglio starsene sdraiati in silenzio o dormire o fare qualsiasi altra cosa.
Era sempre Gena a cominciare. Non ne poteva fare a meno, e a volte Turi pensava che ormai fosse una specie di tic nervoso.
- Non facciamo solo l’amore - le disse con calma – andiamo anche al cinema e a cena fuori. E andiamo al bowling. E vediamo gli altri, anche.
Quelle cose le aveva già dette un mucchio di volte e si sentiva stupido a ripeterle.
Gena mise giù le gambe dal letto, dandogli le spalle, e si appoggiò il mento sui pugni chiusi. Faceva sempre così quando era arrabbiata.
Turi le guardò la schiena nuda.
- Copriti che prendi freddo – le disse.
- Per quello che te ne importa – disse Gena – E’ inutile che fai finta con me, sai, io ti conosco. E’ inutile che ti metti a fare i complimenti. Non ci sei tagliato.
Si alzò e andò a chiudersi nel bagno, girando la chiave con furia. Turi la immaginò mentre fumava per conto suo seduta sulla tazza, con gli occhi rossi e le lacrime che le scendevano.
Raccolse la vestaglia di Gena dalla sedia accanto al letto. Andò fino alla porta del bagno e la appese alla maniglia
- Qui fuori c’è la vestaglia – le disse attraverso la porta – Non puoi stare spogliata a quel modo. I termosifoni sono ancora spenti. Poi aggiunse: - Io vado a fare il caffè.

martedì 9 marzo 2021

Aristotele: "Politica" - Enrico Berti

Da: Festivalfilosofia - Enrico Berti è un filosofo italiano, Professore emerito di Storia della filosofia presso l'Università degli Studi di Padova.

Sulla METAFISICA (Filosofia Prima) di Aristotele - Enrico Berti

Etica Nicomachea di Aristotele - Enrico Berti

L'etica in Aristotele - Enrico Berti

                                                                            

lunedì 8 marzo 2021

Geopolitica dei vaccini - Mappa Mundi



L'uso geopolitico dei vaccini anti Covid. I vaccini 'occidentali' contro quelli russo e cinesi? I casi dell'America Latina, Israele, Africa, Medio Oriente e Sud-Est asiatico 
In studio Giorgio Cuscito (Limes). In collegamento Dario Fabbri (Limes). Conduce Alfonso Desiderio. 

                                                                           

Vedi anche la puntata di Mappa Mundi: Clima e virus, emergenze (pseudo)globali e geopolitica ►https://www.youtube.com/watch?v=JUeBo...​ 
Guarda tutte le puntate di Mappa Mundi ►https://www.youtube.com/playlist?list... 

domenica 7 marzo 2021

"I due macroperiodi della storia della Cina"(Post-rivoluzionaria) - Vladimiro Giacché

Da: Vladimiro Giacché, Leconomia_e_la_proprietà. Stato_e_mercato_nella_Cina_contemporanea.

Vedi anche: Economia socialista e mercato in Cina - Vladimiro Giacché 

La Cina nel mondo multipolare: Forum della Rete dei Comunisti

Socialismo con caratteristiche cinesi


[...]

La storia della Cina può essere raggruppata in due macroperiodi: dal 1949 al 1978 (il periodo «maoista»), e dal 1978 (ossia dall’avvio della «politica di riforme e apertura» promosse da Deng) a oggi. Il secondo periodo, come noto, rappresenta una svolta importante rispetto al primo. Ma non vanno dimenticati neppure gli elementi di continuità.5 Il successo della politica di «riforme e apertura» infatti riesce a far leva su alcuni aspetti dell’economia cinese consolidati nel primo periodo (in particolare la pianificazione, la nazionalizzazione della terra e l’importanza delle imprese pubbliche, ma anche i progressi conseguiti nell’alfabetizzazione). Anche per questo l’attuale presidente della Repubblica Popolare Cinese, Xi Jinping, ha potuto affermare che le due fasi «presentano enormi differenze», ma «non sono in contrasto tra loro», e non si può «usare una per negare l’altra, e viceversa».6 

Ciascuno dei due macroperiodi può ovviamente essere ulteriormente suddiviso in diverse fasi, ma non sarà possibile farlo in questa sede.7 Degli stessi periodi principali presenteremo soltanto uno schema sintetico, riferito agli elementi chiave. 

La prima fase: 1949-1978. Mao e la costruzione del «sistema socialista di base»

Gli elementi fondamentali della prima fase dell’economia cinese post-1949 sono la riforma agraria, la nazionalizzazione delle imprese, l’industrializzazione accelerata e in generale la costruzione di un’economia centralizzata.

sabato 6 marzo 2021

Crisi e proteste nel paese più povero del mondo: Haiti - Alessandra Ciattini

Da: https://www.lacittafutura.it - Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni) insegna Antropologia culturale alla Sapienza di Roma. 
Ascolta anche Radio quarantena: Oltre Confine: Haiti https://www.spreaker.com/user/11689128/haiti-online-audio-converter-com


Dal mese di gennaio Haiti è scossa da una serie di proteste contro il governo dell’attuale presidente e dalla grave crisi del paese provocata anche dall’occupazione dell’isola da parte una “missione” di potenze straniere.


Haiti, situata nel mar dei Caraibi nell’isola di Hispaniola, la cui altra metà è occupata dalla Repubblica domenicana, sta vivendo una crisi gravissima, le cui radici sono antiche e sono legate al fatto che si tratta di uno dei paesi più poveri al mondo, passato nel corso dei secoli attraverso il dominio coloniale della Spagna (fu “scoperta” nel 1492 da Cristoforo Colombo), della Francia e degli immancabili Stati Uniti.

La popolazione autoctona di Haiti (taino e arauachi), il cui nome vuol dire “terra aspra”, fu ben presto sterminata dai coloni spagnoli a causa delle guerre, del lavoro forzato, delle epidemie e anche dei suicidi (gli indigeni preferivano uccidersi piuttosto che sottostare al rapace e “cristiano” dominio coloniale spagnolo). Come è avvenuto in altre colonie dell’America Latina, dove la popolazione non era consistente e quindi fu ben presto sterminata, gli spagnoli ricorsero alla tratta degli africani, che venduti dai loro stessi fratelli furono trasferiti in massa in America per lavorare ad Haiti nelle piantagioni di canna da zucchero e di cacao.

In seguito ai radicali cambiamenti che presero piede in Francia con la Rivoluzione che, dopo ampie discussioni, riconobbe ai mulatti e ai neri nati liberi i diritti politici, mantenendo tuttavia intatto l’istituto della schiavitù. Considerando queste misure insufficienti, nel 1791 gli schiavi si ribellarono, rivendicarono la libertà dai loro padroni, guidati dal leggendario Toussaint Louverture, il quale combatté eroicamente contro l’Esercito coloniale francese, gli spagnoli e gli inglesi che pensarono bene di appropriarsi di un territorio così ricco e collocato strategicamente nel mar dei Caraibi assai vicino all’isola di Cuba. 

venerdì 5 marzo 2021

Il j’accuse di Manon all’occidente liberista - Sergio Cararo

Da: http://contropiano.org - Sergio Cararo, Rete dei Comunisti, Direttore di CONTROPIANO.

E’ diventato virale il breve ma efficacissimo video dell’intervento di Manon Aubry (Paolo Benvegnù - Solidarietà Ambiente Lavoro), giovane europarlamentare di France Insoumise che, nella disfatta sui vaccini, inchioda alle loro responsabilità la commissaria europea Von der Leyen e le istituzioni che rappresenta. Il J’accuse di Manon è reso ancora più forte dal fatto che è stato lanciato “in presenza” dell’interlocutore/nemico e non è un asettico video che magari dice cose giuste e condivisibili. 

                                                                             

In pochissimi minuti, Manon Aubry ha detto cose definitive sul fallimento di un intero modello politico/economico: “sono le multinazionali che decidono, i brevetti sui vaccini sono stati finanziati dai soldi pubblici, i profitti di società come la Pfizer sono schizzati del 20/25%, la Sanofi ha licenziato 400 ricercatori ma ha distribuito dividendi agli azionisti per 4 miliardi, l’Unione Europea è stata ridotta all’impotenza dalle multinazionali, abbiamo imposto restrizioni inimmaginabile ai cittadini ma non riusciamo ad imporre niente alle società del Big Pharma. In sostanza la Commissione Europea ha portato le nostre società in un vicolo cieco”.

Conclusione? Semplice: “se i soldi sono pubblici i brevetti per i vaccini devono essere pubblici.

In questa breve lectio magistralis di anticapitalismo concreto, ci sono due fattori che vanno compresi bene:

a) le classi dominanti e i loro apparati decisionali (in questo caso la Commissione Europea) di fronte alla pandemia hanno portato le nostre società in un budello senza via d’uscita (non si fanno lockdown veri, non si traccia la popolazione, non si producono i vaccini, si aspetta che siano le multinazionali a farci la grazia);

b) la supremazia degli interessi privati non solo rastrella continuamente soldi pubblici, che vengono così sottratti alle esigenze sociali, ma impedisce materialmente le soluzioni necessarie quando si presentano emergenze collettive. Questo vale per la pandemia, com’è evidente, ma anche per tutti i problemi collettivi ed universali. E così per il cambiamento climatico, che è impossibile combattere davvero se si lascia che siano i privati a decidere cosa fare e quanto e quando. Così è per il benessere di tutti, nella polarizzazione mostruosa che aumenta il numero dei poveri assoluti mentre pochissimi ricchi si arricchiscono ogni giorno di più.

In questi due concetti che Manon Aubry ha sbattuto in faccia ai vertici dell’Unione Europea – e in specifico alla prima responsabile del fallimento sulle forniture di vaccini, Ursula von der Leyen – vi è tutto un mondo.

Anzi vi sono due visioni del mondo antagoniste e contrapposte che la realtà si è incaricata – drammaticamente come è sempre stato nella storia dell’umanità – di delineare chiaramente: il fallimento di una visione privatistico-liberale e l’urgenza di una visione alternativa.

Socialista, com’è necessario.

giovedì 4 marzo 2021

La lezione di De Cecco - Riccardo Bellofiore

 Da: https://sbilanciamoci.info - Riccardo Bellofiore, Docente di Economia politica all’Università degli Studi di Bergamo, i suoi interessi sono la teoria marxiana, l’approccio macromonetario in termini circuitisti e minskyani, la filosofia economica, e lo sviluppo e la crisi del capitalismo. (Economisti di classe: Riccardo Bellofiore & Giovanna Vertova - https://www.riccardobellofiore.info)

Leggi anche: 

Un economista ‘inattuale’: Augusto Graziani, o dell’economia critica come vera conoscenza. - Riccardo Bellofiore

L’economista in tuta da lavoro: Federico Caffè e il capitalismo in crisi - Riccardo Bellofiore

IL PROFETA DELLA CRISI. TRIBUTO A HYMAN MINSKY - intervento di Riccardo Bellofiore - 5 dicembre 2011

Pensare il proprio tempo. Ateismo positivo e uscita dal capitalismo in Claudio Napoleoni e Franco Rodano. - Riccardo Bellofiore -

Federico Caffè e l’«intelligente pragmatismo». (in appendice “Intervista a Federico Caffè” di «Sinistra 77») - Fernando Vianello

Il capitale monopolistico di Baran e Sweezy e la teoria marxiana del valore - CLAUDIO NAPOLEONI - (Testo a cura di Riccardo Bellofiore)

Tra Schumpeter e Keynes: l’eterodossia di Paul Marlor Sweezy e l'ortodossia di Paul Mattick - Riccardo Bellofiore 

Quale attualità di Claudio Napoleoni: il contributo di Politica Economica

H.G. Backhaus e la dialettica della forma di valore - Riccardo Bellofiore, Tommaso Redolfi Riva

La socializzazione degli investimenti: contro e oltre Keynes - Riccardo Bellofiore -

La Grande Recessione e la Terza Crisi della Teoria Economica - Riccardo Bellofiore e Joseph Halevi -

Tra Schumpeter e Keynes: l’eterodossia di Paul Marlor Sweezy e l'ortodossia di Paul Mattick - Riccardo Bellofiore

Vedi anche: ECONOMIA PER I CITTADINI - RICCARDO BELLOFIORE

Le principali teorie economiche - Riccardo Bellofiore

Augusto Graziani e la Teoria Monetaria della Produzione*- Giorgio Gattei 



“La lezione di un conservatore illuminato”

Un ricordo di Marcello de Cecco, economista sempre stato attento a non separare mai i suoi studi sul potere e sull’economia da un impegno civile e, in fondo, patriottico.


La notorietà internazionale venne a Marcello de Cecco dai suoi studi sul sistema monetario internazionale. Il libro più celebre è Moneta e impero. Il sistema finanziario internazionale dal 1890 al 1914 (Einaudi, Torino 1979). Il volume era in realtà già comparso in una prima versione dall’editore Laterza, nel 1971, con il titolo Economia e finanza internazionale dal 1890 al 1914. La ricerca risaliva al 1968, ed era stata stimolata dalla svalutazione della sterlina dell’anno precedente, come anche dalla impressione che l’autore sempre più nutriva che il sistema di Bretton Woods, fondato su ‘cambi fissi ma aggiustabili’, fosse sulla via del collasso. Grazie alla partecipazione ad un progetto di Robert Mundell sulle crisi per la National Science Foundation statunitense de Cecco potè studiare, a Chicago e a Londra, la presunta età dell’oro del gold standard, ma anche la sua interna e crescente fragilità. In un articolo del 1973 comparso, ancora in italiano, nella Rivista internazionale di storia della banca, de Cecco proseguì il discorso commentando la crisi bancaria del 1914, ed impiegando materiali che allora non erano ancora stati resi noti, in particolare le Crisis Conferences tenute da Lloyd George in occasione della crisi del luglio 1914, trascritte dalla moglie Julia Bamford (professoressa di lingua inglese all’Orientale di Napoli). Questo saggio divenne l’ultimo capitolo di una versione ampliata in lingua inglese: Money and Empire. The International Gold Standard, 1890-1914, pubblicata da Basil Blackwell nel 1974. Il volume fu riedito dieci anni dopo da Frances Pinter, con il titolo invertito (The International Gold Standard. Money and Empire), una nuova prefazione e la correzione di una serie di errori segnalati dai recensori della prima edizione.

L’argomentazione di de Cecco era originale e in contrasto con le interpretazioni allora consuete.

mercoledì 3 marzo 2021

"supermercati" - Aristide Bellacicco -

Aristide Bellacicco (Medico) fa parte del "Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni"


Quel giorno facevano finta di essere in italia e così sono andati insieme in un grosso supermercato - Sidis Auchan Iperemme non lo so - e appena entrati hanno preso atto ancora una volta che lì c’era proprio tutto, le cose per le bambine, le macchine fotografiche e le caffettiere elettroniche, e poi moltissime scarpe da ginnastica di ogni tipo, vestiti, gonne, camicette, giacche, un’esposizione di computer portatili dual core, dvd recorder da ottanta giga, prosciutti sotto vuoto, orzo biologico, telefoni cellulari con la possibilità di girarci dentro dei film, merendine, uova,  radio-sveglie, ogni bendiddio insomma, e a un certo punto lei ha fatto un mezza giravolta su se stessa e ha detto “oh, mi gira la testa”, ma era per la grande allegria che sentiva, perché l’abbondanza degli oggetti le metteva allegria ma soprattutto le metteva allegria guardare quanta gente stava lì come a casa propria, senza nessuno a disturbare o a mettere fretta mentre toccavano e sceglievano qualcosa da comprare.

“Mi fa piacere che stai bene” ha detto Cori e subito l’aveva presa sottobraccio per farle coraggio, sapeva perfettamente quanta paura lei aveva in quel momento e che i suoi sentimenti stavano tutti sottosopra, e quell’allegria forse andava tenuta d’occhio, ma per lo meno non si sarebbe messa a strillare e forse nemmeno sarebbe svenuta lì in mezzo, e questo era già molto. 

I suoi capelli avevano un buon profumo, Cori lo ha aspirato a fondo e con dolore e per distrarla le chiede se le piacerebbe un foulard, ce n’è un banco enorme, colmo di foulard di tutti i colori che gli facevano venire in mente uccelli tropicali in una gabbia di vetro, si possono tirar su con due dita e provarseli davanti allo specchio, nessuno dice niente, qui siamo in italia, anche se è per finta, dopo tutto è casa nostra diavolo. 

Cori dice che “ah, è bellissimo” e lei se lo sistema come la bandana di un pirata, se lo tiene in testa col cartellino del prezzo che penzola da un lato ricoperto dal codice a barre e poi è tutta contenta come una ragazzina e dice che vuole prendere anche qualcosa per le bambine e per sua madre, dice che ha voglia di comprare tutto quello che c’è, perché comprare è bello, capisci cosa voglio dire tesoro? è come abbracciare, stringersi, stare in un posto caldo e accogliente dove gli altri ti sorridono e non ti si mettono contro, perché sono contenti come te e allora va tutto bene, è così come dovrebbe essere sempre, tutto normale, tranquillo e gioioso. 

Cori la teneva ancora sottobraccio, poi l’ha presa per mano per lasciarla più libera ma non se la sente di rinunciare alla stretta e di farla andare avanti da sola a vedere tutte quelle cose, in quel momento lei ha una paura terribile che non sa di avere e tutto ciò che le sembra bellissimo potrebbe in un attimo trasformarsi nel suo esatto contrario, quante volte era già successo? bastava niente, un dettaglio o un minuscolo intoppo nell’armonia del mercato, qualcosa che la portasse a pensare alle cose che le fanno così tanto male e allora addio allegria, siamo punto e da capo col dolore. 

lunedì 1 marzo 2021

Il banchiere-usuraio: Draghi o Gobseck [1]? - Alessandra Ciattini

Da: https://www.lacittafutura.it - Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni) insegna Antropologia culturale alla Sapienza di Roma.

Leggi anche: Per una democrazia pluralista, conflittuale e sociale - Alessandra Algostino

l'intervista di Radio Quarantena a Alessandra Algostino: https://www.spreaker.com/user/11689128/210123-audio-algostino 



Un ardito parallelo: Mario Draghi assomiglia a Gobseck, lo straordinario personaggio di Balzac?



La figura di Mario Draghi, la sua santificazione, la sua celebrazione spropositata (ormai tutti i protagonisti dei mass media sono dei geni) sembrano aver acceso una scintilla in quel che resta dei gruppi di opposizione classista, che sono insorti con un no chiaro al governo delle banche e del potere finanziario. E ciò, perché sulla base di precise e documentate analisi economiche (l’Europa non ci regalerà fantastiliardi) [2] sanno perfettamente che un governo del genere prefigura l’aumento del tasso di sfruttamento, l’impoverimento dei salariati, l’ulteriore deregolamentazione del mercato del lavoro, una forma di dittatura dell’Unione europea, dominata da Germania e Francia [3], che detteranno nel dettaglio la politica italiana.

Persino un moderato come Nicola Fratoianni, portavoce di Sinistra Italiana, facente parte insieme a Liberi e Uguali della Sinistra che dovrebbe rimettere insieme i cocci di alcuni gruppuscoli tra loro conflittuali, scrive: “Non è il governo dei migliori. È il governo della parte più ricca e potente del paese. È il governo che riporta nei ministeri anche i campioni della disuguaglianza e della discriminazione. Per questo non possiamo dargli la nostra fiducia”. Immediatamente due parlamentari del gruppo (De Petris e Palazzotto) hanno dissentito e assicurato il loro voto al nuovo governo a prova della vacuità politica, dell’assenza di principi che segnano la vita parlamentare italiana ormai in uno stato di profonda degenerazione alimentata anche dall’incalzante rafforzamento dell’esecutivo (per es. i famosi Dpcm di Conte). Dunque, Fratoianni è l’unico del suo gruppo di tre sparuti parlamentari che si è trovato a votare contro il governo Draghi, il quale dovrebbe salvare il paese, trovando risposte efficaci a una crisi dalle molte sfaccettature che ormai appare senza fine.

Anche se il governo Conte non ci è sembrato essere – come sostiene Fratoianni – “un percorso di sperimentazione politica… un confronto non facile tra forze produttive e mondo del lavoro”, condividiamo l’opinione che il passaggio al governo “tecnico-politico” diretto da Draghi costituisca un salto di qualità, ossia nelle nostre parole un ulteriore avanzamento verso una catastrofe abissale per le classi popolari.