Nella Dialettica negativa (T.
W. Adorno, Dialettica negativa, Torino, Einaudi, 1970, p. 320.),
l’excursus su Hegel ha per titolo Spirito del mondo e storia naturale.
Quello che appare come un dualismo tra la progressiva umanizzazione del mondo –
quindi realizzazione della libertà, storia – e la cieca necessità della natura,
ben presto si dà a vedere come una prosecuzione della natura all’interno della
storia, come una continuazione dell’eteronomia nella sfera della vita storica:
“la storia umana, il progressivo dominio sulla natura, prosegue quella
inconsapevole della natura”. Lo spirito del mondo, che nelle pagine hegeliane
della filosofia della storia si mostrava come il progressivo processo di
realizzazione della libertà, è letto da Adorno quale luogo dell’affermazione
dell’universale a danno del particolare, momento di autonomizzazione di un
processo complessivo di contro alle singole azioni che lo compongono. Più in
particolare la critica alla logica hegeliana di universalità e particolarità si
specifica nel richiamo adorniano alla legge dell’accumulazione capitalistica
che si realizza per mezzo delle azioni individuali, e da esse si rende autonoma
e oggettiva.
Per Adorno, Hegel ha individuato questo processo sovraindividuale
attraverso il concetto di spirito del mondo che per l’appunto “si disinteressa
dei viventi, di cui […] ha bisogno, così come questi possono esistere solo
grazie a quel tutto”, ma, invece di criticarlo nella determinatezza storica del
modo di produzione capitalistico, lo ha elevato a “ipostasi filosofica, a
processo universale di affermazione della libertà.
Per Adorno, la filosofia di Hegel diventa in prima istanza
un grimaldello per la comprensione dell’imporsi di una struttura oggettiva, ma
nello stesso tempo oggetto di critica, in quanto eternizzazione, ipostasi, di
un processo storicamente determinato.
L’istanza critica che muove Adorno è di grande interesse: la
società dominata dal modo di produzione capitalistico si costituisce attraverso
una specifica struttura nella quale le singole azioni individuali si compongono
in un’oggettività che domina gli stessi agenti sociali. Nel modo di produzione
capitalistico si infrange la classica antitesi tra natura e storia. Una tale
antitesi è vera e falsa insieme: è vera in quanto la legalità che si impone
agli agenti sociali è un loro stesso costrutto e quindi è storica; è falsa in
quanto questa legalità prodottasi storicamente agisce sugli agenti proprio come
una legge della natura. Come afferma enfaticamente Adorno: “l’oggettività della
vita storica è quella di una storia naturale".
L’intento delle pagine seguenti è quello di mostrare come il
Marx teorico della forma di valore sia in grado di approfondire e portare a
fondamento i concetti centrali della teoria critica di Adorno. Nei primi
paragrafi (§§ 1-3) farò vedere che i temi essenziali della sociologia critica
di Adorno, in particolare il tema dell’oggettività sociale e
dell’autonomizzazione della società, trovano il proprio centro esplicativo nel
concetto di scambio quale astrazione reale. Mostrerò poi che tale concetto
rimane sostanzialmente indeterminato e privo di una precisa fondazione teorica
nell’opera di Adorno. Nei paragrafi successivi (§§ 4-6) cercherò di mostrare
che una fondazione dello scambio quale astrazione reale può essere guadagnata
con l’analisi della forma di valore sviluppata dalla Neue Marx-Lektüre e in
particolare da Hans-Georg Backhaus attraverso un’attenta lettura della critica
dell’economia politica di Marx.
Leggi tutto: http://www.consecutio.org/2013/10/teoria-critica-della-societa-critica-delleconomia-politica-in-adorno-backhaus-marx/
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