Marx - Engels, Opere Complete, vol. 20. settembre 1864-luglio 1868, Editori Riuniti, Roma, 1987, pp. 5-13 trascrizione a cura del CCDP a 190 anni dalla nascita di Karl Marx (5 maggio 1818).
Leggi anche sulla "miseria" dei nostri tempi: http://www.oxfamitalia.org/il-boom-delle-disuguaglianze/
"Ma si aveva di riserva una vittoria ben più grande
dell'economia politica del lavoro sull'economia politica della proprietà.
Intendiamo parlare del movimento cooperativo e, specialmente, delle manifatture
cooperative erette attraverso gli sforzi spontanei di alcuni uomini audaci. Il
valore di queste grandi esperienze sociali non può essere esaltato al di sopra
della realtà. Non attraverso argomenti, ma attraverso azioni, esse hanno
provato che la produzione su larga scala e in accordo con le esigenze della
scienza moderna può venir esercitata senza l'esistenza di una classe di padroni
che impieghi quella dei manovali; che i mezzi del lavoro, per rendere, non
hanno bisogno d'essere monopolizzati né d'essere piegati a mezzi di predominio
e di sfruttamento contro il lavoratore; e che il lavoro salariato, cosi come il
lavoro degli schiavi, il lavoro dei servi, non è che una forma transitoria e inferiore, destinata a sparire di fronte al lavoro associato, che
espleta il proprio assunto in modo vivace, con spirito alacre e con animo
felice. I primi semi del sistema cooperativo sono stati gettati in Inghilterra
da Robert Owen: le esperienze tentate sul continente dalla classe operaia erano
infatti un'applicazione pratica delle teorie non inventate, ma soltanto
proclamate a piena voce nel 1848."
Indirizzo inaugurale dell'Associazione internazionale
degli operai (Prima Internazionale)
Fondata il 28 settembre 1864 nell'assemblea pubblica al
St. Martin's Hall Long Acre, Londra (1)
Operai!
È un fatto innegabile che la miseria della massa dei
lavoratori non è affatto diminuita dal 1848 al 1864, in un periodo che pure può
essere considerato straordinario per uno sviluppo senza esempi (i)
dell'industria e per l'aumento del commercio. Un organo moderato della classe
media inglese, con un giudizio certamente comune, prediceva nel 1850 che, se in
Inghilterra l'esportazione e l'importazione fossero aumentate del 50%, il
pauperismo sarebbe caduto a zero! Ahimè, il 7 aprile 1864 il cancelliere dello
scacchiere (ii)
proclamava in pieno parlamento, felice per questa rivelazione, che il totale
delle esportazioni e delle importazioni inglesi è ammontato nel 1863 «alla
somma sorprendente [...] di 443.995.000 lire sterline! che supera di circa tre
volte il commercio dell'epoca [...] relativamente recente del 1843». Tuttavia,
con la medesima eloquenza, egli parlava della «miseria». «Pensate,» esclamava,
«a coloro che sono ai limiti della miseria... ai salari... che non sono
elevati, alla vita umana che, in nove casi su dieci, non è che una lotta per
l'esistenza!» (2)
Il cancelliere non parlava degli irlandesi, che nel settentrione sono
gradualmente sostituiti dalle macchine, nel meridione dai greggi di montoni:
anche i montoni muoiono in questo infelice paese, ma, è pur vero, meno rapidamente
degli esseri umani. Egli non ha affatto ripetuto quanto era stato ingenuamente
rivelato dai rappresentanti più insigni di 10.000 signori in un violento
accesso di terrore. Allorché il panico della garrotta (3)
raggiunse un certo livello, la Camera dei lords fece fare un'inchiesta sulla
deportazione e il lavoro forzato dei prigionieri. L'assassinio fece la sua
apparizione nel voluminoso Libro azzurro del 1863 (4),
che, attraverso fatti e cifre ufficiali, ha provato che perfino i peggiori
criminali condannati, i forzati dell'Inghilterra e della Scozia, lavorano molto
meno duramente e sono molto meglio nutriti degli operai di tutta l'Inghilterra
e della Scozia. Ma non basta. Quando, come conseguenza della guerra civile
americana, gli operai delle contee di Lancaster e di Chester sono stati gettati
sulla strada, la medesima Camera dei lords ha delegato un medico nei distretti
industriali, con l'incarico di esaminare quale sia in media la minima quantità
di carbonio e di azoto che debba venir somministrata nella forma più semplice e
a miglior mercato, «nulla piú che per prevenire la morte per inedia». Il dottor
Smith, il medico delegato, s'accertò che per un adulto sono necessari 28.000
grani di carbonio e 1.330 grani (iii)
d'azoto, in media, per garantirlo almeno dalla morte per inedia. Egli ha
scoperto inoltre che tale quantità non s'allontanava troppo dal magro
nutrimento, cui l'estrema miseria di quei tempi aveva ridotto gli operai dei
cotonifici (*).
Ma udite ancora. Lo stesso saggio medico fu in seguito delegato dalla direzione
medica del consiglio segreto (iv)
a esaminare gli alimenti della classe operaia piú povera. Il «Sesto
rapporto sullo stato della salute pubblica» (5),
edito per ordine del parlamento nel corrente anno, contiene i risultati delle
sue ricerche. Che mai ha scoperto il medico? Che i tessitori, i cotonieri, i
guantai, i calzettai ecc. in media non sempre ricevono nemmeno il misero cibo
degli operai cotonieri, neanche la quantità di carboidrati e azotati «appena
sufficienti a prevenire la morte per inedia».
«Inoltre» citiamo testualmente dal rapporto «l'esame dello
stato delle famiglie contadine ha dimostrato che piú di un quinto di esse è
ridotto a una quantità di elementi carbonici inferiori al sufficiente, e più di
un terzo ha una quantità di alimenti azotati inferiore al sufficiente; che
nelle contee del Berkshire, dell'Oxfordshire e del Somersetshire
l'insufficienza degli alimenti azotati è, in media, il regime dominante.» «Non
bisogna dimenticare» aggiunge il rapporto ufficiale «che le privazioni
alimentari sono sopportate con grande riluttanza, e che generalmente la
mancanza di alimenti sufficienti non si presenta se non preceduta da ben altre
privazioni. La pulizia stessa è considerata una cosa molto cara e difficile e,
quando il rispetto della propria persona si sforza di mantenerla, ogni simile
tentativo viene necessariamente pagato da un accrescimento delle torture della
fame. Si tratta di riflessioni molto dolorose, poiché non si ha qui la miseria
ben meritata e derivante da pigrizia, ma, in tutti i casi, la miseria di una
popolazione che lavora; infatti, per la verità, il lavoro che non assicura che
un così magro cibo si prolunga in modo eccessivo per la maggior parte degli
individui.»
Il rapporto rivela un fatto strano e inatteso, «che, fra
tutte le parti del Regno Unito», dell'Inghilterra, del Galles, della Scozia e
dell'Irlanda, «la popolazione dell'Inghilterra», quindi della parte più
opulenta, «è incontestabilmente la peggio nutrita», benché i più poveri
lavoratori del Berkshire, dell'Oxfordshire e del Somersetshire siano molto
meglio alimentati della maggior parte degli artigiani dei quartieri orientali
di Londra.
Tali sono i dati ufficiali pubblicati per ordine del
parlamento nel 1864, nel regno millenario del libero scambio, mentre nel
medesimo tempo il cancelliere dello scacchiere raccontava alla Camera dei
comuni «che la condizione degli operai inglesi è migliorata, in media, in modo
così straordinario che non si conoscono esempi simili nella storia né di alcun
paese né di altra epoca». Ma queste esaltazioni ufficiali sono contraddette in
modo appariscente da una breve nota del non meno ufficiale rapporto sullo stato
della salute pubblica: «La sanità pubblica di un paese non significa la sanità
delle sue masse, ed è quindi pressoché impossibile che le masse siano sane, se
esse, fino al più infimo grado della scala sociale, non godono almeno della più
modesta agiatezza».
Il cancelliere dello scacchiere, accecato dalla statistica
del «progresso della nazione», con le sue cifre davanti agli occhi abbagliati,
grida in una eccitata estasi: «Dal 1842 al 1852 la rendita imponibile del paese
è cresciuta del 6%; negli otto anni dal 1853 al 1861 è cresciuta del 20%: è un
fatto tanto straordinario che pare quasi incredibile! [...]. Questo inebriante
aumento di ricchezza e di potenza - aggiunge il sig. Gladstone - è limitato
esclusivamente a coloro che posseggono» (6).
Se volete conoscere le condizioni di deperimento fisico, di
rilassatezza morale e di rovina intellettuale, per cui tale «inebriante aumento
di ricchezze e di potenza limitato esclusivamente alle classi che posseggono» è
stato ed è prodotto dalle classi lavoratrici, considerate il quadro delle
sartorie, delle tipografie e degli atéliers di modisteria,
tracciato nell'ultimo «Rapporto sullo stato della salute pubblica»! Confrontate
il «Rapporto della commissione d'inchiesta sul lavoro dei fanciulli» del
1863(7),
in cui viene costatato, per esempio, che la categoria degli stagnini, sia gli
uomini sia le donne, presenta una popolazione decisamente degenerata, tanto
sotto l'aspetto fisico che sotto quello mentale; che i «fanciulli malati
diventano in seguito dei genitori ammalati»; che la «degenerazione della razza
ne è una conseguenza assoluta»; che «la degenerazione della popolazione della
contea di Stafford sarebbe in stato molto pii avanzato, se non si fosse avuto
il reclutamento continuo dai paesi vicini e i matrimoni misti con razze più
robuste».
Volgete gli occhi sul Libro azzurro del sig. Tremenheere,
sulle doglianze e le lagnanze dei giornalieri panettieri (8).
E chi non è rabbrividito d'indignazione alla lettura dei paradossi degli
ispettori delle fabbriche, confermati dagli uffici di anagrafe, che assicurano
che la salute degli operai del Lancastershire è migliorata considerevolmente,
benché essi siano ridotti alla più miserevole alimentazione, perché la mancanza
di cotone li ha cacciati dai cotonifici? Che la mortalità infantile è
diminuita, perché infine s'è consentito alle madri di presentare ai figli le
proprie mammelle, invece del cordiale di Godfrey (v).
Ma voltate ancora una volta la medaglia! Le tavole
dell'imposta sul reddito e sulla proprietà, presentate alla Camera dei comuni
il 20 luglio 1864, attestano che dal 5 aprile 1862 al 5 aprile 1863 trenta
persone hanno accresciuto il numero di quei felici della terra, le cui rendite
annue sono valutate dall'esattore delle imposte a 50.000 sterline, essendo il
loro numero salito da 67 a 80 in un solo anno. La medesima tavola rivela il
fatto curioso che 3.000 persone, all'incirca, dividono fra loro una rendita
annuale di più o meno 25.000.000 lire sterline, superiore alla somma totale
distribuita annualmente fra tutti i lavoratori d'Inghilterra e del Galles.
Consultate il censimento del 1861 e troverete che il numero dei proprietari
maschi in Inghilterra e nel Galles è diminuito da 16.934 nel 1851 a 15.066 nel
1861: in tal modo la concentrazione della proprietà agricola è cresciuta in
dieci anni dell' 11 %. Se la concentrazione della proprietà fondiaria nelle
mani di un piccolo numero s'accresce nello stesso modo, la questione
territoriale si semplificherà singolarmente, come semplice era nell'impero
romano, allorché Nerone sogghignò alla notizia che metà della provincia
d'Africa era posseduta da sei cavalieri.
Abbiamo insistito su questi «fatti così straordinari, che
sono quasi incredibili», perché l'Inghilterra è alla testa dell'Europa
commerciale e industriale (vi).
Ricordate: alcuni mesi orsono uno dei figli esuli di Luigi Filippo
complimentava pubblicamente il lavoratore inglese per la superiorità del suo
destino nei confronti di quello meno prospero dei suoi compagni dell'altra
parte del Canale. In verità, se teniamo conto della differenza di circostanze
locali, vediamo i fatti inglesi riprodursi su scala minore in tutti i paesi
industriali e progrediti del continente. Dopo il 1848, in questi paesi ebbe
luogo uno sviluppo inaudito dell'industria e un'espansione inimmaginabile delle
esportazioni e delle importazioni. Dovunque «l'aumento di ricchezze e di
potenza limitata esclusivamente alle classi che possiedono» è stato realmente
«inebriante». Dovunque, come in Inghilterra, una piccola minoranza di operai ha
ottenuto in effetti ridotti aumenti salariali (vii);
ma, nella maggior parte dei casi, il rialzo monetario dei salari non denota
l'accrescimento del benessere dei salariati più di quanto l'elevarsi del costo
del mantenimento dei pensionati nell'ospedale dei poveri o nell'asilo degli
orfani della metropoli, da 7 sterline 7 scellini e 5 pence nel 1852 a 9
sterline 15 scellini e 8 pence nel 1861, non sia di nessun beneficio per i ricoverati,
più di quanto non s'accresca per nulla il loro benessere. Dovunque, la gran
massa delle classi lavoratrici è piombata sempre più in basso, nella medesima
proporzione almeno con cui coloro, che stanno al di sopra, sono saliti più in
alto sulla scala sociale. In tutti i paesi d'Europa è divenuto attualmente una
verità, non confutabile da spiriti imparziali e negabile soltanto da coloro che
hanno un interesse nel rinviare gli altri a un paradiso immaginario, che, né il
perfezionamento delle macchine (viii),
né l'applicazione della scienza alla produzione, né la scoperta di nuove
comunicazioni, né le nuove colonie, né la creazione di nuovi sbocchi, né il
libero scambio, né tutte queste cose insieme sono in grado di sopprimere la
miseria delle classi lavoratrici; e, al contrario, sulla falsa base del
presente, ogni nuovo sviluppo della forza produttiva del lavoro scaverà
necessariamente un abisso più largo e più profondo fra i contrasti sociali e
l'antagonismo sociale ne uscirà più aspro e più acuto. Durante questa
«inebriante» epoca del progresso economico, nelle metropoli dell'impero
britannico la morte per inedia s'è elevata all'altezza di un'istituzione
sociale. Quest'epoca è segnata negli annali del mondo da ritorni accelerati, da
un'estensione sempre piú dilatantesi, dagli effetti sempre più mortali, della
peste sociale, chiamata crisi commerciale e industriale.
Dopo l'insuccesso della rivoluzione del '48, tutte le
organizzazioni di partito, tutti i giornali del partito delle classi
lavoratrici sono stati spezzati sul continente dalla ferrea mano della forza
bruta. I figli più progrediti del lavoro se ne andarono disperati nella
repubblica oltre-Atlantico. I sogni effimeri d'emancipazione sono svaniti al
soffio dell'epoca della febbre industriale, del marasma morale e della reazione
politica. La disfatta delle classi lavoratrici del continente, dovuta in parte
alla diplomazia del governo inglese, che agiva allora come agisce oggi in
fraterna solidarietà col gabinetto di San Pietroburgo, distese senza indugi i
suoi effetti contagiosi su questa parte del Canale. Mentre la sconfitta dei
loro fratelli del continente scoraggiò le classi operaie inglesi e spezzò la
loro fede nella loro propria causa, rese ai signori della terra e del denaro la
loro fiducia alquanto scossa. Con insolenza costoro ritirarono quanto già
avevano concesso. La scoperta di nuovi terreni auriferi determinò un esodo
immenso, lasciando un vuoto irreparabile nelle file del proletariato inglese.
Altri suoi membri, un tempo attivi, si fecero sedurre dall'esca
dell'accrescimento temporaneo del lavoro e dei salari, e divennero delle
nullità politiche. Tutti gli sforzi per sostenere o per modificare il movimento
cartista fallirono clamorosamente; gli organi di stampa della classe operaia
perirono l'uno dopo l'altro per l'apatia delle masse e, in effetti, mai la
classe operaia d'Inghilterra sembrò così completamente riconciliata con la sua
nullità politica. Se dunque non esisteva alcuna solidarietà d'azione fra la
classe operaia inglese e quella continentale, vi era, in ogni caso, una
solidarietà nella sconfitta.
Tuttavia, il periodo seguente alle rivoluzioni del '48 non è
passato senza momenti positivi. Notiamo soltanto due grandi avvenimenti.
Dopo una lotta di trent'anni, condotta con la più ammirevole
perseveranza, la classe operaia inglese, approfittando di un disaccordo
momentaneo tra i padroni della terra e i padroni del denaro, è riuscita a far
passare la legge sulle dieci ore (9).
Gli immensi vantaggi che ne risultarono per gli operai manifatturieri, da un
punto di vista fisico, morale e intellettuale, dopo d'allora registrati a ogni
scadenza semestrale nei rapporti degli ispettori delle manifatture, sono stati
infine riconosciuti da tutte le parti. La maggior parte dei governi
continentali non trovò nulla di meglio che adottare la legge inglese sulle
manifatture in una forma più o meno modificata e lo stesso parlamento inglese è
costretto ad ampliare ogni anno il campo d'azione di tale legge. Ma, oltre alla
sua importanza pratica, il successo meraviglioso di questa misura della classe
operaia metteva in luce ancora un'altra cosa. La classe media, attraverso i
suoi organi di scienza più autorevoli, quali il dottor Ure, il professor Senior
e altri saggi della medesima tempra, predisse e provò a sazietà che alla minima
restrizione legale delle ore di lavoro sarebbe suonato il rintocco funebre
dell'industria inglese, che, come un vampiro, non può vivere senza succhiare
sangue, e soprattutto sangue di fanciulli. Nei tempi remoti l'uccisione dei
fanciulli era uno dei riti della religione di Moloch: ma non era praticata che
in certe occasioni solenni, forse una volta all'anno, e inoltre Moloch non
provava gusto soltanto per i figli del povero. Questa lotta per la restrizione
delle ore di lavoro s'accese tanto più furiosamente, proprio perché, a parte
gli spaventi degli avari, essa interessava da vicino la grande disputa tra la
cieca legge dell'offerta e della domanda, su cui si fonda l'economia politica
della classe media, e la produzione sociale regolata dalla previsione sociale,
che costituisce l'economia politica della classe operaia. Perciò la legge sulle
dieci ore non è stato soltanto un successo pratico, ma, fatto ben più
importante, rappresentò la vittoria di un principio. Per la prima volta
l'economia politica della classe media risultò completamente soccombente di
fronte all'economia della classe operaia.
Ma si aveva di riserva una vittoria ben più grande
dell'economia politica del lavoro sull'economia politica della proprietà (ix).
Intendiamo parlare del movimento cooperativo e, specialmente, delle manifatture
cooperative erette attraverso gli sforzi spontanei di alcuni uomini audaci. Il
valore di queste grandi esperienze sociali non può essere esaltato al di sopra
della realtà. Non attraverso argomenti, ma attraverso azioni, esse hanno
provato che la produzione su larga scala e in accordo con le esigenze della
scienza moderna può venir esercitata senza l'esistenza di una classe di padroni
che impieghi quella dei manovali; che i mezzi del lavoro, per rendere, non
hanno bisogno d'essere monopolizzati né d'essere piegati a mezzi di predominio
e di sfruttamento contro il lavoratore; e che il lavoro salariato, cosi come il
lavoro degli schiavi, il lavoro dei servi, non è che una forma (x)
transitoria e inferiore, destinata a sparire di fronte al lavoro associato, che
espleta il proprio assunto in modo vivace, con spirito alacre e con animo
felice. I primi semi del sistema cooperativo sono stati gettati in Inghilterra
da Robert Owen: le esperienze tentate sul continente dalla classe operaia erano
infatti un'applicazione pratica delle teorie non inventate, ma soltanto
proclamate a piena voce nel 1848.
Nel medesimo tempo, l'esperienza del periodo dal 1848 al
1864 ha provato (xi),
al di sopra di ogni dubbio, che il lavoro cooperativo, per quanto eccellente
sia in pratica, limitato in una stretta cerchia di sforzi parziali di operai
isolati, non è in grado di arrestare il progresso geometrico del monopolio, non
è in grado di emancipare le masse e neppure è capace di alleviare in modo
sensibile il fardello della loro miseria. Probabilmente, per quest'unica
ragione, i plausibili nobili, i declamatori filantropi della
classe media, gli economisti arditi in tutti i casi si sono volti
all'improvviso con complimenti nauseabondi al sistema del lavoro cooperativo,
ch'essi avevano invano tentato di diffamare in germe, schernendolo come
un'utopia di sognatori o stigmatizzandolo col nome blasfemo dei socialisti. Il
lavoro cooperativo, per salvare le masse operaie, dev'essere sviluppato in
dimensioni nazionali, e conseguentemente sostenuto da mezzi nazionali. Per ciò
che riguarda il presente, i padroni della terra e del capitale non vogliono che
una cosa: impiegare i loro privilegi politici per difendere e perpetuare i loro
monopoli economici. Non certo vogliono favorire la via dell'emancipazione del
lavoro, anzi, non vogliono se non continuare a frapporle ogni sorta di
ostacoli. Ricordate con quale sogghigno lord Palmerston, nell'ultima sessione,
respinse i promotori del bill suidiritti dei fittavoli
irlandesi. «La Camera dei comuni» gridò «è una camera di proprietari fondiari.»
(10).
Proprio per questo la conquista del potere politico è divenuto il grande dovere
della classe operaia. Sembrerebbe che essa l'abbia compreso, giacché in
Germania, in Italia e in Francia sta sorgendo una rinascita simultanea, e
sforzi simultanei (xii)
sono stati fatti per giungere a ricostituire il partito della classe operaia.
Essa possiede un elemento di successo: il numero; ma il
numero non pesa sulla bilancia se non quando è unito in collettività ed è
guidato dalla conoscenza. L'esperienza ha sufficientemente dimostrato quale
vergognoso disprezzo la disfatta comune dei loro sforzi incoerenti infliggerà a
questo legame di fraternità, che deve esistere tra gli operai dei differenti
paesi e deve incitarli a stringersi con fermezza gli uni agli altri in tutte le
loro lotte per l'emancipazione. Questa idea ispirò gli operai di differenti
paesi, riuniti il 28 settembre 1864 in assemblea pubblica nel
St. Martin's Hall, a fondare l'Associazione internazionale.
In questa assemblea prevalse ancora un'altra convinzione.
Se l'emancipazione delle classi operaie esige il loro
concorso fraterno (xiii),
come possono esse compiere questa grande missione, quando la politica estera
non persegue che disegni criminali e, sfruttando i pregiudizi nazionali, non fa
che sprecare il sangue e i tesori dei popoli in guerre di rapina? Non fu la
saggezza delle classi governanti, ma la resistenza eroica della classe operaia
inglese alla loro follia criminale che salvò l'occidente europeo dal rischio di
gettarsi a corpo morto nell'infame crociata per perpetuare e propagare la
schiavitù dall'altra parte dell'Atlantico (11).
L'approvazione vergognosa, la simpatia ironica e l'indifferenza idiota con le
quali le classi superiori dell'Europa assistevano al franare della fortezza
montana del Caucaso, divenuta preda della Russia, e all'assassinio della
Polonia da parte della medesima potenza, le immense usurpazioni, sopportate
senza resistenza, di questa potenza barbarica, la cui testa è San Pietroburgo e
le cui mani sono in tutti i gabinetti ministeriali d'Europa, hanno imposto alle
classi operaie il dovere d'iniziarsi ai misteri della politica internazionale,
di vegliare sugli atti dei loro rispettivi governi, di opporsi a essi, se è
necessario, con tutti i mezzi in loro potere; se è impossibile prevenirli, è
loro dovere coalizzarsi e denunciarli simultaneamente, e rivendicare le
semplici leggi della morale e della giustizia che devono regolare tanto le
relazioni degli individui quanto quelle superiori dei popoli.
La lotta per una tale politica estera fa parte della lotta
generale per l'emancipazione della classe operaia.
Proletari di tutti i paesi, unitevi!
Note:
*) Sarebbe quasi superfluo ricordare al
lettore che, oltre all'acqua e ad alcune sostanze inorganiche, il carbonio e
l'azoto costituiscono la materia base dell'alimentazione umana. Ma, per nutrire
l'organismo umano, questi elementi chimici semplici gli devono essere
somministrati sotto forma di sostanze vegetali e animali. La patata, per
esempio, contiene soprattutto carbonio, mentre il pane di frumento contiene
sostanze carboniche e azotate nelle proporzioni dovute.
xi) nell'ediz. tedesca è aggiunto: ciò che i
dirigenti piò intelligenti della classe operaia già verificarono in Inghilterra
nel 1851 e 1852 a proposito del movimento cooperativo
1) Il 28 settembre 1864 ebbe luogo al St.
Martin's Hall a Londra una grande assemblea operaia internazionale, preparata
negli anni precedenti dai dirigenti delle trade unions inglesi e da un gruppo
di lavoratori proudhonisti francesi. A fianco di lavoratori inglesi e francesi,
parteciparono anche rappresentanti di lavoratori ed esuli politici tedeschi,
italiani e di altri paesi, residenti a Londra. L'assemblea deliberò in una
risoluzione di fondare l'Associazione internazionale degli operai
(successivamente denominata Prima Internazionale), e nominò alla sua testa un
comitato provvisorio. Marx, quale rappresentante dei lavoratori tedeschi, fu
eletto nel comitato e successivamente nella commissione che, nella prima seduta
del comitato del 5 ottobre, fu incaricata di stendere il programma
dell'Associazione. Marx, a causa di una malattia, non poté partecipare alle
prime sedute della commissione: questa elaborò una dichiarazione, ispirata
dall'oweniano Weston e redatta dal democratico-repubblicano francese Le Lubez,
sulla base anche degli Statuti delle società operaie italiane tradotti in
inglese dal mazziniano italiano Luigi Wolff. Il 18 ottobre, in una seduta del
comitato, Marx sottopose la dichiarazione a una critica serrata, e fu
incaricato di stenderne una nuova versione, che predispose per il 27 ottobre
come «Indirizzo inaugurale dell'Associazione internazionale degli operai:
questo fu approvato unanimemente, insieme agli Statuti, dal comitato
provvisorio novembre 1864, che si costituí come organo dirigente
dell'Associazione. L'organo si chiamò fino al settembre 1866 consiglio
centrale, e assunse quindi la denominazione definitiva di consiglio generale.
L'«Indirizzo
inaugurale» fu pubblicato originariamente su «Bee-flive Newspaper», 5 novembre
1864, n. 160, e, ancor nello stesso mese, congiuntamente agli Statuti,
nell'opuscolo «Address and Provisional Rules of the Working Men's International
Association, established September 28, 1864, at a Public Meeting Held at St.
Martin's Hall, Long Acre, London». La traduzione tedesca, curata da
Marx, fu pubblicata sul «Social-Demokrat», 21 e 23 dicembre 1864, nn. 2 e 3.
L'«Indirizzo» fu tradotto nel 1866 in francese ed ebbe di poi diverse versioni.
Una traduzione italiana apparve sul foglio mazziniano di Genova, «Il Dovere»,
29 luglio, 19 e 26 agosto 1865, nn. 22, 25 e 26.
2) Marx cita il discorso del cancelliere
dello scacchiere Gladstone alla Camera dei comuni del 7 aprile 1864, dal
«Times» dell'8 aprile 1864.
3) A Londra si sollevò un sensibile panico
per i molti casi di strangolamento avutisi all'inizio degli anni '60:
«garroters», strangolatori, furono definiti dalla popolazione i banditi che
afferravano al collo le vittime per derubarle.
4) «Libro azzurro», a motivo della copertina
blu. Marx si richiama al
«Report of the Commissioners Appointed to Inquire into the Operation of the
Acts Relating to Transportation and Penal Servitude», London, 1863, vol. I.
5) «Public Health. Sixth Report of the Medical Officer of the Privy
Council. With Appendix, 1863», London, 1864: Marx cita dalle pp.
13-15.
6) Citazione dall'intervento di Gladstone
del 16 aprile 1863, apparsa in quasi tutti i resoconti parlamentari del 17
aprile (cosi in «The Times», «The Morning Star», «the Daily Telegraph»), ma
omessa nella pubblicazione ufficiosa «Hansard's Parliamentary Debates», nella
quale i testi erano corretti dagli stessi autori. L'economista tedesco Lujo
Brentano, sulla rivista «Concordia», 7 marzo 1872, n. 10, utilizzò quest'ultima
pubblicazione come pretesto per accusare Marx di imprecisione nelle citazioni.
Dopo la morte di Marx, analoga accusa venne sollevata dall'economista inglese
Taylor. Contro entrambe le accuse di falsa citazione, si levò Eleanor Marx nel
febbraio e marzo 1884 in due lettere alla rivista «To-Day», e a lei fece
seguito Engels nel giugno 1890 nella sua introduzione alla quarta edizione
tedesca del primo libro del «Capitale», e nel 1891, nell'opuscolo «Sulla
questione Brentano contra Marx».
7) «Children's Employment Commission (1862). First Report of the
Commissioners», London, 1863, p. 24.
8) «Report Addressed to Her Majesty's Principal Secretary of State for
the Home Department, Relative to the Grievances Complained of by tile
Journeymen Bakers», London, 1862. II rapporto fu predisposto da
Hugh Seymour Tremenheere.
9) La lotta per la limitazione legale della
giornata lavorativa a dieci ore cominciò in Inghilterra già alla fine del
secolo XVIII e, a partire dagli anni '30 del secolo seguente, coinvolse larghe
masse proletarie. La legge sulle «dieci ore», limitata però soltanto ai
fanciulli e alle donne, venne approvata dal parlamento inglese 1'8 giugno 1847:
tuttavia, nella prassi, molti imprenditori continuarono a ignorare la legge.
10) Dal discorso del primo ministro
Palmerston alla seduta del parlamento del 23 giugno 1863 (ripreso da «Iansard's
Parliamentary Debates», London, 1863, vol. 171), sui diritti dei fittavoli
irlandesi, difesi dai membri irlandesi del parlamento. Palmerston qualificò
questi ultimi fautori di «dottrine comuniste» e miranti a infossare «tutti i
principi fondamentali dell'ordine sociale».
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