Contro l’emergenza - Alessandra Ciattini e Aristide Bellacicco
Passiamo alla fase 2? - Alessandra Ciattini , Aristide Bellacicco
Come possiamo valutare adeguatamente gli esperti e le informazioni sulla pandemia? Purtroppo interessi politici e finanziari interferiscono nella divulgazione scientifica.
Recentemente
il Bulletin
of Atomic Scientists ha
pubblicato un lungo ed interessante articolo di Walter Shirer (2020)
sulle modalità impiegate anche da rinomate riviste scientifiche e da
importanti scienziati per divulgare informazioni su questioni oggi
per noi cruciali. Un esempio: i modelli epidemiologici sono in grado
di comunicarci qual è il nostro grado di esposizione al Covid-19?
Quali sono i reali progressi fatti per produrre un vaccino efficace?
L’articolo
esamina in maniera dettagliata molti aspetti della divulgazione
scientifica, tuttavia, in questa sede ci limiteremo a riportare
quelli che ci sembrano più importanti e maggiormente comprensibili
da parte di un pubblico non specializzato in tali questioni.
Negli
ultimi mesi istituzioni e paesi diversi stanno lavorando intensamente
alla scoperta ed alla produzione di un vaccino che salvaguardi la
popolazione mondiale dal pericolo incombente rappresentato dalla
pandemia. I media danno ampie informazioni su queste ricerche per
soddisfare la comprensibile sete di notizie; per esempio, The
New York Times e
il Washington
Post danno
conto minuto per minuto dell’evolversi della situazione.
Ovviamente
questi temi interessano il pubblico e vari esperti di diverso livello
si sono dimostrati ansiosi di comunicare la loro opinione nei media e
nei social. Questi comportamenti hanno generato conseguenze negative
su cui ci soffermeremo più avanti.
Ci
si è affrettati a pubblicare i risultati di ricerche non corroborate
su giornali anche di fama, allo stesso tempo articoli con contenuti
non verificati sono stati diffusi in versione provvisoria ed hanno
ricevuto un’enorme attenzione. Giornali con pochi scrupoli hanno
dato a chiunque fosse in grado di pagare l’opportunità di
pubblicare informazioni pseudoscientifiche successivamente
amplificate dai canali mainstream.
Inoltre,
imprese commerciali hanno sfruttato e sfruttano l’umano desiderio
di proteggersi dal COVID-19, impiegando i discorsi pseudoscientifici
per pubblicizzare prodotti la cui utilità è alquanto dubbia. Se
facciamo una comparazione con le crisi precedenti, si è molto
allentato il controllo su come la scienza viene comunicata al
pubblico, in quanto i social media consentono a chiunque (esperto o
no) di diffondere le proprie opinioni, non adeguatamente vagliate, e
che poi raggiungono milioni di persone del tutto impreparate.
Un
significativo esempio di come questi processi distorcono i contenuti
dell’autentica ricerca scientifica è mostrato dall’ormai celebre
caso della zuppa di pipistrello, a proposito della quale la
narrazione scientifica basata sulle evidenze comincia a deviare verso
il regno della speculazione fantasiosa. I supposti primi casi di
COVID-19 furono individuati il 12 dicembre 2019 tra un gruppo di
impiegati del Mercato di pesce di Wuhan, dove si vendono animali vivi
o appena uccisi. Nonostante tra gli occidentali sia diffusa la favola
che i cinesi abbiano la spiccata preferenza di cibarsi di animali
esotici, questi ultimi non sono messi in vendita in questi mercati.
In questo caso la somiglianza genetica [1], gli stereotipi etnici e
l’acceso scontro politico tra est ed ovest hanno dato origine ad un
immaginario salto di specie, veicolato dalla zuppa di pipistrello. Il
problema diventava spiegare come gli esseri umani sono entrati in
contatto con questo nuovo virus legato ai pipistrelli.
La
risposta è stata trovata da un video registrato da un blogger
cinese, tal Wang Mengyun, nel quale si mostrava una donna che stava
cenando con una zuppa di pipistrello nelle isole Palau, situate nel
Pacifico. Anche se tale piatto non figura in nessuna delle numerose
cucine regionali cinesi, immediatamente venne diffusa la notizia che
il video proveniva dall’immenso paese asiatico. Fomentarono la
diffusione il Fox
News Channel e
due account twitter di noti anticomunisti cinesi, anche se Wang
Mengyun aveva dichiarato che il suo video era stato registrato nelle
Palau, fatto confermato dalle indagini svolte sulle immagini da un
gruppo di giornalisti francesi. Inoltre, è anche stato stabilito che
i primi casi noti di COVID-19 in Cina non avevano nessuna relazione
con il succitato mercato, ma nessuno si è preoccupato di questo
particolare. Anzi i mezzi di comunicazione di massa hanno creato
efficaci memi, in cui per esempio si invita il celebre Batman a
ritornarsene in Cina, per poter introiettare meglio l’associazione
Cina/coronavirus.
Nel
mese di gennaio 2020 il Journal
of Medical Virology pubblicava
un altro articolo sulla trasmissione interspecifica del COVID-19,
valutato solo nel giro di 5 giorni, nel quale veniva sostenuto invece
che questo virus aveva la sua origine nei serpenti. Tuttavia, tale
tesi non è stata considerata sufficientemente provata per la
metodologia applicata, perciò i pipistrelli continuano ad essere
indicati come la
probabile fonte della pandemia, ripetiamo la probabile, anche
se il passaggio all’uomo non è stato ancora stato ricostruito in
tutti i suoi dettagli.
A
questo punto è importante spiegare brevemente quali sono le
procedure da seguire da parte di una rivista scientifica quando si
appresta alla pubblicazione dei risultati delle ricerche proposte,
che nel caso del COVID-19 sono state migliaia.
La
metodologia affermatasi negli ultimi decenni è quella della peer
review,
che certo presenta le sue pecche, ma per ora non sembra sia
disponibile niente di meglio. In primo luogo l’articolo presentato
deve seguire delle procedure e dei protocolli, presentare delle prove
e i suoi risultati debbono essere riproducibili. Sarà possibile
fidarsi dei suoi contenuti solo se degli esperti terzi di pari grado
(par
review)
li vagliano con accuratezza ed onestà intellettuale, e certo questo
non può avvenire in pochi giorni.
Queste
regole ragionevoli non sono più rispettate soprattutto nel caso del
coronavirus, perché sia gli esperti, in cerca di notorietà e di
prestigio, sia la popolazione preoccupata dalla situazione, sono
diventati fortemente impazienti. Per questa ragione – come si
diceva – si pubblicano informazioni senza i dovuti controlli o con
una par
review affrettata
e scadente. Da ciò scaturisce quella che il Bulletin
of Atomic Scientists definisce
“la pandemia della cattiva scienza”.
A
tal proposito, vale la pena di sottolineare che la dichiarazione
ufficiale di "pandemia" è stata affidata a un 'intervista
rilasciata l'undici marzo 2020 dal Direttore generale dell'OMS T.A.
Ghebreyesus senza che, a quanto risulta, nè il Consiglio direttivo
nè l'Assemblea generale si siano esplicitamente pronunciati. Perché
è stata scelta una procedura così rapida e, nello stesso tempo,
tardiva?
Bisogna
anche considerare i rilevanti
interessi economici che
ruotano attorno all'epidemia e che hanno dato luogo a fenomeni
speculativi e a vere proprie truffe.
Ad
esempio, come riportato dall'articolo di Shirer, una nota azienda
tedesca ha posto in vendita on line un "kit" per la
diagnosi "casalinga" di infezione da coronavirus
utilizzando come immagine pubblicitaria quella di un altro presidio,
già da tempo in vendita per la diagnosi di febbre tifoidea,
limitandosi a sostituire la parola "tifo" con la parola
"coronavirus". Qui non si vuole entrare nel merito della
validità di un tale metodo di indagine basata sul dosaggio degli
anticorpi, ma sottolineare come dal punto di vista capitalistico
"tutto fa brodo" e quanto siano spregiudicate e ciniche,
oltre che basate su un inganno addirittura ingenuo e molto facile a
scoprire, le decisioni che vengono prese a puro scopo di profitto.
Ma
questo non è che il piccolo cabotaggio del capitale. È chiaro che
in gioco c'è ben altro.
Il
vaccino, in primo luogo, o meglio "i vaccini", considerando
che attorno ad essi si è già scatenata una guerra commerciale senza
esclusione di colpi. Si tengano presenti tre elementi utili a
chiarire il quadro:
1.
i meccanismi della risposta immunitaria all'infezione da coronavirus
non sono ancora ben chiari;
2.
Ciononostante, i principali vaccini in lizza sono stati approntati in
tempi brevissimi: il che fa pensare che i protocolli,
tradizionalmente piuttosto rigidi, che portano alla validazione di un
vaccino siano stati o abbreviati o addirittura non applicati. Ci
avviciniamo a una enorme sperimentazione "in vivo" non
dell'efficacia, che è sempre valutabile solo "a posteriori",
ma di eventuali effetti tossici non adeguatamente indagati? Non lo
affermiamo ma rivendichiamo la legittimità del dubbio;
3.
È già in atto la realizzazione di profitti finanziari attraverso la
compravendita delle azioni delle aziende produttrici di vaccino. Ciò
significa che il vaccino "deve" essere prodotto.
Nonostante
in Europa si parli di iniziare le vaccinazioni già a novembre, l’OMS
sostiene che non ci sarà una vaccinazione di massa prima della metà
del 2021. Ciò può far pensare che passeranno per i primi i paesi
ricchi e che i poveri, secondo le bronzee leggi del mercato, si
metteranno in fila.
Note
[1]
Il SARS-COV- 2 (COVID-19) è differente dai precedenti coronavirus,
benché condivida con essi l’80% dei nucleotidi, che secondo alcuni
studi sono presenti nei pipistrelli.
Bibliografia
Walter
Scheirer (2020) A pandemic of bad science, Bulletin of the
Atomic
Scientists, 76:4, 175-184.
Scientists, 76:4, 175-184.
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