La teoria Marxista poggia la sua forza sulla scienza... che ne valida la verità, e la rende disponibile al confronto con qualunque altra teoria che ponga se stessa alla prova del rigoroso riscontro scientifico... il collettivo di formazione Marxista Stefano Garroni propone una serie di incontri teorici partendo da punti di vista alternativi e apparentemente lontani che mostrano, invece, punti fortissimi di convergenza...
domenica 5 maggio 2024
La filosofia hegeliana del diritto è ancora attuale? - Roberto Fineschi ne discute con Giorgio Cesarale
sabato 11 marzo 2023
Il rapporto sociale «che si presenta in una cosa» - Federico Simoni
Da: http://www.consecutio.org - Federico Simoni ,Università di Bologna (federico.simoni3@studio.unibo.it).
Vedi anche: Marx: il capitale come feticcio automatico, e il capitale come rapporto sociale - Riccardo Bellofiore
Leggi anche: Teoria critica della società? Critica dell’economia politica. Adorno, Backhaus, Marx* - Tommaso Redolfi Riva
Hans Georg Backhaus, Dialettica della forma di valore* - intervista a Tommaso Redolfi Riva
1. Introduzione
Diversi studiosi marxiani hanno recentemente sostenuto che nel Capitale Marx elaborerebbe, più o meno consapevolmente, una vera e propria rivoluzione epistemologica. Secondo Michael Heinrich, il pensatore di Treviri presenta nel primo capitolo dell’opera il concetto, del tutto originale, di “forma [sociale] oggettuale di una cosa”, rapporto sociale “che si presenta (darstellt) in una cosa”1 . Tale concetto innerverebbe sia la sua teoria del valore sia quella del feticismo delle merci, entrambe presentate in tale capitolo. Esso non è in effetti altro che il valore delle merci:
La forza-lavoro umana allo stato fluido, ovvero il lavoro umano, costituisce valore, ma non è valore. Esso diventa valore allo stato coagulato, in forma oggettuale [gegenstandlicher Form ]. Per esprimere il valore della tela come gelatina di lavoro umano, esso deve essere espresso come una ‘oggettualità’ [ Gegenstandlichkeit] che sia distinguibile, cosalmente [dinglich], dalla tela stessa e che, allo stesso tempo, sia ad essa in comune con altre merci2.
Per Tommaso Redolfi Riva, in Marx “il carattere di feticcio che assume la socializzazione del lavoro nel modo di produzione capitalistico, il suo carattere oggettuale, è l’origine del feticismo nell’economia politica”3. Il nesso sociale tra produttori privati si trova, in questo “valore”, per così dire tradotto in forma di rapporto di cose. Il valore non rappresenta perciò una qualità dei prodotti come tali (in sé indipendente da questa forma determinata, socialmente e storicamente, dello scambio). Esso è però parimenti forma oggettuale, ovvero compare necessariamente in forme e rapporti di cose, dei prodotti del lavoro, in virtù diretta di tale nesso. Questo per Marx diviene ed opera realmente come un’oggettualità di fronte ai soggetti sociali stessi che lo attuano, predeterminando la forma della loro “azione sociale”4.
È questo il carattere di feticcio (Fetischcharakter) assunto dal lavoro in forma di valore e dai suoi prodotti in quanto merci, denaro e capitale, le ‘categorie’ economiche dell’economia politica coeva. Tale carattere dà dunque luogo per Marx a strane antitesi, veri e propri enigmi. Per cui, ad esempio, queste forme e rapporti sociali paiono, relativamente al denaro, effetto di una proprietà naturale dei metalli nobili, che qui ne recitano la parte. È il feticismo (Fetischismus) delle merci e del denaro, il quale naturalizza, spogliandole del loro carattere sociale e storico, tali forme ‘oggettuali’ come forme delle cose stesse e, quindi, i rapporti sociali ‘tra persone’ che le conferiscono.
sabato 21 gennaio 2023
L’età delle catastrofi – Roberto Finelli
Da: https://www.altraparolarivista.it - Roberto Finelli insegna Storia della filosofia all’Università di Roma Tre e dirige la rivista on-line “Consecutio (Rerum) temporum. Hegeliana. Marxiana. Freudiana” (http://www.consecutio.org)
A. Dürer, Apocalisse, la battaglia degli angeli, 1496-1498]
Un’epoca della modernità s’è evidentemente conclusa. Il capitalismo è infatti divenuto capitalismo universale. Ma pandemia e guerra stanno lì a dimostrare quanto la sua modernità, che almeno dal XVI° sec. ha significato crescita progressiva della ricchezza e allargamento dei beni primari a masse sempre più estese della popolazione, si sia venuta ormai estenuandosi.
Potremmo definire “età delle catastrofi” il periodo storico nel quale l’umanità si accinge ad entrare, o meglio nel quale è già entrata a partire dalla globalizzazione dell’economia neoliberale che s’è iniziata storicamente con l’implosione dell’Unione Sovietica e la diffusione dell’economia a dominanza di capitale all’intero pianeta. Nel giro di trent’anni il neoliberismo, vale a dire il capitalismo come espansione illimitata del capitale, nella sua forma di capitale produttivo, capitale finanziario e capitale commerciale, ha mostrato dopo un decennio di diffusione e sviluppo, tutti i suoi intrinseci limiti, per proporsi, nell’orizzonte di un passaggio egemonico dagli Stati Uniti alla Cina, come sintesi di tre catastrofi che sempre più si apprestano e stanno per attraversare e devastare la vita del XXI° secolo.
Tale nuova età delle catastrofi si configura attraverso la compresenza del suo agire su tre livelli distinguibili ma pure riconducibili a facce di una stessa realtà.
- La catastrofe ecologica.
- La catastrofe geo-politica.
- La catastrofe antropologica della mente.
1. La catastrofe ecologica
venerdì 25 marzo 2022
Cosa sono le scienze sociali (III parte) - Alessandra Ciattini
Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza.
Leggi anche: Il radicamento del pensiero antropologico post-moderno nella società contemporanea*- Alessandra Ciattini
Dal postmoderno all’ipermoderno - Roberto Finelli – Francesco Toto -
Al di là del terrore. Per una nuova antropologia*- Roberto Finelli
venerdì 4 marzo 2022
TRA PROFESSIONE E VOCAZIONE: MODI DI FARE STORIA - Sergio Bologna
Vedi anche: I marxismi in Italia - Roberto Finelli
Prima lezione:
sabato 15 gennaio 2022
È la contraddizione che muove il mondo - Vladimiro Giacché
Su Hegel politico. - Stefano Garroni -
Hegel e noi - Norberto Bobbio
Due paragrafi da Hegel*- Paolo Di Remigio
Critica, capitale e totalità - Roberto Finelli
Vedi anche: " Hegel "- Vittorio Hosle
"La fenomenologia dello spirito nel pensiero si Hegel" - Francesco Valentini (https://www.teche.rai.it/1990/06/la-fenomenologia-dello-spirito-nel-pensiero-hegel/)
1. Una fine e un inizio
«La fine di qualcosa»: così il grande pianista canadese Glenn Gould, rivolgendosi al pubblico prima dell’inizio di uno dei suoi più straordinari concerti, definì la musica di Bach. Il pensiero di Hegel rappresenta l’ultimo grande tentativo sistematico della storia della filosofia, un’ambizione che già la generazione di filosofi successiva abbandonò. Da questo punto di vista la filosofia hegeliana è davvero anch’essa «la fine di qualcosa». Ma d’altra parte è innegabile che il pensiero di Hegel abbia esercitato un’enorme influenza sui filosofi successivi. Alcuni aspetti della sua filosofia hanno esercitato un potente influsso sulla storia – non soltanto del pensiero – sino ai giorni nostri. La filosofia di Hegel è quindi sia una fine che un inizio. Per questo motivo, e per un motivo più importante: perché, come vedremo più avanti, nel suo pensiero la fedeltà alla tradizione filosofica, la continuità rispetto a essa, si unisce a un forte elemento di rottura, nientemeno che rispetto a un principio cardine della tradizione filosofica quale quello di identità.
Il pensiero di Hegel, al pari di quello di tutti i grandi pensatori, fa parte del patrimonio culturale dell’umanità. Allo stesso modo di un monumento storico, di un dipinto, di un brano musicale. In quanto tale, fa parte di una storia. Ma il suo significato non si esaurisce in essa, eccede ogni interpretazione – e proprio per questo è in grado di parlare a generazioni diverse, di divenire alimento di un nuovo pensiero. Il pensiero di Hegel fa parte anche di noi, perché è inserito nella tradizione culturale in cui noi stessi pensiamo. Talvolta ridotto a frammenti, a singoli concetti, a frasi isolate, ma comunque già presente in noi inconsapevolmente anche prima dell’inizio di ogni lavoro interpretativo. Del resto proprio Hegel, che pur negava che un singolo enunciato fosse in grado di esprimere una verità filosofica, aveva una spiccata capacità – sconosciuta ad altri filosofi – di condensare pensieri in brevi sentenze. Frasi come «Tutto ciò che è reale è razionale», «Il vero è il tutto», sono familiari anche a chi non abbia studiato approfonditamente il suo pensiero. Qui però ci soccorre un altro celebre detto hegeliano: «ciò che è noto, per ciò stesso non è conosciuto». Non possiamo dire di conoscere il significato di quegli enunciati se non siamo in grado di capire che cosa Hegel intendesse per «realtà», «razionalità», «verità» e «totalità». Anzi, proprio l’apparente familiarità con questi (e altri) concetti può essere fuorviante, non meno di quanto accada con certe parole straniere che hanno un suono simile alle nostre, ma un significato del tutto diverso. I traduttori chiamano queste parole «i falsi amici». Anche in filosofia dobbiamo guardarci dai «falsi amici».
Gli usi possibili di Hegel sono molti: nel suo pensiero si possono ricercare tanto l’istanza sistematica (ossia una lettura unitaria del mondo) quanto concetti utili per la comprensione della storia, tanto un’interpretazione delle scoperte scientifiche del suo tempo quanto una teoria dello Stato e della società. Ma una grande filosofia fa qualcosa di molto più importante di tutto questo: ridisegna il mondo, riconfigura il mondo, cambia il nostro modo di vederlo. Anche quando si parla degli strumenti per pensare che una filosofia ci pone a disposizione (quasi che si potesse usare il pensiero di un filosofo come si adopera un utensile), in fondo, se si parla seriamente, si parla di questo.
Su quali linee ridisegna il mondo Hegel? Quali sono le caratteristiche, i tratti caratterizzanti del suo pensiero?
mercoledì 5 gennaio 2022
Critica, capitale e totalità - Roberto Finelli
Da: https://www.ospiteingrato.unisi.it - Roberto Finelli insegna Storia della filosofia all’Università di Roma Tre e dirige la rivista on-line “Consecutio (Rerum) temporum. Hegeliana. Marxiana. Freudiana” (http://www.consecutio.org)
Leggi anche: Globalizzazione, postmoderno e “marxismo dell’astratto” - Roberto Finelli
Il disagio della “totalità” e i marxismi italiani degli anni ’70* - Roberto Finelli
Panzieri, Tronti, Negri: le diverse eredità dell’operaismo italiano*- Cristina Corradi
Un bilancio dei marxismi italiani del Novecento*- Carla Maria Fabiani
“CRITICA” TRA HEGEL E MARX - Roberto Fineschi
Critica e totalità sono due categorie che entrano nella cultura moderna come intrecciate e inscindibili solo con la filosofia di Hegel.
Già Kant, com’è ben noto, aveva fatto della critica la modalità fondamentale di una filosofia che, rinunciando alle astrazioni di una metafisica ontologica dell’Essere o della Realtà Oggettiva, indagasse di fondo le strutture invarianti e trascendentali della soggettività. Ma è propriamente con Hegel che, a partire dalla tesi secondo cui «il vero è l’intero», la critica diventa fattore intrinseco della costruzione di una totalità, giacchè solo attraverso il progressivo autotoglimento di visioni fallaci e parziali si raggiunge la verità di un intero: attraverso cioè la dialettica dell’autocritica e dell’autocontraddizione in cui non può non cadere qualsiasi pretesa di un lato solo particolare o di una configurazione parziale di valore come l’intero. Il finito si toglie da sé medesimo, perché, non riuscendo alla fin fine a coincidere e a consistere solo con sé stesso, è costretto, per necessità interiore, a negarsi e a trapassare in altro.1 La critica qui, ancor più che in Kant, non rimanda più ad alcun osservatore o giudice esterno ma è il giudizio che la realtà stessa produce su sé medesima, in un’autonegarsi attraverso contraddizione, che dovrebbe garantire insieme verità del sapere ed emancipazione dell’agire. Solo che Hegel per dare continuità ai diversi passaggi dialettici ha dovuto forzare, almeno a mio avviso, la natura della negazione, assolutizzandola e ipostatizzandola, fino ad estremizzarla in un purissimo negativo, che non nega alcunché di determinato fuori di sé, ma alla fine null’altro che il proprio negare. Estenuando, con ciò, il nesso fondamentale genialmente istituito tra critica e totalità nella chiusura, invece, di una metafisica immanente del nulla/negazione.
domenica 26 dicembre 2021
LA LIBERTÀ, LA MORTE, LO STATO. FILOSOFIE E IDEOLOGIE DELLA QUESTIONE PANDEMICA - Emiliano Alessandroni
Da: https://filosofiainmovimento.it - Emiliano Alessandroni, Università degli Studi di Urbino 'Carlo Bo'.
Leggi anche: Dal 2030 il mondo sarà meraviglioso secondo l’Agenda Onu - Alessandra Ciattini
Sul privilegio. Note critiche su Agamben-Cacciari - Roberto Finelli, Tania Toffanin
Che cos'è la libertà? Il Covid-19 e la difesa del diritto alla vita - Emiliano Alessandroni
1. Libertà
4. Cospirazionismo e complottismo
martedì 21 dicembre 2021
Critica economica della riforma della scuola - Emiliano Brancaccio
sabato 20 novembre 2021
"Il Sessantotto e la filosofia" - Roberto Finelli
Leggi anche: Il disagio della “totalità” e i marxismi italiani degli anni ’70* - Roberto Finelli
"Da Marx al post-operaismo" - Marco Cerotto
Un bilancio dei marxismi italiani del Novecento*- Carla Maria Fabiani
Il marxismo e lo Stato. Un dibattito italiano 1975-1976 - Carla Maria Fabiani
Da Marx a Marx? Un bilancio dei marxismi italiani del Novecento - Riccardo Bellofiore
La "Storia del marxismo" curata da Stefano Petrucciani* - Con una lettura di Roberto Finelli
Panzieri, Tronti, Negri: le diverse eredità dell’operaismo italiano*- Cristina Corradi
Hegel e noi - Norberto Bobbio
Vedi anche: I marxismi in Italia - Roberto Finelli
Karl Marx, "Il Capitale" - Roberto Finelli
Operazione Bluemoon - Eroina di Stato
lunedì 30 agosto 2021
Sul privilegio. Note critiche su Agamben-Cacciari - Roberto Finelli, Tania Toffanin
Da: https://www.sinistrainrete.info - Tania Toffanin, Università degli Studi di Padova - Roberto Finelli insegna Storia della filosofia all’Università di Roma Tre e dirige la rivista on-line “Consecutio (Rerum) temporum. Hegeliana. Marxiana. Freudiana” (http://www.consecutio.org) -
Leggi anche: Agamben e Cacciari sul green pass. Tu chiamale se vuoi "argomentazioni" - Giovanni Boniolo
Che cos'è la libertà? Il Covid-19 e la difesa del diritto alla vita - Emiliano Alessandroni
Abbiamo inteso di scrivere qualche riflessione insieme su quanto Giorgo Agamben e Massimo Cacciari hanno pubblicato il 26 luglio sul sito dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici (A proposito del decreto sul “green pass”), perché ci sembra utile fare un poco di chiarezza sullo spirito del tempo, sul Zeitgeist, di cui i due autori citati ci appaiono essere solo l’epifenomeno più vistoso e accreditato.
Vogliamo provare brevemente a comprendere cosa ci sia dietro una tale rivendicazione di libertà individuale, sottratta ad ogni condizionamento e mediazione con la libertà collettiva, in un richiedere verosimilmente assai dimentico della definizione data, ormai tempo addietro, da Franco Fortini, secondo cui “la mia libertà inizia, non dove finisce, ma dove inizia la libertà dell’altro”. E dunque comprendere perché il nostro tempo, storico e culturale, si sia connotato, sempre più, per una moltiplicazione e ipertrofia dei diritti individuali del singolo, di contro ai diritti comuni e sociali.
Il dibattito che l’obbligatorietà della certificazione verde ha aperto si situa, peraltro, all’interno di uno scenario internazionale che impone alcune riflessioni. Pensiamo infatti che tale dibattito sia fondamentalmente centrato sui diritti individuali, all’interno di un contesto nel quale le libertà individuali sono pienamente garantite. Per contro, quanto sta succedendo in Afghanistan ci impone di riflettere, a partire proprio dalle libertà individuali, in termini meno eurocentrici. Sforzo questo che pensiamo sia necessario per uscire dal provincialismo del dibattito italiano ed europeo in tema di diritti fondamentali e libertà personali.
L’impianto accusatorio che sostiene la vasta schiera di coloro che si oppongono all’introduzione della certificazione verde poggia in buona misura sui concetti di limitazione della libertà personale e di discriminazione.
venerdì 20 agosto 2021
J. Habermas, "Fatti e norme" - Stefano Petrucciani
COSA E' IDEOLOGIA - Stefano Petrucciani
COSA E' IDEOLOGIA - Roberto Finelli
Leggi anche: Marx e la critica del liberalismo - Stefano Petrucciani
MAX WEBER. Una riflessione sul destino dell'Occidente e sui limiti del capitalismo contemporaneo - Francesco Fistetti
giovedì 5 agosto 2021
Una recensione del libro di Bellofiore "Smith, Ricardo, Marx, Sraffa. Il lavoro nella riflessione economico-politica" - Giorgio Rodano
Da: https://www.facebook.com/riccardo.bellofiore.3 - https://rosa.uniroma1.it/rosa04/moneta_e_credito/article/view/17521
Giorgio Rodano, Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Roma "La Sapienza", dove è stato titolare dell'insegnamento di Economia Politica e ha l'affidamento dell'insegnamento di Politica Monetaria. Dal 2009 è titolare degli insegnamenti di Istituzioni di Economia e di Macroeconomia presso il Corso di Laurea di Ingegneria gestionale della Facoltà di Ingegneria dell'informazione dell'università "Sapienza" di Roma. È socio della Società Italiana degli economisti e della American Economic Association. È consulente scientifico per i libri di economia per le case editrici Laterza e Carocci.
Vedi anche: Keynes e le ambiguità della liberazione dal lavoro - Riccardo Bellofiore
Quale attualità di Claudio Napoleoni: il contributo di Politica Economica
Leggi anche: Non c'è liberazione dal lavoro senza liberazione del lavoro - Gianluca Pozzoni
Pensare il proprio tempo. Ateismo positivo e uscita dal capitalismo in Claudio Napoleoni e Franco Rodano. - Riccardo Bellofiore -
sabato 10 luglio 2021
LO STATO DELLE COSE. Produzione, riproduzione e uso dei saperi nell’era del digitale.
Social? Soggetti in rete, oggetti nella realtà - Paolo Ercolani
L'impatto delle tecnologie sul lavoro - Renato Curcio
Alienazione e rivoluzione (digitale) - Enrico Donaggio
La grande migrazione online: costi e opportunità - Juan Carlos De Martin
sabato 19 giugno 2021
lo sdoppiamento virtuale dello spazio pubblico - Renato Curcio
Da: https://www.citystrike.org - https://sinistrainrete.info - testo ripreso da “Su la testa” di maggio (qui il link) -
Renato Curcio è un saggista e sociologo italiano. Socio fondatore di Sensibili alle foglie e socioanalista, ha pubblicato per queste edizioni numerosi titoli. Su questo tema, ricordiamo qui: L’impero virtuale; L’egemonia digitale; La società artificiale; L’algoritmo sovrano; Il futuro colonizzato. - https://www.facebook.com/sensibiliallefoglie - https://www.libreriasensibiliallefoglie.com - http://www.sensibiliallefoglie.it
Social? Soggetti in rete, oggetti nella realtà - Paolo Ercolani
L'impatto delle tecnologie sul lavoro - Renato Curcio
Alienazione e rivoluzione (digitale) - Enrico Donaggio