E’
corsa voce – ed è certo uno scherzo malizioso, ma uno scherzo
significativo – che la Sezione torinese del partito [socialista]
abbia stabilito nei giorni scorsi di non ammettere d’ora in poi
soci che abbiano superato ne’ loro studi la terza elementare.
Il
«Corriere della Sera» si diverte a incrociare su questo spunto le
solite spiritose frasi che piacciono tanto ai suoi lettori, anche
quando se le son sentite ripetere per la centesima volta.
Socialisti:
idioti e nefandi; socialisti: proletari dell’intelligenza;
socialisti: protozoi che si rivoltano alla superiore specie dei
mammiferi; socialismo: manovali contro intellettuali; socialismo:
analfabeti di tutto il mondo unitevi, perinde ac
idiotus (come un solo idiota, traduzione ad uso dei nostri
soci).
Pesiamo
le parole.
Idiota:
parola nobilissima di origine greca. Idiota significa prima di tutto
soldato semplice, soldato che non ha nessun gallone. Significa in
seguito: chi pensa con la propria testa, chi è proprio, chi non si è
ancora assoggettato alla disciplina sociale vigente.
Quando
questa mancanza di disciplina all’ordinamento sociale diventa una
colpa, la parola incomincia ad assumere un significato offensivo. Ma
in sé e per sé non racchiude nessuna offesa. Ha un significato
sociale, non individuale. Idiota è chi è diverso, chi pensa e parla
diversamente dalla maggioranza. Idiotismo è la parola o il modo di
dire proprio di una regione, e non usato nella lingua letteraria o
nazionale. Idiota, insomma, corrisponde a refrattario, per ciò che
riguarda le relazioni sociali.
Nefando:
parola altrettanto nobile, di origine latina. Significa: chi parla
come la divinità ha proibito di parlare, chi fa affermazioni
proibite dalla legge.
Due
parole che hanno un valore prettamente democratico dal punto di vista
sociale. Due parole che hanno acquistato un valore offensivo quando
la società, la legge, la disciplina sociale erano fondate sul
principio divino, su una mistica concezione del destino che presiede
all’accadimento dei fatti umani.
Idioti
e nefandi erano pertanto quelli che non credevano all’efficacia
taumaturgica delle frasi fatte, dell’«Iddio l’ha detto», del
«la patria lo vuole», del «le leggi imperscrutabili che guidano
l’umanità dicono», ecc. [1], e pertanto operavano e parlavano con
la loro testa, sbagliando talvolta senza dubbio, ma pronti a
riconoscere lo sbaglio e a correggerlo, lieti se riuscivano a
raggiungere un fine anche minuscolo, purché, anche nella sua
piccolezza, fosse raggiunto con mezzi loro propri, fosse
figlio delle loro opere e non della loro supina obbedienza alla
volontà degli altri.
Idioti
e nefandi: parole classiche che esprimono l’indipendenza di un
piccolo gruppo di fronte alla collettività, di un individuo rispetto
all’ambiente in cui vive.
Che
si contrappongono al cadaver dei
gesuiti,
al «credo quantunque sia assurdo, anzi appunto perché assurdo»
[credo
quia absurdum],
all’ipse
dixit (l’ho
detto…, e basta, traduzione per i nostri soci) [2] e a tutte le
altre formule del pecorile asservimento alla verità rivelata, alla
legge, voce di Dio, allo Stato, mistica disciplina per la
realizzazione della volontà di Dio sulla terra.
Intellettuali,
sì, quando intellettuale vuol dire intelligente, e non tiranno per
grazia del titolo di studi; seguire gli intellettuali, sì, quando
seguirli vuol dire ritrovar in loro meglio chiariti, più logicamente
costruiti quei concetti e quei veri che ognuno sente in sé ancora
indistinti.
Ma
non si vuol sacrificare l’intelligenza all’intelletto,
l’indipendenza e la libertà propria all’intelletto degli altri.
Quando
si proverà che non avere titoli di studi voglia dire essere stupidi,
che non essere pecorinamente schiavi voglia dire essere delinquenti,
allora ci copriremo i capelli di cenere e ci batteremo il petto.
Finora
siamo persuasi che stupidi e cretini siano colo coloro che dànno
alle parole quel significato che esse avrebbero se si riferissero a
loro stessi.
Noi
siamo più classici di loro, e ce ne troviamo bene.
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[1] Il
“lo chiede l’Europa”, ad esempio, non era ancora stato
inventato.
[2] In
realtà ipse
dixit è “l’ha
detto lui”: l’ha detto Aristotele, l’ha detto Tommaso d’Aquino,
l’ha detto Marx, …, l’ha detto Napolitano, l’ha detto Monti,
l’ha detto Renzi. Il climax recentemente
è decisamente discendente: è un anticlimax.
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